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Thu Jan 21 02:38:26 CET 2010
SERVIZIO DI INFORMAZIONE A CURA DELLA ASSOCIAZIONE NAZIONALE AZAD
ROMA 21 GENNAIO 2010- ANNO 8°
REDATTORE JURI CARLUCCI
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RICORRE OGGI L'ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL PARTITO COMUNISTA D'ITALIA
(21 GENNAIO 1921)
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dal la Repubblica
Mardin, terra di Mesopotamia
Repubblica — 20 gennaio 2010 pagina 32 sezione: VIAGGI
MARDIN Il tempo, a Mardin, scorre lento. L' ozio è contagioso. Si discute, si
parla, ci si siede sulla terrazza del caffè che guarda la vallata, verso il
confine siriano, e si sorseggia un tè, o un caffè alla mirra. Squisito. Hanno
ragione a raccomandarlo ai turisti, insieme alle süryani köftesi, saporite
polpette di montone che nei menù non mancano mai. Gli abitanti di Mardin sono
così: riservati, schivi, taciturni, finché non hai bisogno di loro; generosi,
socievoli, loquaci, quando hanno da raccontare una storia, raccomandare un
posto, indicare la strada a chi, poco avvezzo a vicoli e abbara (suggestivi
sottopassaggi che collegano i vari livelli della città arrampicata sulla
montagna) perde l' orientamento in quel dedalo dove l' unico mezzo di trasporto
è l' asino, o le spalle robuste di facchini che riescono a sorreggere pacchi
ben più voluminosi della statura di un uomo. Fa notte presto a Mardin. Alle
cinque del pomeriggio il castello inaccessibile (fortezza edificata nel 975 d.
C. da Abdullah Bin Hamdan), adibito a presidio militare, si illumina, nelle
botteghe i venditori si affaccendano a servire gli ultimi clienti. Quando si
accendono le luci dei villaggi lontani, qualcuno comincia a indicarli per nome,
fino all' ultimo agglomerato turco che si scorge prima del confine, dove tutti,
come la maggior parte degli abitanti di Mardin, parlano anche l' arabo e il
curdo. Ex oriente lux: l' alba è rosa, silenziosa, quieta. Lo spazzino carica
gli ultimi sacchi di rifiuti sulle bisacce che penzolano dalla schiena dell'
asino. Mardin, tirata a lucido, è pronta per un altro giorno, un altro
abbraccio di pietra. Da tempo nonè più un dimenticato avamposto dell' estremo
oriente turco, è diventata una ricercata località turistica. Con l' apertura,
lo scorso primo ottobre, del museo Sakip Sabanci, la città ha anche un luogo
che celebra le sue antiche origini. Nazan Ölçer, etnologa della Sabanci
University, che ha supervisionato la realizzazione del museo con la stessa cura
con cui a Istanbul ha organizzato la mostra di Picasso, rimase sbigottita la
prima volta che vi mise piede, nel 1969, di fronte a quei portali ricamati, a
quegli orti e quelle terrazze che si spalancano sulla Mesopotamia. Tutt'
intorno a Birinci Caddesi, l' unica strada percorribile in automobile della
città vecchia, i tesori si svelano arrampicandosi e scendendo a piedi dalle
impervie stradine perfettamente lastricate. La Madrasa Kasimiye del XV secolo,
con le sue pietre finemente scolpite; Ulu Cami, col bellissimo minareto che
risale all' epoca selgiuchide (X secolo); la preziosa Madrasa di Isa Bey (XIV
secolo). Ma anche le chiese, come la Kirklar Kilisesi,i resti di una sinagoga
(Havra) accanto all' Ayn Yahudi o, a pochi chilometri, il monastero
Deyrulzeferan (così chiamato per il caratteristico colore giallo della pietra),
dove ancora servono tè aromatizzato allo zafferano. Nel giro di pochi
chilometri, ci sono almeno quaranta edifici islamici e venti cristiani da
visitare, e se ci si lascia tentare anche dalle merci esposte nel Cumhuriyet,
nell' Hasan Hayar Bazaar (deliziose le more di gelso, famosi i cocomeri di
Mardin) e nel suq dei gioielli, o se si indugia nella quiete umida dell' Emir
Hammam, un weekend non basta a esplorare Mardin e i dintorni. E quando pensi
che la giornata sia finita perché le strade sono semideserte e le botteghe
serrate, c' è il piccolo Ali che ti prende per mano e ti invita a seguirlo su
per mille scalini, chiamando per nome ogni abbara, fino alla porta della
guardiana di una chiesa armena che ha nella credenza bottiglie di nar eksisi
sosu, aceto di melograno agrodolce fatto in casa (dalla vendita Ali ricava una
piccola mancia, naturalmente). Infine la notte scende, silenziosa e solenne, su
quell' angolo di Mesopotamia dove l' uomo da millenni scolpisce la sua
storia.
- DAL NOSTRO INVIATO GIUSEPPE VIDETTI
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un libro
KURDEN PEOPLE (2009) DI MARINA GIRARDI
Contenuto
Al porto di Patrasso, sotto un torrido sole estivo, si incrociano la rotta di
Sonia, che sola col suo zaino ritorna da una vacanza a Creta, e quelle dei
ragazzi kurdi in fuga dalle persecuzioni che subiscono nei loro paesi. Quasi
per caso, Sonia si scopre testimone di un esodo, una storia che conosce dai
tempi della scuola e ripercorre fino a perdersi tra il mito e la cruda realtà
delle montagne del Kurdistan. Una strada di disperazione e lotta per il diritto
a esistere e a parlare in una lingua senza terra.
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UN LIBRO
QUANDO ISTANBUL MUORE DI MORONI CHIARA (2009)
17 EURO
Contenuto
Un gruppo di studenti del liceo italiano di Istanbul, i loro amori,
l'amicizia, le complessità dei rapporti con la famiglia, tutto questo, unito
alla difficoltà di ambientarsi e costruire una nuova vita in un Paese
completamente diverso dal proprio, è l'anima del romanzo d'esordio di Chiara
Moroni, Quando Istanbul dorme. Una riflessione sul difficile passaggio
dall'adolescenza all'età adulta ambientata sulle rive di un Bosforo colmo di
colori, odori e sapori che ci accompagnano in una Turchia raccontata con gli
occhi di chi l'ha vissuta sulla propria pelle e non ha potuto fare a meno di
amarla. Nicole e Joël s'incontrano a scuola, si conoscono e tentano di gestire
un sentimento che per ragioni diverse spiazza entrambi; e nel frattempo
maturano, crescono, diventando entrambi diversi da quelli che erano al loro
primo incontro. Gelosie, rivalità, ma anche forti sentimenti di amicizia e
solidarietà complicano la vita dell'Italyan Lisesi, nel quale, ogni settimana,
risuonano le note dell'inno turco e di quello italiano. E in tutto questo
Istanbul è lì che guarda, viva, allegra e piena di contraddizioni.
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Studenti laziali e toscani a “scuola” di Kurdistan
Scritto da Caterina Mecozzi
Mercoledì 20 Gennaio 2010 21:37
Una cultura negata per un popolo senza stato, in cerca del riconoscimento dei
propri diritti da oltre 150 anni. L’associazione Un Ponte per..., con il
contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, inizia oggi un percorso
formativo nelle scuole superiori della Toscana e del Lazio, per un totale di
otto istituti coinvolti, 16 classi e circa 400 studenti e 20 insegnanti, tra
Siena, Firenze, Pisa e Roma.
Il progetto intende promuovere la democrazia, lo sviluppo, la giustizia
sociale e la pacifica convivenza tra il popolo turco e curdo. Perché la scuola
è lo spazio in cui si “educa ai diritti umani”, il luogo dove si dovrebbe
rafforzare il rispetto per le libertà fondamentali per favorire la diffusione
di una cultura di pace. Tra gli argomenti trattati nei tre moduli in cui si
articola il percorso formativo, il tema dell’intercultura, dei diritti umani e
delle loro violazioni, e un approfondimento sulla realtà del Kurdistan turco.
La formazione verrà arricchita dalla presenza di giovani curdi che porteranno
in aula la propria testimonianza per stimolare una riflessione sulla possibile
convivenza pacifica tra curdi e turchi.
Un Ponte per..., oltre alle storiche attività di cooperazione internazionale
in Iraq e Medio Oriente, è impegnata da anni nel delicato quanto importante
settore dell’educazione alla pace e all’intercultura nelle scuole. Perché l’
informazione, la sensibilizzazione e l’educazione delle giovani generazioni,
rappresenta un punto fondamentale nella costruzione di una “cultura di pace” e
di reale riconoscimento dell’altro.
Caterina Mecozzi
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