[Internazionale] PACE ALLA TURCA: 80 NUOVI ARRESTI.
ass.azad at libero.it
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Sat Dec 26 20:07:52 CET 2009
A TUTTI/E COLORO RICEVONO QUESTA EMAIL SE POTETE LA DOVE RITENETE OPPORTUNO, GIRATELA ED INOLTRATELA A COMPAGNI/E ED AMICI.
SE AVETE L'INDIRIZZO DI POSTA, FAX O NUMERO DI MOBILE DEGLI ELETTI IN PARLAMENTO (EUROPEO E NAZIONALE) O NEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA VOSTRA CIRCOSCRIZIONE ELETTORALE, POTETE INVIARE QUEST MAIL O UNA INFORMAZIONE RELATIVA AGLI AVVENIMENTI CHE STANNO SCONVOLGENDO LA DEMOCRAZIA IN TURCHIA E IN KURDISTAN.
UGUALMENTE E' IMPORTANTISSIMO MANDARE UNA MAIL AL SINDACO DEL VOSTRO COMUNE CHIEDENDOGLI/LE, SE VUOLE, DI EMETTERE UN COMUNICATO STAMPA IN SOLIDARIETA' CON I COLLEGHI KURDI INCARCERATI.
POTETE INTERVENIRE IN QUESTA DISCUSSIONE APERTA, VI DAREMO ULTERIORI INFORMAZIONI.
ASS. NAZ. AZAD
ROMA 26 DICEMBRE 2009
J.C.
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Orsola Casagrande Il Manifesto on-line
PACE ALLA TURCA: 80 NUOVI ARRESTI
La fotografia degli uomini e donne arrestati alla vigilia di natale a Diyarbakir e in tante altre città kurde parla da sola: in fila, in manette. Sono sindaci, amministratori e amministratrici locali, democraticamente eletti dal popolo. Sono attivisti per i diritti umani, avvocati, sindacalisti. Sono ex deputati… Sono uomini e donne kurde che il governo e più ancora ‘lo stato’ turco non tollera. Non li sopporta perché sono uomini e donne che vogliono la pace. Ma non si limitano a chiederla, la praticano, o cercano di farlo, tra un arresto e un altro, tra un periodo in carcere e un altro, tra un processo e un altro. Sono uomini e donne per i quali praticare la pace vuol dire incessantemente lavorare ogni giorno per una soluzione negoziata a un conflitto che insanguina la Turchia dal 1984 (nella sua ultima fase). Fare, costruire pace, significa proporre, continuare a parlare di soluzione, di dialogo, di negoziato anche quando l’unica risposta che arriva da parte dei poteri forti, che siano essi legati allo stato (che ha un volto pubblico e uno segreto) o al governo attuale, islamico moderato, guidato da un premier, Recep Tayyip Erdogan che fino a questo momento si è dimostrato incapace (e forse in fondo nemmeno vuole) di porre davvero all’ordine del giorno la questione kurda. Che vuol dire la questione di un terzo della popolazione della Turchia. Tanti sono i kurdi, e non chiedono un nuovo stato, ma di essere riconosciuti come pari cittadini, portatori di pari diritti.
Questi arresti sono un altro atto della guerra senza esclusione di colpi che lo stato (nella sua declinazione pubblica e segreta) e – fino a prova contraria – il governo Akp ha ingaggiato con i kurdi, con chi li rappresenta (e viene legalmente e democraticamente votato). Una guerra che certo non è cominciata ieri. L’esercito manovra la politica in Turchia: tre colpi di stato in sessant’anni ne sono la prova. Ma ce ne sono tante altre di prove. Esercito spesso significa poteri segreti dello stato. La Turchia di questi poteri forti non riesce a liberarsi. Nonostante gli sforzi della società civile. All’Europa importa poco di questi sforzi, più preoccupata a trovare un accordo rattoppato che le faccia dire che tutto va bene, che i diritti umani sono (più o meno) rispettati e quindi si può andare ad arraffare quanto si può in questo nuovo importante mercato… la porta con l’oriente, con l’Asia.
Scriviamo qui sotto l’elenco degli uomini e donne per i quali è stato confermato l’arresto: 23 tra sindaci (come il sindaco di Sur), attivisti per i diritti umani (il presidente dell’associazione diritti umani di Diyarbakir (Muharrem Erbey), e tanti altri amministratori e sindacalisti.
Una lista di nomi. Per noi una lista di amici e amiche che da anni si battono per una Turchia in cui kurdi e turchi possano vivere in pace, una pace giusta e duratura, dove i diritti siano riconosciuti a tutti. Dove non esistano cittadini di serie A e di serie B. A loro, e a quanti in Turchia si battono per la democrazia e la pace, va la solidarietà di questo blog.
Hatip Dicle, Fırat Anlı, Abdullah Demirbaş, Zülküf Karatekin, Ali Şimşek, Nejdet Atalay, Aydın Budak, Muharem Erbey, Ferhan Türk, Etem Şahin, Leyla Güven, Emrullah Cin, Hüseyin Kalkan, Abdullah Akengin, Yaşar Sarı, Nadir Bingöl, Cebrail Kurt, Fethi Süvari, Ramazan Debe, Abbas Çelik, Ahmet Makas, Kazım Kurt, Takibe Turgay
O.C.pubblicato il 26 dicembre 2009
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OPERACION POLICIAL EN EL ESTE DE ANATOLIA.
http://www.elperiodicoextremadura.com/
La policía turca realiza redadas y detiene a decenas de kurdos
El alcalde de Diyarbakir avisa de que Ankara se quedará sin interlocutor.
26/12/2009 AGENCIAS
La policía turca arrestó el jueves a numerosos miembros del partido kurdo recientemente prohibido, incluyendo a varios alcaldes, bajo la sospecha de mantener vínculos con la formación política ilegalizada.
Entre los 43 arrestados hay miembros de pleno derecho del Partido de la Sociedad Demócrata (DTP) o activistas vinculados a dicha formación, la única que representa a la etnia kurda que cuenta con representación en el Parlamento de Ankara. Otras fuentes elevan la cifra total de arrestados a entre 60 y 80.
Tras las redadas policiales, alrededor de un millar de personas se congregaron pacíficamente frente a la sede en Diyarbakir de otra fuerza política kurda, el Partido de la Paz y la Democracia (BDP), mientras algunos miembros se reunían en el interior del edificio. El alcalde de la localidad, Osman Baydemir, advirtió al Estado turco de que no tendrá a nadie con quien negociar o dialogar si continuaban las detenciones: "Si este proceso de purgas continúa, proclamo lo más obvio: llegará un día en el que no tendréis a nadie con quien estrechar la mano".
VINCULOS CON EL PKK El 11 de diciembre, el Tribunal Constitucional prohibió al DTP por mantener vínculos con el Partido de los Trabajadores del Kurdistán (PKK), un movimiento separatista considerado como una organización terrorista por Turquía, la UE y EEUU. Los milicianos del PKK desde el territorio iraquí lanzan incursiones en territorio turco que han provocado la intervención del Ejército de Ankara en el país vecino del sur.
Entre los detenidos se encuentra uno de los abogados del líder del PKK encarcelado, Abdulá Ocalan. Las restantes detenciones se produjeron en las ciudades de Siirt, Sirnak y Sanliurfa, así como en Ankara y Estambul. La ilegalización del DTP, a la que se opuso el actual primer ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, ha traído una ola de protestas y desórdenes en todo el sureste de Turquía, país que lleva tiempo solicitando el ingreso en la UE. Precisamente, la Comisión Europea ha criticado la decisión del tribunal de prohibir al DTP, pero reprochó al partido haber mantenido vínculos con la guerrilla kurda que lucha desde Irak.
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