[Ezln-it] Juan Villoro: Proibito votare per un'indigena

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Wed Mar 7 09:46:03 CET 2018


PROIBITOVOTARE PER UN’INDIGENA 

María de Jesús Patricio non ha ottenutola registrazione come candidata indipendente alle elezioni per la presidenza delMessico. Tuttavia, la causa a favore delle minoranze e contro la discriminazionecontinuerà con l’obiettivo di cambiare il paese. 

Articolo di Juan Villoro, tratto e tradottodal New York Times https://www.nytimes.com/es/2018/02/24/opinion-villoro-marichuy/

CITTÀ DEL MESSICO – Il 14febbraio un furgone attraversava il deserto di Vizcaíno a Sud della Bassa California.Erano le 15.30 del pomeriggio, dopo pranzo, faceva un caldo terribile sull’AutostradaFederale 1 che non ha curve e intorpidisce pericolosamente. Tutto pareva cospirarea favore del rischio, ma la carovana non poteva fermarsi.

Nell’ottobre del 2017, l’indigenaMaría de Jesús Patricio, conosciuta come Marichuy, ha iniziato la sua campagna perdiventare candidata indipendente alla presidenza, sostenuta dal Consiglio Indigenodi Governo. Per quattro mesi ha visitato gli angoli più diversi del paese per ascoltaresessanta gruppi etnici che non sono rappresentati nella politica messicana. Si pensaspesso che gli indigeni rappresentino un blocco monolitico, con costumi e credenzeidentiche; in realtà, si tratta di un mosaico multiculturale che risponde a realtàe progetti diversi. Per ottenere la candidatura, Marichuy doveva prima realizzarequalcosa di ben più complicato: unire le comunità in obiettivi comuni.

Giovedì 14 procedevanelle stesse condizioni precarie che l’hanno accompagnata ovunque. Se i politiciviaggiano su aerei e furgoni blindati, Marichuy affrontava viaggi estenuanti e siaddentrava in regioni inospitali (il 20 gennaio l’auto della stampa che l’accompagnavaèstata aggredita in Michoacan da una banda appartenente alla criminalità organizzata).A cinque giorni dalla scadenza del termine per la registrazione come candidata indipendente,la portavoce faceva proselitismo in una delle regioni meno popolate del paese. Nonscommetteva sul pragmatismo elettorale, ma sulla vicinanza con i più isolati.

Sotto il denso sole pomeridiano,il veicolo è uscito di strada e si è rovesciato sulla terra in cui crescono glihuizaches. Nell’incidente èmorta Eloísa Vega Castro, della rete di supporto per le popolazioni indigene.Diversi membri dell’equipaggio sono rimasti feriti e Marichuy si è rotta un braccioe ha dovuto sottoporsi ad un intervento chirurgico. Sono trascorse circa dodiciore prima che i feriti arrivassero all’ospedale Juan María de Salvatierra, a LaPaz.

Il 15 febbraio, la candidata indigenaha monopolizzato le prime pagine di tutti i giornali. L’impatto della morte ha ricevutol’attenzione che non era stata prestata alle sue idee.

L’assenza è presente

La storia di María de Jesús PatricioMartínez è scritta come una serie di rotture. Nata nella regione Nahuatl di Tuxpan,Jalisco, 54 anni fa, Marichuy ha lavorato la terra fin da bambina in condizionida sfruttamento medievale. All’età di 12 anni, ha esortato suo padre a protestare.Ricevettero più mais, ma l’anno seguente furono lasciati senza terra.

Suo padre spese i pochi soldi a disposizionenell’alcol e la madre le chiede di andare a vendere semi di zucca nella vicina CiudadGuzmán. Con i suoi magri guadagni è riuscita a dare da mangiare ai suoi fratelli.

Marichuy era destinata a coltivare icampi e trovare marito. Suo padre le proibì di frequentare le scuole medie e illiceo; lei studiò in segreto ed è diventata un’esperta di medicina naturale. Oggiappartiene al corpo accademico dell’Universitàdi Guadalajara. Uno dei suoi pazienti più noti è sua madre, che per tre anniè stata paralizzata dalla vita in giù. Marichuy l’ha curata con tenacia finché nonè tornata a camminare.

Le sue rotture hanno avuto anche componenticulturali e di genere. È stata la prima donna a partecipare a Tuxpan alla danzade Los Sonajeros, un rituale per invocare la pioggia. In risposta alla doppia esclusionerappresentata dall’essere indigena in un paese patriarcale, Marichuy durante glieventi pubblici parla dopo le altre donne.

Quando si è presentata al campus dellaUNAM uno striscione recitava: “Siamo venute per parlare dell’impossibile, perchédel possibile è già stato detto troppo”.

Democrazia per ricchi

Per la prima volta il Messicoavrà dei candidatiindipendenti alla presidenza nelle elezioni del 1° luglio 2018. Tuttavia, questaopportunità “storica” giunge già preceduta da irregolarità. I partiti hanno creatorequisiti restrittivi per garantire che possano partecipare solo i professionistidella politica. Per registrare una candidatura indipendente, sono necessarie 866mila 593 firme e raggiungere l’1% del corpo elettorale in almeno diciassette stati.In altre parole: essere “indipendenti” è il piano B di coloro che non sono statinominati dai propri partiti.

Il 19 febbraio Marichuy non ha ottenutola registrazione, dopo una campagna sostenuta esclusivamente dalla solidarietà deisimpatizzanti. Quelli che l’hanno ottenuto provengono dalle solite istituzioni politiche:Jaime Rodríguez, El Bronco, del PRI; Armando Ríos Piter del PRD e Margarita Zavaladel PAN. Come governatore dello stato di Nuevo León, sipresume che El Bronco disponesse di soldi pubblici e Margarita Zavala contavasul sostegno del marito, l’ex presidente Felipe Calderón.

Per rendere più difficile l’accesso allacittadinanza, l’Istituto Elettorale Nazionale ha preteso che le firme venisseroraccolte attraverso un’applicazioneda scaricare su telefoni cellulari di fascia media. I cellulari hanno un costo dioltre tre salari minimi, una somma irraggiungibile per gran parte della popolazione.Inoltre, in molte regioni mancano non solo la connessione, ma anche l’elettricità.

La democrazia “cellulare” che escludei poveri permette di stabilire una regola di tre punti: 1) Marichuy si oppone alladiscriminazione. 2) In risposta, riceve una risposta discriminatoria. 3) Siconferma l’importanza della sua lotta.

Per quattro mesi i volontari cheraccoglievano le firme per Marichuy erano presenti in piazze, parchi, universitàe stazioni della metropolitana. Attori e artisti hanno realizzato video per promuoverela sua causa; i gruppi rock Panteón Rococó, Caifanes e Café Tacvba l’hanno sostenutadurante i loro concerti; fotografi e artisti plastici hanno creato poster e magliettecon gli slogan “Mai più un Messico senza popoli indigeni” e “Firma per Marichuy,vota per chi vuoi”. Si è promossa l’inclusione, al di là che per ideologia o pragmatismosi sia sostenuto un altro candidato alle elezioni di luglio.

Ríos Piter, Zavala ed El Bronco hannoingaggiato a contratto persone che raccoglievano le firme negli uffici, tra i sindacatied agli sportelli che erogano gli stipendi. Questa strategia aziendale non è statapriva di trappole (con incorreggibile cinismo El Bronco le ha definite “marachelle”).A Margarita Zavala sono state approvate il 66,37% delle firme, a Ríos Piteril 64,83% e il 58,75% a El Bronco. Per misurare le dimensioni dell’imbroglio valela pena ricordare lo strano caso del candidato indipendente Édgar Ulises PortilloFigueroa, per il quale sono state riconosciute valide il 2,63% delle firme. Al contrario,per Marichuy sono state approvate come valide il 93,20% delle firme, la più altapercentuale di onestà.

La portavoce indigena ha ottenuto oltre280 mila firme, il 30%delle firme richieste per partecipare alle elezioni. La sua causa ha ottenuto un’enormevisibilità non solo tra gli indigeni, ma anche tra la generazione digitale (da gennaioa febbraio la pagina Facebook di Su Voz Es Mi Voz ha registrato 450 mila visite).

La bambina che vendeva semi

Le sfide di Marichuy sembrano insormontabili,ma le accetta con disinvoltura. Sorride alle battute e si gode gli aneddoti deglialtri. Raramente prende la parola per prima. Ascuola partecipava ad attività collettive, ma non le piaceva stare alla lavagna.Più che timida, è riservata. La sua leadership dipendepiù dall’ascolto che dalla parola. Questo rivela il modo in cui le comunità indigenestabiliscono il consenso per eleggere i rappresentanti. Se qualcuno alza la manoper lodare le proprie virtù, non appartiene al collettivo. La leadership non è un’iniziativaindividuale, ma è un affidamento di altri.

Marichuy dice che non voleva avere laresponsabilità che le è stata conferita, ma non poteva rifiutarla. La sua sinceritàsi distingue dalla demagogia dei politici che tradiscono ciò che hanno detto ilgiorno prima.

Quale portata possono avere le sue idee?All’epoca della rivoluzione messicana il 20% della popolazione viveva nelle città.Questa proporzione è stata invertita. Per quelli che nascono in campagna, le speranzesono lontane, negli Stati Uniti.

Il mondo rurale è diventato lo scenarioche mette in discussione la sovranità: fosse comuni, piste di atterraggio clandestine,nascondigli per il traffico di droga. Chi sono i padroni di questa parte vuota delpaese? Le bande criminali e le multinazionali che si impossessano delle risorsenaturali.

Difendere la terra di cui sono stateprivate le comunità originarie significa difendere la biodiversità e la sovranitàstessa. Per questo Marichuy sottolinea che in un paese assediato dalla morte, lasua lotta è per la vita.

Il 14 febbraio un furgone si è personella solitudine di Vizcaíno. Al di là delle scadenze imposte dai partiti politiciche confondono la democrazia con il consumo, la carovana indigena continuerà ilsuo cammino per cambiare il paese a partire da un attivismo che comprende che perle minoranze la lotta quotidiana e la pressione sulle istituzioni sono più efficacidella competizione elettorale.

In uno scenario in cui ai vivi mancanole opportunità, spesso si ripongono speranze esagerate in coloro che possono interveniredall’aldilà. “Uscite, uscite, uscite, anime in pena”, scriveva Juan Rulfo.

Quelli che nonci sono, hanno il loro modo di tornare.


 
Juan Villoro (@ JuanVilloro56) è scrittore e giornalista. Il suo libropiù recente è “L’utilità del desiderio”.


 
Traduzione a cura di 20ZLN - https://20zln.noblogs.org/proibito-votare-per-unindigena/



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