[Ezln-it] L. Martinelli: A vent'anni dal massacro di Acteal.

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Thu Nov 30 08:09:05 CET 2017


A vent’anni dalmassacro di Acteal qualcuno ricorda ancora il conflitto in Chiapas e i diritti indigeninegati in Messico?

Il 22 dicembre l’anniversario dell’eccidioche nel 1997 costò la vita a 45 persone, tutte appartenenti al gruppo pacifista“Las Abejas”.

di Luca Martinelli – 29 novemembre2017

Sono passati vent’annidall’evento che ha cambiato la mia vita. Il 22 dicembre del 1997 ad Acteal,sulle montagne del Chiapas, nella regione conosciuta come Los Altos, un gruppo paramilitareuccise i fedeli riuniti in preghiera nella chiesetta. Erano tutti indigeni di etniaTzotzil, affiliati ad un gruppo pacifista. Si chiamava, e si chiama, Las Abejas.

Che in italianosignifica “le api”.

Non seppi nulladi Acteal fino all’anno dopo, quando ebbi l’opportunità di ascoltare la testimonianzadi fray Pablo Romo, che allora era il direttore del Centro diritti umani“Fray Bartolomé de Las Casas” a San Cristobal de Las Casas. 
Ci spiegò che quell’evento, che tutto il mondo conosce come “il massacro di Acteal”,era parte di una guerra di bassa intensità combattuta dall’esercito messicano eda truppe irregolari nello Stato più meridionale del Paese a partire dal gennaio1994, dopo insurrezione armata dell’EZLN (Ejercito Zapatista di Liberación Nacional),un esercito indigeno.

Ad Acteal morironoin 45, più quattrovite che erano ancora nell’utero delle loro madri. 
Allora, avevamo 18 anni, ci colpì la storia tremenda di alcuni bambini, di Zenaidache perse la vista e degli altri trucidati dalle raffiche sparate dall’esterno versol’interno della chiesetta, che resta “ferita” ed è un monito intorno al quale ognianno si ritrovano migliaia di persone, che arrivano dagli Altos, da San Cristóbale da tutti il mondo per una veglia di preghiera che si ripete ogni 22 dicembre (l’hovista con i miei occhi, nel 2003, quando ebbi l’opportunità anch’io di parteciparealla celebrazione).

Vent’anni dopo,Acteal è ancora una ferita aperta, cui se ne sono aggiunte molte in tutto il Messico(come quella di San Salvador Atenco, che racconto qui) e anche in Chiapas (e dei giorni scorsi la denunciadi un conflitto tra le comunità di Chenalhó e Chalchihuitán, con circa 5mila nuovidesplazados).

Intorno a metànovembre, intanto, Las Abejas ed alcuni dei sopravvissuti alla strage di Actealhanno potuto incontrare a San Cristobal de Las Casas Victoria Tauli Corpus,relatrice speciale ONU per i diritti dei popoli indigeni. 
Le hanno consegnato una lettera:

Mi chiamo GuadalupeVásquez Luna, ho 30 anni, e il 22 dicembre del 1997 ho perso per sempre mio padre,mia madre ed altri 7 membri della mia famiglia, quel giorno in cui i paramilitariaffiliati al Partito Rivoluzionario Istituzionale attaccarono la mia comunità […].Il massacro di Acteal è un messaggio che lo Stato messicano volle dare alla comunitàindigene e ai movimenti sociali che lottano contro un sistema di governo repressore,che disprezza e non rispetta i popoli indigeni come soggetti della propria storiae titolari di diritti in un Paese dove concetti come democrazia, libertà e sovranitàsono solo parole.

Lo Stato messicano,invece, di avanzare nella ricerca di giustizia per il Massacro di Acteal e far conoscerela verità su quanto occorso, 10 anni dopo l’infame delitto, con un giudizio di quellache a torto è definita Suprema Corte de Justicia de la Nación, liberò tutti i paramilitariche erano stati riconosciuti come autori materiali del massacro, e la cui identitàera stata segnalata dai sopravviventi. Mentre aspettiamo che sia la Corte interamericanaper i diritti umani ad esprimersi sul caso Acteal, l’impunità è ancora vigente,ed è un cancro che ci consuma. Anche se sono passati 20 anni da quando abbiamo persoi nostri genitori, le nostre sorelle, i nostri fratelli, soffriamo ancora, anchepsicologicamente, perché i paramilitari sono libri e camminano per le nostre comunità[…]. Abbiamo denunciato più volte che qui in Messico si condannano gli innocenti,mentre vengono premiati gli assassini.

L’incontro conTauli Corpus è parte dalla campagna “Acteal: Raíz, Memoria y Esperanza”,che Las Abejas e il Centro “Frayba” hanno promosso a partire dal marzo del 2017,e che culminerà nel giorno dell’anniversario. La speranza è che ci sia ancora spazioper ottenere giustizia.

Nel rapportopreliminare presentato al termine della propria missione nel Paese, purtroppo, TauliCorpus ha dovuto riconoscere che il sentiero è difficile:

Mi sono statipresentati numerosi casi di gravi violazioni dei diritti umani dei popoli indigeniin diversi Stati del Paese. Molti sono ancora irrisolti. Questi casi riguardanoanche massacri, omicidi, sparizioni forzate, violenze sessuali, torture. I criminisono attribuiti a privati, ma anche al crimine organizzato, ai gruppi paramilitari,a ufficiali o militari, in molti casi in relazione a ‘progetti di sviluppo’ cheinteresseranno i territori indigeni. Ho potuto percepire, inoltre, la mancanza di fiduciache i popoli indigeni hanno nei confronti del sistema ordinario di giustizia, vincolatoalla mancata applicazione delle sentenze quando queste sono loro favorevoli ed alfatto che una condanna non garantisce che i fatti non si ripetano.

La missione diTauli Corpuz in Messico, che si è conclusa con una conferenza stampa il 17 novembre,segue quella del precedente Relatore Onu per i diritti dei popoli indigeni, RodolfoStavenhagen, che era stato nel Paese nel 2003. Lasciando un elenco di raccomandazione,che sono rimaste lettera morta per il governo messicano. “Una brecha de implementación”scrive Tauli Corpus.

Significa cheil Messico ha perso almeno quindici anni.

https://medium.com/@lucamartinelli130180/a-ventanni-dal-massacro-di-acteal-qualcuno-ricorda-ancora-il-conflitto-in-chiapas-e-i-diritti-e9467fc104ce


 
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