[Ezln-it] Narcopolitica in Chiapas, bomba ad orologeria per un nuovo massacro

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Thu Dec 7 14:26:51 CET 2017


La Jornada – Venerdì 1° dicembre 2017

Narcopolitica in Chiapas, una bomba ad orologeria che aumenta ilrischio di un nuovo massacro

di BlanchePetrich Tresettimane fa, il parroco di Simojovel, Marcelo Pérez, ha iniziato a percorrerel’impervio tragitto di almeno quattro ore che va dalla sua parrocchia verso lecomunità tra Chenalhó e Chalchihuitán, negli Altos del Chiapas, per constatarequello che gli abitanti di quei luoghi denunciavano: attacchi di gruppiparamilitari del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) e del partitofilogovernativo Verde Ecologista del Messico (PVEM); strade bloccate epopolazioni assediate; quasi 6 mila sfollati in condizioni estreme divulnerabilità; sparatorie notturne e decine di case date alle fiamme dagliaggressori.

È tornatovarie volte: Ed è tutto vero. Quando ho visto i bambini che dormivano sotto glialberi, senza niente da mangiare, molti di loro malati, non ci volevo credere.Non avrei mai pensato che sarei tornato a vedere così tanta sofferenza emalattia, mi dice durante l'intervista telefonica. Martedì scorso è tornato indiverse località di Chalchihuitán a raccogliere le testimonianze di oltre 5mila sfollati. Mercoledì a Chenalhó, dove sono quasi mille quelli che sonofuggiti in montagna.

Questi idati che ha raccolto: nel municipio di Chalchihuitán gli sfollati sono 5.035;di Majompepentic sono oltre 800; della cosiddetta Frazione Polhó (una scissionenon zapatista di quelli che furono gli accampamenti degli sfollati delle basidell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale - EZLN - dopo i massacri di 20anni insediate a Polhó) ci sono 150 abitanti, tra questi sei donne incinta; diLas Limas, lontano dai villaggi, sono fuggite in montagna 205 famiglie, più di900 persone, con 15 donne incinta. Inoltre, hanno abbandonato le proprie casequattro famiglie di Campo Los Toros, 30 abitanti di Vayem Vacax, quattrofamiglie di Yabteclum.

Dall’altraparte della linea divisoria, già municipio di Chenalhó, mercoledì notte sonostate registrate oltre 960 persone sfollate.

I bambini ele donne stanno soffrendo freddo, fame e malattie. È una ripetizione di quelloche accadde in questi stessi luoghi 20 anni fa, giorni prima del massacro diActeal. La storia ci avverte di quello che potrebbe succedere qui, ci dicenell'intervista telefonica. Il massacro può ripetersi.

Unavvertimento che non fa breccia nel governo

Nel 1997 unadozzina di comunità di Chenalhó furono abbandonate dagli abitanti fin dal mesedi settembre a causa delle aggressioni di gruppi priisti che, nel contestodella guerra contrainsurgente controlo zapatismo, aggredivano chi supponevano fossero basi zapatiste. Nel gelidoinverno degli Altos, con i raccolti abbandonati nei campi, furono migliaia glisfollati a vivere sulla montagna, malati e sprovvisti di tutto. Eral'avvisaglia di quello che sarebbe accaduto il 22 dicembre. Tutto questo fuignorato.

Anche la Diocesidi San Cristóbal de las Casas ed il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de lasCasas hanno lanciato l’allarme: i fatti di Acteal possono ripetersi. L’allertanon ha fatto breccia nelle autorità.

Il direttoredel Frayba, nota organizzazione non governativa fondata dal vescovo SamuelRuiz, sostiene che oggi i gruppi paramilitari in azione sono gli stessi checommisero il massacro il 22 e 23 dicembre del 1997. È la violenza ciclicagenerata dall'impunità.

PadreMarcelo concorda: Lo dicono gli sfollati, li hanno riconosciuti. Molti degliaggressori di oggi, con armi di grosso calibro come 20 anni fa, sono gli stessidi Acteal. Certo, altri no, c'è anche una nuova generazione di paramilitari. Maoggi esiste un'aggravante, aggiunge: "la narcopolitica ed il traffico di armi, che è molto intenso in Chenalhóed avviene sotto lo sguardo complice delle autorità".

Nel 1997 e1998, dopo il massacro di Acteal e l'ondata di repressione, militarizzazione esfollamento che ci fu, più di 30 paramilitari furono arrestati e processati.L'allora governatore chiapaneco, Roberto Albores, assunse degli avvocati per laloro difesa. Molti di loro rei confessi, nel 2007 furono condannati a 26 annidi carcere. Ma tra il 2009 e 2011, difesi da un team di avvocati privati, tuttisono stati liberati su decisione della Corte Suprema di Giustizia della Nazione(SCJN) che addusse errori nella procedura processuale. Vari dei presuntiassassini fecero ritorno a Chenalhó, a convivere con le loro vittime esopravvissuti.

Quel 22dicembre del 1997, ad Acteal furono giustiziati alle spalle 15 bambini, 21donne, quattro di loro incinta e 9 uomini. Circa 30 persone risultarono ferite.Tutti stavano digiunando e pregando. Erano disarmati.

Per ilterrore, quasi un terzo degli abitanti del municipio fuggirono dalle propriecase e si rifugiarono in accampamenti organizzati o semplicemente alleintemperie, in pieno inverno.

Oggi lescene di 20 anni fa si ripetono negli stessi luoghi. Ci sono comunità, comequella di Polhó ed altre, che ripetono l'esodo al quale furono costrette nel1997 e 1998. Nelle stesse condizioni di precarietà.

Le autoritàdello stato hanno reagito tardivamente con l'invio di aiuti umanitari. Per ilmomento solamente le parrocchie della diocesi e la società civile stanno portandonegli accampamenti generi alimentari, medicine e coperte. È molto complicato,spiega padre Marcelo.

Impunità, violenza ciclica

Pedro Faro, direttoredel Frayba, ha denunciato da questo giornale che il governo statale hadimostrato la totale incapacità di risolvere il conflitto. Tra le altre cose,Rosa Pérez, presidentessa municipale di Chenalhó, protetta dal governatore edimposta con la frode, si era impegnata di fronte ai rappresentanti del governodello stato ad ordinare la rimozione dei blocchi stradali che tengono sottoassedio le comunità di Chalchihuitán e a permettere che si reinstalli la Basedi Operazioni Miste che si era ritirata quando sono cominciate le aggressioni. Nonha fatto nulla di tutto questo.

Il vecchioconflitto tra i coloni di Chalchihuitán e Chenalhó si è riacceso dopol'omicidio, ancora impunito, di Samuel Pérez Luna, indigeno tzotzil, il 18ottobre scorso, in un attacco paramilitare. Spiega Pedro Faro: Non è stato ilprimo caso. C'è omissione delle autorità nel risolvere il conflitto che risaleal 1979, per la disputa di 900 ettari di terra a causa di una errata sentenzadell'allora Segreteria della Riforma Agraria. Per questo il ciclo di violenzafavorito dall'impunità. Di tanto in tanto esplode la violenza. Il governatoreha gestito vari accordi che non si sono mai realizzati, a tavoli dinegoziazione che non sono mai stati fra uguali. Ci sono state negligenza edinettitudine. Nei prossimi giorni dovrebbe essere emessa una sentenza da untribunale agrario che deciderà se Chenalhó deve accettare 15 milioni di pesosdi indennizzo in cambio dell'assegnazione delle terre a Chalchihuitán. Suppongoche sia per questo che i paramilitari si sono riattivati, come una forma dipressione.

Il parroco MarceloPérez aggiunge un altro elemento di questa bomba ad orologeria: “La narcopoliticain questa zona degli Altos. Nessuno ne vuole parlare, nessuno osa denunciare. Masi sa”.

http://www.jornada.unam.mx/2017/12/01/politica/010n1pol- Foto gentilmente concesse da Marcelo Pérez.

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