[Ezln-it] Atenco non si dimentica

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Mon Jun 11 16:01:35 CEST 2012


Memorie di un’infamia
Atenco non si dimentica
Adolfo Gilly

E' stato sei anni fa, un giovedì 4 maggio, in piena campagna elettorale presidenziale dell'anno 2006. La Jornada riportò giorno per giorno la repressione poliziesca contro il popolo di San Salvador Atenco scatenata dal governatore dello stato del Messico, Enrique Peña Nieto, e dal presidente degli Stati Uniti Messicani, Vicente Fox. Entrambi, oggi uniti nella campagna per le presidenziali, hanno ammesso pubblicamente la paternità e la responsabilità di quei fatti.
Ci furono due ragazzi uccisi, di 14 e 20 anni; innumerevoli abitanti pestati e umiliati; molte case perquisite e devastate; più di 200 arrestati con violenza.  
Ci furono 12 coloni in carcere per più di quattro anni. A luglio del 2010 la Corte Suprema di Giustizia della Nazione dichiarò la loro innocenza e ne ordinò la scarcerazione. Chi restituirà loro quei quattro anni di vita?  
Ci furono infamia mai punita, decine di donne violentate, vessate e umiliate dalle forze di polizia di Fox e Peña Nieto. I responsabili dicono che si trattò di eccessi. Da allora nessuno è stato punito.  
Sono riandato alle pagine di La Jordana di quei giorni. Questa è una selezione delle cronache, memorie di un'infamia che i giornalisti, con professionalità e coraggio, registrarono.
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5 maggio 2006 
Tremila poliziotti fanno incursione
Con accanimento, la presa di Atenco: altri 110 arresti
Alle cinque e mezza della mattina di giovedì 4 le tenaglie della polizia si sono chiuse intorno a San Salvador Atenco. Mezz'ora più tardi è avvenuto il primo scontro per sgomberare la strada Texcoco-Lechería. Nel villaggio, l'operazione si è sviluppata su vari fronti. C'è stato un bombardamento incessante di gas lacrimogeni. In generale, gli ejidatarios hanno opposto debole resistenza. Subito si sono scatenate una serie di razzie e saccheggi nelle abitazioni nelle quali vengono catturati gli abitanti. Questi sono stati brutalmente picchiati e trascinati sui camion. Secondo le informazioni, al momento sono 217 le persone arrestate in due giorni di violenza.
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7 maggio 2006 
La Jornada ha ricevuto alcune lettere degli ejidatarios fermati. Questi sono frammenti delle missive inviate dal carcere di Santiaguito, stato di México:
"Hanno forzato i portoni delle case per accedere dalle terrazze. Una volta all'interno, hanno picchiato anche con le armi e i manganelli i compagni che trovavano nelle stanze, ai quali erano feriti. Sulle donne hanno commesso bassezze, come togliere la biancheria intima e palpeggiarne i seni e le parti intime. Non hanno mai smesso di picchiarci fino a che non ci hanno sbattuto sui camion. Alcuni sono stati trascinati per le scale e presi a calci senza pietà. [...] Sui camion sono iniziate le minacce di morte. I soldati erano drogati. E sono cominciate le aggressioni e le violenze sessuali sulle compagne. [...]
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8 maggio 2006 
189 persone accusate di criminalità organizzata
La Procura Generale dello Stato di México (PGJEM) questa domenica ha consegnato alle 189 persone fermate negli operativi di polizia del 3 e 4 maggio scorsi ad Atenco e Texcoco, un mandato con l'accusa di criminalità organizzata, per cui nessuno dei fermati nella prigione di Santiago potrà ottenere il rilascio. [...] L'avvocato Bárbara Zamora ha definito un'infamia accusare di criminalità organizzata persone che sono state tirate fuori con brutalità dalle proprie case.
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Cittadine spagnole raccontano di vessazioni da parte di poliziotti  
María Sastres e Cristina Valls sono due cittadine spagnole che lo scorso mercoledì si trovavano a San Salvador Atenco. [...] Dopo l'espulsione, La Jornada le ha intervistate a Barcellona. Si sentono offese e sono molto "colpite" da quanto accaduto a San Salvador Atenco.  
Quando la polizia è arrivata in paese hanno lanciato gas lacrimogeni, ci hanno sparato addosso. [...] Alla fine una signora i ha aperto la porta di casa e ci siamo rifugiati in circa otto persone. [...] Poi ci hanno trovato; ci hanno fatti mettere con la faccia a terra, ci hanno coperto la faccia con dei cappucci e ci hanno legato proprio nel cortile di casa.
Le vessazioni più pesanti sono avvenuti sul camion, insieme a decine di persone: "Ci hanno caricato su un camion dove hanno iniziato a colpirci con calci e manganelli. Ci insultavano pesantemente ed a noi spagnole ci chiamavano militanti di 'Eta, puttane ed altre cose. Poi ci hanno messo un camion più grande, dove ci hanno contato - credo fossimo 38 - e noi donne siamo state abusate".
Sugli abusi sessuali subiti, María Sastres racconta: Ci hanno fatto di tutto, e siccome eravamo incappucciate non vedevamo chi erano; riuscivamo solo a vedere il pavimento pieno di sangue ed a sentire le grida di dolore delle persone. Non voglio entrare nei  dettagli delle aggressioni sessuali, ma ci hanno spogliate strappandoci gli abiti e ci passavano da poliziotto a poliziotto, preferisco non dire altro. [...] Se cercavamo di parlare con qualche compagno ci insultavano e ridevano di noi.
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9 maggio 2006 
Violentate diverse ragazze durante il trasferimento in  prigione
Dal Cile, deportata, in un'intervista con Blanche Petrich, la studentessa di cinematografia Valentina Palma denuncia:  
"Posso dirlo con assoluta certezza: diverse ragazze arrestate ad Atenco, con le quali ho condiviso 12 ore in carcere ad Almoloyita, sono state violentate durante il trasferimento. Più di cinque, senza dubbio.  
"Le ragazze piangevano; erano coperte di sangue ed  avevano i vestiti stracciati. Nessuna pronunciava la parola violentata, ma era evidente. Le donne, quando subiscono questa violenza, la bloccano. Non hanno voluto farsi visitare dal medico legale. Una disse: 'mi hanno già messo le mani addosso e non aprirò le gambe ad un altro'. Perché non c'era una dottoressa. C'era un medico senza sensibilità ed estremamente scortese."
La studentessa del Centro di Formazione Cinematografica narra la sua detenzione:  
Ci hanno portato di fianco alla chiesa dove c'erano già molti fermati e ci hanno costretto a metterci in ginocchio. Continuavano a picchiarci. [...] Mi hanno rubato tutto: documenti, il mio materiale, la telecamera. Poi ci hanno caricato su un furgone. Mi hanno gettata su alcuni corpi insanguinati. Uno dei soldati mi ha ordinato di mettermi con la faccia sul pavimento, ma c'era una pozzanghera di sangue. Siccome facevo resistenza mi ha schiacciato la testa con lo stivale. Lì sono cominciati gli abusi sessuali. [...] Quando siamo arrivati nella prigione, Valentina aveva i pantaloni abbassati ed il corpo macchiato di sangue, suo e di altri. [...]
Quando siamo scesi dai camion ci hanno coperto "la testa e fatto passare tra due file di poliziotti che ci prendevano a calci. Hanno poi separato gli uomini dalle donne. Lì ho visto una poliziotta e mi sono detta 'grazie, finalmente'. Ma appena quella mi ha visto, mi ha detto 'lasciate a me questa cagna', ed ha cominciato a picchiarmi sulle orecchie. Ho visto delle ragazze con i pantaloni e la biancheria intima strappati che piangevano. Eravamo 25 o 30 donne, molte in stato di shock. Conosco quella reazione, la crisi dopo un episodio di violenza sessuale. Almeno due avevano subito violenza con penetrazione, anche se nessuna pronunciava quella parola."
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La Jornada e El Universal in quei giorni pubblicarono una lettera datata 13 maggio 2006, firmata da 2.500 donne, eccone un estratto:
"Le 2.500 donne firmatarie di questa lettera: studiose, attrici, ballerine, registe, deputate, designer, scrittrici, studentesse, femministe, fotografe, medici, designer, membri di ONG, direttrici di musei, musiciste, pittrici, giornaliste, professioniste, religiose, restauratrici, eccetera:  
"Esprimiamo la nostra indignazione e orrore per la violenza, gli abusi sessuali e le violazioni esercitati dai poliziotti statali e federali contro le donne feramte ad Atenco il 3 e 4 maggio. [...]
"Sono pubbliche le testimonianze di Valentina Palma, studentessa cilena illegalmente espulsa; di Cristina Valls e di María Sastres, cittadine spagnole espulse. Le tre dichiarano di essere state palpeggiate, abusate, picchiate, insultate ed umiliate in ogni modo. È pubblica la testimonianza di due studentesse, tuttora in arresto, che riferiscono la stessa cosa. Tutte dicono che questo è accaduto a tutte le donne fermate, arrivate in prigione piangendo e con i vestiti lacerati. [...]
"Le autorità hanno detto che si tratta di bugie e propaganda e che siccome non ci sono denunce non si può indagare. Ma "ci sono denunce formali, fino ad ora 23 casi denunciati più le tre espulse. [...] Siamo di fronte alla violenza sessuale di gruppo di personale di polizia in servizio. [...] Non si tratta che ogni donna abusata denunci. Si tratta di punire tutti i responsabili. [...]
"Noi crediamo alla testimonianza delle donne abusate. Sappiamo quanto sia difficile denunciare, mancano le parole per esprimere quanto si è subito. E sappiamo che possono ricevere minacce. Diamo loro solidarietà, rispetto e sostegno. [...]  
Vogliamo la punizione dei responsabili diretti e dei mandanti. Lo vogliamo non solo perché è chiaramente una questione di giustizia, ma perché questo crescente impiego dell'abuso sessuale da parte della polizia deve essere fermato quanto prima. Non possiamo permettere che diventi abituale e che noi donne in Messico dobbiamo vivere sotto questa minaccia. “
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Queste sono le memorie. Atenco non si dimentica. http://www.jornada.unam.mx/2012/06/09/politica/013a1pol
(Traduzione "Maribel" - Bergamo)
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