[Ezln-it] Fne dello sciopero della fame. La lotta continua.

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Tue Nov 8 14:16:05 CET 2011


La Jornada – Martedì 8
novembre 2011
Indigeni
dell’Altra Campagna trasferiscono la protesta e bloccano le strade
 
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de
las Casas, Chis., 7 novembre.A quasi 40 giorni di
sciopero della fame, e di fronte alla sistematica assenza di risposte da parte
del governo del Chiapas, i detenuti hanno deciso di sospendere l'azione per il
rischio in cui erano le loro vite, ed il presidio dei familiari degli indigeni
ha trasferito la sua protesta alle porte della prigione di questo municipio.
Oggi, a
mezzogiorno circa, decine di indigeni hanno bloccato la strasa San
Cristóbal-Ocosingo, di fronte al Carcere N. 5.
Su un grande
striscione che occupava la carreggiata, dietro una linea di rami di pino, si
riassume la domanda chiave: "Libertà immediata per i nostri
prigionieri".
Gli otto reclusi
della Voz del Amate, Voces Inocentes e Solidarios de la Voz del Amate, aderenti
all'Altra Campagna, hanno fatto sapere i motivi della loro nuova azione. Hanno
decio ieri sera e questa mattina l'hanno resa pubblica. Ciò nonostante, il
governo statale si è affrettato a diffondere la notizia lasciando intendere
l'esistenza di un qualche accordo. Facciamo dire, per esempio, a Juan Collazo
Jiménez, che partecipa alla protesta, che questa mattina è stato punito con la
cella di isolamento, nudo, dal comandante della prigione di Motozintla, come ha
denunciato suo padre, Salvador Collazo. "Adesso non sei più in
sciopero", gli hanno detto.
Il motivo per cui
i detenuti hanno sospeso lo sciopero sono altre: "Per le complicazioni
delle nostre condizioni di salute fisica dovute ai 39 giorni di sciopero della
fame per esigere giustizia, mentre il governo ha ignorato le nostre richieste e
le istanze del popolo, comunichiamo che ieri 6 novembre alle ore 20:00, a causa
della gravità delle nostre condizioni di salute prima che si arrivasse
all'irreparabile, abbiamo sospeso lo sciopero della fame, ma non vuole dire che
desisteremo dalla lotta; al contrario, lotteremo con più forza fino a vincere
questo sistema".
E precisano: “Abbiamo
desistito perché alcuni compagni stanno molto male ma non abbiamo sospeso lo
sciopero della fame in cambio di quello che dice il governo, perché noi
continueremo a lottare in vita, perché finché c'è vita ci sarà la possibilità
di lottare per la giustizia e il benessere di tutti, ma non lo faremo come
vorrebbe il malgoverno, continueremo invece ad esortare il governo ad
intervenire al più presto per la nostra liberazione, per ridarci la libertà che
ci il governo ci ha rubato”.
I reclusi del
Carcere N. 5 insistono anche sulla liberazione di Collazo Jiménez ed Enrique
Gómez Hernández, anche loro in sciopero a El Amate.
"Esortiamo
inoltre il governo federale di Felipe Calderón Hinojosa ad agire per la
liberazione immediata del compagno Alberto Patishtán Gómez, prigioniero
politico della Voz del Amate”.
Infine, invitano
le organizzazioni nazionali ed internazionali che li hanno appoggiati "a continuare
a chiedere giustizia, perché la nostra lotta non è finita".
Alle ore17 il
blocco è stato tolto dagli stessi indigeni, che per tutto il giorno sono stati
controllati, ad una certa distanza, dai veicoli della polizia statale e
municipale, che non è intervenuta.
Questa notte, al
presidio ancora in corso delle famiglie nella piazza della cattedrale, si
discuteva sui passi da fare di fronte all'indifferenza del governo ed al
"il tentativo di divisione che ha messo in atto annunciando di voler
rivedere i casi di solo otto dei detenuti in sciopero, visto che sono 11; non
cita Juan Collazo, Enrique Gómez né il professor Alberto Patishtán".
Oggi è partita
dal Chiapas per Guasave, Sinaloa, una commissione di familiari ed avvocati per
fare visita al professore nella prigione federale, dove è in isolamento da due
settimane fa, ha informato sua figlia Gabriela Patishtán Ruiz. http://www.jornada.unam.mx/2011/11/08/politica/020n1pol
(Traduzione
"Maribel" - Bergamo)
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