[Ezln-it] Gloria Munoz Ramirez, Cronaca della manifestazione dell'EZLN
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Sun May 8 16:58:32 CEST 2011
La Jornada –
Domenica 8 maggio 2011
Migliaia di
indigeni con i passamontagna provenienti dalle cinque regioni sotto l’influenza
dell’EZLN hanno percorso le strade di San Cristóbal
Speciale di Gloria Muñoz Ramírez. San Cristóbal de las
Casas, Chiapas. 7 maggio. Nel più sorprendente ed assoluto silenzio, più di
15 mila basi di appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
(EZLN), secondo calcoli prudenti, oggi hanno inondato le strade di questa città
nella riapparizione pubblica delle comunità in ribellione e dello stato
maggiore del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comandancia
Generale dell'EZLN dopo più di cinque anni senza manifestare fuori dal proprio
territorio.
Nel discorso principale, davanti ad una piazza colma di
zapatisti e di organizzazioni e collettivi dell'Altra Campagna in Chiapas, il Comandante
David ha espresso con chiarezza la posizione dell'EZLN rispetto alla guerra
ed alle diverse correnti: "Non si tratta di vedere chi vince tra
cattolici, evangelici, mormoni, presbiteriani o di qualunque religione o non
credenti. Non si tratta di vedere chi è indigeno e chi no. Non si tratta di
vedere chi è più ricco o più povero. Non si tratta di chi è di sinistra, di
centro o di destra. Non si tratta se sono migliori i panisti o i priisti o i
perredisti o come si chiamino o se sono tutti ugualmente cattivi. Non si tratta
di chi è zapatista o non lo è. Non si tratta di stare col crimine organizzato o
col crimine disorganizzato che è il malgoverno. No. Si tratta che per essere
quello che ognuno sceglie di essere, per credere o non credere, per scegliere
un'ideologica, politica o religiosa, per discutere, concordare o essere in
disaccordo, sono necessarie la pace, la libertà, la giustizia".
Migliaia di indigeni con i passamontagna provenienti dalle
cinque regioni sotto l’influenza dell’EZLN (La Realidad, La Garrucha, Morelia,
Roberto Barrios e Oventic) sono arrivati in camion dalle prime ore della
mattina. Con i volti coperti e con la disciplina che li caratterizza, sono
partiti in fila dal Centro Indigeno di Formazione Integrale (Cideci), alla
periferia di questa città, fino alla Piazza della Pace, dove sono arrivati dopo
oltre quattro ore, e quando la testa del corteo è arrivata nella piazza, la
strada per San Juan Chamula, il quartiere di San Ramón, il Puente Blanco e alle
Diego de Mazariegos erano piene di zapatisti.
Quasi al termine del suo discorso, il Comandante David ha
ripetuto per sette volte un messaggio rivolto a tutte le vittime e familiari
della guerra di Calderón: "Non siete soli", una consegna che li
accompagna da oltre 17 anni e che in quest’occasione hanno espresso in un solo
grido, col pugno sinistro alzato, in uno dei momenti più emozionanti della
manifestazione.
Gli zapatisti hanno segnalato chiaramente che con la loro
adesione alla mobilitazione nazionale, ed in particolare con la loro presenza
silenziosa a San Cristóbal de las Casas, non intendono indicare strade né
rispondere alla domanda su che cosa succederà. Inoltre hanno detto, "non
siamo qui per parlare dei nostri dolori, delle nostre lotte, dei nostri sogni,
delle nostre vite e morti… Oggi siamo qui per rappresentare decine di migliaia
di indigeni zapatisti, molto più di che oggi si vedono, per dire a questo
dignitoso passo silenzioso che nella sua domanda di giustizia, che nel suo
lottare per la vita, che nel suo anelito di pace, che nella sua esigenza di
libertà, noi li comprendiamo e li appoggiamo. Oggi siamo qui per rispondere
all'appello di chi lotta per la vita, al quale il malgoverno risponde con la
morte".
Più di 30 Comandanti dell'EZLN, tra loro Tacho, Zebedeo,
Bulmaro, Guglielmo, Miriam ed Ester, hanno occupato il palco davanti alla
Cattedrale della Pace. Da lì, il Comandante David ha spiegato che
l'appello alla marcia nazionale nasce da persone che "non ci stanno
chiamando o convincendo ad abbracciare una religione, un'idea, un pensiero
politico o una posizione sociale. Non ci stanno chiamando a cacciare un governo
per metterne un altro. Non ci stanno diiendo che bisogna votare per uno o per
un altro. Queste persone ci stanno convocando a lottare per la vita. E può
esserci vita solo se ci sono libertà, giustizia e pace. Per questo questa è una
lotta tra chi vuole la vita e chi vuole la morte".
In incredibile silenzio e con migliaia di piccoli cartoncini
con le parole "Non più sangue", "Ne abbiamo abbastanza" e
"Stop alla guerra di Calderón", gli zapatisti tzotziles, tzeltales,
tojolabales, choles, zoques e mames hanno sfilato con enormi striscioni con i
seguenti messaggi: "fratelli e sorelle, proviamo dolore per la perdita dei
vostri cari, per questa guerra crudele di Calderón" e "Viva la vita,
la libertà, la giustizia e la pace".
Alla fine, dopo di più di 5 ore di mobilitazione, senza
contare le ore impiegate per raggiungere questa città, la maestra di cerimonia
ha detto: "Abbiamo detto quello che dovevamo dire. Anche se siamo stanchi,
ma questa la lotta". E sulle
traduzioni in tzotzil, tzeltal, tojolabal e chol ha detto con humor
zapatista, "sappiamo che non avete capito niente, ma ci avete sopportat.
Grazie per la vostra pazienza". Poi ha salutato, "come siamo venuti,
ora ce ne andiamo". http://www.jornada.unam.mx/2011/05/08/index.php?section=politica&article=003n1pol
(Traduzione
"Maribel" - Bergamo)
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