[Ezln-it] Subcomandante Marcos: Sulle Guerre - Parte 2/2
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Fri Mar 11 17:09:29 CET 2011
SULLE GUERRE
La lettera completa alla pagina web: http://chiapasbg.wordpress.com
La Geografia della Guerra
Moderna.
Se l'aspetto fisico lo riferiamo
ad un esercito, cioè, ad un'organizzazione armata, quanto più forte è (cioè,
più potere di distruzione possiede), tante più possibilità di successo ha.
Se è l'aspetto morale ad essere
riferito ad un organismo armato, quanto più legittima è la causa che lo anima
(cioè, quanto più potere di convocazione ha), tanto maggiori sono le
possibilità di raggiungere i suoi obiettivi.
Il concetto di guerra si è
allargato: si trattava non solo di distruggere il nemico nella sua capacità
fisica di combattimento (soldati ed armi) per imporre la volontà propria, era
anche possibile distruggere la sua capacità morale di combattimento, benché
avesse ancora sufficiente capacità fisica.
Se le guerre si potessero mettere
unicamente sul terreno militare (fisico, poiché ci riferiamo a questo), è
logico aspettarsi che l'organizzazione armata con maggiore potere di
distruzione imponga la sua volontà all'avversario (tale è l'obiettivo dello
scontro tra forze) distruggendo la sua capacità materiale di combattimento.
Ma non è più possibile collocare
nessun conflitto sul terreno puramente fisico. E' sempre più complicato il
terreno su cui si svolgono le guerre (piccole o grandi, regolari o irregolari,
di bassa, media o alta intensità, mondiali, regionali o locali).
Dietro quella grande ed ignorata
guerra mondiale ("guerra fredda", come la chiama la storiografia
moderna, noi la chiamiamo "la terza guerra mondiale"), si può trovare
una sentenza storica che segnerà le guerre a venire.
La possibilità di una guerra
nucleare (portata al limite dalla corsa agli armamenti che consisteva, grosso
modo, in quante volte si era capaci di distruggere il mondo) offrì la
possibilità di "un altro" finale di un conflitto bellico: il
risultato di uno scontro armato poteva non essere l'imposizione della volontà
di uno dei contendenti sull'altro, ma poteva presupporre l'annullamento delle
volontà in lotta, cioè, della sua capacità materiale di combattimento. E per
"annullamento" mi riferisco non solo a "incapacità di
azione" (dunque un "pareggio"), ma anche (e soprattutto), a
"scomparsa".
In effetti, i calcoli
geomilitari ci dicevano che in una guerra nucleare
non vi sarebbero stati vincitori né vinti. E ancora, non ci sarebbe stato nulla.
La distruzione sarebbe stata così totale e irreversibile che la civiltà umana avrebbe ceduto il passo a quella degli scarafaggi
L'argomento ricorrente tra le
alte sfere militari delle potenze dell'epoca era che le armi nucleari non servivano
per combattere una guerra, ma per inibirla. Il concetto di "armi di
contenimento" si tradusse allora nel più diplomatico "mezzi di
dissuasione".
In sintesi: la dottrina
"moderna" militare si sintetizzava così: impedire che l'avversario
imponga la sua volontà (o "strategica"), equivale ad imporre la
propria volontà ("strategica"), cioè, spostare le grandi guerre verso
le piccole o medie guerre. Non si trattava più di distruggere la capacità
fisica e/o morale di combattimento del nemico, ma di evitare che la usasse in
uno scontro diretto. Invece, si cercava di ridefinire i teatri di guerra (e la
capacità fisica di combattimento) dall'ambito mondiale all'ambito regionale e
locale. Insomma: diplomazia pacifica internazionale e guerre regionali e
nazionali.
Risultato: non c’è stata guerra
nucleare (almeno non ancora, sebbene la stupidità del capitale sia tanto grande
quanto la sua ambizione), ma al suo posto ci sono stati innumerevoli conflitti
a tutti i livelli che hanno lasciato milioni di morti, milioni di profughi di
guerra, milioni di tonnellate di materiale distrutto, economie rase al suolo,
nazioni distrutte, sistemi politici fatti a pezzi… e milioni di dollari di
profitti.
Ma era stata data la definizione
alle guerre "più moderne" o "postmoderne": sono possibili
conflitti militari che, per la loro natura, siano irrisolvibili in termini di
forza fisica, cioè, nell'imporre con la forza la propria volontà all'avversario.
Potremmo supporre dunque che si
iniziò una lotta parallela SUPERIORE alle guerre "convenzionali". Una
lotta per imporre una volontà sull'altra: la lotta del potente militarmente (o
"fisicamente" per transitare nel microcosmo umano) per impedire che
le guerre si svolgessero su terreni dove non si potevano raggiungere risultati
convenzionali (del tipo "l'esercito meglio equipaggiato, addestrato ed
organizzato sarà potenzialmente vittorioso sull'esercito peggio equipaggiato,
addestrato ed organizzato"). Potremmo supporre, quindi, che al contrario,
c'è la lotta del militarmente (o "fisicamente") debole per fare che
le guerre si svolgano su terreni dove il predominio militare non sia un fattore
decisivo.
Le guerre "più moderne"
o "postmoderne" non sono, quindi, quelle che mettono sul terrene le
armi più sofisticate (e qui includo non solo le armi come tecnica militare, ma
anche quelle considerate tali negli organigrammi militari: la fanteria, la
cavalleria, i blindati, etc.), bensì quelle che sono portate su terreni dove la
qualità e la quantità del potere militare non è il fattore determinante.
Con secoli di ritardo, la teoria
militare di quelli che stanno in alto scopriva che sarebbero possibili
conflitti nei quali un concorrente terribilmente superiore in termini militari
sia incapace di imporre la sua volontà su un rivale debole.
Sì, sono possibili.
Gli esempi nella storia moderna
abbondano, e quelli che adesso mi vengono in mente sono di sconfitte della più
grande potenza bellica al mondo, gli Stati Uniti d'America, in Vietnam e a
Playa Girón. Anche se potremmo aggiungere alcuni esempi dai calendari passati e
della nostra geografia: le sconfitte dell'esercito realista spagnolo dalle
forze insorte nel Messico di 200 anni fa.
Tuttavia, la guerra è lì con la
sua questione centrale: la distruzione fisica e/o morale del rivale per imporre
la propria volontà, continua ad essere il fondamento della guerra di quelli che
stanno in alto.
Allora, se la forza militare (o
fisica, ripeto) non solo non è rilevante ma può essere prescindibile come
variabile determinante nella decisione finale, abbiamo che nel conflitto
bellico entrano altre variabili o alcune di quelle presenti come secondarie
passano in primo piano.
Questo non è nuovo. Il concetto
di "guerra totale" (sebbene non come tale) ha precedenti ed esempi.
La guerra a tutti i costi (militari, economici, politici, religiosi,
ideologici, diplomatici, sociali ed anche ecologici) è sinonimo di "guerra
moderna".
Ma manca la cosa fondamentale: la
conquista di un territorio. Ovvero, questa volontà si impone certo in un
calendario preciso, ma soprattutto in una geografia delimitata. Se non c'è un
territorio conquistato, cioè, sotto il controllo diretto o indiretto della
forza conquistatrice, non è vittoria.
Benché si possa parlare di guerre
economiche (come il blocco che il governo nordamericano mantiene contro la
Repubblica di Cuba) o di aspetti economici, religiosi, ideologici, razziali,
etc., di una guerra, l'obiettivo continua ad essere lo stesso. E nell'epoca
attuale, la volontà che tenta di imporre il capitalismo è distruggere/spopolare
e ricostruire/riordinare il territorio conquistato.
Sì, ora le guerre non si
accontentano di conquistare un territorio e ricevere il tributo dalla forza
vinta. Nella tappa attuale del capitalismo è necessario distruggere il
territorio conquistato e spopolarlo, cioè, distruggere il suo tessuto sociale.
Parlo dell'annichilimento di tutto quello che dà coesione ad una società.
Ma la guerra di quelli che stanno
in alto non si ferma qui. Contemporaneamente alla distruzione ed allo
spopolamento, si opera la ricostruzione di questo territorio ed il riordino del
suo tessuto sociale, ma ora con un'altra logica, un altro metodo, altri attori,
un altro obiettivo. Insomma: le guerre impongono una nuova geografia.
Se in una guerra internazionale
questo complesso processo avviene nella nazione conquistata e si opera dalla
nazione assalitrice, in una guerra locale o nazionale o civile il territorio da
distruggere/spopolare e ricostruire/riordinare è comune alle forze in
lotta.
Cioè, la forza attaccante
vittoriosa distrugge e spopola il proprio territorio.
E lo ricostruisce e riordina
secondo il suo piano di conquista o riconquista.
Anche se non ha un piano…
"qualcuno" opera quella ricostruzione - riordino.
Come popoli originari messicani e come EZLN possiamo dire qualcosa sulla
guerra. Soprattutto se si svolge nella nostra geografia ed in questo
calendario: Messico, inizi del secolo XXI…
..... SEGUE
-------------- next part --------------
An HTML attachment was scrubbed...
URL: <http://lists.ecn.org/pipermail/ezln-it/attachments/20110311/3e35cc1a/attachment-0001.htm>
More information about the Ezln-it
mailing list