[Ezln-it] Reclamo per la liberazione dei 4 di Bachajon
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Mon Jul 25 09:32:27 CEST 2011
La Jornada – Domenica 24
luglio 2011
Gli
indigeni chiapanechi reclamano la liberazione dei tzeltales di Bachajón
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de
Las Casas, Chis., 23 luglio. Comunità indigene del
selva nord del Chiapas reclamano la liberazione immediata ed incondizionata dei
quattro tzeltales di San Sebastián Bachajón rinchiusi nella prigione di Playas
de Catazajá per motivi politici, che la loro difesa ha definito "ostaggi
dello Stato" per aver rivendicato i propri diritti territoriali ed essersi
opposti ai progetti turistici as Agua Azul.
"Sono in
carcere per aver fatto sentire la propria voce per reclamare quello che spetta
loro, perché costruire l'autonomia in Messico è un reato. In Chiapas il
malgoverno ha implementato una nuova strategia di contrainsurgencia mascherato da progetti che generano divisioni,
violenza, minacce e persecuzioni contro gli attivisti sociali che difendono la
madre terra", affermano i tzeltales di Chilón e choles di Tila. Denunciano
anche le condizioni carcerarie del professore tzotzil Alberto Patishtán Gómez,
che sta perdendo definitivamente la vista.
Il governo,
accusano, "è sempre di più interessato ai suoi progetti transnazionali e reprime
la società con la presenza di polizia e militari, come se fosse una zona di
guerra". Sostengono che "(...) il botteghino di ingresso di Agua Azul
è strapieno di militari; sarà perché al comandante delle forze armate avanzano
soldati, o perché gli interessi vanno oltre le sue ambizioni, per militarizzare
le zone dove la popolazione si oppone alla prostituzione delle sue terre".
Denunciano che
"per il malgoverno è un reato difendere quello che è dei nostri antenati;
stiamo subendo molte ingiustizie, intimidazioni ed espropri violenti; ci sono
molte ragioni per lottare".
Raccontano:
"Ai compagni di Tila sta togliendo le terre, subiscono persecuzioni da
parte del municipio e dei paramilitari di Paz
y Justicia manipolati dagli alti comandi della sfera politica"; per la
loro opposizione "hanno ricevuto persecuzioni ed arresti il Consiglio
Regionale Autonomo della Zona Costa e i difensori dei diritti umani, ed ai
compagni di Mitzitón che si oppongono alla costruzione di un'autostrada, hanno
paramilitarizzato la comunità per generare disordini".
Dichiarano che
"per il malgoverno questa è la sua guerra occulta, non contro la
delinquenza ma contro coloro che reclamano giustizia con dignità", e che
"oggi più che mai è necessario prendere misure per fermare questa guerra e
ricomporre il tessuto sociale e comunitario". In "molte comunità
autonome del Chiapas che si rifiutano di prostituire le proprie terre impera la
violenza e l'insicurezza per la presenza della polizia ".
La situazione non
migliora nelle comunità che "giorno dopo giorno sono popolate da veicoli
del governo; quando si raggiunge un centro di salute l'unica cosa che si trova
è il mal di testa per ottenere le ricette, non ci sono medicine ma, questo sì,
dopo l'esproprio violento del botteghino a Bachajón, al governo è venuta l'idea
da costruire un'altra clinica, solo per depistare dalla sua vera intenzione:
l'avanzata dei i suoi progetti transnazionali".
A sua volta,
Patishtán Gómez, il prigioniero politico più vecchio dello stato, da più di
dieci anni dietro le sbarre, e la cui innocenza è stata ben documentata, ha
visto aggravarsi seriamente il suo stato di salute senza ricevere adeguata
assistenza medica e si trova sul punto di restare cieco per un glaucoma e
complicazioni diabetiche.
Patishtán Gómez,
portavoce della Voz del Amate ed aderente all'Altra Campagna, rinchiuso nella
prigione di San Cristóbal, ha dichiarato in un manoscritto: "I governanti
parlano molto di rispetto dei diritti umani, mentre vediamo il grande numero di
persone assassinate, scomparso ed imprigionate, senza protezione alcuna da
parte delle autorità. A causa di queste violazioni proseguono le nostre
reclusioni ingiuste e fabbricazione di reati".
Il suo problema
si colloca in questa "cornice di ingiustizia", a causa della quale è
stato accusato dell'omicidio di alcuni poliziotti durante un'imboscata a El
Bosque nel 1998, accusa che non è mai stata dimostrata. Patishtán, rispettato
docente che in prigione è diventato attivo difensore dei diritti umani, scrive:
"Sono affetto da glaucoma in fase terminale con conseguente cecità, per
cui chiedo al presidente Felipe Calderón Hinojosa la mia liberazione
incondizionata; Juan Sabines Guerrero, governatore del Chiapas, ha già
riconosciuto pubblicamente la mia innocenza", come fece lo scomparso
vescovo Samuel Ruiz.
I reati a suo
carico sono di competenza federale, per cui è stato escluso dalla liberazione
di oltre 40 prigionieri politici, molti dei quali dell'Altra Campagna, avvenuta
dopo numerosi scioperi della fame durante la presente legislatura. http://www.jornada.unam.mx/2011/07/24/politica/021n1pol
(Traduzione
"Maribel" - Bergamo)
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