[Ezln-it] Chiapas: anche le comunita' filogovernative protestano

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Sun Jul 24 18:14:18 CEST 2011



La Jornada – Venerdì 22 luglio 2011

Le
comunità del Chiapas lamentano gli impegni disattesi del governo

Hermann Bellingahusen. San Cristóbal de las Casas,
Chis. 21 luglio. Nei giorni scorsi sono avvenuti, opuure si sono
aggravati, una serie di episodi di repressione contro mobilitazioni e proteste
indigene e contadine in diverse regioni della geografia chiapaneca che,
nonostante le loro grandi differenze, hanno due cose in comune: sono gruppi che
hanno negoziato col governo e partecipato ai suoi programmi sociali, e che ora
reclamano (e vengono puniti per questo) gli inadempimenti degli impegni del
governo. In altre parole, sono famiglie, comunità od organizzazioni che non
sono in resistenza,ma piuttosto sono in stato di assistenza.

Si tratta di
ricollocamenti concordati, alcuni consumati, che oggi naufragano. La Lega
Messicana per la Difesa dei Diritti Umani (Limeddh), l'Osservatorio delle
Prigioni (OPN) e Maderas del Pueblo del Sureste, presentando diversi casi che
comprendono ormai un buon numero di arrestati, torturati e sfollati sia nel
municipio di Ostuacán che a Frontera Comalapa, Salto de Agua, Jaltenango e
Tecpatán, rilevano:

"Sono trascorsi più
di tre anni dal disastro che ha cancellato la comunità Juan de Grijalva, e fino
ad oggi, oltre ad offrire l'opportunità perfetta al governo di mettere in moto
l'ambizioso progetto delle città rurali, più che risolvere i problemi della
zona, si è creato lo scontro all'interno delle comunità colpite, la dispersione
dei loro abitanti e la repressione dei movimenti sociali sorti in questo
ambito, oltre a molte persone arrestate".

Nel caso della città
rurale Nuevo Juan de Grijalva, molti hanno dovuto abbandonare le proprie case
perché sono inabitabili, ma non possono più tornare al loro domicilio originale
nell'area conosciuta come El Tapón dopo le inondazioni del fiume Grijalva del
novembre 2007, quando furono colpite decine di comunità; il governo non ha
rispettato gli impegni presi con gli abitanti di La Herradura (Rómulo Calzada),
ma ha già dato in concessione le loro terre ad imprese di Giappone e Stati
Uniti per allevare pesce. "Chi ci restituirà quello che abbiamo perso? Il
governo si era impegnato ma non ha rispettato la parola", si lamenta il
contadino Victorino González.

In questo tipo di
casi si trovano alcune famiglie choles che sono stae sfollate sei volte, due
dai Montes Azules, ed ora sono state sgomberare "da paramilitari",
dicono, di Las Conchitas (Salto de Agua), dove anni fa le aveva ricollocate il
governo con una serie di promesse non mantenute, ed ora non hanno più nemmeno
la propria case. Sono state espulse e le autorità non sono intervenute per
proteggerle. Oggi sono accampate davanti alla cattedrale di San Cristóbal, sostenute
dal Fronte Nazionale di Lotta per il Socialismo (FNLS), per chiedere giustizia.

Balza
all'attenzione che, oltre alle proteste delle vittime, sono state represse
anche mobilitazioni di appoggio da parte di organizzazioni come MOCRI-CNPA-MLN.
Qualche settimana fa, a Tecpatán e Frontera Comalapa, questo appoggio è costato
la prigione ad oltre 20 di loro. La metà, di Tecpatán, sono ancora in carcere
ed in cattive condizioni. Alcuni sono stati torturati dai poliziotti, come
Santos Saas Vázquez, di 60 anni, al quale hanno ustionato col fuoco entrambe le
braccia e non ha ricevuto assistenza.

An Jaltenango,
decine di famiglie da ricollocare spettano un alloggio e vivono da due anni in
un accampamento di rifugiati in condizioni di insalubrità ed abbandono. La Villa
Rural (variante delle città reclamizzate) Emiliano Zapata, concordata tra la
OPEZ-MLN a Tecpatán ed il governo statale, e che è quasi conclusa, è
abbandonata da quasi due anni perché mancano le condizioni di sicurezza, mentre
i suoi potenziali abitanti vivono in condizioni insalubri. Nel frattempo la
loro organizzazione si è rotta, ci sono dirigenti in prigione ed è in soseso il
futuro dei quartieri Rubén Jaramillo, Genaro Vázquez, Nuevo Limoncito, Ricardo
Flores Magón e Los Guayabos. Nelle loro proteste hanno occupato le sedi
dell'ONU, a motivo "degli Obiettivi del Millennio".

Tuttavia, tutti
loro continuano ad aspettare che il governo "paghi il giusto",
mantenga le promesse e smetta di perseguirli penalmente. http://www.jornada.unam.mx/texto/020n1pol.htm

(Traduzione "Maribel" - Bergamo)

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