[Ezln-it] Sup Marcos: Una morte... o una vita (1/2)
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Mon Dec 12 15:19:06 CET 2011
Subcomandante
Insurgente Marcos. UNA MORTE… O UNA VITA (Quarta lettera a Don Luis Villoro
nello scambio su Etica e Politica)
UNA MORTE...
O UNA VITA
Ottobre-Novembre
2011
Chi nomina chiama. E
qualcuno accorre, senza appuntamento, senza
spiegazioni, nel
luogo in cui il suo nome, detto o pensato, lo sta
chiamando.
Quando ciò accade,
si ha il diritto di credere che nessuno se ne va del
tutto finché non
muore la parola che chiamando, lo riporta.
Eduardo Galeano.
“Finestra sulla Memoria”, da Las Palabras Andantes. Ed. Siglo XXI.
Per:
Luis Villoro Toranzo.
Da: Subcomandante Insurgente Marcos.
Don
Luis:
Salute
e saluti.
Prima
di tutto, auguri per il suo compleanno il 3 novembre. Speriamo che con queste
lettere riceva anche l'abbraccio affettuoso che, anche se a distanza, le
mandiamo.
Proseguiamo
quindi in questo scambio di idee e riflessioni. Forse ora più solitari per la
confusione mediatica che si solleva intorno alla definizione dei nomi dei tre
bricconi che si disputeranno la guida sugli insanguinati suoli del Messico.
Con
la stessa frenesia con cui spediscono le loro fatture per "spese di
promozione immagine", i mezzi di comunicazione si allineano alle diverse
parti. Tutti concordano che le scempiaggini che esibiscono con impudicizia i
rispettivi aspiranti, si possono coprire solo facendo più rumore sopra quelle
dell'avversario.
Il
periodo dell'ansia degli acquisti natalizi coincide con la vendita delle
proposte elettorali. Chiaro, come la maggioranza degli articoli che si vendono
in questo periodo dell'anno, senza garanzia alcuna e senza la possibilità di
restituzione.
Dopo
le esequie del suo ex-segretario di governo, Felipe Calderón Hinojosa è corso
gioioso "all'estremo saluto" per dimostrare che ciò che importa è
consumare, non importa che i sottosegretari di Stato siano morituri e con
indeterminata data di scadenza.
Ma,
anche in mezzo al rumore ci sono suoni per chi sa cercare ed ha la
determinazione e la pazienza sufficienti per farlo.
Ed
in queste righe che le mando ora, Don Luis, palpitano morti che sono vite.
I.-
Il potere del Potere.
“La
libertà di scelta ti permette di scegliere la salsa con
la quale sarai mangiato.”
Eduardo Galeano.
“Finestra sulle Dittature Invisibili” Ibid.
"Che
ci governino, giudichino e se ne occupino le puttane,
visto
che i loro figli hanno fallito"
dalblog laputarealidad.org
Devo
averlo letto o sentito da qualche parte. Era qualcosa come "il Potere non
è avere tanti soldi, ma mentire e fare che ti credano molti, tutti, o almeno
tutti quelli che contano."
Mentire
in grande e farlo impunemente, questo è il Potere.
Bugie
giganti che includono accoliti e fedeli che diano loro validità, certezza,
status.
Bugie
che diventano campagne elettorali, programmi di governo, progetti alternativi
di nazione, piattaforme di partito, articoli su giornali e riviste, commenti in
radio e televisione, slogan, credo.
E
la bugia deve essere così grande da non essere statica. Deve cambiare, non per
diventare più efficace, ma per provare la lealtà dei suoi seguaci. I maledetti
di ieri saranno i benedetti appena girate alcune pagine del calendario.
È
il Potere - o la sua vicinanza - il grande corruttore?
A
lui arrivano uomini e donne con grandi ideali, ed è l'agire perverso e
corruttore del Potere quello che li obbliga a tradirli fino ad arrivare a fare
il contrario e contraddittorio?
Dal
pieno impiego alla guerra sanguinosa (e persa)…
Da
"la mafia nel potere" alla "repubblica amorevole"…
Da
"seimila pesos al mese bastano per tutto" a "alla fine nemmeno
un sondaggio mi è favorevole"…
Da
"Dio mio, rendimi vedova" a "Lupita D´Alessio, fammi leonessa di
fronte all'agnello"…
Dal
gruppo San Ángel allo Yunque totalmente scoperto…
Da…
da… da… scusate, ma non trovo niente di significativo che abbia detto Enrique
Peña Nieto…
Anzi,
trovo che non abbia detto proprio niente, come se si trattasse di una pessima
comparsa, di quelle che si vedono nei teleromanzi che balbettano qualche cosa
che nessuno capisce. Visto che è così evidente, non gli farebbe male iscriversi
al CEA di Televisa (secondo il programma di studi, al primo anno insegnano
"espressione verbale").
So
bene che sui mezzi di comunicazione si "è letta" la fotografia della
lista di Peña Nieto come unico candidato del PRI (dove appaiono i personaggi
principali di questo partito), come dimostrazione del sostegno del partito a
questo signore.
Mmh…
a prima vista mi era sembrata la foto di una notizia giornalistica su un nuovo
colpo al crimine organizzato. Che era stata smantellata una banda di ladri e
che il giubbotto antiproiettile, col quale normalmente presentano gli
"indiziati", era stato sostituito dalla camicia rossa.
Poi
ho guardato la foto con più attenzione. Beh, quelli non stanno dando
dimostrazione di sostegno. È una banda di avvoltoi che si è resa conto che Peña
Nieto non è altro che un burattino orfano e che bisogna metterci mano perché,
se arriverà alla presidenza, di lui non importerà, ma piuttosto il ventriloquo
che lo muove.
La
sua designazione come candidato alla presidenza sarà un'ulteriore dimostrazione
della decomposizione del Partito Rivoluzionario Istituzionale, e la disputa per
vedere chi lo guiderà sarà a morte (e tra i priisti questa non è un’immagine
retorica).
Sarà
così patetica la situazione che perfino Héctor Aguilar Camín si offrirà per
l'adozione… e l'urgente alfabetizzazione della creatura.
Alla
fine, continuiamo a chiedere:
È
il Potere che corrompe o si deve essere corrotto per accedere al Potere, per
restarvi… o per aspirarvi?
Durante
uno dei lunghi viaggi dell'Altra Campagna, passando per la capitale del
Chiapas, Tuxtla Gutiérrez, dissi che la poltrona governativa chiapaneca doveva
avere qualcosa che trasformava persone mediamente intelligenti in stupidi finqueros con pose da piccoli tiranni. Julio guidava, Roger era il copilota. Uno dei
due disse "oppure erano già così, ed è per questo che sono diventati
governatori".
Poi
aggiunse, parola più, parola meno, il seguente aneddoto: "Passando davanti
all'edificio in cui era riunito il congresso, una signora sentì gridare:
"Ignorante! Idiota! Puttana! Ladro! Criminale! Assassino!" ed altri
epiteti più rudi. La signora, inorridita, si rivolge ad un uomo che fuori
dall'edificio legge un libro. "È uno scandalo", gli dice, "noi
li manteniamo con le nostre tasse e questi deputati non fanno altro che
litigare e insultarsi". L'uomo guarda la signora, poi l'edificio
legislativo e, tornando al suo libro, dice alla signora: "non stanno
litigando né insultandosi, stanno facendo l'appello".
-*-
II.-
Il Potere e la Riflessione sulla Resistenza.
La
sinistra è la Voce dei Morti
Tomás Segovia. 1994.
Mmh…
il Potere… la prova inconfutabile, il sogno degli intellettuali dell'alto, la
ragion d'essere dei partiti politici…
Ora,
morto il maestro Tomás Segovia, lo nominiamo, lo evochiamo e lo riportiamo a
sedersi tra noi per rileggere, insieme, alcuni dei suoi testi.
Non
le sue poesie, ma le sue riflessioni critiche sul e rispetto al Potere.
Pochi,
molto pochi, sono stati e sono gli intellettuali che si sono impegnati a
capire, non a giudicare, questo nostro accidentato percorso che chiamiamo
"zapatismo" (o "neozapatismo" per alcuni). Nell'elenco
striminzito ci sono, tra gli altri, Don Pablo González Casanova, Adolfo Gilly,
Tomás Segovia e lei Don Luis.
Abbracciamo
tutti loro, e lei, come solo abbracciano i morti, cioè, per la vita.
E
chi ora ricorda Tomás Segovia solo come poeta, lo fa per scindere quell'uomo
dal suo essere libertario. Siccome Don Tomás non può fare niente ora per
difendersi e difendere la sua parola completa, si sprecano gli omaggi
"taglia e incolla", che pubblicano e riprendono i pezzi gentili,
lascia nell'oblio quelli scomodi… fino a che altr@ incomod@ li ricordano e li
citano.
E
per non interpretare le sue parole (che può essere intesa come una forma
gentile di usurpazione) trascrivo parti di alcuni scritti.
Nel
1994, in piena euforia accusatoria della destra, quella sì istruita perché la
guidava Octavio Paz (uno dei suoi cortigiani era l'impresario Enrique Krauze -
oh, non si offuschi Don Krauze, agli intellettuali non si può rimproverare di
essere di destra o di sinistra, ma, come nel suo caso, che per emergere, invece
di usare l'intelletto, ricorrano all'adulazione di ganster come quelli
che ora sono al governo -), Tomás Segovia scrisse (le sottolineature sono mie):
Che
prevalga una o un'altra forma di fascismo, la verità e la giustizia prendono la
forma della Resistenza.
Ma
si può dire che la sinistra è per costituzione resistenza. Senza dubbio la
sinistra nel nostro secolo è piombata in un irrimediabile errore storico, e
questo errore è stato credere che la sinistra potesse prendere il potere. La
sinistra al potere è una contraddizione, la storia di questo secolo ce l'ha
abbondantemente dimostrato (…).
Oggi
è chiaro, mi sembra, che la sinistra non è diversa dalla destra, collocate
entrambe in una relazione opposta ma simmetrica rispetto al potere: la sinistra
è innanzitutto l'altro del potere, l'altro ambito e l'altro senso della vita
sociale, quello che resta sepolto e dimenticato nel potere costituito, la
riscossa del represso, la voce della vita in comune soffocata dalla vita
comunitaria, la voce dei diseredati prima di quella dei poveri (e quella dei
poveri solo perché sono in maggioranza, ma non esclusivamente, i diseredati) - la
sinistra è la Voce dei Morti.
Una
delle idee che più ci hanno fatto danno è stata l'idea di
"reazionario", che ci ha fatto pensare che la destra che si oppone al
progresso, è resistenza e parla in nome del passato, delle radici, di tutto
quanto è "superato". Così la sinistra si convinceva che la resistenza
è il potere nella misura in cui continuava ad essere di destra e si opponeva al
progressismo della sinistra nel tentativo disperato di conservare i suoi
privilegi e il suo dominio, senza vedere che il potere, sia di destra che di
sinistra, è solo resistenza nel significato diverso e molto più semplice: nel
rifiutarsi di essere sostituito da un altro potere, sia di sinistra che di
destra; ma che di fronte alla storia il potere è sempre progressista.
In
Messico, normalmente, questo si vede con particolare nitidezza data la crudezza
dei rapporti di potere in questo paese: oggi sappiamo con chiarezza che nessun
governo è stato più deciso ed attivamente progressista di quello di Porfirio
Díaz, e che ai nostri giorni è il PRI quello che monopolizza e sfrutta la
retorica del progresso, del cambiamento, della modernizzazione, del superamento
dei nostalgici "emissari del passato", e perfino di democrazia.
(E
questo mi fa pensare che anche la democrazia al potere o del potere è una
contraddizione: la democrazia non è "demoarchia" - il popolo al
potere è un'utopia o una metafora, molto pericolosa da prendere alla lettera, perché
"il popolo", supponendo che esista o anche se non esiste se non come
entelechia, è per definizione ciò che non è al potere, l'altro del potere.)
Ma
i miei affascinanti colleghi, quando si consegnano al Governo ben consci che le
sue promesse sono false, sono sedotti? Impossibile: la seduzione è desiderio allo
stato puro, implica la visione folgorante che il tuo piacere è il mio piacere. Non
è possibile una visione in cui il piacere del Potere sia il piacere del
"popolo".
E
nel 1996 segnalò:Parallelamente, in un paese che non pratichi più la proibizione violenta
delle espressioni dirette della vita sociale primaria, l'ideologia del
potere ci ricatterà chiamandoci puttane - cioè disgregatori, negativi,
risentiti, violenti -, o tenterà di persuaderci, come i politologi ed altri
intellettuali cercano di persuadere gli zapatisti, come tentano di persuadermi
i miei colleghi (incominciando da Octavio Paz), che la "vera" via di
esprimerci e di influire sulla vita sociale è entrare nelle istituzioni - o in
quell'istituito in generale.
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