[Ezln-it] Messico in fiamme

Annamaria annamariamar at gmail.com
Sat Apr 23 16:25:52 CEST 2011


 http://matteodean.info/2011/04/22/messico-in-fiamme/

Il presente articolo é stato pubblicato sul giornale italiano Il
Manifesto<http://www.ilmanifesto.it/>il giorno 22 aprile 2011.
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<http://matteodean.files.wordpress.com/2011/04/incendio_coahuila_preocupacion.jpg>

Incendio in Coahuila

*I*l Messico brucia in queste settimane. Non si tratta solo dell’incendio
sociale provocato dall’insana e perversa «guerra al narco» che confronta
governo e cartelli in un conflitto ogni giorno più cruento che sta
metaforicamente bruciando gli ultimi legami sociali ancora esistenti nel
paese. Si tratta invece di vero e proprio fuoco. Ormai da oltre un mese –
dal 17 marzo scorso – lo stato settentrionale di Coahuila, confinante con
gli Stati Uniti è in fiamme. Un enorme incendio, cominciato ufficialmente a
causa di due fulmini improvvisi, che si starebbe alimentando grazie alle
condizioni favorevoli causate da oltre sette mesi di aridità diffusa.

Al momento di scrivere queste linee, sarebbero ormai oltre duecentomila gli
ettari andati in fumo solo in questa zona. Almeno mille – cifra «storica»,
dice il governo – tra uomini della protezione civile, dell’Esercito e
volontari di diversa provenienza stanno provando a soffocare le fiamme. A
soccorrerli, non solo elicotteri ed aerei del governo messicano, ma anche
mezzi aerei – tra cui un Boeing 747 – provenienti dagli Stati Uniti. Eppure,
le fiamme non si spengono. Il forte vento ma anche le elevate temperature –
fino a 40 gradi centigradi – di queste settimane non aiutano. Recentemente,
l’imprenditore statunitense Jerry Faubert, proprietario dell’impresa AirLInk
specializzata nel soffocare incendi, ha dichiarato: «È il fuoco perfetto,
c’è di tutto, combustibile, vento e caldo ed è impossibile spegnerlo». Ed ha
aggiunto: «Possono – i messicani – sperare di controllarlo per minimizzare i
danni che causa all’ambiente ed alle infrastrutture, però non lo
spegneranno, solo Dio lo può spegnere, nessun altro». Esagerato? Forse, il
tempo lo dirà. Quel che è certo è che degli incendi registrati quest’anno
che, secondo dati ufficiali, avrebbero già bruciato il 58 per cento del
totale di ettari bruciati nel 2010, solo l’un per cento si dovrebbe a «cause
naturali». Il resto, a cause «umane»: attività agricole, attività agricole
«illecite» (narcotraffico?), focolari di villeggianti, soprattutto.

Intanto, a dare il segno dei tempi vi è anche un’altra emergenza: le
radiazioni ultraviolette, che non infiammano nulla, ma bruciano la pelle dei
cittadini di Città del Messico. L’allarme è di poche settimane fa: il caldo
straordinario di questi giorni sarebbe accompagnato dall’elevata intensità
radiale dei raggi UV. Per diversi giorni, la capitale messicana ha raggiunto
il livello 12 (di 15 massimi) di esposizione ai raggi UV che corrisponde
ufficialmente al livello narrativo «estremamente alto». E quindi, nonostante
i quasi trenta gradi all’ombra che registra la capitale messicana, è bene
coprirsi con vestiti dalle maniche lunghe. O, meglio ancora, non esporsi in
modo prolungato alla luce solare. Pena, non solo una repentina abbronzatura
(o scottatura), ma il rischio serio di futuri tumori.

Pochi ci hanno fatto caso, ma mentre l’emergenza solare occupava le pagine
dei giornali locali, a Vienna, la Organizzazione Metereologica Mondiale
(Omm) dell’Onu ha emesso un comunicato lo scorso 5 aprile in cui avverte che
«la diminuzione dello scudo d’ozono ha raggiunto livelli senza precedenti
nell’Artico questa primavera a causa dei gas presenti nell’atmosfera e delle
temperature estremamente basse dell’inverso appena trascorso». La Omm
afferma che quest’inverno vi è stata una perdita di ozono vicina al 40 per
cento, cifra che costituisce un record assoluto. Caldo e radiazioni dunque e
il Messico brucia. Tutta una coincidenza?

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*Matteo Dean*

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