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<a href="http://matteodean.info/2011/04/22/messico-in-fiamme/" target="_blank">http://matteodean.info/2011/04/22/messico-in-fiamme/</a><br>
<div><p style="text-align: justify;">Il presente articolo é stato pubblicato sul giornale italiano <a href="http://www.ilmanifesto.it/" target="_blank">Il Manifesto</a> il giorno 22 aprile 2011.<br>
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<div id="attachment_344" class="wp-caption alignleft" style="width: 250px;"><a href="http://matteodean.files.wordpress.com/2011/04/incendio_coahuila_preocupacion.jpg"><img class="size-medium wp-image-344" title="Incendio in Coahuila" src="http://matteodean.files.wordpress.com/2011/04/incendio_coahuila_preocupacion.jpg?w=240&h=148" alt="" height="148" width="240"></a><p class="wp-caption-text">
Incendio in Coahuila</p></div>
<p style="text-align: justify;"><strong>I</strong>l Messico brucia in
queste settimane. Non si tratta solo dell’incendio sociale provocato
dall’insana e perversa «guerra al narco» che confronta governo e
cartelli in un conflitto ogni giorno più cruento che sta metaforicamente
bruciando gli ultimi legami sociali ancora esistenti nel paese. Si
tratta invece di vero e proprio fuoco. Ormai da oltre un mese – dal 17
marzo scorso – lo stato settentrionale di Coahuila, confinante con gli
Stati Uniti è in fiamme. Un enorme incendio, cominciato ufficialmente a
causa di due fulmini improvvisi, che si starebbe alimentando grazie alle
condizioni favorevoli causate da oltre sette mesi di aridità diffusa.</p>
<p style="text-align: justify;">Al momento di scrivere queste linee,
sarebbero ormai oltre duecentomila gli ettari andati in fumo solo in
questa zona. Almeno mille – cifra «storica», dice il governo – tra
uomini della protezione civile, dell’Esercito e volontari di diversa
provenienza stanno provando a soffocare le fiamme. A soccorrerli, non
solo elicotteri ed aerei del governo messicano, ma anche mezzi aerei –
tra cui un Boeing 747 – provenienti dagli Stati Uniti. Eppure, le fiamme
non si spengono. Il forte vento ma anche le elevate temperature – fino a
40 gradi centigradi – di queste settimane non aiutano. Recentemente,
l’imprenditore statunitense Jerry Faubert, proprietario dell’impresa
AirLInk specializzata nel soffocare incendi, ha dichiarato: «È il fuoco
perfetto, c’è di tutto, combustibile, vento e caldo ed è impossibile
spegnerlo». Ed ha aggiunto: «Possono – i messicani – sperare di
controllarlo per minimizzare i danni che causa all’ambiente ed alle
infrastrutture, però non lo spegneranno, solo Dio lo può spegnere,
nessun altro». Esagerato? Forse, il tempo lo dirà. Quel che è certo è
che degli incendi registrati quest’anno che, secondo dati ufficiali,
avrebbero già bruciato il 58 per cento del totale di ettari bruciati nel
2010, solo l’un per cento si dovrebbe a «cause naturali». Il resto, a
cause «umane»: attività agricole, attività agricole «illecite»
(narcotraffico?), focolari di villeggianti, soprattutto.</p>
<p style="text-align: justify;">Intanto, a dare il segno dei tempi vi è
anche un’altra emergenza: le radiazioni ultraviolette, che non
infiammano nulla, ma bruciano la pelle dei cittadini di Città del
Messico. L’allarme è di poche settimane fa: il caldo straordinario di
questi giorni sarebbe accompagnato dall’elevata intensità radiale dei
raggi UV. Per diversi giorni, la capitale messicana ha raggiunto il
livello 12 (di 15 massimi) di esposizione ai raggi UV che corrisponde
ufficialmente al livello narrativo «estremamente alto». E quindi,
nonostante i quasi trenta gradi all’ombra che registra la capitale
messicana, è bene coprirsi con vestiti dalle maniche lunghe. O, meglio
ancora, non esporsi in modo prolungato alla luce solare. Pena, non solo
una repentina abbronzatura (o scottatura), ma il rischio serio di futuri
tumori.</p>
<p style="text-align: justify;">Pochi ci hanno fatto caso, ma mentre
l’emergenza solare occupava le pagine dei giornali locali, a Vienna, la
Organizzazione Metereologica Mondiale (Omm) dell’Onu ha emesso un
comunicato lo scorso 5 aprile in cui avverte che «la diminuzione dello
scudo d’ozono ha raggiunto livelli senza precedenti nell’Artico questa
primavera a causa dei gas presenti nell’atmosfera e delle temperature
estremamente basse dell’inverso appena trascorso». La Omm afferma che
quest’inverno vi è stata una perdita di ozono vicina al 40 per cento,
cifra che costituisce un record assoluto. Caldo e radiazioni dunque e il
Messico brucia. Tutta una coincidenza?</p>
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<p><b>Matteo Dean</b></p>
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