[Ezln-it] Paramilitari torturano due zapatisti a San Cristobal

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Mon Nov 8 10:07:38 CET 2010



La Jornada – Domenica 7
novembre 2010

Dopo l’aggressione li hanno
consegnati alla polizia, denunciano gli aderenti all’Altra Campagna

Paramilitari
sequestrano e torturano due zapatisti a San Cristóbal de las Casas

Hermann Bellinghausen

Circa 50 elementi
del gruppo evangelico Ejército de Dios
hanno sequestrato, torturato e "consegnato" alla polizia due
ejidatarios dell'Altra Campagna, aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva
Lacandona dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, nell'ejido
Mitzitón, municipio San Cristóbal de las Casas, Chiapas.

Hanno inoltre
aggredito i loro famigliari e minacciato di violentare le donne. Due giorni
dopo, i contadini tzotziles sono stati obbligati a pagare una cauzione senza
alcuna spiegazione. I torturatori non hanno ricevuto nessuna sanzione,
piuttosto sembravano "lavorare" insieme alla polizia dello stato del
Chiapas.

L'aggressione è
avvenuta la notte del 2 novembre scorso, quando persone identificate come
appartenenti all'Ejército de Dios
hanno aggredito Pedro Díaz Gómez mentre stava rincasando. I paramilitari
"l'hanno colpito" e Luis Rey Pérez Heredia "l'ha afferrato per
il collo e voleva ucciderlo". Díaz Gómez riusciva a scappare. I suoi
aggressori l'hanno raggiunto a casa sua ed hanno sfondato, l'hanno trascinato
fuori ed hanno continuato a picchiarlo, così come hanno fatto con sua moglie
María de Lourdes Jiménez ed un'altra donna. Hanno portato Díaz Gómez nella casa
del "dirigente paramilitare Gregorio Gómez Jiménez, dove lo hanno legato e
torturato".

Salvador
Hernández Jiménez, vedendo cosa stava succedendo al suo compagno, è accorso a
difenderlo. "Hanno picchiato che lui e lo hanno portato nella casa del
dirigente paramilitare. Lì hanno continuato a picchiare i compagni e rovesciato
addosso secchiate d'acqua. A Pedro hanno maciullato le dita con un
bastone".

Verso le 22 si è
presentata Mitzitón la Polizia Statale Preventiva. "Senza rispettare le
autorità della comunità, si sono recati direttamente nella casa di Gómez
Jiménez e di Francisco Gómez Díaz, dove erano sequestrati i due compagni e se
li sono portati via. Sappiamo che la polizia settoriale è complice dei
paramilitari e per questo hanno portato via solo i nostri compagni",
denunciano.

Chiesta la cauzione

L'autorità
ejidale si è rivolta alla procura indigena che li ha informati che i contadini
erano stati trasferiti a Tuxtla Gutiérrez, senza spiegarne la ragione. L'agente
della comunità ha potuto contattare telefonicamente i detenuti all'alba del
giorno 3: "Pedro mi ha detto di essere ferito, di avere una costola rotta
e le dita tagliate. Mi ha raccontato che gli hanno fatto mettere le mani su una
superficie e gli hanno garrotato le
mani, che aveva le ossa fratturate".

Alle 13:30 dello
stesso giorno una commissione di ejidatarios e l'agente municipale si sono
recati presso la Procura Generale dello Stato. Il giorno 4 i due
"detenuti" sono stati rilasciati dopo il pagamento di 12.357 pesos di
cauzione.  

Nella sua
testimonianza la moglie di Pedro riferisce: "Quelli dell'Ejército de Dios sono arrivati sparando
in aria Mi hanno spintonato per farsi largo ed hanno preso a calci mio figlio
Ramón. Hanno sbattuto mio marito su un furgone e sono andati via. Erano a viso
scoperto, per questo sappiamo chi sono. Io gridavo e domandava 'perché ci fate
questo se siamo vicini', e mi dicevano 'tu taci donna zapatista, voi siete
amici degli zapatisti'. Poi siamo andati tutti nella casa ejidale. Sono
arrivati i poliziotti che hanno detto che 
andavano a riprendere Pedro".

Secondo gli altri
famigliari della vittima, quelli dell’Ejército
de Dios hanno scavalcato lo steccato della casa, "sparato due
colpi" e minacciato di violentare le donne. Tra gli aggressori sono stati
riconosciuti: Celestino Pérez Hernández, David Hernández Hernández, Miguel
Jiménez Jiménez, Carmen Gómez Gómez, Julio Gómez Hernández, Ciro Hernández
Díaz, Agustín Pérez Díaz, Agustín Gómez Gómez, Julio Hernández Hernández, Juan
Pérez Gómez, Pedro Hernández Hernández, Andrés Jiménez Hernández (secondo),
Domingo Jiménez Gómez e Jesús Jiménez Heredia. Viaggiavano su tre auto e
dicevano: “Vogliamo il sangue”. http://www.jornada.unam.mx/2010/11/07/index.php?section=politica&article=011n1pol

(Traduzione
"Maribel" - Bergamo)




      
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