[Ezln-it] Vogliono liberare altri responsabili del massacro di Acteal

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Wed Aug 25 15:32:25 CEST 2010





La Jornada – Mercoledì 25
agosto 2010

Vogliono
liberare altri responsabili del massacro di Acteal

Hermann Bellinghausen

L’organizzazione
civile Las Abejas, del Chiapas, denuncia che prosegue la campagna per liberare
altri paramilitari responsabili del massacro di Acteal avvenuto nel dicembre
del 1997. “Con le nostre campagne contro l'impunità non pensiamo solo a noi
stessi”, sostengono. “Pensiamo a tutti i messicani, affinché non si ripeta da
nessuna parte un altro Acteal”. Invece, chi vuole liberare i paramilitari “favorisce
l'impunità, approfondisce le divisioni, diffonde l'inganno e la menzogna e in
questo modo prepara il terreno per altri Acteal ed affinché il popolo possa
essere più facilmente spogliato del suo territorio e delle sue risorse”.

Las Abejas, aggiungono,
“tessiamo la verità e la memoria, il malgoverno e le persone che difendono e
proteggono i paramilitari distorcono la nostra parola e preparano strategie
politiche per cancellare la memoria”. Ancora molti non hanno nella coscienza e
nel cuore che Acteal è il prodotto della guerra di contrainsurgencia perpetrata dallo Stato messicano". Intanto,
denunciano, sui giornali e in TV appaiono “testimonianze di amici dei
paramilitari che dicono che quelli liberati l'anno scorso dalla Corte Suprema
non rappresentano un pericolo per i sopravvissuti e che è ingiusto che non
possano ritornare nelle proprie case a Chenalhó; e così proseguono nella
campagna per la liberazione di coloro che massacrarono 45 persone il 22
dicembre 1997”.

Citano le parole “dei
rilasciati e di quelli ancora in carcere, i quali dicono di essere in prigione
solo perché sono evangelici, o poveri e indigeni”. Ed è vero, ammettono Las
Abejas. “Sono tzotziles, stanno male come noi a causa delle politiche del
malgoverno, ma non è vero che si trovano in prigione perché sono evangelici.
Prima del massacro, avevamo denunciato che nel gruppo paramilitare formato dal
PRI e dal Fronte Cardenista era ben chiara la loro consegna quando venivano a
minacciarci nelle nostre case. Queste bande, unite per distruggere la lotta
dell'EZLN e Las Abejas a Chenalhó, erano composte da gente comune (non
appartenente a nessuna religione), cattolici, presbiteriani, pentecostali”.

Ciò nonostante,
il governo “con la complicità di pastori evangelici”, cercando “di deviare le
indagini sugli autori intellettuali, tentò di liquidare la causa del massacro
come ‘conflitto religioso', e molti paramilitari che non appartenevano a quella
religione sono diventati evangelici in prigione”. Con questa “manipolazione”
della verità, molti evangelici e laici “sono caduti nella trappola”, senza
accorgersi che “è una vecchia tattica dei potenti e degli oppressori presentare
le vittime come i carnefici, ed i carnefici come le vittime”. Così, “ora
risulta che i paramilitari che hanno rubato ed ammazzato sono le vittime che
soffrono per la loro religione evangelica, mentre le vittime e i sopravvissuti
del massacro sono i cattivi che vogliono mettere in prigione degli 'innocenti'”.

Con altre “bugie
e manipolazioni”, i paramilitari si “firmano come 'La Voz de los Mártires', nei
loro video usano le immagini dei sopravvissuti di Acteal e sostengono di non
aver avuto niente a che vedere col massacro”. Tuttavia, secondo Las Abejas “esistono
testimonianze di familiari e mogli dei paramilitari che non negano quello che
successe prima e durante il massacro, che dissero loro di non mettersi nei guai
quando incominciarono a rubare i beni e bruciare le case dei nostri fratelli
zapatisti”.

(Traduzione “Maribel” - Bergamo)




      
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