[Ezln-it] La salute degli indigeni reclusi in pericolo

Annamaria annamariamar at gmail.com
Mon Jun 1 15:52:05 CEST 2009


*La Jornada – Sabato 30 maggio 2009*

* *

*La salute degli indigeni peggiora, avverte il Centro Fray Bartolomé de las
Casas*

*Gli zapatisti sotto il giogo dei "precisos", una mafia di reclusi nella
prigione El Amate*



L’organizzazione dei diritti umani denuncia ritardi e negligenza nel
procedimento giudiziario
Hermann Bellinghausen



Sette indigeni dell’Altra Campagna dell’Esercito Zapatista di Liberazione
Nazionale (EZLN), in carcere dall’aprile scorso, continuano ad essere
sottoposti ad eseguire lavori e subire esotorsioni da parte della mafia di
detenuti noti come "*precisos*", nel carcere El Amate, di Cintalapa de
Figueroa, Chiapas. Il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas
(CDHFBC) ha denunciato il deterioramento dello stato di salute dei
“prigionieri politici” a causa della mancanza di assistenza e cure mediche
“per le conseguenze delle torture cui sono stati vittime”.



Ha inoltre denunciato che la negligenza del giudice penale compromette il
processo dei sette contadini tzeltales di San Sebastián Bachajón.



“Di fronte all’ingiusto arresto formale dettato dal giudice per i reati di
rapina aggravata e criminalità organizzata” contro Jerónimo Gómez Saragos,
Antonio Gómez Saragos, Jerónimo Moreno Deara, Miguel Demeza Jiménez, Alfredo
Gómez Moreno, Sebastián Demeza Deara e Pedro Demeza Deara, gli avvocati del
CDHFBC, in qualità di difensori, erano ricorsi in appello l’8 maggio scorso



Il giorno 11, il giudice aveva accolto l'appello ed ordinato il suo inoltro
alla sezione penale del Tribunale Superiore di Giustizia a Tuxtla Gutiérrez.
Il Codice di Procedura Penale dello stato del Chiapas stabilisce che il
procedimento originale deve essere rimesso al tribunale entro i successivi
otto giorni lavorativi. Il tribunale tre settimane dopo non ha accusato
ricevuta.



"Queste dilazioni ingiustificate evidenziano l'inefficienza degli enti
giudiziari statali preposti,  e fanno presumere si sano costituiti come
organi esecutivi di ordini che subordinano le loro decisioni agli interessi
repressivi dell'Esecutivo in piena violazione dei diritti umani degli
indigeni aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona e detenuti
a El Amate, sostiene il CDHFBC.



Gli avvocati il giorno 26 hanno denunciato "che i '*precisos*', che
comandano dentro il centro penitenziario con la copertura delle autorità,
fanno lavorare forzatamente giorno e notte" questi indigeni. Li obbligano a
raccogliere spazzatura, portare acqua e sturare le latrine intasate dagli
escrementi; li minacciano di picchiarli ed estorcono loro del denaro.


Mancanza di assistenza medica



La difesa ha inoltre protestato per la mancanza di assistenza medica agli
indigeni dell'Altra Campagna, "poiché è evidente che la loro salute si
deteriora", e sottolineano che Jerónimo Gómez Saragos, Miguel Demeza Jiménez
e Jerónimo Moreno Deara hanno sollecitato una visita medica "perché
presentano molti malesseri, dolori addominali ed in diverse parti del corpo,
risultato dei pestaggi e delle torture di cui sono stati oggetto durante la
loro detenzione da parte di elementi della Polizia Statale Stradale e della
Polizia Statale Preventiva, così come da elementi della Polizia Ministeriale
ascritti alla Procura Specializzata contro la Criminalità Organizzata."



Per questo sabato 30, L’Altra Campagna nazionale, la Zezta Internacional e
diversi gruppi solidali annunciano azioni di protesta in Messico ed in
diversi paesi per chiedere la liberazione dei “prigionieri politici” di San
Sebastián Bachajón. Gli ejidatarios del luogo sfileranno in corteo nella
città di Ocosingo.



Intanto, il componente de a Voz del Amate aderente all'Altra Campagna
dell'EZLN, Alberto Patishtán, attualmente recluso nella prigione cinque di
San Cristóbal de las Casas, ha annunciato che questo venerdì inizierà,
insieme a Rosario Díaz Méndez, un "digiuno ed una giornata di preghiera" che
terminerà domenica 31, per chiedere la sua liberazione.



"Con gli arresti in massa che oggi subiscono i compagni di Bachajón, tra
altri, segnalati come vili delinquenti, possiamo dire che non lo sono. Solo
perché siamo poveri siamo stati sempre trattati nella maniera peggiore.
Possiamo dimostrare che il nostro arresto è ingiusto e che hanno costruito
le accuse", sostiene Patishtán, che l'anno scorso fece uno sciopero della
fame durato oltre un mese senza però ottenere il suo rilascio.



(Traduzione “*Maribel*” – Bergamo)
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