[Ezln-it] Marcos denuncia la guerra alla criminalita' di Calderon

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Sat Jan 3 13:58:14 CET 2009





La Jornada – Sabato 3 gennaio 2009

http://www.jornada.unam.mx/texto/009n1pol.htm

 

Calderón si
appoggia ad una banda di narcos per fare guerra all’altra banda, dice

Il subcomandante Marcos
denuncia che il crimine organizzato guida la forza dello Stato

"Gli zapatisti, contro la violenza che si scatena
quando sono gli altri quelli che ci mettono i morti"

HERMANN
BELLINHAUSEN

 

San Cristóbal de las Casas, Chis. 2 gennaio. Il subcomandante
Marcos questa notte ha denunciato che in Messico "il crimine
organizzato è quello che dirige la forza dello Stato", benché si dica
"che si usa la forza della violenza contro la criminalità".
Assicurando che il governo di Felipe Calderón Hinojosa "è un passo
avanti" a livello internazionale nell'uso della violenza, ha sostenuto che
"la sua guerra contro il narcotraffico" è un "sanguinoso
fallimento.  

  

"Nel nostro addolorato Messico chi è al primo posto
nell'uso ed abuso dell'abusato termine 'violenza' sono Felipe Calderón Hinojosa
ed i mezzi di comunicazione che lo accompagnano, che sono sempre più meno
veri", ha detto Marcos nella sua prima apparizione al Festival
Mondiale della Degna Rabbia, convocato dall'EZLN.

 

"Il signor Calderón, affezionato ai giochi di strategia
in tempo reale, ha deciso che invece di pane e circo, al popolo bisogna dare
violenza", ora che "il circo già lo fanno i politici professionisti
ed il pane è molto caro", ha proseguito nel suo discorso in cui ha
criticato anche la violenza istituzionale del governo perredista a Città del
Messico, e quella globale i cui attuali paladini sono Stati Uniti ed Israele
contro il popolo palestinese.  

  

"Calderón ha deciso di appoggiarsi ad una banda di
narcotrafficanti per fare la guerra all'altra banda e, violando la
Costituzione, ha messo l'Esercito a svolgere compiti di polizia, Pubblico
Ministero, tribunale ed esecutore. Che stia perdendo questa guerra lo sa
chiunque non sia del suo gabinetto." E "che la morte del suo partner
fu un omicidio lo sanno tutti, anche se non si scrive", ha aggiunto.

 

Il capo militare zapatista ha riflettuto ampiamente sulla
violenza, i suoi usi e significati secondo il potere ed i suoi affiliati, e
secondo quelli che stanno in basso. "Noi zapatisti non appoggiamo il
pacifismo che si solleva affinché sia l'altro a porgere l'altra guancia, né la
violenza che si scatena quando sono gli altri che ci mettono i
morti".  

  

Ha accusato il governo "di sinistra" della Città
del Messico di assassinare i giovani, "adolescenti la maggioranza",
nel silenzio "di un settore dell'intellighenzia progressista".

 

Ha ammesso che "sarebbe ingenuo pensare che tutto il
buono" che hanno fatto gli zapatisti ("compreso il privilegio di
ascoltarli ed imparare dalle loro lotte", ha detto ai presenti) sia stato
possibile senza considerare che l'EZLN si è fatto conoscere come esercito
armato. "Ci hanno conosciuto in guerra. In guerra siamo rimasti in questi
15 anni. In guerra andremo avanti fino a che questo angolo del mondo chiamato
Messico chiami suo il proprio destino senza trappole, senza finzioni, senza
simulazioni".

 

Questa mattina, il tenente colonnello Moisés aveva
dato inizio alla fase finale del festival con un appello a "circondare e
chiudere il passo al capitalismo che ora vuole circondare il mondo col suo
denaro".  

  

Affollando completamente l'auditorium principale
dell'Università della Terra-Cideci ed altri tre saloni con video a circuito
chiuso, oggi sono arrivate qui più di 3 mila persone. Come hanno osservato
molti presenti, il clima era entusiasta. Una rabbia allegra, per così dire.  

  

"Stiamo qui per conoscere le diverse rabbie che sentono
quelli che soffrono in ogni paese, in ogni città, nei luoghi dove ognuno lavora
nelle fabbriche, scuole, terra comunale, ejido, colonia", ha detto Moisés,
responsabile zapatista dell'Altra Campagna internazionale (o Intergalattica).

 

Riuniti per conoscere "le diverse forme di rabbia
contro il capitalismo neoliberista", oltre agli invitati che parleranno o
l'hanno già fatto, al festival partecipano 228 collettivi ed organizzazioni di
22 entità federative, ed altri 57 gruppi di 25 paesi.  

  

Il comando militare zapatista ha sottolineato: "Degna
deve essere la rabbia, perché, se non è così, ci vendiamo, arrendiamo e
tentenniamo. Per questo è importante ascoltarci, conoscerci. Non siamo qui per
sapere chi ci guiderà nel nuovo mondo che vogliamo, ma affinchè tutti insieme
andiamo verso il cambiamento che vogliamo e che ognuno farà quel che deve per
cambiare quello che non va al popolo povero".

 

Questa riunione non è "per dimostrare chi è il più
rivoluzionario", ha proseguito Moisés. "Voi ci avete
dimostrato che la vostra lotta prosegue e proseguirà, ed in questi giorni
qui,  state per ascoltare le molte
esperienze".  

  

La delegazione ribelle presente al tavolo, insieme a
rappresentanti di movimenti sociali del Messico di questo e dell'altro lato,
America del Sud ed Europa, era formata dalle comandanti Miriam, Hortencia
e Florencia. Ma siccome "da parte dell'EZLN è sempre ricordata la
compagna comandante Ramona, questa è presente a nome della comandante
Susana", ha detto Moisés.

 

Inoltre c’erano i comandanti David, Zebedeo, Tacho e
Guillermo, la capitana insurgente Elena, la “compañera” Everilda, le
bambine Toñita e Lupita e, al lato estremo del tavolo, il subcomandante
insurgente Marcos.

 

A questi partecipanti si sommano 90 gruppi musicali,
teatrali, di danza, burattinai, cantastorie e di poesia. Nella prima tappa del
festival, realizzata a Città del Messico, si è avuta una partecipazione
"fluttuante" di almeno 2.500 persone ogni giorno, ha detto Moisés.
A San Cristóbal de las Casas il pubblico sembra più numeroso, e meno
fluttuante.  

  

Durante il giorno hanno preso la parola rappresentanti
dell'Unione Nazionale delle Organizzazioni Politiche di Sinistra Indipendente
(UNOPII) e l'Unione Nazionale delle Organizzazioni Sociali (Unios). Justicia
para el Barrio, con un documentario, ha presentato l'esperienza dei
"due volte profughi": in Messico e poi negli Stati Uniti.

 

Il Comitato di Solidarietà con i Popoli del Chiapas in
Lotta, di Parigi, ha ricordato con commozione i due grandi uomini che hanno
lasciato un’impronta importante nello zapatismo del Chiapas: Amado Avendaño e
Andrés Aubry.

 

Hugo Blanco, leggendario dirigente della Confederación
Campesina del Perú, ha assicurato che "tutti i popolo nati da Abya Yala
(l'America profonda) sono fratelli e non più solo per una vita giusta, ma per
la salvezza del genere umano".  

  

Hanno anche partecipato i lavoratori disoccupati di
Argentina, Ya Basta Italia e la Centrale Generale dei Lavoratori dello Stato
Spagnolo. La rivista Alana, Grecia, ha fatto riferimento all'attuale esplosione
sociale in più di 50 città del suo paese contro "i simboli della ricchezza
e la forza della polizia".

 

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)




      
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