[Ezln-it] A Cruzton sottratte le terre agli indigeni

Annamaria maribel_1994 at yahoo.it
Mon Jul 7 14:51:04 CEST 2008


La Jornada – Domenica 6 luglio 2008
 
Gli indigeni tzotziles subiscono lo spoglio della terra sostenuto dalle autorità
I poliziotti sorvegliano la zona coltivata strappata agli indigeni
Stranieri si apprestano ad occupare le proprietà perché sotto terra c'è l'oro
Hermann Bellinghausen (Inviato)
 
Cruztón, Chis. 5 luglio. Racchiusa nelle terre alte del municipio di Venustiano Carranza, 
a nord della pianura della canna da zucchero, questa piccola comunità tzotzil vive ore 
difficili nella lotta per la terra. Gli abitanti sono tornati ad essere spogliati dei loro 
poderi da un gruppo di persone (la maggioranza non abitanti della zona e che non sono 
dediti all'agricoltura) appoggiati dal governo del Chiapas con la Polizia Statale 
Preventiva (PEP) ed il Pubblico Ministero.
 
Alle falde del Cerro Grande, un improvvisato accampamento con tende di plastica e tela 
cerata serve da base ai poliziotti statali ed a una ventina dei presunti titolari di un "ejido" 
inesistente. A questi, "la PEP permette di portare armi di grosso calibro e li abbiamo 
visti con indosso uniformi prestate dai poliziotti", denunciano gli abitanti di Cruztón che 
si riuniscono all'entrata del villaggio per fornire le testimonianze.
 
La maggioranza sono aderenti dell'Altra Campagna; un paio di famiglie, basi di 
appoggio dell'EZLN. Ora fanno le guardie giorno e notte. In un certo modo, sono 
assediati. Pattugliati costantemente dalla PEP, con otto mandati di cattura che pendono 
su di loro, sono stati spogliati di tutte le loro terre, compresi 70 ettari coltivati che sono 
il loro unico sostentamento e che in questi giorni servono da pascolo, campo di calcio, 
accampamento e latrina per le forze dell'ordine ed i "civili" (come li chiamano gli 
indigeni) che dal 18 giugno scorso li occupano con la forza.
 
C'è una guardia di indigeni all'ingresso del villaggio dove vivono circa 30 famiglie. 
Un'altra, sulla collina di fronte all'accampamento improvvisato della polizia, insediato 
esattamente sulla sorgente che fornisce Cruztón. A volte da lì arrivano insulti, minacce, 
bravate. Li separano i campi di tenero mais, ad un tiro di pietre ma nello stesso tempo 
inaccessibili. La polizia non permette ai contadini di attraversarli. Le loro coltivazioni 
sono abbandonate da due settimane. "Non possiamo muoverci da qui" dicono.
 
Questo venerdì a Neftalí è scappato l'asino che è andato sul terreno dove si trovano i 
poliziotti. "E' abituato a stare lì", dice Neftalí, l'animale è andato dov'è abituato a stare. 
Cosicché lui si è recato all'accampamento e gli sono andati incontro "un comandante ed 
i suoi soldati". Racconta: "Ho chiesto il permesso di recuperare l'animale. Il comandante 
ha chiamato una delle persone che stanno con loro per identificarmi e quando mi ha 
visto questo ha detto: 'questo è uno dei nemici"'.
 
Il comandante ha poi detto a Neftalí: "Non fare un passo in piiù. Sai bene che la terra 
non ti appartiene e se il tuo animale è qua è perché non l'hai legato. Se vedo qua intorno 
il tuo asino gli sparo un colpo e risolvo il problema".  
  
Come spiega uno dei portavoce di Cruztón: "Se decidessimo di entrare nelle nostre 
milpa potremmo scatenare uno scontro. Non vogliamo cadere nella provocazione".  
  
Questa mattina gli indigeni hanno visto nell'accampamento quattro veicoli della PEP e 
circa 19 uomini "in divisa e civili". Ma, aggiungono con ironia, "ne mancavano altri che 
dormivano".
 
Si sentono "traditi" dal governo di Juan Sabines Guerrero, col quale stavano portando 
avanti un tavolo di dialogo dalla metà del 2007 fino al 27 aprile scorso, quando il 
dialogo si è rotto di fatto con l'incursione della Polizia Statale Preventiva a Cruztón. 
Perché tanta fretta da parte delle autorità di cacciare gli indigeni dalle terre dove sono 
nati? Sembra che sotto i loro piedi ci sia l'oro.
 
(Traduzione Comitato Chiapas “Maribel” – Bergamo)


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