[Ezln-it] RISCHIANO DI MORIRE I DETENUTI POLITICI ZAPATISTI IN
CHIAPAS E TABASCO
Annamaria
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Thu Apr 24 15:14:35 CEST 2008
La Jornada Giovedì 24 aprile 2008
- Gli indigeni in sciopero della fame a Tacotalpa manterranno a tempo indefinito la loro protesta
I DETENUTI POLITICI ZAPATISTI IN TABASCO E CHIAPAS RISCHIANO DI MORIRE
Hermann Bellinghausen
Sono "a rischio di morte i 'detenuti politici' zapatisti in Tabasco e della Voz e los Llanos in Chiapas", ha dichiarato questo mercoledì L'altra Jovel, in relazione alla situazione nella prigione di Tacotalpa e nel Cereso 5 di San Cristóbal de las Casas.
Lunedì 21, gli indigeni zapatisti Ángel Concepción Pérez Gutiérrez e suo padre, Francisco Pérez Vázquez, avevano iniziato a Tacotalpa uno sciopero della fame di 72 ore per chiedere la loro liberazione. Ieri sera, davanti alla mancanza di risposta da èarte delle autorità statali e federali, hanno deciso di continuare lo sciopero a tempo indefinito fino ad ottenere la loro liberazione.
Lo stesso giorno 21, nel Cereso 5, i membri della Voz de los Llanos erano stati vittime di un pestaggio da parte di una banda di reclusi non indigeni. "Sono feriti in modo grave e sono minacciati di essere portati lontano dalle loro famiglie e reti di appoggio". Alcuni di questi erano tra i "detenuti politici" che hanno realizzato lo sciopero della fame tra il 25 febbraio ed il 5 aprile.
Lo stato di salute di Ángel e Francisco, diabetici, è "precario". Non hanno mai ricevuto assistenza medica adeguata. Ora chiedono un sostegno "contro le azioni repressive del governo" contro di loro o contro il presidio solidale installato all'esterno della prigione di Tacotalpa.
Intanto, i membri della Voz de los Llanos sono feriti dalle percosse ricevute da altri reclusi con la complicità dei secondini della prigione. Gli aggressori sono stati chiaramente identificati: Elías Domínguez Trejo, Damián Gutiérrez García, Eleuterio de la Cruz Martínez, Héctor de Jesús Bautista Hernández, José Luis Urbina Gamboa, Próspero Gonzalo Flores, Darinel Alfaro Gallego, Juan Cristóbal Magdaleno, Iván Estrada, José Capuino, Rigoberto López Alza, Juan Díaz Meléndez, Carlos Rodrigo, Tomás de la Cruz Martínez, Manuel López Pérez, Juan Trejo, el Loco, El Disco e El Zorro. Tutti agli ordini del Preciso general, Bartolo García Suárez.
Le vittime hanno dichiarato a Diego Cadenas, avvocato del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas, che "quest'azione contro la loro dignità è a causa della resistenza politica e pacifica in corso per chiedere la loro liberazione e per le loro denunce di corruzione e la violenza razziale nel sistema penitenziario del Chiapas".
I membri della Voz de los Llanos sono: Antonio Díaz Pérez, Tiburcio Gómez Pérez, Juan Díaz López, Miguel Díaz López, Diego Rodríguez Hernández, Nicolás Pérez Núñez y Agustín Rodríguez Jiménez. Questi ed i loro simpatizzanti Mateo Gómez Santiz, Agustín Díaz Gómez ed Orlando Santizo Castillo, sono stati bastonati e colpiti con pugni e calci. Mateo Gómez Santiz "è stato gettato in una vasca d'acqua per asfissiarlo"; Tiburcio Gómez Pérez riferisce dolore alla testa, collo, schiena, stomaco e petto, difficoltà a respirare, dolore negli occhi e nelle orecchie. Miguel Díaz López presenta una ferita al sopracciglio sinistro.
Subito dopo l'aggressione, i "fedelissimi" ed il giudice Sergio Lázaro Vicente hanno fatto firmare alla popolazione carceraria la "richiesta" di trasferimento in un'altra prigione delle vittime dell'aggressione. La Voz de los Llanos accusa di "aver falsificato" le firme. Il Centro Fray Bartolomé de las Casas ha denunciato "l'intervento diretto dell'autorità per costringere la popolazione carceraria e mettere a tacere le denunce di anomalie e corruzione che regolano la vita interna di questo centro di reclusione".
I "fedelissimi" mantengono di una rete di complicità ed estorsione ed impongono "lavori forzati" a chi non paga le "tariffe" stabilite da loro. E le autorità del Cereso 5 partecipano "ad atti e pratiche di discriminazione nei confronti dei detenuti indigeni che sono un'alta percentuale della popolazione penitenziaria".
Ora i feriti sono in isolamento, senza assistenza medica e con il timore di essere di nuovo aggrediti.
Foto: Notimex - Membri della Unión de los Pobres, della comunità indigena tzotzil Casa del Pueblo, hanno realizato una carovana verso Tuxtla Gutiérrez per chiedere la liberazione dei detenuti politici in Chiapas
(Traduzione Comitato Chiapas Maribel Bergamo)
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