[Ezln-it] Ne' Diritti ne' Umani

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Thu Apr 24 01:39:55 CEST 2008



Inviamo la traduzione di un articolo di Eduardo Galeano, noto scrittore
uruguayano: uno sguardo oltre i luoghi comuni e le frasi fatte delle
dichiarazioni universali. Un'ironica, critica e militante visione dei
"Diritti Umani". Il testo e' stato letto da Galeano nel 2003 quando a
Neuquen ha ricevuto il dottorato ad Honoris Causa dall Università del
Comauhe per il suo contributo ai diritti umani e all identità culturale

Tradotto da Nodo Solidale - http://www.autistici.org/nodosolidale

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"L'utopia sta all'orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di
due passi.
Faccio dieci passi e l'orizzonte si allontana di dieci passi.
Per quanto cammini, non la raggiungerò mai.
A cosa serve l'utopia?
A questo: serve a camminare"


Ne' Diritti Ne' Umani

Di Eduardo Galeano

Se la macchina militare non uccide, si arrugginisce. Il presidente del
pianeta se la passa muovendo il dito sulla mappa, a vedere su quale Paese
cadranno le prossime bombe. E stato un successo la guerra in Afghanistan,
che ha punito i castigati e ucciso i morti; e già c'è bisogno di nuovi
nemici. 

Ma le bandiere non hanno nulla di nuovo: la volontà di Dio, la minaccia
terrorista e i diritti umani. Ho l'impressione che George W. Bush non sia
esattamente l'interprete che Dio sceglierebbe, se avesse qualcosa da dirci;
e il pericolo terrorista risulta ogni volta meno convincente come alibi del
terrorismo militare. 

E i diritti umani? Continueranno a essere il pretesto utile per quelli che
ne fanno un purè? E da più di mezzo secolo che le Nazioni Unite hanno
approvato la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, e non c'è
documento internazionale più citato ed elogiato. 

Non è per criticare, però a questo punto mi sembra evidente che a questa
Dichiarazione manchi molto più di quello che tenga. Per esempio, lì non
figura il più elementare dei diritti, il diritto a respirare, che hanno
reso impraticabile in questo mondo dove addirittura i passeri tossiscono.
Né compare il diritto a camminare, che è già passato alla categoria di
prodezza ora che solo rimangono due tipi di pedoni: i veloci e i morti. E
tanto meno compare il diritto all indignazione, che è il meno che la
dignità umana possa esigere quando la si condanna a essere indegna, né il
diritto a lottare per un altro mondo possibile quando hanno reso il mondo
impossibile, come è questo. 

Nei trenta articoli della Dichiarazione la parola libertà è quella più
ripetuta. La libertà di lavorare, di ricevere un salario giusto, di
fondare sindacati, prendiamo come esempio, è garantita nell articolo 23.
Però sono sempre di più i lavoratori che non hanno, oggi come oggi,
nemmeno la libertà di scegliere la salsa con la quale saranno mangiati.
Gli impieghi durano meno di un sospiro e la paura obbliga a stare zitti e
obbedire: salari più bassi, orari più lunghi, e dimenticarsi delle ferie
pagate, la pensione e l'assistenza sociale e gli altri diritti che tutti
abbiamo, come assicurano gli articoli 22, 24, 25. 

Le istituzioni finanziare internazionali, le Super Chicche del mondo
contemporaneo, impongono la flessibilità lavorativa , eufemismi che
designano la sepoltura di due secoli di conquiste operaie. E le grande
imprese multinazionali esigono accordi "union free", senza sindacati, nei
Paesi che tra loro competono offrendo manodopera più sottomessa ed
economica. 

Nessuno sara' sottomesso a schiavitù né a servitù in qualsiasi forma
annuncia l'articolo 4. Meno male. Non figura nella lista il diritto umano a
godere dei beni naturali, terra, acqua, aria, e a difenderli di fronte a
qualsiasi minaccia. Nemmeno compare il diritto suicida allo sterminio della
natura, che sicuramente esercitano, con entusiasmo, i Paesi che si sono
comprati il pianeta e lo stanno divorando. I rimanenti Paesi pagano il
conto. 

Gli anni novanta furono battezzati dalle Nazioni Unite con un nome dettato
da un'ironia pessima: Decade Internazionale per la Riduzione dei Disastri
Naturali. Mai il mondo ha sofferto così tante calamità, inondazioni,
siccità, uragani, clima impazzito, in così poco tempo. Disastri naturali?
In un mondo che ha l'abitudine di condannare le vittime, la natura ha la
colpa dei crimini che contro di lei si commettono.

Tutti abbiamo diritto a muoverci liberamente, afferma l'articolo 13.
Entrare, poi, è un altra cosa. Le porte dei Paesi ricchi si chiudono sul
naso dei milioni di fuggitivi che peregrinano dal sud al nord e dall'est
all'ovest, fuggendo dalle coltivazioni annichilite, dai fiumi avvelenati,
dai boschi rasi al suolo, dai prezzi rovinosi, dai salari ridotti all osso.
Alcuni muoiono nell intento, però altri riescono ad infilarsi sotto la
porta. Una volta dentro, nel paradiso promesso, sono i meno liberi e i meno
uguali. 

Tutti gli uomini nascono liberi e uguali nella dignità e nei diritti, dice
l'articolo 1. Che nascono, può essere; però dopo pochi minuti già si fa
la selezione. L'articolo 28 stabilisce che tutti abbiamo diritto a un
giusto ordine sociale ed internazionale. Le stesse Nazioni Unite ci
informano nelle proprie statistiche, che quanto più il progresso
progredisce, meno giusto risulta. La divisione dei pani e dei pesci è
molto più ingiusta negli USA e in Gran Bretagna che in Bangladesh o in
Ruanda. E nell'ordine internazionale anche i numeri delle Nazioni Unite
rivelano che 10 persone posseggono più ricchezza di quanta ne producano 54
Paesi sommati. I due terzi dell umanita' sopravvive con meno di due dollari
al giorno, e la forbice tra quelli che hanno e quelli che hanno bisogno si
è triplicata da quando si firmò la Dichiarazione Universale dei Diritti
Umani. 

Cresce la disuguaglianza e per salvaguardarla crescono le spese militari.
Oscene fortune alimentano la febbre guerrafondaia e promuovono l'invenzione
dei demoni destinati a giustificarla. L'articolo 11 ci racconta che ogni
persona è innocente finché non si prova il contrario. Per come vanno le
cose da qui a poco sarà colpevole di terrorismo ogni persona che non
cammina in ginocchio, anche provando il contrario. L'economia della guerra
moltiplica la ricchezza dei ricchi e compie funzioni di intimidazione e
castigo. E in più, irradia sopra il mondo una cultura militare che
sacralizza la violenza esercitata contro i diversi, che il razzismo riduce
alla categoria di sub-persone. 

Nessuno potrà essere discriminato per il suo sesso, razza, religione, o
qualsiasi altra condizione, avverte l'articolo 2, ma le nuove
superproduzioni di Hollywood, dettate dal Pentagono per glorificare le
avventure imperiali, recitano un razzismo clamoroso che eredita le peggiori
tradizioni del cinema. E non solo. In questi giorni, per pura casualità,
mi è capitata fra le mani una rivista delle Nazioni Unite del novembre
dell'86, edizione in inglese del Correo de la Unesco. Lì ho scoperto che
un antico cosmografo aveva scritto che gli indigeni d America avevano la
pelle blu e la testa quadrata. Si chiamava, credeteci o no, John of
Holywood. 

La Dichiarazione proclama, la realtà tradisce. Nessuno potrà sopprimere
nessuno di questi diritti, assicura l'articolo 30, però c'è qualcuno che
potrebbe ben commentare: vuoi vedere che posso? Alcuni, ossia: il sistema
universale di potere, sempre accompagnato dalla paura che diffonde e la
rassegnazione che impone.

Secondo il presidente Bush, i nemici dell umanità sono Iraq, Iran e Corea
del Nord, principali candidati delle sue prossime esercitazioni di tiro al
bersaglio. Suppongo che lui è giunto a questa conclusione al termine di
profonde meditazioni, ma la sua certezza assoluta mi pare, per lo meno,
degna di dubbio. 

E il diritto al dubbio è anche un diritto umano, infine, anche se non lo
menziona la Dichiarazione delle Nazioni Unite.

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versione in pdf: 
http://www.autistici.org/nodosolidale/uploads/materiali/ne_diritti_ne_umani.pdf

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