[aha] Un aiuto sui diritti d'autore in Accademia

penelope.di.pixel penelope.di.pixel a gmail.com
Mer 20 Apr 2011 23:56:59 CEST


ciao francesco,

chiarissimo e si capiva abbastanza dalla tua prima mail.
ero curiosa di sapere come vi avessero comunicato il tutto e dunque si sono
limitati a dire: ok da ora le dispense che producete sono nostre. stop.

cosa leggermente diversa sarebbe se l'istituzione puntasse a creare un
sistema di valorizzazione/divulgazione *pubblica* del sapere prodotto al suo
interno, chiedendo ai suoi membri di aderire/supportare l'iniziativa

nn credo risolva il problema di natura sidacale posto dai docenti, ma già
avanzare la proposta che ci si doti di strumenti simili, magari aderendo a
progetti/movimenti più ampi come OAI, sarebbe un modo di aprire un dialogo
sulla diffusione del sapere scientifico e porre una questione dentro
l'istituzione che va anche oltre la questione dei contratti (non per
sminuirla s'intende)
non so che visione abbiano del marketing, ma a me non sembra una grande
trovata: l'openess è un valore e alla fine paga pure di più...

detto questo, a me fa piacere se ci aggiorni su come si evolvono le cose
p

2011/4/18 francesco monico <francescomonico at gmail.com>

> Cara,
> grazie dell'info riguardo all'ultima frase: cosa se ne fa l'istituzione
> (publica o privata) delle mie dispense (mi sembra si tratti di questo
> infine) una volta che ho ceduto i diritti? qual'è la sua politica? viene
> specificato qualcosa nel merito della gestione?
>
> bhè credo la cannibalizzi da un lato riducendola a puro clichè per il
> marketing o per ricerche di mercato più o meno serie, dall'altro riducendola
> a un non valore che gli è funzionale alla valutazione del management sulle
> risorse culturali.
>
> chiaro no?
>
> fra
>
> Il giorno 14 aprile 2011 13:28, penelope.di.pixel <
> penelope.di.pixel at gmail.com> ha scritto:
>
> ciao,
>>
>> vi segnalo, se non la conoscete già, la Budapest Open Acces Initive
>>
>> http://en.wikipedia.org/wiki/Budapest_Open_Access_Initiative
>>
>> il documento è stato firmato nel 2001 originariamente da 13 soggetti del
>> mondo accademico, il numero è notevolmente cresciuto, raccogliendo
>> università, centri di ricerca, pubblicazioni scientifiche e così via
>>
>> http://www.soros.org/openaccess/view.cfm
>>
>> in italia il progetto OA è portato avanti da *PLEIADI* (*P*ortale per la
>> *L*etteratura scientifica *E*lettronica *I*taliana su *A*rchivi aperti e
>> *D*epositi *I*stituzionali) di CASPUR e CILEA
>>
>> qui è possibile iscriversi ad una lista di discussione per scambiare
>> pareri/chiarire dubi etc
>>
>> http://openarchives.it/mailman/listinfo/oa-italia
>>
>> voi (personalmente o come istituti) avete aderito? o conoscete docenti che
>> lo hanno fatto?
>>
>> in gen, trovo difficilmente applicpile "in automatico" ai contratti la
>> clausola che cita francesco. messa così, non tutela nè gli autori nè la
>> diffusione del sapere scientifico.
>> mi domando: cosa se ne fa l'istituzione (publica o privata) delle mie
>> dispense (mi sembra si tratti di questo infine) una volta che ho ceduto i
>> diritti? qual'è la sua politica? viene specificato qualcosa nel merito della
>> gestione?
>>
>> pp
>>
>>
>>
>> 2011/4/14 Tommaso Tozzi <t.tozzi at ecn.org>
>>
>> Caro Francesco,
>>>
>>>
>>>
>>>
>>>  Cio' che il docente produce per un lavoro per cui e' retribuito, nella
>>>> logica del mondo in cui viviamo mi pare conseguenza naturale che divenga
>>>> proprieta' di chi paga.
>>>>
>>>>
>>>> F: Invece a me fanno delle domande più sofisticate, perché allora
>>>> bisogna pensare a un compenso che includa lo studio, la ricerca e
>>>> l'assemblaggio dei contenuti didattici; immaginiamo un rapporto di uno a
>>>> tre, ovvero per un'ora di lezione frontale il docente ha lavorato tre ore di
>>>> preparazione, ricerca, aggiornamento e assemblaggio. Quindi se un docente è
>>>> pagato per il solo fare lezione, non riesco a sostenere con agilità che il
>>>> materiale con cui ha fatto lezione sia di proprietà del luogo dove ha fatto
>>>> lezione.
>>>>
>>>>
>>>
>>>
>>> Il nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro per un docente di ruolo
>>> all'Accademia prevede 324 ore di lavoro di cui almeno 250 ore "frontali" da
>>> cui si desume che le restanti possono essere finalizzate alla ricerca. Per
>>> cui e' prevista una retribuzione per le ore di lezione ed una per la
>>> ricerca. Rimane semmai sfumato e poco chiaro l'impegno, che comunque rientra
>>> negli obblighi del docente, per collegi docenti, esami, tesi ed altre
>>> attivita' collegate al progetto d'Istituto cui il lavoratore e' tenuto a
>>> svolgere su richiesta dell'Istituzione.
>>> Per i precari invece, i contratti di lavoro sono a seconda
>>> dell'Istituzione differenziati (presumo secondo le intenzioni piu' o meno
>>> secondarie di chi lo compila).
>>> Per i precari, nei contratti a progetto (di tipo Co.Co.Co) che le
>>> Accademie vedono mi sembra non di buon occhio (dato che tendono a far
>>> "regolarizzare" il rapporto di lavoro con il lavoratore, per cui le
>>> Istituzioni preferiscono rapporti occasionali con cui possono sfruttare
>>> meglio il lavoratore), mi sembra di capire che il rapporto possa essere
>>> definito in modo analogo a quello suddetto.
>>> Nei contratti per prestazione d'opera di tipo occasionale (su cui mi
>>> sembra di capire vada a cascare la maggiore percentuale dei precari in
>>> Italia nelle Accademie) il rapporto viene a seconda dei casi definito in
>>> modo diverso. Alcuni contratti possono arrivare a prevedere che insieme alle
>>> ore di lezione frontale (quelle sulla cui base viene effettuato il conteggio
>>> orario per cui vienen percepito il compenso) venga previsto comunque
>>> l'obbligo per il docente di assolvere ad altri impegni lavorativi (ricerca,
>>> collegi, esami, tesi, ecc) seppur non conteggiati nel compenso orario.
>>> E' chiaro che siamo fuori da ogni regola di tipo sindacale, ma il
>>> problema e' che:
>>>
>>> - attualmente la percentuale dei docenti precari e' altissima
>>> - la loro regolarizzazione implicherebbe un impegno economico da parte
>>> del Ministero enorme su cui non vedo alcun spiraglio da parte del Governo di
>>> voler investire
>>> - la forza contrattuale dei sindacati rispetto al precariato appare molto
>>> debole
>>> - le manovre governative sembrano fortemente mirate a guadagnare sempre
>>> piu' spazi in cui la contrattazione nel mondo della Scuola sia sottratta ad
>>> una mediazione da parte del Sindacato
>>>
>>> In questa situazione di liberismo sempre piu' sfrenato non vedo dunque
>>> con stupore (sebbene io sia chiaramente contrario) la richiesta che vi viene
>>> fatta e che hai denunciato.
>>>
>>>
>>>
>>>
>>>> Ora il problema e' che:
>>>>
>>>> Sono personalemente tendenzialmente contro ogni forma di proprieta'
>>>> privata. A maggior ragione questo se cio' che diventa proprieta' privata e'
>>>> un sapere.
>>>> Dunque sono contrario al fatto che una Scuola divenga proprietaria di un
>>>> sapere nella dimensione per cui sono anche in linea di principio contrario
>>>> al fatto che un singolo (anche docente) diventi proprietario di un sapere,
>>>> anche se da lui prodotto (piu' volte ci siamo chiesti qual'e' il confine
>>>> grazie a cui posso separare il risultato della mia produzione intellettuale
>>>> dai contributi esterni grazie a cui sono riuscito ad arrivare a produrre la
>>>> mia produzione intellettuale?).
>>>>
>>>>
>>>> F. non pensi che una ricerca sia un prodotto d'ingeno (che vuol dire
>>>> studio, allenamento, volontà) e chi l'ha realizzata ne sia il proprietario?
>>>> Così come un opera d'ingegno è un'opera d'ingegno e chi l'ha realizzata ne è
>>>> il legittimo proprietario.
>>>>
>>>
>>>
>>> No.
>>> Ho sempre affermato che per quanto sia piacevole il vedersi riconoscere
>>> dei meriti, soprattutto nell'ambito della produzione intellettualer, sia
>>> difficile separare cio' che e' il risultato degli sforzi del singolo dagli
>>> sforzi collettivi passati o presenti.
>>> Nel campo del software si ha un esempio lampante.
>>> La maggiornaza dei prodotti sono fatti di innumerevoli linee di codice la
>>> cui maggioranza e' di solito un insieme di routine che hanno una loro
>>> funzionalita' specifica e la cui realizzazione e' abitualmente frutto di un
>>> copia e incolla da un prodotto fatto da altri. Eppure si vende (e si mette
>>> sotto licenza) il prodotto nella sua interezza, senza riconoscere alcun
>>> diritto a coloro mche hanno realizzato (o inventato) tali routine logiche.
>>> E' chiaro che la programmazione e' un processo fortemente collettivo e non
>>> e' possibile realizzare un codice funzionante che non si appoggi almeno per
>>> una minima parte a delle invenzioni preesistenti.
>>> Nel campo delle idee spesso si vede premiati artisti per lavori che sono
>>> chiaramente il frutto di un'idea di altri, semplicemente confezionato in
>>> modo diverso e promosso con maggiore potenza da qualche cordata di
>>> galleristi e collezionisti.
>>> Nel campo della didattica la produzione intellettuale e' largamente il
>>> frutto dello studio del pensiero di altri su cui si va ad inserire una
>>> propria ricerca personale che produce comunque una infinitesima parte nel
>>> prodotto intellettuale finale (quando addirittura, e spesso avviene in modo
>>> inconsapevole, non sia anch'essa frutto di un'idea di altri orecchiata da
>>> qualche parte e piu' o meno inconsapevolmente rimessa in forma in modo
>>> diverso come se fosse propria).
>>>
>>> Se non fossi convinto di questo con difficolta' potrei affermare che la
>>> mia idea di Hacker Art e' quella di un'opera a cui si partecipa, non di
>>> un'opera di cui si e' gli autori.
>>>
>>>
>>>
>>>
>>>  Spero dunque in una scuola pubblica che finanzi le ricerche e le
>>>> produzioni intellettuali restituendole e facendole diventare un patrimonio
>>>> pubblico, non privatizzabile da alcun privato.
>>>>
>>>>
>>>>  Se la soluzione possa essere la licenza Creative Commons puo' darsi, ma
>>>> con i limiti esposti sopra, ovvero che non vedo ragione per cui un
>>>> investimento principalmente pubblico che viene fatto dunque principalmente a
>>>> spese dei cittadini, quale e' la formazione del corpo docente scolastico e
>>>> universitario, diventi poi un bene privato che il singolo docente possa
>>>> decidere privatamente come rivendere, mi sembra uno dei tanti meccanismi
>>>> perversi della societa' in cui viviamo.
>>>>
>>>> F:  ma se si ancora il valore (intellettuale e anche finanziario) di
>>>> un'opera d'ingegno al suo creatore non si salvano capra e cavoli? In quanto
>>>> il valore resta nel territorio e la società ne riceve beneficio.
>>>>
>>>
>>>
>>> No di nuovo per le stesse riflessioni esposte sopra.
>>> Ma anche perche' mi auguro che si possa credere in un modello comunitario
>>> internazionale, che non leghi al territorio le produzioni intellettuali (in
>>> cui sarebbe idealmente positivo un rapporto tra un gruppo americano ed uno
>>> italiano per fare l'esempio in questione). Un modello pero' che non sia
>>> legato al concetto di proprieta' privata (e di conseguenza alle volonta'
>>> imperialistiche o di profitto privato di qualcuno verso qualcun'altro) al
>>> concetto di cooperazione universale.
>>> Un'idea chiaramente non nuova che dobbiamo a mio avviso continuare a
>>> lottare per riuscire a raggiungere.
>>> Attraverso quali tipo di fasi di transizione?
>>> La Creative Commons e' uno strumento di passaggio. Cerca di porre un
>>> freno allo sfruttamento della proprieta' privata di tipo liberista. Ma
>>> concede un appiglio allo sfruttamento commerciale di un'opera da parte di un
>>> privato. Dunque e' limitata sul piano ideale e comunitario.
>>>
>>> Si dovrebbe riuscire a partire dal presupposto che non si produce
>>> intellettualemente per il proprio benessere privato ma per la comunita' e
>>> che il proprio benessere privato e' soddisfatto dalla produzione
>>> comunitaria.
>>> E' chiaro che le logiche degli attuali sistemi di produzione sono in
>>> tutt'altra direzione, ma personalmente quando ho smesso di sopravvivere
>>> attraverso la libera professione nel settore multimediale e sono riuscito ad
>>> assolvere la mia sopravvivenza attraverso uno stipendio pagato dal settore
>>> pubblico mi sono per certi versi sentito in una situazione piu' coerente con
>>> i miei presupposti etici.
>>> Ma ripeto, l'attuale logica del sistema di produzione anche nel settore
>>> del pubblico e' in modo perverso intrecciata con gli interessi privati.
>>> Dunque la scelta di agire solo nel pubblico puo' essere solo parziale in
>>> quanto presumo che si debba agire in questo momento in tutte le direzioni.
>>>
>>> Dunque le lotte dovranno essere tante e lunghe, le soluzioni in ogni
>>> momento non chiare e lineari, ma sono personalemente fiducioso che alla fine
>>> prevarra' la natura comunitaria dell'uomo.
>>>
>>> bye
>>> Tommaso
>>>
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> nec metuas nec optas
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