[aha] Un aiuto sui diritti d'autore in Accademia

francesco monico francescomonico a gmail.com
Lun 18 Apr 2011 16:07:14 CEST


Cara,
grazie dell'info riguardo all'ultima frase: cosa se ne fa l'istituzione
(publica o privata) delle mie dispense (mi sembra si tratti di questo
infine) una volta che ho ceduto i diritti? qual'è la sua politica? viene
specificato qualcosa nel merito della gestione?

bhè credo la cannibalizzi da un lato riducendola a puro clichè per il
marketing o per ricerche di mercato più o meno serie, dall'altro riducendola
a un non valore che gli è funzionale alla valutazione del management sulle
risorse culturali.

chiaro no?

fra

Il giorno 14 aprile 2011 13:28, penelope.di.pixel <
penelope.di.pixel at gmail.com> ha scritto:

> ciao,
>
> vi segnalo, se non la conoscete già, la Budapest Open Acces Initive
>
> http://en.wikipedia.org/wiki/Budapest_Open_Access_Initiative
>
> il documento è stato firmato nel 2001 originariamente da 13 soggetti del
> mondo accademico, il numero è notevolmente cresciuto, raccogliendo
> università, centri di ricerca, pubblicazioni scientifiche e così via
>
> http://www.soros.org/openaccess/view.cfm
>
> in italia il progetto OA è portato avanti da *PLEIADI* (*P*ortale per la *
> L*etteratura scientifica *E*lettronica *I*taliana su *A*rchivi aperti e *D
> *epositi *I*stituzionali) di CASPUR e CILEA
>
> qui è possibile iscriversi ad una lista di discussione per scambiare
> pareri/chiarire dubi etc
>
> http://openarchives.it/mailman/listinfo/oa-italia
>
> voi (personalmente o come istituti) avete aderito? o conoscete docenti che
> lo hanno fatto?
>
> in gen, trovo difficilmente applicpile "in automatico" ai contratti la
> clausola che cita francesco. messa così, non tutela nè gli autori nè la
> diffusione del sapere scientifico.
> mi domando: cosa se ne fa l'istituzione (publica o privata) delle mie
> dispense (mi sembra si tratti di questo infine) una volta che ho ceduto i
> diritti? qual'è la sua politica? viene specificato qualcosa nel merito della
> gestione?
>
> pp
>
>
>
> 2011/4/14 Tommaso Tozzi <t.tozzi at ecn.org>
>
> Caro Francesco,
>>
>>
>>
>>
>>  Cio' che il docente produce per un lavoro per cui e' retribuito, nella
>>> logica del mondo in cui viviamo mi pare conseguenza naturale che divenga
>>> proprieta' di chi paga.
>>>
>>>
>>> F: Invece a me fanno delle domande più sofisticate, perché allora bisogna
>>> pensare a un compenso che includa lo studio, la ricerca e l'assemblaggio dei
>>> contenuti didattici; immaginiamo un rapporto di uno a tre, ovvero per un'ora
>>> di lezione frontale il docente ha lavorato tre ore di preparazione, ricerca,
>>> aggiornamento e assemblaggio. Quindi se un docente è pagato per il solo fare
>>> lezione, non riesco a sostenere con agilità che il materiale con cui ha
>>> fatto lezione sia di proprietà del luogo dove ha fatto lezione.
>>>
>>>
>>
>>
>> Il nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro per un docente di ruolo
>> all'Accademia prevede 324 ore di lavoro di cui almeno 250 ore "frontali" da
>> cui si desume che le restanti possono essere finalizzate alla ricerca. Per
>> cui e' prevista una retribuzione per le ore di lezione ed una per la
>> ricerca. Rimane semmai sfumato e poco chiaro l'impegno, che comunque rientra
>> negli obblighi del docente, per collegi docenti, esami, tesi ed altre
>> attivita' collegate al progetto d'Istituto cui il lavoratore e' tenuto a
>> svolgere su richiesta dell'Istituzione.
>> Per i precari invece, i contratti di lavoro sono a seconda
>> dell'Istituzione differenziati (presumo secondo le intenzioni piu' o meno
>> secondarie di chi lo compila).
>> Per i precari, nei contratti a progetto (di tipo Co.Co.Co) che le
>> Accademie vedono mi sembra non di buon occhio (dato che tendono a far
>> "regolarizzare" il rapporto di lavoro con il lavoratore, per cui le
>> Istituzioni preferiscono rapporti occasionali con cui possono sfruttare
>> meglio il lavoratore), mi sembra di capire che il rapporto possa essere
>> definito in modo analogo a quello suddetto.
>> Nei contratti per prestazione d'opera di tipo occasionale (su cui mi
>> sembra di capire vada a cascare la maggiore percentuale dei precari in
>> Italia nelle Accademie) il rapporto viene a seconda dei casi definito in
>> modo diverso. Alcuni contratti possono arrivare a prevedere che insieme alle
>> ore di lezione frontale (quelle sulla cui base viene effettuato il conteggio
>> orario per cui vienen percepito il compenso) venga previsto comunque
>> l'obbligo per il docente di assolvere ad altri impegni lavorativi (ricerca,
>> collegi, esami, tesi, ecc) seppur non conteggiati nel compenso orario.
>> E' chiaro che siamo fuori da ogni regola di tipo sindacale, ma il problema
>> e' che:
>>
>> - attualmente la percentuale dei docenti precari e' altissima
>> - la loro regolarizzazione implicherebbe un impegno economico da parte del
>> Ministero enorme su cui non vedo alcun spiraglio da parte del Governo di
>> voler investire
>> - la forza contrattuale dei sindacati rispetto al precariato appare molto
>> debole
>> - le manovre governative sembrano fortemente mirate a guadagnare sempre
>> piu' spazi in cui la contrattazione nel mondo della Scuola sia sottratta ad
>> una mediazione da parte del Sindacato
>>
>> In questa situazione di liberismo sempre piu' sfrenato non vedo dunque con
>> stupore (sebbene io sia chiaramente contrario) la richiesta che vi viene
>> fatta e che hai denunciato.
>>
>>
>>
>>
>>> Ora il problema e' che:
>>>
>>> Sono personalemente tendenzialmente contro ogni forma di proprieta'
>>> privata. A maggior ragione questo se cio' che diventa proprieta' privata e'
>>> un sapere.
>>> Dunque sono contrario al fatto che una Scuola divenga proprietaria di un
>>> sapere nella dimensione per cui sono anche in linea di principio contrario
>>> al fatto che un singolo (anche docente) diventi proprietario di un sapere,
>>> anche se da lui prodotto (piu' volte ci siamo chiesti qual'e' il confine
>>> grazie a cui posso separare il risultato della mia produzione intellettuale
>>> dai contributi esterni grazie a cui sono riuscito ad arrivare a produrre la
>>> mia produzione intellettuale?).
>>>
>>>
>>> F. non pensi che una ricerca sia un prodotto d'ingeno (che vuol dire
>>> studio, allenamento, volontà) e chi l'ha realizzata ne sia il proprietario?
>>> Così come un opera d'ingegno è un'opera d'ingegno e chi l'ha realizzata ne è
>>> il legittimo proprietario.
>>>
>>
>>
>> No.
>> Ho sempre affermato che per quanto sia piacevole il vedersi riconoscere
>> dei meriti, soprattutto nell'ambito della produzione intellettualer, sia
>> difficile separare cio' che e' il risultato degli sforzi del singolo dagli
>> sforzi collettivi passati o presenti.
>> Nel campo del software si ha un esempio lampante.
>> La maggiornaza dei prodotti sono fatti di innumerevoli linee di codice la
>> cui maggioranza e' di solito un insieme di routine che hanno una loro
>> funzionalita' specifica e la cui realizzazione e' abitualmente frutto di un
>> copia e incolla da un prodotto fatto da altri. Eppure si vende (e si mette
>> sotto licenza) il prodotto nella sua interezza, senza riconoscere alcun
>> diritto a coloro mche hanno realizzato (o inventato) tali routine logiche.
>> E' chiaro che la programmazione e' un processo fortemente collettivo e non
>> e' possibile realizzare un codice funzionante che non si appoggi almeno per
>> una minima parte a delle invenzioni preesistenti.
>> Nel campo delle idee spesso si vede premiati artisti per lavori che sono
>> chiaramente il frutto di un'idea di altri, semplicemente confezionato in
>> modo diverso e promosso con maggiore potenza da qualche cordata di
>> galleristi e collezionisti.
>> Nel campo della didattica la produzione intellettuale e' largamente il
>> frutto dello studio del pensiero di altri su cui si va ad inserire una
>> propria ricerca personale che produce comunque una infinitesima parte nel
>> prodotto intellettuale finale (quando addirittura, e spesso avviene in modo
>> inconsapevole, non sia anch'essa frutto di un'idea di altri orecchiata da
>> qualche parte e piu' o meno inconsapevolmente rimessa in forma in modo
>> diverso come se fosse propria).
>>
>> Se non fossi convinto di questo con difficolta' potrei affermare che la
>> mia idea di Hacker Art e' quella di un'opera a cui si partecipa, non di
>> un'opera di cui si e' gli autori.
>>
>>
>>
>>
>>  Spero dunque in una scuola pubblica che finanzi le ricerche e le
>>> produzioni intellettuali restituendole e facendole diventare un patrimonio
>>> pubblico, non privatizzabile da alcun privato.
>>>
>>>
>>>  Se la soluzione possa essere la licenza Creative Commons puo' darsi, ma
>>> con i limiti esposti sopra, ovvero che non vedo ragione per cui un
>>> investimento principalmente pubblico che viene fatto dunque principalmente a
>>> spese dei cittadini, quale e' la formazione del corpo docente scolastico e
>>> universitario, diventi poi un bene privato che il singolo docente possa
>>> decidere privatamente come rivendere, mi sembra uno dei tanti meccanismi
>>> perversi della societa' in cui viviamo.
>>>
>>> F:  ma se si ancora il valore (intellettuale e anche finanziario) di
>>> un'opera d'ingegno al suo creatore non si salvano capra e cavoli? In quanto
>>> il valore resta nel territorio e la società ne riceve beneficio.
>>>
>>
>>
>> No di nuovo per le stesse riflessioni esposte sopra.
>> Ma anche perche' mi auguro che si possa credere in un modello comunitario
>> internazionale, che non leghi al territorio le produzioni intellettuali (in
>> cui sarebbe idealmente positivo un rapporto tra un gruppo americano ed uno
>> italiano per fare l'esempio in questione). Un modello pero' che non sia
>> legato al concetto di proprieta' privata (e di conseguenza alle volonta'
>> imperialistiche o di profitto privato di qualcuno verso qualcun'altro) al
>> concetto di cooperazione universale.
>> Un'idea chiaramente non nuova che dobbiamo a mio avviso continuare a
>> lottare per riuscire a raggiungere.
>> Attraverso quali tipo di fasi di transizione?
>> La Creative Commons e' uno strumento di passaggio. Cerca di porre un freno
>> allo sfruttamento della proprieta' privata di tipo liberista. Ma concede un
>> appiglio allo sfruttamento commerciale di un'opera da parte di un privato.
>> Dunque e' limitata sul piano ideale e comunitario.
>>
>> Si dovrebbe riuscire a partire dal presupposto che non si produce
>> intellettualemente per il proprio benessere privato ma per la comunita' e
>> che il proprio benessere privato e' soddisfatto dalla produzione
>> comunitaria.
>> E' chiaro che le logiche degli attuali sistemi di produzione sono in
>> tutt'altra direzione, ma personalmente quando ho smesso di sopravvivere
>> attraverso la libera professione nel settore multimediale e sono riuscito ad
>> assolvere la mia sopravvivenza attraverso uno stipendio pagato dal settore
>> pubblico mi sono per certi versi sentito in una situazione piu' coerente con
>> i miei presupposti etici.
>> Ma ripeto, l'attuale logica del sistema di produzione anche nel settore
>> del pubblico e' in modo perverso intrecciata con gli interessi privati.
>> Dunque la scelta di agire solo nel pubblico puo' essere solo parziale in
>> quanto presumo che si debba agire in questo momento in tutte le direzioni.
>>
>> Dunque le lotte dovranno essere tante e lunghe, le soluzioni in ogni
>> momento non chiare e lineari, ma sono personalemente fiducioso che alla fine
>> prevarra' la natura comunitaria dell'uomo.
>>
>> bye
>> Tommaso
>>
>>
>> _______________________________________________
>> AHA mailing list
>> AHA at lists.ecn.org
>> http://lists.ecn.org/mailman/listinfo/aha
>>
>
>
> _______________________________________________
> AHA mailing list
> AHA at lists.ecn.org
> http://lists.ecn.org/mailman/listinfo/aha
>
>


-- 
nec metuas nec optas
-------------- next part --------------
An HTML attachment was scrubbed...
URL: <http://lists.ecn.org/pipermail/aha/attachments/20110418/2941861b/attachment.htm>


More information about the AHA mailing list