[aha] Un aiuto sui diritti d'autore in Accademia

penelope.di.pixel penelope.di.pixel a gmail.com
Gio 14 Apr 2011 13:28:43 CEST


ciao,

vi segnalo, se non la conoscete già, la Budapest Open Acces Initive

http://en.wikipedia.org/wiki/Budapest_Open_Access_Initiative

il documento è stato firmato nel 2001 originariamente da 13 soggetti del
mondo accademico, il numero è notevolmente cresciuto, raccogliendo
università, centri di ricerca, pubblicazioni scientifiche e così via

http://www.soros.org/openaccess/view.cfm

in italia il progetto OA è portato avanti da *PLEIADI* (*P*ortale per
la *L*etteratura
scientifica *E*lettronica *I*taliana su *A*rchivi aperti e *D*epositi
*I*stituzionali)
di CASPUR e CILEA

qui è possibile iscriversi ad una lista di discussione per scambiare
pareri/chiarire dubi etc

http://openarchives.it/mailman/listinfo/oa-italia

voi (personalmente o come istituti) avete aderito? o conoscete docenti che
lo hanno fatto?

in gen, trovo difficilmente applicpile "in automatico" ai contratti la
clausola che cita francesco. messa così, non tutela nè gli autori nè la
diffusione del sapere scientifico.
mi domando: cosa se ne fa l'istituzione (publica o privata) delle mie
dispense (mi sembra si tratti di questo infine) una volta che ho ceduto i
diritti? qual'è la sua politica? viene specificato qualcosa nel merito della
gestione?

pp


2011/4/14 Tommaso Tozzi <t.tozzi at ecn.org>

Caro Francesco,
>
>
>
>
>  Cio' che il docente produce per un lavoro per cui e' retribuito, nella
>> logica del mondo in cui viviamo mi pare conseguenza naturale che divenga
>> proprieta' di chi paga.
>>
>>
>> F: Invece a me fanno delle domande più sofisticate, perché allora bisogna
>> pensare a un compenso che includa lo studio, la ricerca e l'assemblaggio dei
>> contenuti didattici; immaginiamo un rapporto di uno a tre, ovvero per un'ora
>> di lezione frontale il docente ha lavorato tre ore di preparazione, ricerca,
>> aggiornamento e assemblaggio. Quindi se un docente è pagato per il solo fare
>> lezione, non riesco a sostenere con agilità che il materiale con cui ha
>> fatto lezione sia di proprietà del luogo dove ha fatto lezione.
>>
>>
>
>
> Il nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro per un docente di ruolo
> all'Accademia prevede 324 ore di lavoro di cui almeno 250 ore "frontali" da
> cui si desume che le restanti possono essere finalizzate alla ricerca. Per
> cui e' prevista una retribuzione per le ore di lezione ed una per la
> ricerca. Rimane semmai sfumato e poco chiaro l'impegno, che comunque rientra
> negli obblighi del docente, per collegi docenti, esami, tesi ed altre
> attivita' collegate al progetto d'Istituto cui il lavoratore e' tenuto a
> svolgere su richiesta dell'Istituzione.
> Per i precari invece, i contratti di lavoro sono a seconda dell'Istituzione
> differenziati (presumo secondo le intenzioni piu' o meno secondarie di chi
> lo compila).
> Per i precari, nei contratti a progetto (di tipo Co.Co.Co) che le
> Accademie vedono mi sembra non di buon occhio (dato che tendono a far
> "regolarizzare" il rapporto di lavoro con il lavoratore, per cui le
> Istituzioni preferiscono rapporti occasionali con cui possono sfruttare
> meglio il lavoratore), mi sembra di capire che il rapporto possa essere
> definito in modo analogo a quello suddetto.
> Nei contratti per prestazione d'opera di tipo occasionale (su cui mi sembra
> di capire vada a cascare la maggiore percentuale dei precari in Italia nelle
> Accademie) il rapporto viene a seconda dei casi definito in modo diverso.
> Alcuni contratti possono arrivare a prevedere che insieme alle ore di
> lezione frontale (quelle sulla cui base viene effettuato il conteggio orario
> per cui vienen percepito il compenso) venga previsto comunque l'obbligo per
> il docente di assolvere ad altri impegni lavorativi (ricerca, collegi,
> esami, tesi, ecc) seppur non conteggiati nel compenso orario.
> E' chiaro che siamo fuori da ogni regola di tipo sindacale, ma il problema
> e' che:
>
> - attualmente la percentuale dei docenti precari e' altissima
> - la loro regolarizzazione implicherebbe un impegno economico da parte del
> Ministero enorme su cui non vedo alcun spiraglio da parte del Governo di
> voler investire
> - la forza contrattuale dei sindacati rispetto al precariato appare molto
> debole
> - le manovre governative sembrano fortemente mirate a guadagnare sempre
> piu' spazi in cui la contrattazione nel mondo della Scuola sia sottratta ad
> una mediazione da parte del Sindacato
>
> In questa situazione di liberismo sempre piu' sfrenato non vedo dunque con
> stupore (sebbene io sia chiaramente contrario) la richiesta che vi viene
> fatta e che hai denunciato.
>
>
>
>
>> Ora il problema e' che:
>>
>> Sono personalemente tendenzialmente contro ogni forma di proprieta'
>> privata. A maggior ragione questo se cio' che diventa proprieta' privata e'
>> un sapere.
>> Dunque sono contrario al fatto che una Scuola divenga proprietaria di un
>> sapere nella dimensione per cui sono anche in linea di principio contrario
>> al fatto che un singolo (anche docente) diventi proprietario di un sapere,
>> anche se da lui prodotto (piu' volte ci siamo chiesti qual'e' il confine
>> grazie a cui posso separare il risultato della mia produzione intellettuale
>> dai contributi esterni grazie a cui sono riuscito ad arrivare a produrre la
>> mia produzione intellettuale?).
>>
>>
>> F. non pensi che una ricerca sia un prodotto d'ingeno (che vuol dire
>> studio, allenamento, volontà) e chi l'ha realizzata ne sia il proprietario?
>> Così come un opera d'ingegno è un'opera d'ingegno e chi l'ha realizzata ne è
>> il legittimo proprietario.
>>
>
>
> No.
> Ho sempre affermato che per quanto sia piacevole il vedersi riconoscere dei
> meriti, soprattutto nell'ambito della produzione intellettualer, sia
> difficile separare cio' che e' il risultato degli sforzi del singolo dagli
> sforzi collettivi passati o presenti.
> Nel campo del software si ha un esempio lampante.
> La maggiornaza dei prodotti sono fatti di innumerevoli linee di codice la
> cui maggioranza e' di solito un insieme di routine che hanno una loro
> funzionalita' specifica e la cui realizzazione e' abitualmente frutto di un
> copia e incolla da un prodotto fatto da altri. Eppure si vende (e si mette
> sotto licenza) il prodotto nella sua interezza, senza riconoscere alcun
> diritto a coloro mche hanno realizzato (o inventato) tali routine logiche.
> E' chiaro che la programmazione e' un processo fortemente collettivo e non
> e' possibile realizzare un codice funzionante che non si appoggi almeno per
> una minima parte a delle invenzioni preesistenti.
> Nel campo delle idee spesso si vede premiati artisti per lavori che sono
> chiaramente il frutto di un'idea di altri, semplicemente confezionato in
> modo diverso e promosso con maggiore potenza da qualche cordata di
> galleristi e collezionisti.
> Nel campo della didattica la produzione intellettuale e' largamente il
> frutto dello studio del pensiero di altri su cui si va ad inserire una
> propria ricerca personale che produce comunque una infinitesima parte nel
> prodotto intellettuale finale (quando addirittura, e spesso avviene in modo
> inconsapevole, non sia anch'essa frutto di un'idea di altri orecchiata da
> qualche parte e piu' o meno inconsapevolmente rimessa in forma in modo
> diverso come se fosse propria).
>
> Se non fossi convinto di questo con difficolta' potrei affermare che la mia
> idea di Hacker Art e' quella di un'opera a cui si partecipa, non di un'opera
> di cui si e' gli autori.
>
>
>
>
>  Spero dunque in una scuola pubblica che finanzi le ricerche e le
>> produzioni intellettuali restituendole e facendole diventare un patrimonio
>> pubblico, non privatizzabile da alcun privato.
>>
>>
>>  Se la soluzione possa essere la licenza Creative Commons puo' darsi, ma
>> con i limiti esposti sopra, ovvero che non vedo ragione per cui un
>> investimento principalmente pubblico che viene fatto dunque principalmente a
>> spese dei cittadini, quale e' la formazione del corpo docente scolastico e
>> universitario, diventi poi un bene privato che il singolo docente possa
>> decidere privatamente come rivendere, mi sembra uno dei tanti meccanismi
>> perversi della societa' in cui viviamo.
>>
>> F:  ma se si ancora il valore (intellettuale e anche finanziario) di
>> un'opera d'ingegno al suo creatore non si salvano capra e cavoli? In quanto
>> il valore resta nel territorio e la società ne riceve beneficio.
>>
>
>
> No di nuovo per le stesse riflessioni esposte sopra.
> Ma anche perche' mi auguro che si possa credere in un modello comunitario
> internazionale, che non leghi al territorio le produzioni intellettuali (in
> cui sarebbe idealmente positivo un rapporto tra un gruppo americano ed uno
> italiano per fare l'esempio in questione). Un modello pero' che non sia
> legato al concetto di proprieta' privata (e di conseguenza alle volonta'
> imperialistiche o di profitto privato di qualcuno verso qualcun'altro) al
> concetto di cooperazione universale.
> Un'idea chiaramente non nuova che dobbiamo a mio avviso continuare a
> lottare per riuscire a raggiungere.
> Attraverso quali tipo di fasi di transizione?
> La Creative Commons e' uno strumento di passaggio. Cerca di porre un freno
> allo sfruttamento della proprieta' privata di tipo liberista. Ma concede un
> appiglio allo sfruttamento commerciale di un'opera da parte di un privato.
> Dunque e' limitata sul piano ideale e comunitario.
>
> Si dovrebbe riuscire a partire dal presupposto che non si produce
> intellettualemente per il proprio benessere privato ma per la comunita' e
> che il proprio benessere privato e' soddisfatto dalla produzione
> comunitaria.
> E' chiaro che le logiche degli attuali sistemi di produzione sono in
> tutt'altra direzione, ma personalmente quando ho smesso di sopravvivere
> attraverso la libera professione nel settore multimediale e sono riuscito ad
> assolvere la mia sopravvivenza attraverso uno stipendio pagato dal settore
> pubblico mi sono per certi versi sentito in una situazione piu' coerente con
> i miei presupposti etici.
> Ma ripeto, l'attuale logica del sistema di produzione anche nel settore del
> pubblico e' in modo perverso intrecciata con gli interessi privati.
> Dunque la scelta di agire solo nel pubblico puo' essere solo parziale in
> quanto presumo che si debba agire in questo momento in tutte le direzioni.
>
> Dunque le lotte dovranno essere tante e lunghe, le soluzioni in ogni
> momento non chiare e lineari, ma sono personalemente fiducioso che alla fine
> prevarra' la natura comunitaria dell'uomo.
>
> bye
> Tommaso
>
>
> _______________________________________________
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