[aha] architettura, innovazione e qualche sconfitta

penelope.di.pixel penelope.di.pixel a gmail.com
Sab 25 Set 2010 22:43:14 CEST


http://www.parcoleonardo.it/
abitale, lavorare, vivere nel terzo millennio



2010/9/25 lutrizio <lutrizio at gmail.com>

>
> Ciao a tutt*,
> Sono convinto che lo spaesamento di chi ascolta la 'naturale' descrizione
> di un progetto da parte del suo ideatore\venditore possa essere il punto da
> cui la riflessione\sottrazione al consumo del luogo o della tecnologia
> autoritaria può germogliare.
> Senza voler fare una discussione sul linguaggio o sulla teoria
> dell'architettura, si può partire dall'idea di decostruzione che Derrida ha
> tentato (a mio avviso ingenuamente) di estendere all'architettura costruita,
> sdoganando così il mero formalismo da ogni possibile critica di scala
> urbana, in una direzione che (nonostante le intuizioni interessantissime e
> travisatissime del filosofo) ha condotto il 'futuro' ad un presente fatto di
> megaprogetti in cui se il ''coso'' è grande e formalmente intrigante,
> produce automaticamente un pezzo di città, in cui cioè l'urbanistica è
> diventata marketing urbano.
> Questo è spesso falso e a tal riguardo basta dire che l'investimento
> griffato che molti sindaci hanno cercato per opportunità di spartizione
> politica ed economica, si è inserito nel deserto desolante della professione
> in cui si trovano i giovani architetti (italiani), che sono totalmete
> inseriti in questa realtà in cui i massoni e gli ordini professionali sono
> clan famigliari e clientelari nella migliore tradizione catto-comunista e
> socialdemocratica di questo paese da barzelletta.
> Concordo, dunque, è un problema di potere e di 'scala', nel senso che più
> ci si allontana dalla dimensione umana, più è facile che il potere in senso
> lato si organizzi e riproduca.
> Nel disegno autoritario, in cui non è lasciato spazio all'improvvisazione
> (della vita); nella appropriazione indebita del processo decisionale, in cui
> la partecipazione è spesso una forma di comunicazione al cittadino e non un
> suo coinvolgimento nelle scelte; nella intrigante e blindatissima
> interfaccia che ti connette con il mondo ma non ti fa decidere attraverso
> quali nodi e reti. O, (come sempre), è il potere che decide per te.
> Ma come si crea opportunità per tali aberrazioni?
> Immaginare l'architettura o le funzioni più diverse che arricchiscono la
> vita è sicuramente un atto creativo, ma con un particolare livello
> ontologico di duplice complessità: dover interagire in brain-storming e
> individuare obbiettivi al plurale. Perciò ritengo che non sia un caso di
> 'genere' ma di molteplicità il discorso sull'archittettura\rete.
> Architettura e democrazia, dunque, il tema è antico ma non ancora superato,
> specie in un momento in cui la gentrification, cioè l'accentramento
> topografico di capitale e l'espulsione al margine della socialità, continua
> a blindare le città e a chiudere gli spazi sociali e gli stranieri in
> gabbie.
> Saluti, lutrizio
>
>
>
-------------- next part --------------
An HTML attachment was scrubbed...
URL: http://lists.ecn.org/pipermail/aha/attachments/20100925/899d3704/attachment.html 


Maggiori informazioni sulla lista AHA