[aha] architettura, innovazione e qualche sconfitta

lutrizio lutrizio a gmail.com
Sab 25 Set 2010 21:43:44 CEST


Ciao a tutt*,
Sono convinto che lo spaesamento di chi ascolta la 'naturale' descrizione di
un progetto da parte del suo ideatore\venditore possa essere il punto da cui
la riflessione\sottrazione al consumo del luogo o della tecnologia
autoritaria può germogliare.
Senza voler fare una discussione sul linguaggio o sulla teoria
dell'architettura, si può partire dall'idea di decostruzione che Derrida ha
tentato (a mio avviso ingenuamente) di estendere all'architettura costruita,
sdoganando così il mero formalismo da ogni possibile critica di scala
urbana, in una direzione che (nonostante le intuizioni interessantissime e
travisatissime del filosofo) ha condotto il 'futuro' ad un presente fatto di
megaprogetti in cui se il ''coso'' è grande e formalmente intrigante,
produce automaticamente un pezzo di città, in cui cioè l'urbanistica è
diventata marketing urbano.
Questo è spesso falso e a tal riguardo basta dire che l'investimento
griffato che molti sindaci hanno cercato per opportunità di spartizione
politica ed economica, si è inserito nel deserto desolante della professione
in cui si trovano i giovani architetti (italiani), che sono totalmete
inseriti in questa realtà in cui i massoni e gli ordini professionali sono
clan famigliari e clientelari nella migliore tradizione catto-comunista e
socialdemocratica di questo paese da barzelletta.
Concordo, dunque, è un problema di potere e di 'scala', nel senso che più ci
si allontana dalla dimensione umana, più è facile che il potere in senso
lato si organizzi e riproduca.
Nel disegno autoritario, in cui non è lasciato spazio all'improvvisazione
(della vita); nella appropriazione indebita del processo decisionale, in cui
la partecipazione è spesso una forma di comunicazione al cittadino e non un
suo coinvolgimento nelle scelte; nella intrigante e blindatissima
interfaccia che ti connette con il mondo ma non ti fa decidere attraverso
quali nodi e reti. O, (come sempre), è il potere che decide per te.
Ma come si crea opportunità per tali aberrazioni?
Immaginare l'architettura o le funzioni più diverse che arricchiscono la
vita è sicuramente un atto creativo, ma con un particolare livello
ontologico di duplice complessità: dover interagire in brain-storming e
individuare obbiettivi al plurale. Perciò ritengo che non sia un caso di
'genere' ma di molteplicità il discorso sull'archittettura\rete.
Architettura e democrazia, dunque, il tema è antico ma non ancora superato,
specie in un momento in cui la gentrification, cioè l'accentramento
topografico di capitale e l'espulsione al margine della socialità, continua
a blindare le città e a chiudere gli spazi sociali e gli stranieri in
gabbie.
Saluti, lutrizio

Il giorno 22 settembre 2010 12:00, <aha-request a lists.ecn.org> ha scritto:

> Invia le richieste di iscrizione alla lista AHA all'indirizzo
>        aha a lists.ecn.org
>
> Per iscriverti o cancellarti attraverso il web, visita
>        http://lists.ecn.org/mailman/listinfo/aha
> oppure, via email, manda un messaggio con oggetto `help' all'indirizzo
>        aha-request a lists.ecn.org
>
> Puoi contattare la persona che gestisce la lista all'indirizzo
>        aha-owner a lists.ecn.org
>
> Se rispondi a questo messaggio, per favore edita la linea dell'oggetto
> in modo che sia più utile di un semplice "Re: Contenuti del digest
> della lista AHA..."
>
>
> Argomenti del Giorno:
>
>   1. Re: architettura, innovazione e qualche sconfitta
>      (franca.formenti3)
>   2. Arse Elektronika 2010 - Space Racy - San Francisco (T_Bazz)
>
>
> ----------------------------------------------------------------------
>
> Message: 1
> Date: Wed, 22 Sep 2010 00:38:22 +0200
> From: "franca\.formenti3" <franca.formenti3 a libero.it>
> Subject: Re: [aha] architettura, innovazione e qualche sconfitta
> To: "aha" <aha a lists.ecn.org>
> Message-ID: <L94C7Y$C0F708889EAD90479E5882B8CDB75DB6 a libero.it>
> Content-Type: text/plain; charset=iso-8859-1
>
> architettura ,innovazione e
> ISTRUZIONE!
> http://giornaleitaliano.info/gelmini-studenti-
> “soldato”-nei-licei-impareranno-a-sparare-il-declino-inarrestabile-della-scuola-italiana-3146
>
>
>
>
> ---------- Initial Header -----------
>
> >From      : aha-bounces a lists.ecn.org
> To          : "List on artistic activism and net culture"
> aha a lists.ecn.org, hackmeeting a inventati.org
> Cc          :
> Date      : Tue, 21 Sep 2010 23:45:13 +0200
> Subject : [aha] architettura, innovazione e qualche sconfitta
>
>
>
>
>
>
>
> > Ho un problema.
> > Oggi siamo andati all'Acquario Romano, la sede dell'Ordine degli
> Architetti
> > di Roma, alla presentazione/lancio di CitiVision Mag, un freepress di
> > architettura molto bello, con un occhio particolarmente attento ai
> progetti
> > degli architetti più giovani e con il preciso e dichiarato intento di
> > tentare di alzare il livello della discussione sull'architettura
> > contemporanea a Roma, e di trasformarla in un dialogo più internazionale.
> > Se da un lato ammiro molto l'impostazione del progetto e l'atteggiamento
> con
> > cui gli organizzatori lo pianificano ed eseguono, dall'altro sono rimasto
> un
> > po' atterrito dalla lecture dell'invitato principale.
> > Non ho nulla contro di lui, ovviamente: esprime dei concetti
> interessanti,
> > seppur molto centrati sulla forma. E l'inizio della sua presentazione è
> > stato anche molto interessante, con le sue analisi sul linguaggio degli
> > spazi pubblici e privati.
> > E' solo che pian pianino, durante la conferenza, veniva insinuato nella
> > discussione un assunto che, per quel che penso e sento, non è per nulla
> > scontato. Piano piano, tra le descrizioni di un progetto e l'altro,
> emergeva
> > una tensione verso il futuro, verso l'innovazione, verso "l'opportunità"
> che
> > era incentrata su immaginari utopici e, a tratti, degni dei più sfarzosi
> > faraoni dell'antico Egitto.
> > Venivano presentati progetti grandiosi, con cantieri sterminati che
> duravano
> > 5-6 anni, con centinaia di camion che trasportavano "robe" gigantesche.
> Era
> > inevitabile scivolare verso visioni di schiavi che tirano enormi blocchi
> di
> > pietra per costruire piramidi.
> > Questi grandi progetti, a New York, in Germania, a Valencia e in tanti
> altri
> > posti, venivano presentati candidamente come le dimensioni più avanzate
> > della ricerca contemporanea, come le utopie che, creando meraviglia,
> > liberando l'immaginazione e "usando anche la dimensione di gioco
> > dell'Architettura", potevano modellare gli immaginari, creare visioni sul
> > futuro e, quindi, opportunità.
> > Ma davanti agli occhi c'era una persona che presentava fiero delle
> immagini
> > di cantieri enormi, con centinaia di migliaia di pezzi di impalcatura
> tirati
> > su per costruire curve azzardate fatte di dozzine di strati di materiali
> > differenti, che contrattava tra istituzioni e corporation globali del
> > cemento, dell'acciaio, del legno per costruire cose enormi in grado di
> "far
> > fare una passeggiata suggestiva in cima alla città, di mangiare in un
> buon
> > ristorante con una vista incredibile, di creare delle zone coperte e di
> > ombra - presupposto fondamentale per la fruizione dello spazio pubblico
> -,
> > creando tre livelli di utilizzo e interpretazione del territorio".  (cito
> a
> > memoria e in ordine sparso: mi scuserà l'architetto se sbaglio qalcosa, e
> si
> > senta pure libero di correggere, ovviamente)
> > E, oltre ogni "ministero dell'amore" di orwell, venivano anche decantate
> le
> > caratteristiche di ecologia e sostenibilità delle produzioni
> > architettoniche.
> > Ora: lo so. Le utopie *possono* essere utilizzate per creare immaginari,
> per
> > stimolare la fantasia, per abilitare la "fuga" che spesso permette di
> avere
> > nuove idee. La meraviglia, la suggestione, l'"eccezionale" serve. Perchè
> se
> > abito in un cubo di pietra e ne esco solo per andare a lavorare in un
> altro
> > cubo di pietra, muoio. E quindi le cose eccezionali hanno un loro uso:
> > possono essere utilizzare per riinventare la realtà, creando visioni e
> spazi
> > di espansione.
> > Ma proprio non riesco ad identificare queste cose faraoniche con una via
> > praticabile. Mi sembrano più oggetti del potere. Le suggestioni che mi
> fanno
> > venire in mente sono quelle che rigurdano come l'architetto, in quel
> > momento, si debba sentire una specie di semi-dio, con tutti quei camion,
> > quei materiali, quelle enormi travi d'acciaio che si innalzano al cielo,
> > proprio come le ha disegnate, o come le ha fatte disegnare ai suoi
> > collaboratori, comunicando loro la sua visione. Mi viene in mente quanto
> > costino questi oggetti. Quanto siano ogegtto di potere queste enormi
> cifre.
> > Quanto siano oggetto di contrattazione tra professionisti, istituzioni,
> > costruttori, politici, sindacati. E quanto siano belli nel disegno, ma di
> > come sia poi ben più misera la realtà, fatta di lavoratori in tuta
> arancione
> > e casco giallo, di stagisti che lavorano gratis, di poveracci con carta
> di
> > credito che provano a rimorchiare portando veline a mangiare aragosta in
> > cima ad un blob enorme a forma di fungo, e di come siamo cambiati poco
> nelle
> > nostre aspirazioni.
> > Ecco: superuomini, in grado di avere potere, che si esprime con questi
> > enormi "cosi".
> > Non che non siano belli o interessanti, ripeto. Sono interessanti come
> usano
> > il software, come usano i nuovi materiali, come riescano a rendere reali
> > cose che prima non c'erano e possibili cose che si immaginano dopo aver
> > visto il "coso".
> > Non mi sembra un "dibattito contemporaneo", questo. Non mi sembra, perchè
> ci
> > sono cose più fondamentali nel contemporaneo, cose che hanno più la
> > caratteristica di essere "nodi". E riguardano probabilmente maggiormente
> > l'ambiente, il lavoro, il debito, e l'identificazione di modelli che
> creino
> > un po' di sostenibilità e che, con tutta probabilità, non sono grandi
> come
> > quei "cosi", ma sono più piccoli, autonomi, mobili, "attorno" alla
> persona,
> > empatici e temporanei. Mentre invece queste utopie sono proprio il
> > contrario.
> > La cosa che mi colpisce di più, oltretutto, è collegata al linguaggio.
> Che,
> > come al solito, è "al contrario". Ma a questo siamo abituati, no?
> > "Innovazione" vuol dire mantenere lo stato delle cose, "futuro" vuol dire
> > passato, "sostenibilità ed ecologia" vuol dire fare un cantiere
> gigantesco
> > che dura 6 anni per produrre un mostro gigantesco con un pannellino
> solare
> > sopra, "dialogo" vuol dire avere amici nei posti giusti per poter
> > contrattare committenze ciclopiche, "cambiamento" vuol dire solo
> velocizzare
> > l'impresa diminuendo la burocrazia.
> > La cosa più violenta la subiscono, come al solito, gli studenti, cui
> vengono
> > inculcati questi immaginari, come simbolo del successo.
> >
> > Salto in avanti: dall'altra parte, all'Opificio Telecom, c'era un
> incontro
> > sul "futuro di internet". Si parlava di App, le applicazioni per i
> > dispositivi mobili che stanno trasformando così rapidamente il mercato di
> > come si usa internet ed i suoi servizi.
> > Le App sono molto belle, divertenti, accessibili e usabili. Hanno delle
> > belle interfacce. Sono divertenti, emozionanti, eccetera, eccetera,
> > eccetera.
> > Ma hanno un enorme problema: eliminano la trasparenza dei protocolli di
> > internet, mettendo tutto in mano al service provider, sia dal punto di
> vista
> > di chi gestisce il marketplace delle applicazioni, sia da chi le
> > applicazioni le fa e commercializza.
> > Vuoi il servizio? Scaricati l'applicazione e fregatene di come funziona,
> di
> > come gestisco le informazioni, di come gestisco la sicurezza, di quanto
> ti
> > spio te e i tuoi amici. Non c'è standard. Se usi 10 app vuol dire che, in
> un
> > modo o nell'altro, hai firmato 10 contratti su come gestire i tuoi dati,
> > tutti differenti, tutti scritti in linguaggi che non capisci, tutti testi
> > che non leggerai mai. E poi: fine della libertà di navigazione e di uso
> > delle risorse di internet, fine degli standard e protocolli aperti: con
> le
> > app torna tutto in mano ai service provider. Altro che innovazione:
> torniamo
> > ai deliri di America Online.
> >
> > Questo grande incontro è stato presentato nell'ambito dei programmi di
> > telecom italia sulle culture digitali. In dei luoghi quindi in cui si
> parla
> > di innovazione e di opportunità.
> > Se ci fate caso sia questo che quello prima son due problemi
> > "architettonici". Di tipo differente. Di due architetture che si
> > compenetrano, nella città, tra cemento e informazioni.
> > Proprio mentre Bernabè, da un lato, annuncia che la super-rete wireless
> > Telecom se la farà da sola, e deciderà da sola come/quando/cosa farà come
> > servizi, perchè "è sua responsabilità".
> > E mentre continua la buffonata (che però funziona: attenzione! anche se
> non
> > lo dovesse vincere, il progetto ha creato quel che doveva creare...) del
> > Nobel per la Pace ad Internet.
> > Proprio mentre continua il fiorire di iniziative di origine "corporate"
> > sull'imprenditorialità alla californiana, con tutti gli immaginari che ne
> > conseguono e senza le delicate alchimie che lì la stanno facendo
> funzionare
> > (per ora), con tutti gli incubatori di impresa che ne conseguono (qui).
> >
> > Altra cosa in comune: tutte queste iniziative sono iper-frequentate. In
> > qualche modo stanno tutti "a caccia". Vogliono inventare la prossima
> > killer-app, il prossimo social network. Proprio come vogliono diventare i
> > prossimi archi-star.
> >
> > Senza pensare, però, che quelli che raggiungono quei ruoli sono ben
> lontani
> > dall'utopia, ed agiscono non nel modo "ingenuo", puro ed accessibile che
> ci
> > mostrano con la "visione", ma con ben più rodate abilità contrattatorie,
> a
> > suon di bilanci, investimenti incrociati, accordi fatti al ristorante,
> > strette di mano, e compromessi.
> >
> > Questo sfasamento del linguaggio concorre a creare la scomparsa della
> > rivolta, della reazione e, quindi, della reale innovazione e
> trasformazione.
> >
> >
> > In definitiva: cos'è l'innovazione, il cambiamento, la rivolta, la
> > trasformazione e la reinvenzione quando a definirne estetiche, modalità,
> > opportunità, ambizioni ed immaginari è un costruttore, una corporation o
> un
> > venture capitalist?
> >
> > bacieabbracci
> > xDxD
> >
>
>
>
>
> ------------------------------
>
> Message: 2
> Date: Wed, 22 Sep 2010 10:41:51 +0200
> From: T_Bazz <t_bazz a ecn.org>
> Subject: [aha] Arse Elektronika 2010 - Space Racy - San Francisco
> To: List on artistic activism and net culture <aha a lists.ecn.org>
> Message-ID: <4C99C14F.4010401 a ecn.org>
> Content-Type: text/plain; charset=ISO-8859-1; format=flowed
>
> ###### monochrom's
> ##### Arse Elektronika 2010
> #### SPACE RACY
> ### Talks, machines, workshops and performances
> ## San Francisco, September 30-October 3, 2010
> # At Chez Poulet, Center for Sex and Culture, Parisoma, Noisebridge and
> Mission Comics and Art
>
> # http://www.monochrom.at/arse-elektronika/
>
>
> ### SPACE RACY?
>
> Love hotels. Swinger club design. Phallic architecture. The
> gentrification of Times Square, kicking out all the peep shows, and
> similar anti-sex gentrifications and battles. Kids making out in the
> back seats of cars, and people fucking in parks. Housing for
> unconventional family units. Augmented reality sex spaces. Furniture for
> sex. Room design. Creating new environments. Gendered spaces, and gender
> in the creation of space. Architecture by women, and the potential for
> the construction of a feminist architecture. Actively gender-segregated
> spaces, as both empowering and oppressing. Queer-segregated spaces,
> similarly. The acts of human intimacy, sexual intercourse, and
> procreation in weightlessness and the extreme environments of space.
> Erotic space tourism. The visibility of sex, genders, and relationship
> structures in various spaces. Spaces of sexual control and
> permissiveness. Sexual subcultures as spaces of social division. Spatial
> enforcement of relationship structures and gendered power structures.
> Geotagging as an expression for kinks. The sexual reading of
> architecture, especially around historical and modern styles and
> concerning ornament and detail. The eroticization of buildings --
> architecture for whorehouses, the Las Vegas strip, people who want to
> sleep with buildings. What makes design "sexy" and the construction of
> "sexy" as an architectural category as a comment on late
> heteronormativity. The terabyte gloryhole. The space in which the male
> gaze occurs and the space it defines.
>
> Heterosexism, misogyny, and heterocentrism reinforce the dominant
> cultural structure and contribute to the oppression of large sectors of
> society. Sexuality, sex, gender, and related constructs are heavily
> implicated in and reproduce space, and are also constrained and
> restricted by it and by heterosexism. Let's explore this space of
> interactions.
>
>
> ### SCHEDULE
>
> ## Opening Night and Prixxx Arse 2010
> # Hosted by monochrom's Johannes Grenzfurthner.
> With a superspecial keynote by Susie Bright (All Along the SexTower: Sex
> on Stage in America, from Susie Bright's Reporters Notebook)
> Featuring many guests stars, like Thomas S. Roche, Charlie Anders
> (Erotic mind control via the Internet) and Elle Mehrmand and Micha
> Cárdenas (virus.circus)
> Thursday, September 30, 2010
> 9:00 PM at Chez Poulet (3359 Cesar Chavez, San Francisco)
>
> ## Discoursive and Performative Approaches
> # With Samuel Coniglio, Jason Brown, Heather Kelley and starPause/Jordan
> White
> Friday, October 1, 2010
> 8:00 PM at Center for Sex and Culture (1519 Mission Street between 11th
> and So. Van Ness, San Francisco)
>
> ## Conference for Brainy Pervs
> # With talks by Ella Saitta, Ben Dagan, Philip Freeman, Adam Flynn,
> Svenja Schroeder, Mae Saslaw, Katrien Jacobs, Annalee Newitz, Carol Queen
> Saturday, October 2, 2010
> 12:00 noon at Parisoma (1436 Howard St. at 10th, San Francisco)
>
> ## Six Feet Under Club
> # Let's have sex in a coffin! monochrom wants you to go down
> Saturday, October 2, 2010
> 9:30 PM on street outside of Parisoma (1436 Howard St. at 10th, San
> Francisco)
>
> ## Screw-It-Yourself: Workshops and Unconference
> # With Christophe, Maia Marinelli, E. Conrad, Elle Mehrmand, Micha
> Cárdenas, Zach Blas, Heather Kelley, Robert Glashüttner
> Sunday, October 3, 2010
> 2:00 PM at Noisebridge (2169 Mission Street, San Francisco)
>
> ## Microtalks on Sex/Tech/Art
> # Lightning talks about technosexual art and comic culture! Give your
> own 5-minute presentation!
> Sunday, October 3, 2010
> 8:30 PM at Mission Comics and Art (3520 20th St. Suite B, San Francisco)
>
>
> ### FESTIVAL PASSES
>
> # Single day pass: $20 (with a possibility of student discount)
> # Festival pass: $50
> # Workshops @ Noisebridge: free, but possible material costs
>
>
> ------------------------------
>
> _______________________________________________
> AHA mailing list
> AHA a lists.ecn.org
> http://lists.ecn.org/mailman/listinfo/aha
>
>
> Fine di Digest di AHA, Volume 35, Numero 23
> *******************************************
>
-------------- parte successiva --------------
Un allegato HTML è stato rimosso...
URL: http://lists.ecn.org/pipermail/aha/attachments/20100925/ba93b004/attachment-0001.html 


Maggiori informazioni sulla lista AHA