[aha] diffondete e praticate!

steeef stef a lideolog.net
Mer 20 Ott 2010 20:28:41 CEST


Sottoscrivo in toto quello che dice Andrea. Dopotutto, chi 
ci impedisce di pensare che la stessa scrivente sia al soldo 
della Rizzoli, o della stessa Casapound, o di Forza Nuova? 
:) Sto scherzando, ma neanche troppo. Il dubbio non è 
fievole, il problema è subdolo.

Ma voglio andare oltre.
Il diritto di parola, che in casi come questo risulta più 
scomodo e indigesto di quanto vorremmo, è un fondamento 
della società che se non abbiamo di fatto almeno 
perseguiamo. Il tentativo di soppressione diretta della 
parola di un cittadino, il desiderio addirittura della 
epurazione di un libro - che ha gli illustri antecedenti a 
tutti noti, specie se motivata dalla paura dell'influsso 
ambiguo del romanzo sugli animi dei giovani - a me suona 
come un atto assolutamente fascista, fascista per 
definizione, fascista in sé, a prescindere da chi lo propone 
e dalle sue ragioni. Personalmente, non voglio una cultura 
partigiana, nel senso di "faziosa". Non sopporto le fazioni, 
consumano energia inutile. Di cosa dovrei lamentarmi con un 
direttore di libreria, neanche fossi un agente del 
Minculpop? Dopotutto il boicottaggio di una merce è 
semplicemente non comprarla. Non potrei mai bruciare un 
libro, in senso letterale o lato, perché se lo facessi non 
mi sentirei più autorizzato a ribellarmi se qualcuno brucia 
il mio. Purtroppo le parole vanno combattute con le parole: 
io penso che tocca la dura calle di leggere il libro, capire 
bene cosa dice, e controbattere sullo stesso piano.

Adesso il punto è capire se anch'io sono della Rizzoli o di 
Casapound...

Servus
 >s<


Andrea Natella ha scritto:
> Scusa Agnese se sono diretto, ma fare una campagna di boicottaggio di
> questo tipo è il miglior modo per fare promozione al libro. Se fossi
> l'ufficio stampa della Rizzoli prenderei questo post e farei un bel
> comunicato stampa che sarebbe con facilità raccolto dai media. Gli
> articoli ve li immaginate da soli.
>
> Dico questo con una certa cognizione di causa. Molte campagne di
> boicottaggio che agiscono sul livello del consumo finale sono state
> alimentate e sostenute in modo occulto da aziende e grandi brand che
> fanno valutazioni di awareness costi-benefici e valutano che conviene
> soffiare sul fuoco (se non accenderlo direttamente) piuttosto che
> chiamare i pompieri.
>
> Le campagne di boicottaggio efficaci dovrebbero agire invece
> direttamente a livello della produzione.
>
> Faccio alcuni esempi al volo, solo a titolo esemplificativo:
>
> - ordinare all'editore migliaia di copie a nome di una libreria
> inesistente o di una che non ne è consapevole (è più facile di quanto si
> creda);
> - mandare la lettera di uno studio legale all'editore contestando un
> plagio di qualche tipo (nel contenuto, nella copertina etc.);
> - mandare la lettera di uno studio legale per diffamazione da parte di
> una persona il cui nome è lo stesso di uno dei protagonisti del romanzo;
> - chiamare l'editore fingendo di essere responsabili di una libreria
> Feltrinelli e disdire l'ordine, chiamare Feltrinelli e dire che le copie
> non sono disponibili per due mesi senza dare spiegazioni;
> - chiamare l'ufficio stampa e chiedere interviste a nome di prestigiose
> testate chiedendo l'esclusiva, intervistare l'autore e poi sparire...
>
> Questo tipo di azioni creano problemi reali di produttiva e
> organizzazione del lavoro all'interno dell'azienda e portano il
> produttore a risolvere il problema nel modo più rapido che spesso
> equivale a togliere il prodotto dal catalogo senza dire nulla.
>
> Tutto ciò dovrebbe essere fatto in modo non pubblico, ma contando su
> network sotterranei e fidati.
> Ovviamente tutto ciò è vero se l'obiettivo è creare un danno reale al
> prodotto.
> Se invece l'obiettivo è autorappresentarsi il discorso è un altro.
> Lo dico senza alcunissima polemica, stracerto della buona fede di chi
> scrive.
>
> A
>
> Il giorno 20 ottobre 2010 17:48, agne se <aaagneees a gmail.com
> <mailto:aaagneees a gmail.com>> ha scritto:
>
>     http://www.facebook.com/pages/Metti-un-chewing-gum-nel-libro-di-Casapound/117293574997967?v=wall#!/pages/Metti-un-chewing-gum-nel-libro-di-Casapound/117293574997967
>     <http://www.facebook.com/pages/Metti-un-chewing-gum-nel-libro-di-Casapound/117293574997967?v=wall#%21/pages/Metti-un-chewing-gum-nel-libro-di-Casapound/117293574997967>
>
>     La Rizzoli ha appena pubblicato "Nessun dolore. Una storia di
>     Casapound" di Domenico Di Tullio, avvocato dei giovani fascisti del
>     terzo millennio.
>
>     Se da una parte si tratta di un romanzetto banale per fascistelli
>     ignoranti, è anche vero che un romanzo è più pericoloso di un
>     saggio: un romanzo può raccontare bugie con molta più facilità,
>     complice il limite incerto tra realtà e finzione. Un saggio inoltre
>     propone idee e opinioni che possono essere confutate, un romanzo
>     invece crea un immaginario e con i tempi che corrono, un romanzo di
>     Casapound e su Casapound vorrebbe rilanciare tra i giovani
>     l'immaginario di questi camerati fin troppo impegnati a mostrare
>     solo la loro "faccia pulita".
>
>     Boicottare questo libro vuol dire rivendicare la necessità di una
>     cultura partigiana; boicottare un libro dal basso non equivale a una
>     censura dall'alto anzi, è la migliore espressione della democrazia
>     essere partecipi e protagonisti di quel che accade, esprimere la
>     rabbia e lo sdegno per il declino culturale che ci viene proposto e
>     in qualche modo iimposto.
>
>
>           Come boicottare il libro di Casapound senza rischiare di
>           fargli pubblicità?
>           se sei un ragazz@:
>
>
>
>           1)appiccicando un chewing gum tra le pagine del libro "Nessun
>           dolore" in una qualunque
>           libreria (specialmente se Rizzoli)! In questo modo si rendono
>           invendibili le copie.
>           se sei un adult@:
>
>
>           2) recandoti nella tua libreria abituale e protestando con
>
>     *il direttore a voce o con una protesta scritta!*
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