[aha] architettura, innovazione e qualche sconfitta

kilroy ndp a bastardi.net
Mar 5 Ott 2010 03:04:52 CEST


Il giorno 04/ott/2010, alle ore 20.56, francesco monico ha scritto:

> chiudiamola qua con poche sentenze ;-)
> 
> Carlo Scarpa non era architetto era solo diplomato all'artistico di venezia

OH Mio dio no, gli architetti si vedono dai risultati non dai titoli! Scarpa era un architetto eccome, se l'è guadagnato con la qualità, con il valore, con i rapporti che riusciva a intessere con gli artigiani e sopratutto con le architetture che ha realizzato, non lo dico io, il fatto che avesse una cattedra allo IUAV mi sembra un segno evidente. Anche Tadao Ando non è architetto, se si parla di titoli scolastici. Neanche Pierluigi Nervi era architetto, ma si merita il titolo honoris causa. Esistono un sacco di cuochi con la laurea in architettura ma non sono architetti, sono cuochi. 
> 
> I cartelloni pubblicitari a Venezia sono uno scempio oltre misura ... 

io li trovo carini, quando ho visto il ponte dei sospiri taggato eni la cosa mi ha divertito, ho il senso dell'assurdo. Qui a Firenze una mostra di Botero in centro, cioè delle statue appoggiate in piazza della signoria per un mese soltanto hanno scatenato un tale putiferio che le hanno dovute togliere, Botero fa schifo anche a me, però non riesco a capire la virulenza, non vedo proprio che male facessero ma l'argomento era pressappoco questo: questa roba non può stare vicino a un Ciellini nemmeno per mezzo secondo. Perchè? Fanno un sacco di casini molto più invasivi ma sono abbastanza furbi da mimetizzarli, la platealità è ritenuta offensiva, faccio notare che Brunelleschi ha sventrato mezza Oltrarno per fare Santo Spirito, mentre ora se devi fare un sottopasso lo rivesti di bugnato per renderlo "storico". Se i cartelloni pubblicitari servono per pagare restauri che nessuna soprintendenza è in grado di pagare, vanno benone, realpolitik, ma non solo, secondo me Venezia ha bisogno di essere un pochino più conflittuale di come vorremmo, è una città, la stiamo trattando come un parco a tema (era proprio questo lo scontro tra De Carlo e Sgarbi). 

Io a Venezia ho fatto un lavoretto, al S.a.l.e., ho fotografato tutti i graffiti che ho trovato in città, qualche centinaio, poi ho esposto le foto e ho passato tutto il vernissage di fronte alle foto a chiedere alla gente quale graffito meritava di essere salvato, il vincitore sarebbe stato ricoperto di una speciale vernice antigraffito, ha la proprietà di rendere le superfici lavabili, immuni dalle successive mani di vernice, ma se sei un pervertito come me ti rendi conto subito che se la stendi sopra le pareti già graffitate ha l'effetto opposto, essendo garantito l'effetto per 20 anni di fatto garantisce la permanenza del graffito stesso per lo stesso periodo. Ad un certo punto un gruppo di ragazzi viene da me e si pente in diretta, la metà delle tag le avevano fatte loro: "eravamo pischelli, stupidi, venezia non si tocca, venezia non si tocca...". 
Ma perchè Venezia non si tocca? E' stata toccata per secoli, plasmata trasformata, costruita, smontata, e ora sta morendo, noi non abbiamo più il coraggio di metterci mano, preferiamo usarla per speculare sul passato, trasformandola in un parco a tema, le tag sono come dei brutti risvegli da questo sogno turistico, un peccato contro natura. Quando Venezia affonderà andremo a sospirare a Las Vegas, dove c'è una versione filologicamente corretta, senza tag senza kebab e senza piccioni e andremo in gondola felici ignorando il tintinnare delle slot machines in sottofondo.

> 
> mettiamola così in certe situazioni ambientali (Italia e area del mediterraneo) gli architetti inquinano visivamente e culturalmente ... ed è un inquinamento tossico

Questo paese, un luogo di grande tradizione operaia, è per il 70% costruito dopo la seconda guerra mondiale, forse di più, si tratta di milioni di metri cubi di capannoni prefabbricati, palazzine brutte come la fame e migliaia di telai in cemento armato non finiti e abbandonati, basta fare un giro in ciociaria. Questa roba credi a me non è stata fatta dagli architetti, è questo che vogliamo difendere?  

Che ne pensi dell'auditorium di Ravello?
> 
> Luca è un grande

noi lo chiamiamo Jena Plisskeen.
> 
> fra 

Tu volevi chiudere la discussione, io non ci riesco, abbi pazienza.

Kilroy
> 
> Il giorno 04 ottobre 2010 20:13, kilroy <ndp at bastardi.net> ha scritto:
> Oh uffa, mi sono messo all'angolo da solo, può sembrare che io stia qui a difendere una categoria di persone, per giunta solo quelle di nazionalità italiana, invece quello che vorrei difendere è una materia. Ovviamente non sono d'accordo sul fatto che gli architetti possano essere intesi come mandanti morali di tutta la bruttura, riflettiamo su una cosa, sempre che tu convenga con me su un assunto: appena si varcano le frontiere la qualità del costruito (recente quindi non spontaneo) migliora inesorabilmente. Sia che tu vada in Francia, in Svizzera, in Austria, e anche se non ci sono stato ho l'impressione che accada anche in Slovenia. Ne convieni? Perchè succede? Io non ho una buona risposta, non è una questione di educazione universitaria, la nostra formazione recente sta scadendo velocemente ma era tanto buona da essere invidiata, certo era autoritaria, fanatica, storicista e gestita da gente come Monestiroli ( che è proprio la persona a cui pensavo quando ho scritto che certa gente fa talmente bene i cimiteri da rendere tombale tutto quanto), tuttavia nell'ingiustizia, nella vessazione e nell'umiliazione che ci siamo sorbettati c'era sempre dietro l'angolo una qualche  qualità, uno sforzo, anche sui temi etici, ad esempio fino agli anni '80 una facoltà come quella di Venezia si occupava quasi esclusivamente di edilizia popolare, l'idea che gli studenti si addestrassero a disegnare ville per i ricchi era totalmente avversata (o almeno così mi ha detto Raul Pantaleo, che è l'architetto che fa gli ospedali di Emergency). 
> In ogni caso da quelle parti insegnava Carlo Scarpa, un architetto e un professore eccezionale. 
> In Svizzera chi ha il sogno di diventare architetto deve decidere presto, a 14 anni lo mettono in uno studio a fare tirocinio, come è successo ad un mio amico che poi è diventato falegname, veniva pagato per il lavoro che svolgeva, non diciamolo a quei poveracci italiani che per laurearsi sono costretti a fare tirocini gratuiti. Io sono generalmente contrario all'idea che la strada della pratica a tutti i costi sia quella giusta, (tranne per quella parte in cui il lavoro dei ragazzi viene pagato), il mio amico aveva un sacco di pratica ma è ignorante come una capretta, altro che ermeneutica, tuttavia da quelle parti si costruisce molto bene, non hanno geometri e se un qualsiasi piastrellista fa un lavoro è costretto per legge a dare la garanzia del suo lavoro, gli intonaci che cascano dopo 5 mesi li ripaga chi non li ha saputi stendere. 
> In Italia gli stessi costruttori edili sopratutto a livello artigianale sono spesso degli esordienti totali, con manodopera immigrata senza alcuna formazione, le scuole edili sono molto rare e poco frequentate, l'unico operaio veramente bravo che conosco è un perito industriale che invece di andare alla Fiat si mise ad imparare il lavoro dal padre, quando se ne andrà probabilmente l'azienduccia della mia famiglia chiuderà, anche a volerli pagare molto bene si trovano solo manovali, nessuno che sappia tenere una cazzuola in mano. Fare il muratore è una cosa difficile, molto più di quanto sembri e quelli bravi vengono pagati più dei professori di liceo, si cerca di supplire alla sparizione delle capacità in questo mestiere esclusivamente con la tecnologia, ad esempio inventando macchine che stendono l'intonaco, o fili a piombo laser, macchine per fare le tracce, colla al posto della malta, ma la qualità che ne risulta è scadente. (per inciso tutta questa roba è un'industria, della quale gli architetti fanno parte molto marginalmente).
> 
> Mio nonno il geometra aveva l'occhio perfetto, è l'equivalente dell'orecchio perfetto, quando ero piccolo io indicavo una cosa da misurare, lui diceva un numero preciso al millimetro e quando poi andavo a controllare con il metro era sempre inevitabilmente giusto. Adesso senza i massetti autolivellanti  i pavimenti sarebbero in discesa, un mio amico quando ha comprato casa ha preso a calci nel culo il geometra direttore dei lavori, siccome lui continuava a negare Luca gli ha detto: se come dico io il soffitto è inclinato te le do... hanno misurato e il soffitto faceva 4 o 5 gradi di pendenza, così lui lo ha preso a calci per tutto il paese.
> 
> Dalle nostre parti la qualità delle costruzioni è scadente, a tutti i livelli: l'urbanistica ha abdicato a concetti come il "pianificar facendo", la formazione degli architetti è ostaggio dei Monestiroli, a livello lavorativo spicciolo ho già detto, ma è così anche quando c'è da costruire gli edifici di Renzo Piano, fatevi un giro all'auditorium di Roma, fa schifo, è fatto male. Uno che lavora dalla Hadid a Roma mi raccontava, parlando della stazione dell'alta velocità di Afragola, che mentre il progetto che aveva vinto il concorso era una cosa, la realizzazione stava prendendo un'altra piega, tutte quelle doppie curvature costano, e non esiste un'azienda di serramenti che sappia dare due curvature ad un profilo d'alluminio, a livello strutturale era la stessa cosa, il tizio concludeva: "se lo stesso progetto lo fai in america o in giappone costa 300, se lo fai in europa costa 200, se lo fai in italia costa 100".
> 
> Ma non sarà che l'architettura e l'edilizia italiane stiano semplicemente seguendo il declino del paese? E perchè se tutto va a puttane, per l'architettura dovrebbe essere diverso? 
> 
> (Il tipo che si fa da solo la casa poi chiama il geometra, può firmare per legge e costa meno). 
> 
> Il Fai e Italia Nostva sono un gvuppo di simpaticoni con la V moscia, che adesso sta facendo polemica sui cavtelloni pubblicitavi che pagano i vestauri dei palazzi veneziani pevchè sono bvutti, propvio non gli entva in testa che le casse del comune sono vuote, cacassevo il lesso lovo... (cacare il lesso = pagare in fiorentino).
> 
> In ogni caso, dalla cultura storicista dell'università italiana vengono anche quelli che fanno i restauri e sono tra i pochi che li sanno fare, non credere, anche per curare il patrimonio storico serve l'ermeneutica, tanto che anche da quel punto di vista, ad aggiungere incultura a incultura, si stanno facendo sempre più casini, a molti edifici minori sta succedendo l'equivalente di quello che succede ai quadri del '600 nelle parrocchie, il sacerdote li ravviva con il succo di limone.    
> 
> Mi faccio vate per un secondo: l'expo di Milano 2015 sarà una figura di merda interplanetaria.
> 
>  Kilroy
> 
> p.s. anche tra gli architetti italiani esiste una resistenza, è minoritaria, ma c'è, solo che se non hanno il barbone bianco nessuno li tratta.
> 
> 
>   
> Il giorno 04/ott/2010, alle ore 16.23, francesco monico ha scritto:
> 
>> Caro Kirlroy ho iniziato con la 'semplice verità' perché se rimanevo nella complessità del reale il messaggio diventava inutilizzabile. Così è sicuramente falso ma è funzionale. E' funzionale a cercare chiarezza su una situazione che McLuahn avrebbe definto "infetta". L'infezione sta in tutto quello che tu dici, De Carlo è appunto minoritario rispetto a dei mostri sacri Archistar, o dei sacri baroni alla demichelis, monestiroli, ecc ecc, gli esami di storia sono appunto dell'architettura, invece che di storia, con magari anche i problemi dello storicismo storico, con anche forse, un po' di ermeneutica che dalla storia deriva giusto così per far sentire inadeguato uno storico dell'architettura, o forse per dargli orizzonti non totalizzanti.
>> 
>> Certo il 90% dello scempio italiano è stato condotto da altri, forse buona parte dai geometri, ma l'architettura è responsabile di tutta l'edilizia dal punto di vista critico-culturale, sarebbe troppo comodo che non lo fosse. Tuttavia gli architetti, quelli con la A, hanno abdicato al senso del bello, certo quasi impossibile da definire, ma suvvia il Klinker in campagna! E poi basta leggersi Pasolini. L'italia sarà anche l'unico paese europeo... ma che gli architetti appunto si ribellinio, oppure si sentano umiliati, invece no ci vanno a braccetto. 
>> 
>> Concordo con te che  il motivo sta tutto nell'evoluzione tecnica dell'edilizia e nella trasformazione del mondo del lavoro che ha comportato, ovvero la magia perduta delle pratiche spontanee, c'è stato uno sviluppo, che con tutti i suoi difetti (la contaminazione, altre forme di alienazione contemporanee) è anche il segno della fine della povertà estrema delle campagne, infatti è bastato spostare questa poverta nel terzo mondo o più in là.
>> 
>> E di nuovo resta il fatto che se gli architetti in Italia fanno molto poco e incidono nella forma urbana per una porzione minuscola, ciò non impedisce loro di essere una elité culturale che dovrebbe almeno discutere (e magari accusare) degli scempi (invece lo fa il FAI dei conti e marescialli).
>> 
>> Concordo che l'architettura è morta perchè non se ne fa, perchè invece di essere parte di una cultura condivisa oltre gli addetti ai lavori è solo ammirazione acritica per gli Archistar e oltre. E sopratutto concordo con Xd sul fatto che esistono categorie che si appropriano, forse per innocente ignoranza, della costruzione dei sogni e dei desideri, e che oggi siamo dentro dei sogni e desideri inquietanti e alienanti.
>> 
>> Ecco il punto è l'etica: ovvero la 'costruzione' di un piano etico ... non in klinker!
>> 
>> "E io non mi faccio fare la casa da un architetto e mi viene molto più bella, ma poi lo devo pagare lo stesso, quello là, perchè i deve firmare il progetto"
>> 
>> fra
>> 
>> 
>> Il giorno 04 ottobre 2010 01:30, kilroy <ndp at bastardi.net> ha scritto:
>> Il giorno 03/ott/2010, alle ore 11.00, francesco monico ha scritto:
>> 
>>> Trovo molto interessante e altresì irritante questa discussione, eh si perché poi alla fine nessuno dice la verità, ovvero che di architetti di valore, non solo formale ma anche etico, beh in Italia non ce ne è mica, poi forse anche all'estero difettano, allora il problema è l'architettura stessa perché alla fine è un (il) luogo della speculazione, della distruzione del territorio giustificando la cosa con tutta una serie di superpippe e tirate fatte da architetti stessi che si sa fanno esami di storia ridicoli, ma li fanno?, di storia dell'arte altrettanto ridicoli, e forse di sociologia e di antropologia. L'architetto diventa quindi un perfetto tuttologo prodotto della cultura di massa, attenzione non un 'generalismo critico' nel segno della (per me grande) tradizione classica e gentile, è una approssimazione culturale che specula sulla bassa cultura e sul territorio. 
>> 
>> Monico, lasciami dire che mi fa specie assistere al modo in cui entri nella discussione, mentre noi che finora siamo intervenuti stiamo provando a sciogliere i dubbi tu inizi il tuo discorso direttamente con la verità, la tua verità è che gli architetti sono tutti bastardi che vogliono insozzare tutto, mi sembra un pochino semplicistico. 
>> In Italia ci sono architetti di valore, anche in senso etico, ci sono ancora, ci sono stati. 
>> Io sono affezionatissimo all'esperienza, del tutto minoritaria da ogni punto di vista, di Giancarlo De Carlo (il padre di Andrea, morto nel 2005), De Carlo è stato uno che dopo la guerra andò, perchè simpatizzava, a Carrara per partecipare alla riunione nazionale degli anarchici, è stato tra i primi a praticare l'architettura come forma partecipata, il villaggio Matteotti a Terni, realizzato dopo infinite assemblee insieme ai futuri utenti, operai metalmeccanici. Tra i 60 e i 70 fu chiamato a redigere il piano particolareggiato di Rimini, dove propose di abolire il traffico veicolare in favore di monorotaie, di ripensare il sistema scolastico per farne una struttura sempre aperta a tutta la popolazione, nel frattempo si mise ad aiutare i pescatori poveri della città a realizzare autocostruzioni delle proprie case, purtroppo il piano fu boicottato dalla destra riminese e nonostante De Carlo avesse resistito al punto da volantinare la sua idea con l'ausilio di un elicottero non se ne fece niente e Rimini è diventata la bolgia che è. 
>> Se ti capita fatti un giro ad Urbino, che gli ha dato le chiavi della città, e sopratutto vai alla facoltà di Magistero, considerato internazionalmente uno dei capolavori dell'architettura italiana del dopoguerra anche per il rapporto instaurato con il tessuto storico della città, oppure se ti capita di passare a Catania fatti un giro alla facoltà di lettere (coincidenza, ho appena conosciuto una ragazza laureata li, che mi diceva quanto fosse magico quel posto, e di quanta nostalgia le ispirasse). 
>> De Carlo ha lavorato molto poco, in quanto socialista libertario, in quanto scheggia impazzita, in quanto nemesi totale di stronzi come Sgarbi, ma il suo lavoro sta lì a dimostrare che l'architettura può essere distinta dalla speculazione becera e dal consumo del territorio. Tra l'altro, fu lui come rappresentante del CIAM per l'italia, insieme ad altri, a mettere in crisi il modello del CIAM stesso, quindi del modernismo in architettura e del suo modello autoritario. 
>> C'è una linea di discendenza? In effetti poca, ma è difficile quando quello che c'è da trasmettere da una generazione a l'altra è la bontà d'animo, l'amore per gli umani, il senso di giustizia, l'idea che architettura è osservazione, adattamento, dialogo. lo 0.005% di GDC è qui, t'invito a leggere:  http://it.wikipedia.org/wiki/Giancarlo_De_Carlo  
>> 
>> Quanto agli esami di storia dell'architettura li facciamo eccome, come farebbero altrimenti le nostre facoltà ad essere governate da storicisti? Io per storia II ho portato 23 tra monografie e manuali. Storia dell'arte da noi a firenze è opzionale, sociologia si chiama sociologia urbana, antropologia nisba. Quanto alla Tuttologia hai perfettamente ragione, non c'è dubbio che la formazione dell'architetto sia grandangolare, ma stiamo parlando della condizione urbana, quale sarebbe il modo specifico e puntuale di trattare del modo in cui gli uomini vivono, lavorano, si organizzano?
>> 
>>> 
>>> Perché nessuno ipotizza o sostiene, che l'architettura ha fallito? Ha fallito la mediazione tra la modernità (quella vera quella che inizia con la scoperta dell'America) e la contemporaneità, e rischia di perdere nel nome della pura speculazione e del gigantismo, la sfida del post? E' un fatto che prima del generalismo i contadini sapevano costruirsi bellissime case, baite, cascine, i marinai sapevano fare ottimi porti, rade, squeri, non parliamo dei ponti degli ingenieri, che alla fine è più bello un ponte bailey. Poi ci si accorge che l'architettura e il figlio design, che come la trota segue le orme del padre, è diventata un partito politico, che si atteggia a partito delle 'case oscure', nel nome della distruzione del territorio e della cultura. 
>>> 
>>> Ieri ero a prendere un aperitivo e gli architetti risplendevano nei loro completi sartoria, cravatte e scarpe a mano, e mi sono sempre chiesto ma se fanno gli architetti perché si vestono come se andassero in senato o peggio in borsa? Mah....
>>> 
>>> Adesso in Accademia è cambiata la proprietà e gli architetti e i designer hanno lanciato l'attacco alla direzione, i mezzi stupiscono per violenza e per il livello. Ma perché? Ma avete mai sentito parlare del Design come forma progettuale del tutto? Si vabbé ma almeno una grammatica specifica dei vari tutti...no?
>>> 
>>> Certo a me interessa una cosa che non interessa (ancora) a nessuno, il romanticismo americano, beh quando la Hudson River School dichiara "No more sunset on Tivoli" non credo che si immaginasse i, danni che sono stati fatti in Italia, la zona dei castelli romani dove devo per forza starci è passata da essere forse una delle più belle zone del mondo a un obbrobrio in stile assiro-laziale pauperista.
>>> 
>>> Che dire che questa volta Xd h aperfettamente ragione. 
>> 
>> Forse XD ha ragione, tu no, non perchè lo scempio del nostro paese non ci sia, ma perchè dai la colpa alle persone sbagliate. L'architettura non è responsabile di tutta l'edilizia, sarebbe troppo comodo, il 90% dello scempio italiano è stato condotto da altri, buona parte dai geometri (te lo dice uno che è figlio di due geometri, i miei due nonni maschi erano un geometra e un muratore, i miei due bisnonni erano un geometra e un capomastro). L'italia è l'unico paese europeo, che sappia io, che permette a persone con un'istruzione secondaria di poter firmare edifici alti fino a 3 piani fuoriterra, guarda tu che strano, il piano regolatore del paese dove sono nato non ammette nulla di più alto di tre piani, strano vero? 
>> I motivi sono pressochè questi: con la ricostruzione da fare e il basso numero di laureati che c'era dopo la guerra, si è permesso a gente che, almeno ufficialmente, dovrebbe essere esperta solo di topografia, estimo, catasto (geometria = misurazione della terra), e gli è stata data in mano dalla DC la possibilità di firmare di tutto, la democrazia cristiana aveva tutto l'interesse a permettere tutte le deroghe alla legge 1150 del 42 che poteva (la legge urbanistica nazionale, che imponeva il piano regolatore ai comuni) perchè attraverso l'edilizia diffusa e speculativa da un lato si mette in moto il primo motore di un economia in difficoltà, (lo sapeva bene Hitler che osteggiava il modernismo e il cemento armato proprio perchè aveva razionalizzato l'edilizia riducendo le ore di lavoro), dall'altro questo meccanismo aiutava la DC a trasformare i proletari in proprietari di case (chi ha qualcosa combatte meno di chi ha solo i figli, lapalissiano). Una volta era vero che un geometra poteva essere un grande professionista, mio nonno ha fatto strade, consolidamento di edifici storici, disegnato mobili e edifici ben oltre i tre piani, ora un geometra non sa togliersi da solo neanche il dito dal sedere.  
>> 
>> Ma non è tanto questo, nel tuo discorso ometti di considerare l'abusivismo, che è proprio il problema peggiore dei castelli romani. Ecco, l'abusivismo è quello che rimane della capacità dei contadini di farsi bellissime case (qui ti consiglio di leggere "parole nel vuoto" di Adolf Loos, Adelphi), perchè non lo sanno più fare? Potrei dire che il motivo sta tutto nell'evoluzione tecnica dell'edilizia e nella trasformazione del mondo del lavoro che ha comportato, ma sarebbe lungo e noioso, mi basta dire che se non ci fosse stato saremmo ancora servi della gleba. Ti racconto invece una cosa che mi fece notare Pancho Pardi, parlamentare dell'IDV, che è stato mio prof. di geografia urbana e rurale, il Pardi è uno che prima di fare il discorso famoso poi ripreso da Nanni Moretti contro i dirigenti dei DS, veniva a lezione sporco di terra, perchè si alzava alle cinque per girare in campagna, la sua capacità di leggere il territorio lascia di stucco, è capace di guardare una diapositiva contro luce e dirti la zona in cui è stata scattata, e poi dirti quali alberi sono spontanei quali piantumati, può parlare per ore, gli basta uno sguardo, è spaventoso, ma è la prova vivente di come la cultura possa rendere diverso l'atto stesso del guardare. Pardi ci fece notare che i contadini non hanno mai costruito balconi, mentre ora le campagne sono piene di coloniche con terrazzi e balconi in aggetto, sono altrettanto vernacolari, ma la cultura contadina vera non conosce la nozione di paesaggio, le finestre servono per fare entrare aria e luce, non per guardare il panorama, è evidente quindi che i terrazzi sono finiti in campagna perchè c'è stata una contaminazione culturale, e anche perchè per loro fortuna hanno trovato il tempo di guardare qualcosa, oltre che sgobbare come schiavi, quindi la questione è: la magia perduta delle pratiche spontanee è persa, ma è persa perchè c'è stato uno sviluppo, che con tutti i suoi difetti (la contaminazione, altre forme di alienazione contemporanee) è anche il segno della fine della povertà estrema delle campagne.
>> 
>> Detto questo ti ricordo che gli architetti in Italia fanno molto poco e incidono nella forma urbana per una porzione minuscola, quasi sempre per iniziativa politica, prima del 3+2 la media per laurearsi nella mia facoltà era 10 anni e mezzo, con la prospettiva di entrare negli studi prima gratis e poi con stipendi ridicoli. La professione, per chi cerca di farla a buon livello, cioè per chi cerca di fare architettura (che per me equivale a combattere la mancanza di qualità urbana che ci affligge tutti) consiste nel fare la fame per anni nella maggior parte dei casi, partecipando a concorsi pilotati, combattendo con le amministrazioni, e campando quasi esclusivamente di arredamento d'interni, per capirci, l'almanacco dei giovani architetti italiani di Casabella è under 50, solo una professione di poveracci può ritenere un 49enne ancora un giovane. Completi sartoria? Ma dove li fai gli aperitivi tu? 
>> 
>> Una tipa che continua a dire che l'architettura è morta è l'architetto fiorentino A.C. che spara una valanga di cazzate e poi sventra i palazzi per trasformarli in spa per ricchi clienti americani. Se l'architettura è morta è perchè non se ne fa. Perchè aldilà del palazzone autoindulgente di Formigoni nella realtà dei fatti i mattoni uno sopra l'altro li fanno mettere altri, tutta gente che si guarda bene dal farsi rodere dal tarlo del dubbio e procede spedita a arginare i fiumi col cemento e divorare territorio. L'unico misero baluardo contro questa gente e queste pratiche è proprio l'architettura ed è un gran male, perchè invece di essere parte di una cultura condivisa oltre gli addetti ai lavori è solo ammirazione acritica per indossatrici irachene di sciarpe (o cadaveri ammuffiti) e dall'altra un luogo per affrettarsi a promulgare cliches senza entrare neanche un minimo nel merito di alcune delle famose "superpippe e tirate". Mangia una nocciolina e diventa superpippo anche tu, come noi sfigati.   
>> 
>> kilroy
>> 
>> p.s. mi sono guardato bene dal parlare di design, sennò la lettera diventava un volume della treccani, so di essere prolisso, ma questi argomenti sono difficili da sintetizzare, spero che la sostanza, per quanto espansa, sia buona, saluti.
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