[aha] architettura, innovazione e qualche sconfitta

kilroy ndp a bastardi.net
Lun 4 Ott 2010 01:30:48 CEST


Il giorno 03/ott/2010, alle ore 11.00, francesco monico ha scritto:

> Trovo molto interessante e altresì irritante questa discussione, eh si perché poi alla fine nessuno dice la verità, ovvero che di architetti di valore, non solo formale ma anche etico, beh in Italia non ce ne è mica, poi forse anche all'estero difettano, allora il problema è l'architettura stessa perché alla fine è un (il) luogo della speculazione, della distruzione del territorio giustificando la cosa con tutta una serie di superpippe e tirate fatte da architetti stessi che si sa fanno esami di storia ridicoli, ma li fanno?, di storia dell'arte altrettanto ridicoli, e forse di sociologia e di antropologia. L'architetto diventa quindi un perfetto tuttologo prodotto della cultura di massa, attenzione non un 'generalismo critico' nel segno della (per me grande) tradizione classica e gentile, è una approssimazione culturale che specula sulla bassa cultura e sul territorio. 

Monico, lasciami dire che mi fa specie assistere al modo in cui entri nella discussione, mentre noi che finora siamo intervenuti stiamo provando a sciogliere i dubbi tu inizi il tuo discorso direttamente con la verità, la tua verità è che gli architetti sono tutti bastardi che vogliono insozzare tutto, mi sembra un pochino semplicistico. 
In Italia ci sono architetti di valore, anche in senso etico, ci sono ancora, ci sono stati. 
Io sono affezionatissimo all'esperienza, del tutto minoritaria da ogni punto di vista, di Giancarlo De Carlo (il padre di Andrea, morto nel 2005), De Carlo è stato uno che dopo la guerra andò, perchè simpatizzava, a Carrara per partecipare alla riunione nazionale degli anarchici, è stato tra i primi a praticare l'architettura come forma partecipata, il villaggio Matteotti a Terni, realizzato dopo infinite assemblee insieme ai futuri utenti, operai metalmeccanici. Tra i 60 e i 70 fu chiamato a redigere il piano particolareggiato di Rimini, dove propose di abolire il traffico veicolare in favore di monorotaie, di ripensare il sistema scolastico per farne una struttura sempre aperta a tutta la popolazione, nel frattempo si mise ad aiutare i pescatori poveri della città a realizzare autocostruzioni delle proprie case, purtroppo il piano fu boicottato dalla destra riminese e nonostante De Carlo avesse resistito al punto da volantinare la sua idea con l'ausilio di un elicottero non se ne fece niente e Rimini è diventata la bolgia che è. 
Se ti capita fatti un giro ad Urbino, che gli ha dato le chiavi della città, e sopratutto vai alla facoltà di Magistero, considerato internazionalmente uno dei capolavori dell'architettura italiana del dopoguerra anche per il rapporto instaurato con il tessuto storico della città, oppure se ti capita di passare a Catania fatti un giro alla facoltà di lettere (coincidenza, ho appena conosciuto una ragazza laureata li, che mi diceva quanto fosse magico quel posto, e di quanta nostalgia le ispirasse). 
De Carlo ha lavorato molto poco, in quanto socialista libertario, in quanto scheggia impazzita, in quanto nemesi totale di stronzi come Sgarbi, ma il suo lavoro sta lì a dimostrare che l'architettura può essere distinta dalla speculazione becera e dal consumo del territorio. Tra l'altro, fu lui come rappresentante del CIAM per l'italia, insieme ad altri, a mettere in crisi il modello del CIAM stesso, quindi del modernismo in architettura e del suo modello autoritario. 
C'è una linea di discendenza? In effetti poca, ma è difficile quando quello che c'è da trasmettere da una generazione a l'altra è la bontà d'animo, l'amore per gli umani, il senso di giustizia, l'idea che architettura è osservazione, adattamento, dialogo. lo 0.005% di GDC è qui, t'invito a leggere:  http://it.wikipedia.org/wiki/Giancarlo_De_Carlo  

Quanto agli esami di storia dell'architettura li facciamo eccome, come farebbero altrimenti le nostre facoltà ad essere governate da storicisti? Io per storia II ho portato 23 tra monografie e manuali. Storia dell'arte da noi a firenze è opzionale, sociologia si chiama sociologia urbana, antropologia nisba. Quanto alla Tuttologia hai perfettamente ragione, non c'è dubbio che la formazione dell'architetto sia grandangolare, ma stiamo parlando della condizione urbana, quale sarebbe il modo specifico e puntuale di trattare del modo in cui gli uomini vivono, lavorano, si organizzano?
> 
> Perché nessuno ipotizza o sostiene, che l'architettura ha fallito? Ha fallito la mediazione tra la modernità (quella vera quella che inizia con la scoperta dell'America) e la contemporaneità, e rischia di perdere nel nome della pura speculazione e del gigantismo, la sfida del post? E' un fatto che prima del generalismo i contadini sapevano costruirsi bellissime case, baite, cascine, i marinai sapevano fare ottimi porti, rade, squeri, non parliamo dei ponti degli ingenieri, che alla fine è più bello un ponte bailey. Poi ci si accorge che l'architettura e il figlio design, che come la trota segue le orme del padre, è diventata un partito politico, che si atteggia a partito delle 'case oscure', nel nome della distruzione del territorio e della cultura. 
> 
> Ieri ero a prendere un aperitivo e gli architetti risplendevano nei loro completi sartoria, cravatte e scarpe a mano, e mi sono sempre chiesto ma se fanno gli architetti perché si vestono come se andassero in senato o peggio in borsa? Mah....
> 
> Adesso in Accademia è cambiata la proprietà e gli architetti e i designer hanno lanciato l'attacco alla direzione, i mezzi stupiscono per violenza e per il livello. Ma perché? Ma avete mai sentito parlare del Design come forma progettuale del tutto? Si vabbé ma almeno una grammatica specifica dei vari tutti...no?
> 
> Certo a me interessa una cosa che non interessa (ancora) a nessuno, il romanticismo americano, beh quando la Hudson River School dichiara "No more sunset on Tivoli" non credo che si immaginasse i, danni che sono stati fatti in Italia, la zona dei castelli romani dove devo per forza starci è passata da essere forse una delle più belle zone del mondo a un obbrobrio in stile assiro-laziale pauperista.
> 
> Che dire che questa volta Xd h aperfettamente ragione. 

Forse XD ha ragione, tu no, non perchè lo scempio del nostro paese non ci sia, ma perchè dai la colpa alle persone sbagliate. L'architettura non è responsabile di tutta l'edilizia, sarebbe troppo comodo, il 90% dello scempio italiano è stato condotto da altri, buona parte dai geometri (te lo dice uno che è figlio di due geometri, i miei due nonni maschi erano un geometra e un muratore, i miei due bisnonni erano un geometra e un capomastro). L'italia è l'unico paese europeo, che sappia io, che permette a persone con un'istruzione secondaria di poter firmare edifici alti fino a 3 piani fuoriterra, guarda tu che strano, il piano regolatore del paese dove sono nato non ammette nulla di più alto di tre piani, strano vero? 
I motivi sono pressochè questi: con la ricostruzione da fare e il basso numero di laureati che c'era dopo la guerra, si è permesso a gente che, almeno ufficialmente, dovrebbe essere esperta solo di topografia, estimo, catasto (geometria = misurazione della terra), e gli è stata data in mano dalla DC la possibilità di firmare di tutto, la democrazia cristiana aveva tutto l'interesse a permettere tutte le deroghe alla legge 1150 del 42 che poteva (la legge urbanistica nazionale, che imponeva il piano regolatore ai comuni) perchè attraverso l'edilizia diffusa e speculativa da un lato si mette in moto il primo motore di un economia in difficoltà, (lo sapeva bene Hitler che osteggiava il modernismo e il cemento armato proprio perchè aveva razionalizzato l'edilizia riducendo le ore di lavoro), dall'altro questo meccanismo aiutava la DC a trasformare i proletari in proprietari di case (chi ha qualcosa combatte meno di chi ha solo i figli, lapalissiano). Una volta era vero che un geometra poteva essere un grande professionista, mio nonno ha fatto strade, consolidamento di edifici storici, disegnato mobili e edifici ben oltre i tre piani, ora un geometra non sa togliersi da solo neanche il dito dal sedere.  

Ma non è tanto questo, nel tuo discorso ometti di considerare l'abusivismo, che è proprio il problema peggiore dei castelli romani. Ecco, l'abusivismo è quello che rimane della capacità dei contadini di farsi bellissime case (qui ti consiglio di leggere "parole nel vuoto" di Adolf Loos, Adelphi), perchè non lo sanno più fare? Potrei dire che il motivo sta tutto nell'evoluzione tecnica dell'edilizia e nella trasformazione del mondo del lavoro che ha comportato, ma sarebbe lungo e noioso, mi basta dire che se non ci fosse stato saremmo ancora servi della gleba. Ti racconto invece una cosa che mi fece notare Pancho Pardi, parlamentare dell'IDV, che è stato mio prof. di geografia urbana e rurale, il Pardi è uno che prima di fare il discorso famoso poi ripreso da Nanni Moretti contro i dirigenti dei DS, veniva a lezione sporco di terra, perchè si alzava alle cinque per girare in campagna, la sua capacità di leggere il territorio lascia di stucco, è capace di guardare una diapositiva contro luce e dirti la zona in cui è stata scattata, e poi dirti quali alberi sono spontanei quali piantumati, può parlare per ore, gli basta uno sguardo, è spaventoso, ma è la prova vivente di come la cultura possa rendere diverso l'atto stesso del guardare. Pardi ci fece notare che i contadini non hanno mai costruito balconi, mentre ora le campagne sono piene di coloniche con terrazzi e balconi in aggetto, sono altrettanto vernacolari, ma la cultura contadina vera non conosce la nozione di paesaggio, le finestre servono per fare entrare aria e luce, non per guardare il panorama, è evidente quindi che i terrazzi sono finiti in campagna perchè c'è stata una contaminazione culturale, e anche perchè per loro fortuna hanno trovato il tempo di guardare qualcosa, oltre che sgobbare come schiavi, quindi la questione è: la magia perduta delle pratiche spontanee è persa, ma è persa perchè c'è stato uno sviluppo, che con tutti i suoi difetti (la contaminazione, altre forme di alienazione contemporanee) è anche il segno della fine della povertà estrema delle campagne.

Detto questo ti ricordo che gli architetti in Italia fanno molto poco e incidono nella forma urbana per una porzione minuscola, quasi sempre per iniziativa politica, prima del 3+2 la media per laurearsi nella mia facoltà era 10 anni e mezzo, con la prospettiva di entrare negli studi prima gratis e poi con stipendi ridicoli. La professione, per chi cerca di farla a buon livello, cioè per chi cerca di fare architettura (che per me equivale a combattere la mancanza di qualità urbana che ci affligge tutti) consiste nel fare la fame per anni nella maggior parte dei casi, partecipando a concorsi pilotati, combattendo con le amministrazioni, e campando quasi esclusivamente di arredamento d'interni, per capirci, l'almanacco dei giovani architetti italiani di Casabella è under 50, solo una professione di poveracci può ritenere un 49enne ancora un giovane. Completi sartoria? Ma dove li fai gli aperitivi tu? 

Una tipa che continua a dire che l'architettura è morta è l'architetto fiorentino A.C. che spara una valanga di cazzate e poi sventra i palazzi per trasformarli in spa per ricchi clienti americani. Se l'architettura è morta è perchè non se ne fa. Perchè aldilà del palazzone autoindulgente di Formigoni nella realtà dei fatti i mattoni uno sopra l'altro li fanno mettere altri, tutta gente che si guarda bene dal farsi rodere dal tarlo del dubbio e procede spedita a arginare i fiumi col cemento e divorare territorio. L'unico misero baluardo contro questa gente e queste pratiche è proprio l'architettura ed è un gran male, perchè invece di essere parte di una cultura condivisa oltre gli addetti ai lavori è solo ammirazione acritica per indossatrici irachene di sciarpe (o cadaveri ammuffiti) e dall'altra un luogo per affrettarsi a promulgare cliches senza entrare neanche un minimo nel merito di alcune delle famose "superpippe e tirate". Mangia una nocciolina e diventa superpippo anche tu, come noi sfigati.   

kilroy

p.s. mi sono guardato bene dal parlare di design, sennò la lettera diventava un volume della treccani, so di essere prolisso, ma questi argomenti sono difficili da sintetizzare, spero che la sostanza, per quanto espansa, sia buona, saluti.
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