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Luigi Pagliarini luigi a artificialia.com
Dom 5 Dic 2010 20:09:41 CET


ciao! a me son piaciuti sia l'intervento di salvatore che quello di massimo, anche se avrei due tre cosette da aggiungere, tipo:
 1. la storicizzazione non solamente è possibile ma più/meno qualcuno domani nel mondo la pretenderà (con buona pax de noi altri e delle nos. eventuali idee! :-). son processi che danno il voltastomaco ma cmq avvengono;
 2. riguardo il problema della moltiplicazione/frattalizzazione/liquefazione son d'accordo ma anche lì fan fatti dei distinguo, tanti, e non è detto che non sia un obbiettivo o uno stimolo artistico per sé;
 3. e, a mio avviso, proprio ciò ci rimanda @ necessità di una definizione etica&chiara dell'elettronica artistica o, viceversa, @ dichiarazione di estinzione storica del processo d'evoluzione che lha fatta emergere. 
che non è necessariamente la peggiore delle vie d'uscita... :-) grazie per il confronto, salutoni!!


> ciao xDxD,
> una mail così "bella" meriterebbe una citazione come opera d'arte!
> 
> Ho sempre pensato che l'arte, se proprio vogliamo avere la sensazione,
> anche minima, di poter essere in grado di oggettivizzarne la qualita',
> non puo' essere riconosciuta come tale se non in un contesto
> spazio-temporale in mutamento continuo; i graffiti preistorici avevano
> un senso artistico, forse, per i loro autori, così come,
> probabilmente, le simmetrie dell'alhambra o le scene prospettiche
> rinascimentali, o i quadri di picasso, o l'orinatoio di duchamp hanno
> avuto un forte significato artistico "vissuto" più per gli autori, di
> nuovo, nel momento in cui sono state realizzate, piuttosto che per le
> conseguenze nella storia dell'arte. Queste riguardavano soprattutto
> chi guardava.
> 
> Ogni tempo ha sviluppato gli strumenti concettuali e materiali di cui
> disponeva per permetterne il superamento. Quando si poteva lavorare
> solo con lo scalpello e il pennello era naturale usare scalpello e
> pennello per produrre opere riconoscibili come arte. Con la
> disponibilita' attuale di hardware e software sarebbe stato strano se
> non si fosse provato a fare arte con gli strumenti della
> contemporaneità! Ma, come giustamente fa notare xD, il momento non ci
> offre solamente una quantità infernale di informazioni, esperienze,
> strumenti concreti quanto anche una varieta' assurdamente enorme di
> livelli di lettura, interpretazione e manipolazione dei dati che
> qualificano l'opera d'arte stessa.
> 
> Per xD la parola chiave e' "moltiplicazione", per me, ma forse
> intendiamo qualcosa di simile, e' "frattalizzazione", anzi, forse
> "frattalizzazione accelerata". Mi rendo conto del fatto che da tale
> punto of view si corre facilmente il rischio di cadere nel lato oscuro
> dello stallo: l'incapacita' o impossibilita' di giudizio, che
> sicuramente non aiuta a diminuire il livello generale di
> fraintendimento su cos'e' l'arte elettronica oggi.
> 
> Il processo frattalizzante di cui siamo protagonisti non permette
> storicizzazioni sensate piu' di tanto, e d'altronde sono d'accordo
> sull'importanza fondamentale del riconoscimento dei valori etici di
> cio' che si fa oggi, arte o non arte, e riconoscere lo sberleffo al
> mondo reale che il mercato dell'arte oggi, spesso se non sempre,
> rappresenta mi sembra una buona motivazione per cercare di fare arte
> "altra", qualsiasi cosa possa significare. Anzi, arte "altra" proprio
> nel senso in cui quella che abbiamo definito "arte" finora risulta
> chiaramente come una serie di avvenimenti in cui le condivisioni
> limitate di informazioni, le coincidenze fortuite, le dinamiche, le
> conoscenze e le comunicazioni (più o meno limitate) del passato,
> ancora più che le volonta' degli artisti stessi, hanno prodotto quella
> che oggi leggiamo come "storia dell'arte".
> 
> Oggi, a mio avviso, l'arte non può essere in effetti scissa dal
> generale liquefarsi, miscelarsi (frattalizzarsi) delle categorie
> indotto dai saperi e dalle tecnologie diffuse, e non puo' nemmeno fare
> a meno di usare gli strumenti del tempo per superarlo (il tempo), con
> il risultato che un bel progetto open source puo' essere premiato come
> opera d'arte quanto una installazione arduinesca che "moltiplica" i
> riferimenti dell'esistente, magari (purtroppo) accanto a dubbi
> progetti di infotainment, o addirittura a bieche operazioni
> commerciali, e se si deve scrivere un libro sui flussi delle arti
> legate alla tecnologia degli ultimi venti trenta o 40 anni diventa un
> problema naturale poter restringere il campo anche solo
> etimologicamente...
> 
> affrontare questi problemi porta inevitabilmente allo stallo, mi viene
> da pensare, ma non vorrei essere frainteso: anch'io ho trovato il
> libro di Dom, anche solo nelle pagine lette su google books, molto
> interessante e stimolante, quando non illuminante, e sono anch'io ben
> contento che ci siano tante persone, tanti curatori, critici, studiosi
> della cosiddetta arte elettronica, in tutte le sue declinazioni, in
> grado di aumentare il livello di consapevolezza della sua importanza,
> e di diminuire di conseguenza il livello generale di fraintendimento,
> ma credo anche che la commistione accelerata di low tech e high tech,
> il dissolvimento delle differenze globali nel caotico calderone di
> sofferenze e ingiustizie e fantascienza folle del momento che stiamo
> vivendo, e tanti altri buoni motivi che non sto ad elencare, impongano
> agli operatori tutti, artisti e critici, uno sforzo nella direzione di
> un'etica dell'arte che metta l'utilita' comune, il piacere del dono,
> della condivisione, e le altre belle cose accennate da xD, avanti ai
> valori artistici storicizzati e ai parametri abituali con cui
> giudichiamo cosa e' arte (e di che tipo), e cosa no.
> 
> mi scuso per la lunghezza, e per la scrittura, ma sento il richiamo!
> ;-)
> 
> massimo
> 
> 
> 
> 
> 
> 
> 
> 
> 
> 2010/12/5 xDxD.vs.xDxD <xdxd.vs.xdxd at gmail.com>:
>> ellò!
>> 
>> 2010/12/4 Luigi Pagliarini <luigi at artificialia.com>:
>>> c'è un forte bisogno di una selezione qualitativa ormai e di una presa di coscienza di cos'è l'arte elettronica oggi: xkè il livello generale di fraintendimento è diventato c_o_l_o_s_s_a_l_e!
>> 
>> 
>> la sai una cosa: c'hai ragione.
>> 
>> ma forse anche per un paio di ragioni a cui forse non alludevi qui, ma
>> che sento molto vicine, e quindi te le aggiungo qui sotto.
>> 
>> un esempio in un altro settore. c'entra poco, ma c'entra.
>> 
>> 5-6 anni fa aveva senso chiedere "un programmatore Flash".
>> 
>> ora di "programmatori Flash" ce ne sono una dozzina di tipi differenti.
>> 
>> tanto che oramai se chiedi un "programmatore Flash e basta"
>> probabilmente non sai quello che stai chiedendo. o forse stai
>> chiedendo una cosa veramente basica-basica, che forse faresti meglio a
>> scaricarti un tutorial e fartelo da solo il lavoro.
>> 
>> adesso: come in tante altre pratiche degli esseri umani anche l'arte
>> s'è mischiata da un pezzo a un sacco di altre cose. con la scienza, il
>> marketing, gli affari, l'attivismo, l'ecologia, la politica, il
>> giardinaggio, la cucina e la maglia coi ferri. è diventato tanto
>> fluido il passaggio da un dominio all'altro che è abbastanza
>> complicato dire di qualcosa: "questa è arte".
>> 
>> e questo (ma non penso che ci sia nemmeno da dirlo) è un fatto che
>> riguarda tutte le attività degli esseri umani. tant'è vero che gli
>> effetti di questa cosa li viviamo anche nel nostro tempo libero, nel
>> lavoro di ufficio, nei rapporti con le persone, nella nostra
>> sessualità e pure mentre scriviamo ste mail :)
>> 
>> la parola chiave probabilmente è "moltiplicazione". ovvero il fatto
>> che diventa assai difficile "definire" in maniera univoca. è un po'
>> come l'indeterminazione di heisenberg: se sta particella la strizzi di
>> qua, schizza di là; se strizzi di là, schizza via di qua.
>> 
>> ed è un po' come l'open source: non è poi così interessante
>> l'"oggetto" quanto il processo, la piattaforma, il framework, il
>> livello "meta", e la possibilità che molte persone ci possano
>> smanacciare sopra secondo le proprie inclinazioni e ficcandoci dentro
>> tutti i significati che vogliono: che siano artistici, scientifici,
>> pornografici, culinari, di business o di quel che gli pare e piace.
>> 
>> ma forse è fuorviante usare la parola "arte" per questa cosa qui. e
>> comunque è osservabile che quel che istintivamente e "classicamente"
>> cercheremmo nell'arte ora sta in un affare "meta" e in un tipo di
>> processo che si potrebbe definire di "apertura".
>> 
>> perchè probabilmente l'unica soluzione possibile è nomade e
>> stratificata. ovvero: diverse persone, a seconda del mestiere che
>> vogliono fare e del contesto in cui si esprimono, una stessa cosa la
>> possono descrivere come arte, come scienza, come interaction design,
>> come design o anche come emerita cazzata.
>> 
>> e non è una cosa arbitraria. è proprio che sono cambiate le
>> possibilità, le pratiche e le metodologie.
>> 
>> quindi forse è più interessante fare una domanda tipo "che mestiere
>> vuoi fare"? e prepararsi, oltretutto, a delle risposte anche molto
>> particolari.
>> 
>> questo dal lato di chi mette in atto le pratiche.
>> 
>> dal lato di chi le osserva (sia un curatore o un passante) è un po'
>> passato il tempo di suggerire classificazioni. è da un po' che forse
>> ha più senso accettare il fatto che le classificazioni possibili in
>> contemporanea siano assai più di una, e che tante pratiche trovino il
>> loro significato proprio nella presenza di tutte queste
>> sovrapposizioni e interazioni contemporanee di più definizioni.
>> 
>> in qualche modo sembra che stiamo parlando di etica piuttosto che di
>> arte. ed ha un senso. sono daccordo!
>> 
>> il resto mi sembra veramente un po' troppo ideologico (e qui non ce
>> l'ho con te Luigi, ma con queste idee di poter/dover classificare
>> questo o quello perchè poi va storicizzato per il "bene" dell'artista
>> e dell'umanità).
>> 
>> perchè troppo spesso si sta un po' fuori del mondo. tanto che a volte
>> dubito anche sull'opportunità di "storicizzare" (e ancor di più sul
>> preservare). La butto sul semplice per far presto, ma ci sono
>> motivazioni più profonde: a pensare a tutto lo sforzo e il materiale
>> che serve per "preservare" un "coso" elettronico (ma anche un quadro o
>> la cazzo di mucca di hirst) mi piange proprio il cuore, in un momento
>> in cui meno  mondezza metti al mondo meglio è.  E poi è anche un po'
>> autoritario l'ergersi a "selezionatore" di cosa vada storicizzato o
>> preservato. Non lo intendano in maniera personale quelli che lo fanno,
>> ovviamente, perchè esprimo un limite oggettivo: puoi studiare quanto
>> vuoi, ma avrai sempre un punto di vista limitato, delle condizioni
>> completamente random e delle inclinazioni emotive. E, quindi, non
>> sarai mai obiettivo nel dire "storicizza questo qui invece che quello
>> là". Meglio e molto più corretto lasciare andare tutto al macero,
>> produrre un po' di documentazione in un formato più aperto possibile e
>> meno dispendioso possibile in termini di risorse ed energie, e farsi
>> un culo come una capanna a condividere info e conoscenza con più
>> persone possibili. (ovviamente estremizzo, ma spero che il cocetto che
>> volevo esprimere sia chiaro)
>> 
>> ma mi sembra che dovremmo/potremmo essere anche un tantino più in là
>> come discorsi rispetto a questo. no?
>> 
>> rimane il fatto che la domanda "che mestiere vuoi fare?" sia del tutto
>> legittima e positiva. solo che la domanda è quella lì. finisce lì. il
>> resto è un po' miope ed autoritario. almeno comparandolo a come
>> potrebbe essere il mondo, senza nemmeno sfiorare troppo le utopie.
>> 
>> e comunque mi sembra che i punti di osservazione più interessanti
>> siano altri. il decidere "questo è arte e quello no" è troppo frivolo
>> per il contemporaneo. ci son cose più interessanti. a cui l'"arte" si
>> sta già rivolgendo da tempo, tra l'altro. e per farlo ha creato un
>> meraviglioso gran mischione di discipline, pratiche e linguaggi.
>> 
>> cià!
>> xDxD
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