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massimo cittadini massimodelcontrasto a gmail.com
Dom 5 Dic 2010 19:47:21 CET


ciao xDxD,
una mail così "bella" meriterebbe una citazione come opera d'arte!

Ho sempre pensato che l'arte, se proprio vogliamo avere la sensazione,
anche minima, di poter essere in grado di oggettivizzarne la qualita',
non puo' essere riconosciuta come tale se non in un contesto
spazio-temporale in mutamento continuo; i graffiti preistorici avevano
un senso artistico, forse, per i loro autori, così come,
probabilmente, le simmetrie dell'alhambra o le scene prospettiche
rinascimentali, o i quadri di picasso, o l'orinatoio di duchamp hanno
avuto un forte significato artistico "vissuto" più per gli autori, di
nuovo, nel momento in cui sono state realizzate, piuttosto che per le
conseguenze nella storia dell'arte. Queste riguardavano soprattutto
chi guardava.

Ogni tempo ha sviluppato gli strumenti concettuali e materiali di cui
disponeva per permetterne il superamento. Quando si poteva lavorare
solo con lo scalpello e il pennello era naturale usare scalpello e
pennello per produrre opere riconoscibili come arte. Con la
disponibilita' attuale di hardware e software sarebbe stato strano se
non si fosse provato a fare arte con gli strumenti della
contemporaneità! Ma, come giustamente fa notare xD, il momento non ci
offre solamente una quantità infernale di informazioni, esperienze,
strumenti concreti quanto anche una varieta' assurdamente enorme di
livelli di lettura, interpretazione e manipolazione dei dati che
qualificano l'opera d'arte stessa.

Per xD la parola chiave e' "moltiplicazione", per me, ma forse
intendiamo qualcosa di simile, e' "frattalizzazione", anzi, forse
"frattalizzazione accelerata". Mi rendo conto del fatto che da tale
punto of view si corre facilmente il rischio di cadere nel lato oscuro
dello stallo: l'incapacita' o impossibilita' di giudizio, che
sicuramente non aiuta a diminuire il livello generale di
fraintendimento su cos'e' l'arte elettronica oggi.

Il processo frattalizzante di cui siamo protagonisti non permette
storicizzazioni sensate piu' di tanto, e d'altronde sono d'accordo
sull'importanza fondamentale del riconoscimento dei valori etici di
cio' che si fa oggi, arte o non arte, e riconoscere lo sberleffo al
mondo reale che il mercato dell'arte oggi, spesso se non sempre,
rappresenta mi sembra una buona motivazione per cercare di fare arte
"altra", qualsiasi cosa possa significare. Anzi, arte "altra" proprio
nel senso in cui quella che abbiamo definito "arte" finora risulta
chiaramente come una serie di avvenimenti in cui le condivisioni
limitate di informazioni, le coincidenze fortuite, le dinamiche, le
conoscenze e le comunicazioni (più o meno limitate) del passato,
ancora più che le volonta' degli artisti stessi, hanno prodotto quella
che oggi leggiamo come "storia dell'arte".

Oggi, a mio avviso, l'arte non può essere in effetti scissa dal
generale liquefarsi, miscelarsi (frattalizzarsi) delle categorie
indotto dai saperi e dalle tecnologie diffuse, e non puo' nemmeno fare
a meno di usare gli strumenti del tempo per superarlo (il tempo), con
il risultato che un bel progetto open source puo' essere premiato come
opera d'arte quanto una installazione arduinesca che "moltiplica" i
riferimenti dell'esistente, magari (purtroppo) accanto a dubbi
progetti di infotainment, o addirittura a bieche operazioni
commerciali, e se si deve scrivere un libro sui flussi delle arti
legate alla tecnologia degli ultimi venti trenta o 40 anni diventa un
problema naturale poter restringere il campo anche solo
etimologicamente...

affrontare questi problemi porta inevitabilmente allo stallo, mi viene
da pensare, ma non vorrei essere frainteso: anch'io ho trovato il
libro di Dom, anche solo nelle pagine lette su google books, molto
interessante e stimolante, quando non illuminante, e sono anch'io ben
contento che ci siano tante persone, tanti curatori, critici, studiosi
della cosiddetta arte elettronica, in tutte le sue declinazioni, in
grado di aumentare il livello di consapevolezza della sua importanza,
e di diminuire di conseguenza il livello generale di fraintendimento,
ma credo anche che la commistione accelerata di low tech e high tech,
il dissolvimento delle differenze globali nel caotico calderone di
sofferenze e ingiustizie e fantascienza folle del momento che stiamo
vivendo, e tanti altri buoni motivi che non sto ad elencare, impongano
agli operatori tutti, artisti e critici, uno sforzo nella direzione di
un'etica dell'arte che metta l'utilita' comune, il piacere del dono,
della condivisione, e le altre belle cose accennate da xD, avanti ai
valori artistici storicizzati e ai parametri abituali con cui
giudichiamo cosa e' arte (e di che tipo), e cosa no.

mi scuso per la lunghezza, e per la scrittura, ma sento il richiamo!
;-)

massimo









2010/12/5 xDxD.vs.xDxD <xdxd.vs.xdxd at gmail.com>:
> ellò!
>
> 2010/12/4 Luigi Pagliarini <luigi at artificialia.com>:
>> c'è un forte bisogno di una selezione qualitativa ormai e di una presa di coscienza di cos'è l'arte elettronica oggi: xkè il livello generale di fraintendimento è diventato c_o_l_o_s_s_a_l_e!
>
>
> la sai una cosa: c'hai ragione.
>
> ma forse anche per un paio di ragioni a cui forse non alludevi qui, ma
> che sento molto vicine, e quindi te le aggiungo qui sotto.
>
> un esempio in un altro settore. c'entra poco, ma c'entra.
>
> 5-6 anni fa aveva senso chiedere "un programmatore Flash".
>
> ora di "programmatori Flash" ce ne sono una dozzina di tipi differenti.
>
> tanto che oramai se chiedi un "programmatore Flash e basta"
> probabilmente non sai quello che stai chiedendo. o forse stai
> chiedendo una cosa veramente basica-basica, che forse faresti meglio a
> scaricarti un tutorial e fartelo da solo il lavoro.
>
> adesso: come in tante altre pratiche degli esseri umani anche l'arte
> s'è mischiata da un pezzo a un sacco di altre cose. con la scienza, il
> marketing, gli affari, l'attivismo, l'ecologia, la politica, il
> giardinaggio, la cucina e la maglia coi ferri. è diventato tanto
> fluido il passaggio da un dominio all'altro che è abbastanza
> complicato dire di qualcosa: "questa è arte".
>
> e questo (ma non penso che ci sia nemmeno da dirlo) è un fatto che
> riguarda tutte le attività degli esseri umani. tant'è vero che gli
> effetti di questa cosa li viviamo anche nel nostro tempo libero, nel
> lavoro di ufficio, nei rapporti con le persone, nella nostra
> sessualità e pure mentre scriviamo ste mail :)
>
> la parola chiave probabilmente è "moltiplicazione". ovvero il fatto
> che diventa assai difficile "definire" in maniera univoca. è un po'
> come l'indeterminazione di heisenberg: se sta particella la strizzi di
> qua, schizza di là; se strizzi di là, schizza via di qua.
>
> ed è un po' come l'open source: non è poi così interessante
> l'"oggetto" quanto il processo, la piattaforma, il framework, il
> livello "meta", e la possibilità che molte persone ci possano
> smanacciare sopra secondo le proprie inclinazioni e ficcandoci dentro
> tutti i significati che vogliono: che siano artistici, scientifici,
> pornografici, culinari, di business o di quel che gli pare e piace.
>
> ma forse è fuorviante usare la parola "arte" per questa cosa qui. e
> comunque è osservabile che quel che istintivamente e "classicamente"
> cercheremmo nell'arte ora sta in un affare "meta" e in un tipo di
> processo che si potrebbe definire di "apertura".
>
> perchè probabilmente l'unica soluzione possibile è nomade e
> stratificata. ovvero: diverse persone, a seconda del mestiere che
> vogliono fare e del contesto in cui si esprimono, una stessa cosa la
> possono descrivere come arte, come scienza, come interaction design,
> come design o anche come emerita cazzata.
>
> e non è una cosa arbitraria. è proprio che sono cambiate le
> possibilità, le pratiche e le metodologie.
>
> quindi forse è più interessante fare una domanda tipo "che mestiere
> vuoi fare"? e prepararsi, oltretutto, a delle risposte anche molto
> particolari.
>
> questo dal lato di chi mette in atto le pratiche.
>
> dal lato di chi le osserva (sia un curatore o un passante) è un po'
> passato il tempo di suggerire classificazioni. è da un po' che forse
> ha più senso accettare il fatto che le classificazioni possibili in
> contemporanea siano assai più di una, e che tante pratiche trovino il
> loro significato proprio nella presenza di tutte queste
> sovrapposizioni e interazioni contemporanee di più definizioni.
>
> in qualche modo sembra che stiamo parlando di etica piuttosto che di
> arte. ed ha un senso. sono daccordo!
>
> il resto mi sembra veramente un po' troppo ideologico (e qui non ce
> l'ho con te Luigi, ma con queste idee di poter/dover classificare
> questo o quello perchè poi va storicizzato per il "bene" dell'artista
> e dell'umanità).
>
> perchè troppo spesso si sta un po' fuori del mondo. tanto che a volte
> dubito anche sull'opportunità di "storicizzare" (e ancor di più sul
> preservare). La butto sul semplice per far presto, ma ci sono
> motivazioni più profonde: a pensare a tutto lo sforzo e il materiale
> che serve per "preservare" un "coso" elettronico (ma anche un quadro o
> la cazzo di mucca di hirst) mi piange proprio il cuore, in un momento
> in cui meno  mondezza metti al mondo meglio è.  E poi è anche un po'
> autoritario l'ergersi a "selezionatore" di cosa vada storicizzato o
> preservato. Non lo intendano in maniera personale quelli che lo fanno,
> ovviamente, perchè esprimo un limite oggettivo: puoi studiare quanto
> vuoi, ma avrai sempre un punto di vista limitato, delle condizioni
> completamente random e delle inclinazioni emotive. E, quindi, non
> sarai mai obiettivo nel dire "storicizza questo qui invece che quello
> là". Meglio e molto più corretto lasciare andare tutto al macero,
> produrre un po' di documentazione in un formato più aperto possibile e
> meno dispendioso possibile in termini di risorse ed energie, e farsi
> un culo come una capanna a condividere info e conoscenza con più
> persone possibili. (ovviamente estremizzo, ma spero che il cocetto che
> volevo esprimere sia chiaro)
>
> ma mi sembra che dovremmo/potremmo essere anche un tantino più in là
> come discorsi rispetto a questo. no?
>
> rimane il fatto che la domanda "che mestiere vuoi fare?" sia del tutto
> legittima e positiva. solo che la domanda è quella lì. finisce lì. il
> resto è un po' miope ed autoritario. almeno comparandolo a come
> potrebbe essere il mondo, senza nemmeno sfiorare troppo le utopie.
>
> e comunque mi sembra che i punti di osservazione più interessanti
> siano altri. il decidere "questo è arte e quello no" è troppo frivolo
> per il contemporaneo. ci son cose più interessanti. a cui l'"arte" si
> sta già rivolgendo da tempo, tra l'altro. e per farlo ha creato un
> meraviglioso gran mischione di discipline, pratiche e linguaggi.
>
> cià!
> xDxD
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