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Dom 5 Dic 2010 03:07:41 CET


ellò!

2010/12/4 Luigi Pagliarini <luigi at artificialia.com>:
> c'è un forte bisogno di una selezione qualitativa ormai e di una presa di coscienza di cos'è l'arte elettronica oggi: xkè il livello generale di fraintendimento è diventato c_o_l_o_s_s_a_l_e!


la sai una cosa: c'hai ragione.

ma forse anche per un paio di ragioni a cui forse non alludevi qui, ma
che sento molto vicine, e quindi te le aggiungo qui sotto.

un esempio in un altro settore. c'entra poco, ma c'entra.

5-6 anni fa aveva senso chiedere "un programmatore Flash".

ora di "programmatori Flash" ce ne sono una dozzina di tipi differenti.

tanto che oramai se chiedi un "programmatore Flash e basta"
probabilmente non sai quello che stai chiedendo. o forse stai
chiedendo una cosa veramente basica-basica, che forse faresti meglio a
scaricarti un tutorial e fartelo da solo il lavoro.

adesso: come in tante altre pratiche degli esseri umani anche l'arte
s'è mischiata da un pezzo a un sacco di altre cose. con la scienza, il
marketing, gli affari, l'attivismo, l'ecologia, la politica, il
giardinaggio, la cucina e la maglia coi ferri. è diventato tanto
fluido il passaggio da un dominio all'altro che è abbastanza
complicato dire di qualcosa: "questa è arte".

e questo (ma non penso che ci sia nemmeno da dirlo) è un fatto che
riguarda tutte le attività degli esseri umani. tant'è vero che gli
effetti di questa cosa li viviamo anche nel nostro tempo libero, nel
lavoro di ufficio, nei rapporti con le persone, nella nostra
sessualità e pure mentre scriviamo ste mail :)

la parola chiave probabilmente è "moltiplicazione". ovvero il fatto
che diventa assai difficile "definire" in maniera univoca. è un po'
come l'indeterminazione di heisenberg: se sta particella la strizzi di
qua, schizza di là; se strizzi di là, schizza via di qua.

ed è un po' come l'open source: non è poi così interessante
l'"oggetto" quanto il processo, la piattaforma, il framework, il
livello "meta", e la possibilità che molte persone ci possano
smanacciare sopra secondo le proprie inclinazioni e ficcandoci dentro
tutti i significati che vogliono: che siano artistici, scientifici,
pornografici, culinari, di business o di quel che gli pare e piace.

ma forse è fuorviante usare la parola "arte" per questa cosa qui. e
comunque è osservabile che quel che istintivamente e "classicamente"
cercheremmo nell'arte ora sta in un affare "meta" e in un tipo di
processo che si potrebbe definire di "apertura".

perchè probabilmente l'unica soluzione possibile è nomade e
stratificata. ovvero: diverse persone, a seconda del mestiere che
vogliono fare e del contesto in cui si esprimono, una stessa cosa la
possono descrivere come arte, come scienza, come interaction design,
come design o anche come emerita cazzata.

e non è una cosa arbitraria. è proprio che sono cambiate le
possibilità, le pratiche e le metodologie.

quindi forse è più interessante fare una domanda tipo "che mestiere
vuoi fare"? e prepararsi, oltretutto, a delle risposte anche molto
particolari.

questo dal lato di chi mette in atto le pratiche.

dal lato di chi le osserva (sia un curatore o un passante) è un po'
passato il tempo di suggerire classificazioni. è da un po' che forse
ha più senso accettare il fatto che le classificazioni possibili in
contemporanea siano assai più di una, e che tante pratiche trovino il
loro significato proprio nella presenza di tutte queste
sovrapposizioni e interazioni contemporanee di più definizioni.

in qualche modo sembra che stiamo parlando di etica piuttosto che di
arte. ed ha un senso. sono daccordo!

il resto mi sembra veramente un po' troppo ideologico (e qui non ce
l'ho con te Luigi, ma con queste idee di poter/dover classificare
questo o quello perchè poi va storicizzato per il "bene" dell'artista
e dell'umanità).

perchè troppo spesso si sta un po' fuori del mondo. tanto che a volte
dubito anche sull'opportunità di "storicizzare" (e ancor di più sul
preservare). La butto sul semplice per far presto, ma ci sono
motivazioni più profonde: a pensare a tutto lo sforzo e il materiale
che serve per "preservare" un "coso" elettronico (ma anche un quadro o
la cazzo di mucca di hirst) mi piange proprio il cuore, in un momento
in cui meno  mondezza metti al mondo meglio è.  E poi è anche un po'
autoritario l'ergersi a "selezionatore" di cosa vada storicizzato o
preservato. Non lo intendano in maniera personale quelli che lo fanno,
ovviamente, perchè esprimo un limite oggettivo: puoi studiare quanto
vuoi, ma avrai sempre un punto di vista limitato, delle condizioni
completamente random e delle inclinazioni emotive. E, quindi, non
sarai mai obiettivo nel dire "storicizza questo qui invece che quello
là". Meglio e molto più corretto lasciare andare tutto al macero,
produrre un po' di documentazione in un formato più aperto possibile e
meno dispendioso possibile in termini di risorse ed energie, e farsi
un culo come una capanna a condividere info e conoscenza con più
persone possibili. (ovviamente estremizzo, ma spero che il cocetto che
volevo esprimere sia chiaro)

ma mi sembra che dovremmo/potremmo essere anche un tantino più in là
come discorsi rispetto a questo. no?

rimane il fatto che la domanda "che mestiere vuoi fare?" sia del tutto
legittima e positiva. solo che la domanda è quella lì. finisce lì. il
resto è un po' miope ed autoritario. almeno comparandolo a come
potrebbe essere il mondo, senza nemmeno sfiorare troppo le utopie.

e comunque mi sembra che i punti di osservazione più interessanti
siano altri. il decidere "questo è arte e quello no" è troppo frivolo
per il contemporaneo. ci son cose più interessanti. a cui l'"arte" si
sta già rivolgendo da tempo, tra l'altro. e per farlo ha creato un
meraviglioso gran mischione di discipline, pratiche e linguaggi.

cià!
xDxD



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