[aha] Media, New Media, Postmedia (Postmediabooks 2010)
orgone a otolab.net
orgone a otolab.net
Ven 3 Dic 2010 11:16:25 CET
Ciao
scrivo solo per precisare due punti.
- Underground e mainstream.
Sono categorie che hanno avuto senso per lungo tempo, non tanto e non solo
oggettivamente ma soprattutto nella definizione degli attori che le hanno
impiegate per posizionarsi. Più di altre linee di demarcazione, sono categorie
assolutamente situate, che in sede analitica vanno utilizzate a partire dai
contesti locali che le producono (contesti che sono, a loro volta, frammentati
e non omogenei). Quello che è stato underground a Berlino non lo è stato
necessariamente a Londra o a Milano. Questo fino alla fine degli anni '90.
Poi, per ragioni piuttosto complesse (legate prevalentemente alle trasformazioni
dell'economia immateriale), queste categorie hanno iniziato a "liquefarsi"
ed a perdere la loro unitarietà e capacità di costruzione del discorso.
Sono assolutamente d'accordo che la definizione di "noi" underground e "loro"
mainstream non abbia più senso.
Per chi ha voglia di andare a leggersi pappardelle in sociologichese, c'è
tutto un dibattitto sul passaggio dalle controculture e subculture alle "post-subculture"
che (nonostante la verbosità) ha parecchio senso in quest'ottica.
(ho scritto un lungo articolo su tutto questo; appena esce lo mando)
- Istituzionalizzazione.
Assolutamente d'accordo sul fatto che Transmediale sia ormai assolutamente
istituzionale; lo sono, in realtà, la maggior parte dei festival, proprio
perché rispondono a logiche ben precise di city-branding e di logiche amministrative
locali. Questo non è assolutamente un male di per sé; siamo tutti abbastanza
grandi per avere superato da un pezzo il mito dell'arte "pura".
Come dicevo, credo che la differenza la faccia il modo in cui le ricchezze
dei sistemi festivalieri sono ridistribuite tra una molteplicità di autori.
L'alto metro di giudizio è probabilmente quello dell'autoreferenzialità,
quindi quanto i festival finiscono per parlar ad un pubblico che già sa,
e che li frequenta per trovare conferme più che per cercare domande. Ancora
una volta, questo è un meccanismo assolutamente normale.
Credo che l'arte elettronica (ok, chiamatela come preferite, ma ci siamo
capiti) si trovi in una situazione assolutamente peculiare dal punto di vista
della storia dei mercati dell'arte. E' in una posizione ancora relativamente
subalterna rispetto ai posizionamenti messi in gioco dai tradizionali soggetti
che "marcano" i confini dell'arte "vera" (critici, curatori, istituzioni,
collezionisti, etc); allo stesso tempo, risponde in modo molto più efficace
a logiche nuove (come quella citata del city-branding) e quindi sta acquistando
una sua relativa autonomia.
Non mi vengono in mente alti esempi simili. Storicamente, ogni forma d'arte
subalterna ha vissuto in nicchie specifihe e ben separate (c'è un bel libro
di Dal Lago, Mercanti d'Aura, che tratta di questo).
D'accordissimo sul cortocircuito tra "giovani artisti" nell'arte tradizionale
e "vecchia guardia" in quella elettronica.
Non è un caso che, stando dentro Otolab, sono finito ad occuparmi di questi
temi : )
Non so se sia una situazione che è possibile sanare, o se abbia senso farlo:
molta arte elettronica rimane sprovvista dei manufatti che sono l'ossatura
dei mercati dell'arte. E questo rimane il punto centrale.
Ciao!
Bertram
>-- Original Message --
>From: Luigi Pagliarini <luigi a artificialia.com>
>Date: Fri, 3 Dec 2010 07:55:05 +0100
>To: List on artistic activism and net culture <aha a lists.ecn.org>
>Subject: Re: [aha] Media, New Media, Postmedia (Postmediabooks 2010)
>Reply-To: List on artistic activism and net culture <aha a lists.ecn.org>
>
>
>hey Domè!
>bhé che dirti, sai, qui non c'è chi ha ragione e chi ha torto, ma è una
questione
>di ruoli, punti di vista e prospettive (artisti, curatori, giornalisti,
ecc).
>gli artisti reali (oserei dir regali! :-) ce mettono l'anima e il colore
>del "anima" non s'accosta bene con quello di "commercializzazione", "istituzionalizzazione",
>ecc. hai voglia a predicà!! :))
>del resto avanguardia vorrà pur dire guardare avanti e rivolgere l'attenzione
>altrove rispetto a tante cose: mercato compreso? ;^)
>Abbraccio!
>
>> eilà! vedo che qui si sta discutendo :-)
>>
>> mi spiace di non poter contribuire come vorrei in questi giorni,
>> magari cerco di farlo nel weekend. Mi limito ad aggiungere due note a
>
>> margine a un paio di concetti che ritornano spesso:
>> commercializzazione (Luigi), istituzionalizzazione (Bertram, Marco),
>> nicchie (Marco). Sulla prima, c'è molto nel libro: il mercato è un
>> attore molto importante nel mondo dell'arte contemporanea, e del tutto
>
>> assente in quello della new media art. ed è un attore molto
>> importante, perché gioca un ruolo decisivo (per molti, superiore a
>> quello che dovrebbe giocare) nel processo di riconoscimento e
>> storicizzazione. Personalmente, non lo demonizzo (non avrei lavorato
>> per una fiera), non solo perché è un bellissimo sistema da hackerare,
>
>> ma anche perché costituisce la forza conservatrice che costringe
>> l'opera d'arte ad assumere una forma che gli consenta di sopravvivere
>
>> al tempo.
>>
>> Quanto all'istituzionalizzazione, vorrei insistere su un punto:
>> "istituzionalizzato" non è solo il mondo dell'arte contemporanea, ma
>> anche quello della new media art. Anzi, nel secondo le istituzioni
>> sono ancora più forti, in quanto unico responsabile del
>> riconoscimento. Ars Electronica è un pachiderma, come e più del moma.
>
>> Non illudiamoci di essere underground, mentre "loro" sono mainstream:
>
>> siamo entrambi due nicchie, popolate da pachidermi obsoleti e da
>> realtà dinamiche e innovative, baronati e zone temporaneamente
>> autonome. Solo che la "loro" nicchia è un po' più grande, e gestisce
>> una storia che è "la" storia, quella in cui gli artisti vogliono
>> entrare.
>>
>> Sulla nicchia: Marco, ma esiste ancora il mainstream? Persino il
>> cinema si rivolge, ormai, a nicchie più o meno ampie di pubblico.
>> Certo, i capolavori della net art (roba tipo la Toywar o Vote Auction)
>
>> sono arrivati alla "gente comune", ma quanti di quelli che li hanno
>> vissuti attraverso giornali e telegiornali se ne ricorda più? E
>> quanti, ricordandosene, saprebbero distinguerli dall'ultimo meme di
>> 4chan, o dal ciclone wikileaks. Se quella è arte, è in una nicchia (o,
>
>> bleah, in una "elite") che deve cercare la sopravvivenza.
>>
>> Entrambe le nicchie hanno pregi e difetti. Il problema più grande è
>> che, per ora, sono vasi non comunicanti. Chiunque, come Otolab,
>> continua a fare il proprio lavoro non disdegnando di collaborare con
>> una galleria privata sa di cosa parlo. Da un lato sei un nume guardato
>
>> con venerazione, dall'altro sei un esordiente, per di più
>> anagraficamente vecchio. è questa situazione che mi piacerebbe, nel
>> mio piccolo, sanare. chi se ne fotte (Marco) del "riconoscimento
>> istituzionale" :-)
>>
>> Un abbraccio a tutti,
>> d
>>
>> ---
>>
>> Domenico Quaranta
>>
>> web. http://domenicoquaranta.com/
>> email. info a domenicoquaranta.com
>> mob. +39 340 2392478
>> skype. dom_40
>>
>>
>>
>>
>>
>>
>>
>> Il giorno 02/dic/10, alle ore 18:23, Luigi Pagliarini ha scritto:
>>
>>>
>>> Bertram, son in buona parte d'accordo con la tua analisi e le tue
>>> conclusioni, anche se su alcuni punti la penso diversamente.
>>> Non credo, ad esempio, che l'artista venga necessariamente da un
>>> "underground" e, altresì, non credo debba necessariamente passare
>>> per il "mainstream". Mi sembrano due posizioni "cieche" (ma forse tu
>
>>> intendevi altro con queste parole: giusto?
>>> Forse (ci dovrò pensare) non son nemmeno d'accordo che si debba
>>> attraversare le fasi (fossilizzazioni, denominazioni,
>>> posizionamenti, ecc.) che descrivi, viceversa son d'accordo sul
>>> fatto che il sol emergere di una galassia d'eventi di una
>>> determinata tipologia comunichi la morte effettiva di una (ex!)
>>> avanguardia.
>>> Purtroppo non ho tempo ora per protrarmi oltre ma trovo parimenti
>>> interessante la questione e parimenti disgustosa una certa
>>> situazione (geo)politico/artistica(?) e spero ci sia modo di
>>> continuar la discussione in un luogo più materico e con più tempo a
>>> disposizione.
>>> Ciao!
>>> Luigi
>>>
>>>
>>>
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