[aha] Media, New Media, Postmedia (Postmediabooks 2010)
Domenico Quaranta
qrndnc a yahoo.it
Gio 2 Dic 2010 20:26:49 CET
eilà! vedo che qui si sta discutendo :-)
mi spiace di non poter contribuire come vorrei in questi giorni,
magari cerco di farlo nel weekend. Mi limito ad aggiungere due note a
margine a un paio di concetti che ritornano spesso:
commercializzazione (Luigi), istituzionalizzazione (Bertram, Marco),
nicchie (Marco). Sulla prima, c'è molto nel libro: il mercato è un
attore molto importante nel mondo dell'arte contemporanea, e del tutto
assente in quello della new media art. ed è un attore molto
importante, perché gioca un ruolo decisivo (per molti, superiore a
quello che dovrebbe giocare) nel processo di riconoscimento e
storicizzazione. Personalmente, non lo demonizzo (non avrei lavorato
per una fiera), non solo perché è un bellissimo sistema da hackerare,
ma anche perché costituisce la forza conservatrice che costringe
l'opera d'arte ad assumere una forma che gli consenta di sopravvivere
al tempo.
Quanto all'istituzionalizzazione, vorrei insistere su un punto:
"istituzionalizzato" non è solo il mondo dell'arte contemporanea, ma
anche quello della new media art. Anzi, nel secondo le istituzioni
sono ancora più forti, in quanto unico responsabile del
riconoscimento. Ars Electronica è un pachiderma, come e più del moma.
Non illudiamoci di essere underground, mentre "loro" sono mainstream:
siamo entrambi due nicchie, popolate da pachidermi obsoleti e da
realtà dinamiche e innovative, baronati e zone temporaneamente
autonome. Solo che la "loro" nicchia è un po' più grande, e gestisce
una storia che è "la" storia, quella in cui gli artisti vogliono
entrare.
Sulla nicchia: Marco, ma esiste ancora il mainstream? Persino il
cinema si rivolge, ormai, a nicchie più o meno ampie di pubblico.
Certo, i capolavori della net art (roba tipo la Toywar o Vote Auction)
sono arrivati alla "gente comune", ma quanti di quelli che li hanno
vissuti attraverso giornali e telegiornali se ne ricorda più? E
quanti, ricordandosene, saprebbero distinguerli dall'ultimo meme di
4chan, o dal ciclone wikileaks. Se quella è arte, è in una nicchia (o,
bleah, in una "elite") che deve cercare la sopravvivenza.
Entrambe le nicchie hanno pregi e difetti. Il problema più grande è
che, per ora, sono vasi non comunicanti. Chiunque, come Otolab,
continua a fare il proprio lavoro non disdegnando di collaborare con
una galleria privata sa di cosa parlo. Da un lato sei un nume guardato
con venerazione, dall'altro sei un esordiente, per di più
anagraficamente vecchio. è questa situazione che mi piacerebbe, nel
mio piccolo, sanare. chi se ne fotte (Marco) del "riconoscimento
istituzionale" :-)
Un abbraccio a tutti,
d
---
Domenico Quaranta
web. http://domenicoquaranta.com/
email. info at domenicoquaranta.com
mob. +39 340 2392478
skype. dom_40
Il giorno 02/dic/10, alle ore 18:23, Luigi Pagliarini ha scritto:
>
> Bertram, son in buona parte d'accordo con la tua analisi e le tue
> conclusioni, anche se su alcuni punti la penso diversamente.
> Non credo, ad esempio, che l'artista venga necessariamente da un
> "underground" e, altresì, non credo debba necessariamente passare
> per il "mainstream". Mi sembrano due posizioni "cieche" (ma forse tu
> intendevi altro con queste parole: giusto?
> Forse (ci dovrò pensare) non son nemmeno d'accordo che si debba
> attraversare le fasi (fossilizzazioni, denominazioni,
> posizionamenti, ecc.) che descrivi, viceversa son d'accordo sul
> fatto che il sol emergere di una galassia d'eventi di una
> determinata tipologia comunichi la morte effettiva di una (ex!)
> avanguardia.
> Purtroppo non ho tempo ora per protrarmi oltre ma trovo parimenti
> interessante la questione e parimenti disgustosa una certa
> situazione (geo)politico/artistica(?) e spero ci sia modo di
> continuar la discussione in un luogo più materico e con più tempo a
> disposizione.
> Ciao!
> Luigi
>
>
>
>
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