[aha] Media, New Media, Postmedia (Postmediabooks 2010)
Luigi Pagliarini
luigi a artificialia.com
Gio 2 Dic 2010 14:07:54 CET
making a long story short...
forse c'è un altra possibile ed ipotetica lettura dei fatti.
potrebbe esser accaduto che negl'anni più recenti curatori, pubblicisti, direzioni artistiche e via discorrendo abbiamo spinto le teorie, e/o gli artisti, e/o soltanto le opere men significative del settore degradando il (ex)movimento.
insomma, nel lustro passato ho visto e sentito parecchie "cosacce", ho osservato diversi modaiolismi e subodorato una deriva intellettuale (tra l'altro intorno a personaggi *a mio avviso* dubbi).
ma soprattutto ho notato che spesso da una parte si predica bene e dall'altra si ricerca una forte commercializzazione delle proprie azioni.
bhè, se quest'ipotesi è reale, a tutto ciò non poteva che conseguire lo stato dell'arte da voi rappresentato.
un salutone a voi tutti.
>
> yep
>
> Domenico sì, sono d'accordo con te: però ricorda che Bourriaud suggerisce
> anche come l'arte postmediale (in generale l'arte dagli anni Ottanta in poi)
> non sia più necessariamente un'espressione creativa a partire da un
> materiale grezzo quanto una reinteripretazione (soggetta anche, ma non
> sempre, a logiche di mercato) di materiali culturali già esistenti. In
> sostanza, noi saremmo testimoni di un lento decadimento dei concetti di
> originalità e creazione
>
> mi pare abbastanza chiaro che anche su queste tesi, per quanto diffuse, si
> potrebbe discutere a lungo e con profitto: certo, per usare un eufemismo,
> non mi trovano completamente d'accordo e a loro modo le considero
> paradossalmente già "vecchie" e limitate: suonano quasi come propaganda,
> come monito, ma sembrano miopi per molti versi...
>
> broeckmann come tutta la transmediale rimane un po' ibrido nel suo
> approccio: alla fine come dice Tatiana si parlava lì di questi temi già un
> po' di anni or sono. Certo, anche io ho sempre notato una leggera mancanza
> di coerenza, un atteggiamento un po' ibrido che si dimostra ancora oggi teso
> da un lato al riconoscimento istituzionale (e tu Domenico in questo senso mi
> pare ti stia muovendo professionalmente in modo ottimale), dall'altro a un
> dialogo ormai piuttosto sterile con nicchie culturali sempre più piccole e
> ristrette: piccole proprio perchè già vecchie come approccio dopo così pochi
> anni, arroccate a loro modo in un atteggiemento che non rispecchia più la
> frenesia creativa e la ricerca dei nostri giorni
>
> il libro così come lo descrivi, potrebbe essere in questo senso sicuramente
> più "aperto" e quindi interessante: però, ripeto, prima di parlarne a fondo
> è giusto leggerlo :)
>
> in altri termini, penso sia importante capire cosa si intende oggi per
> "arte", quali le sue accezioni in termini di impatto sulla società, di
> descrizione emotiva nonchè estetica di essa, quali le possibili indagini sui
> linguaggi e gli strumenti, quali le prospettive anche a lungo termine: e
> soprattutto penso sia interessante capire quali sono gli elementi che
> portano un artista oggi, che lavora sul crinale ibrido tra arte, tecnologia
> e scienza, a essere definito come tale: è un operazione molto interessante e
> non sono sicuro che i concetti di "mercato", "avanguardia" e "accademia"
> siano a loro modo termini sufficientemente elastici per spiegare il tutto
>
> mk
>
>
> p.s. stammatina alle 6.10 Steve Dietz si è disiscritto dalla lista Spectre:
> vorrà dire qualcosa? :)
>
>
> ----- Original Message -----
> From: "Domenico Quaranta" <qrndnc at yahoo.it>
> To: "List on artistic activism and net culture" <aha at lists.ecn.org>
> Sent: Wednesday, December 01, 2010 10:57 AM
> Subject: Re: [aha] Media, New Media, Postmedia (Postmediabooks 2010)
>
>
> Ciao cari,
>
> Tatiana - nessuno stress, anzi. Mi fa piacere che il libro susciti
> interesse ancora prima di uscire :-)
>
>> Hai un quote interessante proprio sul blog: "As digital and network
>> media
>> are rapidly became an omni-presence in our society, and as most
>> artists came
>> to routinely use it, new media field is facing a danger of becoming
>> a ghetto
>> whose participants would be united by their fetishism of latest
>> computer
>> technology, rather than by any deeper conceptual, ideological or
>> aesthetic
>> issues - a kind of local club for photo enthusiasts".
>
> si, la citazione di Manovich mette a fuoco un'altra questione molto
> importante: il fatto che non si tratta solo di una questione di
> termini, e che non basta chiamarla solo "arte" per risolvere il
> problema. Probabilmente è qui che anche Broeckmann sbaglia: facendo
> una proposta che poi non segue nella pratica, continuando a occuparsi
> di un numero ristretto di artefatti (quelli discussi nel mondo della
> new media art) e continuando a farlo in quel contesto (ormai, "a kind
> of local club for photo enthusiasts").
>
> Il problema vero è che il termine si fa specchio di una idea dell'arte
> che il mondo dell'arte, e con esso tutto il mondo della cultura,
> ritiene obsoleto. è quello che intende Bourriaud quando dice che
> l'impatto culturale delle nuove tecnologie si legge meglio nell'arte
> che non ne fa uso, mentre l'arte che se ne serve è pura accademia. Io
> non credo in questo, ma credo che il nostro modo di parlarne rinforzi
> in lui quest'idea: perché, con il nostro approccio, teniamo insieme
> avanguardia e accademia, le cose già vecchie sul nascere e le cose
> che, messe su un altro palcoscenico e contestualizzate in modo
> differente, avrebbero la capacità di rivoluzionare il mondo della
> cultura. Molta "new media art" recente ha questo potenziale, ma il
> modo in cui viene discussa e veicolata la confina sullo stesso piano
> di un Jeffrey Shaw o di un Fabrizio Plessi: artisti arretrati di
> almeno un trentennio rispetto al decennio in cui operano, a dispetto
> della novità dei media. Il libro si occupa di questo.
>
>> quello che forse sarebbe a questo punto interessante è sviluppare
>> un'intervista collettiva con la lista AHA: o meglio, magari se uno
>> di voi
>> (Tatiana, Loretta, non so...) si preoccupa di collezionare in modo
>> organico
>> qualche domanda dalla lista (se il libro è online all'80% potrebbe
>> essere
>> abbastanza), la aggiungiamo/integriamo a quelle che farei io....se
>> anche per
>> Domenico è ok, of course
>
> fate vobis. L'unico consiglio che mi sento di darvi è: non spaccatevi
> gli occhi su Google Books, non ne vale la pena :-)
>
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