[aha] Approfondimenti e spunti da San Francisco

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Mer 2 Dic 2009 23:22:09 CET


2009/12/2 Luisa Valeriani <lvaleriani at fastwebnet.it>

>
> io in quest'approccio mediterraneo dell'individuo che ha un legame arcaico
> coi consumatori vedo essenzialmente berlusconi, il che mi dà forse una
> visione strabica... il legame del tiranno coi sudditi, è arcaico... però so
> anche che l'italia non è il mondo...
>

:)

beh, piuttosto il contrario!

"individuo che ha un legame arcaico coi consumatori" .... hmmm... forse mi
sono espresso male se questa è l'interpretazione...

è forse più comprensibile proprio adam greenfield, quando parla di passaggio
da "wayfinding" a "wayshowing": una rete che da potenzialmente globale
diventa invece iperlocale, corporea, con la tecnologia che riporta
direttamente alle persone che hai davanti, bucando lo schermo: non più
"google dimmi la strada migliore", ma "vieni qui che mentre ti porto dove
devi andare ti porto anche a fare un giro tra i luoghi che conosco".

è sostanzialmente la differenza tra lo scrivere le "pagine gialle" e una
storia. il business di cui parlano, che si tratti di facebook o di layar o
di loopt, è "pagine gialle". poi è ovvio, oramai, che il mondo è frattale e
che quindi le linee rette delle categorie delle pagine gialle non funzionano
per descriverlo, e che quindi troviamo il modo di scriverci una storia su
'sti cosi. ma non è da sottovalutare il punto di partenza: business is
business.

un lato del paradosso sono proprio gli imprenditori "funky".
non si tratta qui di essere in ritardo rispetto al "funky". ma proprio del
contrario.
E' il "funky" che è in ritardo. E' già residuale. Si sta già aggrappando con
le unghie agli specchi per non scivolare giù. Perchè inizia a diventare
fondamentale il punto di vista, il prendere posizione.

i "funky" non è che abbiano poi tutti sti assi nella manica. non fanno poi
tutti questi soldi. non sono autonomi. funzionano al 90% solo per meccanismi
di credito concesso da investitori. qui l'unico che fa i soldi è google, con
un modello di business vecchio come il cucco: pubblicità al chilo.

quindi in realtà non so proprio quale grande lezione abbiano ricevuto 'sti
manager funky da due soldi. non è che gli vadano poi così bene le cose: le
imprese durano poco, per la maggior parte falliscono e, mentre stanno in
piedi campano solo in virtù degli investimenti.

tra l'altro portandosi appresso molte persone e su più di un piano:
cognitivo, raccontando la grande menzogna dell'imprenditore funky che "ce la
fa", e pratico, creando economie totalmente finte ed instabili. e, non
dimentichiamocelo, a beneficio di pochi.

la "svolta" è nell'etica, nel prendere posizione, nell'iperlocale, nel
corpo, nelle economie che si calano armonicamente sul reale preesistente.
sono le economie della coesistenza, ecosistemiche.



> Davvero, xD, il green marketing mi sembra una cosa bellissima e da
> praticare, ma anche l'utopia deve rapportarsi ai contesti, per essere
> efficace.
>

.. per cui non penso proprio che si possa semplificare parlando di "green
marketing" e che la "cosa" sia complessa e fluida. e che non sia per niente
utopistica.

il 35% di consumatori europei tra 25 e 50 anni boycotters attivi sono
tutt'altro che utopia. sono informazioni interessantissime anche per il più
classico dei Nike. Rapportatissimo al contesto.


> Qui noi stiamo a chiederci se lavorare per Facebook è compatibile con
> un'etica hacker, e il mondo intanto già su quel connubio ha lavorato,
> creato, diversificato, ri-Kombinato, ri-ri-ri-creato... Il problema è come
> rubare le strategie al potere,  visto che ha imparato così bene da noi, per
> acquisire noi stessi potere...
>

e infatti il punto è questo. però con una aggiunta/modifica: che non è detto
che debba per forza "rubare le strategie al potere", come se queste fossero
le uniche attuabili.

il bello di questo contemporaneo è che ce ne sono moltissime altre di
strategie, che possono esistere autonomamente, sovrapposte e coesistenti.
tra gli spazi del potere. è questo quello a cui mi riferisco quando parlo di
"squatting": infilarsi dentro, ricontestualizzare, reinventare, ridefinire.
che non vuol dire "rubare". reinventare.

tu lo hai posto benissimo, il problema,  dicendo che è la rappresentanza.
>  L'etica e la collaborazione, che sono nostre e anche ... della classe
> creativa, devono cimentarsi nella governance... Questo, in effetti, credo
> sia il problema.
>

io capisco. però "governance" è una parola "pericolosa".
io non voglio governanc-are nessuno. mi pare più interessante l'assenza di
forma. e l'infilarsi, l'imbucarsi, il poter essere presente anche senza
essere invitato. grazie alla tecnologia e alle reti posso farlo. è *più*
della governance. è *più* della rappresentanza. è autonomia. è un modello di
business culturale.


> Credo che al momento quella classe creativa che tenta l'assalto al cielo
> sia un amico, non un nemico. Che bisogna schierarsi ed eventualmente
> superarla con i suoi stessi mezzi, essere ancora più creativi ed
> egemonizzarla spostando le regole. Il nemico per me non è mai la
> postmetropoli, è l'arcaico.
>

penso che abbia tratto in inganno la parola "arcaico". era un riferimento
inconscio a quelle belle immagini di cassano che racconta il mediterraneo
non dal punto di vista del bordello contemporaneo che è diventato, ma da
quello romantico del miscelarsi di terre e isole che per il solo fatto di
esistere contribuiscono a definire realtà iperfluide di contaminazioni,
coesistenze e differenze: nella musica nel commercio nell'arte nella
filosofia nei rapporti umani nei rapporti con l'ambiente


> Non è la confusione dei confini tra business e creatività, ma la
> delimitazione rigida di ogni confine...
>

daccordissimo.

cià!
xDxD
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