[aha] soci-AHA-l network? alcune riflessioni :-)

xDxD xdxd.vs.xdxd at gmail.com
Wed Oct 15 11:46:10 CEST 2008


ellò!

fondamentalmente daccordo con Dedalus, butto lì un paio di cose che mi 
son zompate in mente leggendo

Dedalus ha scritto:
> come dicevo, secondo me faremmo bene a non guardare separatamente al
> network e alle modalità (anche e soprattutto) tecniche con cui questo si
> manifesta (o si dovrebbe manifestare)...
>
>   
[...]
> Ecco perché storgo un po' la bocca quando si parla di costruire una
> piattaforma alternativa alla mailing list :-) Appoggio pienamente l'idea di
> lavorare su netsukuku e sulle varie piattaforme concrete di social
> networking che vi si potranno costruire sopra inizialmente... Ma mi chiedo,
> a quale esigenza risponde tutto ciò? Quella del compiacimento tecnologico
> duro e puro (sempre utile e divertente) o alla necessità (ma anche
> semplicemente alla voglia) di costruire nuove forme di
> auto-rappresentazione del network aha? 
>   

daccordissimo!

e, infatti, non ho la minima intenzione (come dicevo un paio di giorni 
fa) di creare un "altro facebook" o un blog_su_netsukuku o quant'altro. :)

la parte di network di corpi e persone la faccio tutti i giorni e non 
solo in ambito "attivista": forse (sicuramente) sbaglio a darla per 
scontata o a non metterla più in evidenza quando parlo di piattaforme.

e infatti sono contento che hai scritto questo report fatto così, 
perchè  mette in evidenza che c'è un fraintendimento di fondo!

Il network:
più che "network" è interessante il "framework", secondo me, che 
dovrebbe essere un processo di ricerca  verso direzioni "culturali" 
(ovvero di studio, ricerca, utilizzo critico ed efficace di quelli 
esistenti) e verso direzioni di "rottura" (inventare cose *radicalmente* 
nuove).

son poco diplomatico quando racconto le cose, lo so, ma era quello che 
cercavo di dire all'incontro e negli scambi successivi quando tutti 
continuavano a dire "netsukuku" e io quasi strillavo "mancano delle 
cose!" :)))))

quando ho tirato fuori l'idea di creare certe "cose" (S1/S2, ad esempio) 
su una rete di tipo netsukuku immaginavo una cosa complessa, e 
riferendomi alla realizzazione di strumenti per agire e mutare, non 
un'altra forma di blog.

io dal lato della "rottura", infatti, porterò avanti s1/s2.

dal lato delle altre direzioni, quelle che chiamavo più su "culturali", 
è stato bello e significativo l'invito di Simona, ed ero curioso di 
sapere come mai non avesse riscosso altrettanto successo di altri 
mesaggi. Forse perchè l'apertura "operativa" realmente "aperta" è 
qualcosa cui non siamo granchè abituati, tanto che non è strano che 
possa generare più dubbi che entusiasmo.

era un argomento saltato fuori più volte in ambiti diversissimi: è 
culturale il fatto che se io dico "sono aperto! fammi una proposta! 
collaboriamo!" spesso ci si becca un silenzio come risposta, o 
addirittura imbarazzo. Mentre tutti, o più o meno tutti, rispondono al 
"fai questo!": in maniera sttomessa o anche conflittuale, ma rispondono.

saper "intraprendere" è un fatto culturale, proprio come l'"apertura".

> Ecco allora che trovo che potremmo sforzarci tutti un po' di più quando
> Simona perla di network. Perché per network non dobbiamo per forza
> intendere una semplice rete di "festival" o realtà similari sul terreno
> italiota: direi anzi che potremmo guardare - forse utopicamente - a questa
> rete come ad un qualcosa che semplicemente faciliti la circolazione
> (virtuale e reale) di persone/opere/idee/situazioni in giro per la nostra
> simpatica penisola, ma anche al di fuori di essa :) 
>   

e quello già sarebbe un inizio eccezionale. e ce ne sono state in 
passato e ce ne saranno in futuro!
in questa stessa lista ci sono l'agenzia di digicult, ci sono stati 
avatar41, AOS, diverse reti spontanee sorte tra centri sociali, c'è 
stato il phagoff, c'è flxer. e io magari vedo meglio le cose centrate su 
roma, ma se guardassi da milano o da torino o da berlino sarebbe la 
stessa cosa, no?
dozzine di tentativi: cambia solo il "soggetto" centrale, quello che 
promuove.
il "problema" (se di problema si può parlare) è di non tentare di essere 
universalistici, assoluti, o di buttarla sul "l'ho fatto io! l'ho fatto 
io!" (sante parole Simona!) o, addirittura, di tentare, in modi anche 
poetici o esteticamente più aggraziati, di riproporre modelli 
"dirigenziali" che fanno proprio schifo e non hanno senso.

io per affetto e modalità operative riconosco molto valide le modalità 
operative di FLxER/LPM, ad esempio. perchè son molto aperte, dirette e 
sorridenti. Anche Simona si sta rivelando una bellissima sorpresa (prima 
io la conoscevo solo per email), e per gli stessi motivi.

se proprio devo dirlo, questo è quello che manca: perchè se uno deve 
star di continuo con gli artigli estratti perchè sennò "mi fregano", "mi 
inculano", "non mi riconoscono", è meglio far da soli.

siam pieni di parassiti, no? penso che nessuno, in sincerità, possa 
negarlo.

(io continuo ad invocar cambi di atteggiamento "reale", pena il 
bipolarismo e la certezza di sprecare tempo ed energie)

> Da dove partire? In tutta sincerità non ne ho idea :-) in generale però
> direi che, così come abbiam fatto per l'AHAcamp, possiamo sempre provare a
> discuterne qua, no?
>   

beh, mi sembra un inizio eccellente.

ciaociao!
xDxD


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