R: R: R: [aha] Verso un incontro di aha a Torino? Proposte

Luigi Pagliarini luigi at artificialia.com
Sun Dec 9 08:59:46 CET 2007


mi fa piacere leggervi ma non ho tempo per repilicare (e tutto sommato non
m'interessa, passato un certo tal punto).
è cmq mio dovere invitarvi a notare che
 A. non è né con l'ignoranza né con il tifo che si costruiscono dei buoni
ragionamenti;
 B. è attraverso una formuletta ed un tecnicismo vincente che ci stiam
parlando.
Ciao! Luigi



________________________________

	Da: aha-bounces at ecn.org [mailto:aha-bounces at ecn.org] Per conto di
Neofuturisti italiani
	Inviato: domenica 9 dicembre 2007 3.19
	A: List on artistic activism and net culture
	Oggetto: Re: R: R: [aha] Verso un incontro di aha a Torino? Proposte
	
	
	steD, 
	condivido nella sostanza il tuo intervento. e complessivamente i
tuoi 4 punti. 
	Mcluhan e allievi sono un punto di riferimento per me e per il
movimento netfuturista. Stessa linea.
	Condivido molto il discorso sul ruolo problematico che oggi ha
l"'artista", o come vogliamo chiamarlo. Il ruolo deve essere sempre molto
critico. E guai a cedere alla formuletta e al tecnicismo vincente. E' la
negazione della vera arte (e di ogni idea intelligente).
	a presto
	 
	p.s. vedo che la lista si anima. ora voglio vedere chi preferisce la
pubblicità personale dell'ennesima inutile mostra ottocentesca travestita
malamente di nuovo a queste discussioni su punti tanto critici. la
pubblicità di eventi va bene. ma evitiamo che la lista sia solo quella
pubblicità.
	 
	 


	steD <stef at lideologo.net> ha scritto:

		A proposito di linguaggi e obiettivi comuni: vorrei
ricondensare. 
		Mi fa impressione che *qui* si parli ancora di Logica con la
maiuscola. In
		qualsiasi accezione. La logica e' fatta per i processori.
Li' e' molto
		produttiva; e nella fisica fa buone previsioni. La Logica
copre un ridicolo
		frammento di realta': per gli uomini e' solo un'ossessione
d'ordine, un
		anti-caos, un trucchetto inutile come ha riconosciuto
proprio Wittgenstein
		che si rimangio' tutto quello che in proposito aveva detto
quand'era giovane
		e presuntuoso. Wittgenstein pero' conosceva l'ineffabile,
l'intoccabile, il
		sacro: per questo resta, e ha il mio rispetto. Se no non
sapremmo davvero
		cosa farcene, a parte usarne il nome canonizzato per fare
scena in certi
		ambienti. 
		E quella "logica non-euclidea" sinceramente non l'avevo mai
sentita
		nominare, Luigi! non essendosi mai occupato Euclide di
logica. Per quanto
		posso indovinare, non cambia nulla. Mi sembra stare alla
logica come il
		tempo libero al lavoro 9-17: l'altra faccia della stessa
medagliazza di
		stagno. 
		
		Superiamo la logica e arriviamo alla "percezione laterale"
che il dominio
		dell'informazione reclama, come la chiama xDxD. Qui vorrebbe
alludere piu'
		direttamente alla neurofisiologia, pero' si ferma sulla
soglia. Io voglio
		andare oltre quella soglia, dov'e' un punto cruciale. Lo
stadio di
		avanzamento e di rivelazione in questo campo e'
notevolissimo; difficilmente
		potrebbe essere sottovalutato, perche' condiziona alla
radice la visione del
		mondo, il valore della conoscenza, il giudizio sulle azioni.

		
		Sappiamo quanto profondamente le rivoluzioni scientifiche di
un secolo fa
		suggestionarono chi parlava il linguaggio dell'arte, al
punto che l'effetto
		sorpresa della relativita' generale e della meccanica
quantistica ancora non
		si e' esaurito. Il sentimento diffuso di incertezza fu
carburante per la
		genialita' delle avanguardie. Kandinskij confessa
apertamente il terrore
		della sua generazione di vedere il mondo disfarsi davanti ai
loro occhi. Gli
		stessi scienziati erano travolti, esattamente come degli
artisti. Webern e
		colleghi si sentivano eversori, e lo erano. Heisenberg e
colleghi, lo
		stesso. Dedekind, Cantor, Hilbert: ancora lo stesso. 
		
		Ora, un secolo dopo, siamo in stato di rivoluzione perpetua.
Che cosa devono
		fare gli artisti? Dovrebbero inseguire continuamente il
fronte dell'onda?
		Insensato! L'onda va da se', furiosamente, e poi e' troppo
vasta. Oltre alla
		rete e i nuovi media, di cui ci si occupa qui, sputa tanti
di quei fenomeni
		profondi e spiazzanti: le neuroscienze, appunto; la genetica
e la medicina
		evolutiva; la complessità e la computazione; le nanoscienze;
la robotica...
		Metti insieme tutto cio', nella scala mondiale della
ricerca, associa a
		finanza, telecomunicazioni, elettronica di consumo, e ti si
annebbia subito
		la testa. 
		
		E che fanno gli artisti davanti a tutto questo? Cosa fanno
oggi dello
		spavento che aveva Kandinskij? Ce l'hanno questo spavento?
Ne ho visti di
		cosiddetti artisti acchiappare al volo qualche formuletta o
concettino
		isolati dalla scienza e farci su neologismi di trattini o
peggio quello che
		chiamano "un lavoro": pezzi di straordinaria superficialita'
che alimentano
		il grande telethon dell'ignoranza. È questo che devono fare
gli artisti?
		Spero di no. McLuhan, di cui si parlava, ha colto in un
payoff di successo
		una verita' cognitiva nascosta. "Il mezzo e' il messaggio"
e' una idea bella
		e sensata, che non si puo' trascurare o sottovalutare
(dopodiche',
		diventarne schiavi o sacerdoti e' un altro paio di maniche).
Ma McLuhan non
		ha pronunciato solo quella frase in mezzo a una piazza in
mezzo a una vita:
		ha condotto intorno ad essa uno studio organico, eloquente,
che ormai fa
		parte della coscienza contemporanea. Ecco, McLuhan per me
era piu' artista
		che altro, o di altri. Un buon esempio di artista
contemporaneo. Come molti
		pseudo scienziati, del resto. 
		
		Per quanto ci possa riflettere, per me l'arte ha quattro
connotati
		essenziali: 1) con qualche tecnica da' forma a un'idea,
anche inconscia, e
		la trasmette ad altri; 2) spacca delle abitudini, alterando
le associazioni
		mentali in modo irreversibile, e quindi modifica la realta';
3) nel farlo
		crea uno spazio sacro, almeno temporaneo; 4) fa questo con
qualche spinta di
		impegno civile, anche involuta, anche inconsapevole; 
		Ora, a questo identikit oggi risponde la scienza (con
qualche caveat
		sull'ultimo punto), e lo fa pure meglio. La teoria fisica
delle
		superstringhe, per dirne una, e' una strepitosa costruzione
		artistico-religiosa, immensa e articolata. Altro che. E
allora? 
		
		Allora per me quello che ha ancora da fare l'arte e'
smascherare,
		smascherare a piu' non posso. Deve avere presente che cos'e'
un uomo intero
		e dove si trova, e fare tutto il possibile per riportarlo a
galla, perche'
		qui sembra che se lo ricordino in pochi ormai. Per farlo,
puo' e deve usare
		tutti gli strumenti a disposizione. Ma certo non puo'
vendersi l'anima ad
		essi. Ne' puo' aderire ai miti artificiali, replicandoli
come semplice
		provocazione, perche' questo gia' lo fa benissimo il sistema
pubblicitario
		che serve interessi opposti (seppure fa dell'arte
notevolissima, a volte; ma
		viola il punto 4). 
		La storia mostra esempi di fallimento sia del "moderatismo"
che avversava il
		Neofuturista, sia dell'estremismo che probabilmente
preferisce; mostra
		altresi' anche esempi di successo per entrambi. Non c'e'
regola. Ognuno
		sceglie il metodo che si confa' al proprio carattere e alle
circostanze in
		cui si trova. Va bene pure ahaCamp o ahall o !:!aha!:! o
quello che volete.
		Ma un'intesa su un principio profondo ci vuole, se no ognuno
se ne va per
		conto suo - e il plancton e' l'ultimo anello della catena
alimentare. 
		
		Non so cosa ne pensate voi, ma a me piacerebbe discutere di
questo. 
		
		>S< 
		
		
		
		-----Messaggio originale-----
		Da: aha-bounces at ecn.org [mailto:aha-bounces at ecn.org] Per
conto di Luigi
		Pagliarini
		Inviato: venerdì 7 dicembre 2007 22.09
		A: 'List on artistic activism and net culture'
		Oggetto: R: [aha] Disiscriversi o non disiscriversi, questo
è il problema?
		
		La logica moderna, e con essa il ben amato e stimato
Wittgestein, è stata
		abbondantemente superata dalla quella che chiamano (non
credo sia più
		sufficiente) logica non-euclidea, a cui quasi tutti si son
in un certo
		qualsenso arresi.
		ho scritto QUASI tutti, ;^) ciao!
		
		
		> -----Messaggio originale-----
		> Da: aha-bounces at ecn.org [mailto:aha-bounces at ecn.org] Per
conto di xDxD
		> Inviato: venerdì 7 dicembre 2007 21.24
		> A: List on artistic activism and net culture
		> Oggetto: Re: [aha] Disiscriversi o non disiscriversi,
questo è il 
		> problema?
		> 
		> bellafonte at libero.it ha scritto:
		> > La storia della Logica moderna, sin da Wittgestein, ha
		> screditato forme primitive e non razionali di linguaggio
che non 
		> fossero vestite sull'obsoleto torcibudella de "il mezzo è
il 
		> messaggio", nonstante le forme di conoscenza che non
fossero basate 
		> sul metodo sofistico e menzognero derivato dall'era
elettrica-tronica, 
		> fossero degne della mia ammirazione.
		> > Eppure, proprio le conquiste del Sistema Simbolico di
oggi,
		> della parabola-tv, della sedia ergonomica e del mouse
celebrale, del 
		> pocket-entertainment, che vogliono prometterci un'era
della PARALISI, 
		> mi fanno temere per una futura Apocalisse.
		> > In un clima prossimo alla dormizione, sovraffollata di
		> immagini, esse non sono esenti da quel modus di
organizzare il Sistema 
		> Emotivo che sostengono di aver abbandonato e che continua
a vivere in 
		> un mondo pre-linguistico che NON HA NULLA DA DIRE.
		> > 
		> 
		> se l'interfaccia uscisse dallo schermo (e non solo 
		> fisicamente, ma concettualmente e percettivamente) non 
		> sarebbe un male.
		> 
		> perchè dove anche per costruire una sedia c'è molta 
		> "responsabilità" in ballo (ti puoi far male a un dito col 
		> martello; se la costruisci male chi ci si siede casca e 
		> sanguina) nell'era dell'immaterialmente reale tutto si
sposta 
		> sul contesto della percezione laterale (come un buon
sistema 
		> home theater, per capirci), facendo, un po', proprio il
gioco 
		> della TV, che ci vuole tutti stelle dello spettacolo, non 
		> foss'altro per mostrar le chiappe o per rispondere
qualcosa 
		> al signormàik e vincere centomila eurucci, con cui
comprare, 
		> finalmente, una bella automobile col culone.
		> 
		> il gioco al massacro della "democratizzazione", infatti,
spinge
		> paradossalmente(?) verso il consumo, più che verso
l'"illuminazione" 
		> sociale. (ma quante belle virgolette e parentesi, vè?)
		> 
		> ci si scontra poi con un limite valicabile solo con tempi
non 
		> proprio rapidissimi, quello delle possibilità: del 
		> corpo/mente umano e dell'ambiente.
		> 
		> l'informazione è troppa, su questo non ci piove, e 
		> l'attenzione va scemando. e l'ambiente tra poco, 
		> semplicemente, scoppierà e si consumerà,
contemporaneamente.
		> 
		> ora: siamo sempre stati cyborg (già sentita questa?) e
sempre 
		> lo saremo. 
		> la tecnologia ha sempre cambiato le nostre possibilità e 
		> percezioni, sia che si parli della ruota, sia che si parli

		> dell'elettricità.
		> 
		> l'informazione, però, è leggermente diversa. se la ruota
ci 
		> fa portare più cose e ci fa spostare più velocemente e con

		> meno fatica, se l'elettricità ci permette di avere più
tempo 
		> utile e di far fare delle cose a dei dispositivi, 
		> l'informazione, in realtà, oltre a tutte le belle cose che
ci 
		> diciamo, ci mette sul groppone un bel fardello, ovvero
quello 
		> del riuscire a stargli appresso senza impazzire, o senza 
		> diventare autistici.
		> 
		> cambia il modo di comunicare, cambia il modo di assorbire 
		> concetti, e tutte le informazioni che assorbiamo diventano

		> meno profonde. e, quindi, abbiamo, semplicemente, meno
cose 
		> da dire, su tanti, tanti, più argomenti, e a tante, tante,

		> più persone. che, allo stesso tempo, possono prendere
quello 
		> che diciamo e tagliuzzarlo e riincollarlo a tutto il resto
e 
		> produrre altri messaggi.
		> 
		> in questo meccanismo vince il più rapido, naturalmente,
non 
		> il più profondo.
		> 
		> e, paradosso della "democratizzazione", vince anche chi ha

		> più risorse (di vario genere).
		> 
		> perchè, in barba a tutta questa tecnologia "democratica", 
		> vince l'infrastruttura.
		> 
		> se, per esempio, parliamo di internet: se il mio provider 
		> "taglia", io sto zitto.
		> 
		> la democratica rete farà appelli e petizioni e
mobilitazioni, 
		> naturalmente, passando però per gli stessi cavi in fibra 
		> ottica, per gli stessi satelliti, per le stesse
infrastrutture.
		> 
		> sono, in fondo, tollerati.
		> 
		> la dittatura delle infrastrutture tecnologiche è subdola: 
		> parla lingue difficili (siamo un'elite! ne capiamo 
		> qualcosa!), e muove governi e mercati. e ci tollera.
		> 
		> non è, in fondo, una situazione così rosea.
		> 
		> l'arte, su questo modello, gioca al ribasso.
		> 
		> l'artista-scienziato, l'artista-ingegnere,
l'artista-hacker, 
		> sono figure da valutare con cautela. perchè, andate via 
		> l'estetica e l'identità, la comprensione dell'arte "nuova"
ha 
		> bisogno di tutta quella sensibilità, di quella 
		> concentrazione, di quella competenza, di quella
obiettività 
		> (e di quel tempo!) che proprio la tecnologia ci sta
togliendo.
		> 
		> abbracci!
		> xDxD
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