[Redditolavoro] Non vogliamo fertilità e procreazione come destino. Il diritto di decidere della nostra vita è nostro
Partito Comunista dei Lavoratori
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Thu Sep 29 13:09:39 CEST 2016
Non vogliamo fertilità e procreazione come destino. Il diritto di decidere
della nostra vita è nostro
Respingiamo il maschilismo padronale di Renzi e Lorenzin. Per una
sessualità libera dai destini ideologici imposti dal patriarcato e dal
capitalismo.
Sono molteplici i motivi per cui abbiamo ritenuto ideologico, maschilista e
pericoloso il Piano nazionale per la fertilità promosso dal ministro della
salute Beatrice Lorenzin (Nuovo Centrodestra). Nelle intenzioni del
ministro il Piano avrebbe i seguenti obiettivi:
• Informare i cittadini sul ruolo della fertilità nella loro vita, sulla
sua durata e su come proteggerla evitando comportamenti che possono
metterla a rischio;
• Fornire assistenza sanitaria qualificata per difendere la fertilità,
promuovere interventi di prevenzione e diagnosi precoce al fine di curare
le malattie dell'apparato riproduttivo e intervenire, ove possibile, per
ripristinare la fertilità naturale;
• Sviluppare nelle persone la conoscenza delle caratteristiche funzionali
della loro fertilità per poterla usare scegliendo di avere un figlio
consapevolmente ed autonomamente;
• Operare un capovolgimento della mentalità corrente volto a rileggere la
fertilità come bisogno essenziale non solo della coppia ma dell’intera
società, promuovendo un rinnovamento culturale in tema di procreazione;
• Celebrare questa rivoluzione culturale istituendo il “Fertility day”,
giornata nazionale di informazione e formazione sulla fertilità, dove la
parola d’ordine sarà scoprire il “prestigio della maternità”. (1)
In queste ultime settimane si sono levate molte voci contrarie alla
campagna pro-fertilità che hanno criticato diversi aspetti politici del
Piano nonché le discutibili scelte comunicative che avrebbero dovuto
pubblicizzare il “Fertility day” (giornata dedicata alla informazione e
alla formazione sulla fertilità) del 22 settembre scorso.
La campagna pubblicitaria infatti si è caratterizzata per cialtroneria e
ambiguità, tingendosi di toni razzisti (2) e sessisti e rivolgendosi in
modo assillante soprattutto alle donne: trattandole alla stregua di egoiste
che mettono se stesse davanti al loro “orologio biologico” e al loro dovere
nei confronti della comunità e soprattutto al loro ruolo riproduttivo.
Fra le varie contestazioni, la più significativa è probabilmente quella che
afferma che se in Italia non si fanno abbastanza figli è colpa della crisi
economica, del precariato, della disoccupazione giovanile ecc. In una fase
di erosione avanzata di diritti e di attacco ai salari dei lavoratori e
delle lavoratrici viene giustamente ricordato a Lorenzin che i figli
rappresentano un lusso.
Questa prospettiva è sostanzialmente corretta, e coglie una delle
principali contraddizioni di questa campagna; però è anche una critica
parziale e deve necessariamente essere integrata per mostrare tutti gli
aspetti reazionari del progetto del ministro della salute.
A nostro avviso il Piano pro-fertilità è pericoloso specialmente poiché
ripropone con forza e volgarità – basti pensare alle scelte comunicative –
l’idea della procreazione come destino biologico e non come libera scelta
del soggetto, e tenta di piegare la sessualità, il corpo – in particolar
modo quello della donna – e la sua storia alla sola funzione procreativa.
La campagna richiama costantemente e in modo ambiguo al dovere morale – di
fascistissima memoria – della coppia eterosessuale (non si accenna infatti
a altre possibili famiglie) nei confronti della nazione; infatti,
tralasciando completamente l’importante ruolo assunto dalle popolazioni
migranti in Italia negli ultimi anni, il Piano celebra il sodalizio fra la
natalità ed il mantenimento del welfare: c’è bisogno di fare figli che un
giorno vadano a lavorare perché possano garantire il funzionamento del
sistema. È solo alla coppia eterosessuale e italiana che spetta l’onere e
l’onore di procreare; non si accenna alla possibilità di genitori single e
meno che mai a coppie omosessuali. L’essere fertile viene promosso come
l’unico modo per avere figli, trascurando altre possibili alternative quali
l’adozione, e le tecniche e i progressi della scienza medica, in questa
visione distorta, sono piegati esclusivamente alla tutela della fertilità
della coppia.
Insomma, l’intera operazione è una celebrazione ideologica della famiglia
“naturale” di matrice borghese, ed è tanto più pericolosa se si tiene conto
del contesto storico in cui si inserisce: viene sancito nuovamente e in
modo malcelato quel sodalizio fra governo e Chiesa cattolica che rafforza
le varie iniziative a cui abbiamo assistito in questo ultimo periodo quali
manifestazioni delle “sentinelle in piedi” e Family day.
Trasformando la fertilità in un “bene comune” e la maternità in un dovere
nei confronti della comunità, il Piano promosso dal ministro Lorenzin
consolida di fatto le molteplici campagne e movimenti pro-life e
antiabortisti, e legittima il privilegio (perché di certo non si tratta di
un “diritto”) dei tanti obiettori di coscienza che all’interno di strutture
sanitarie pubbliche ostacolano l’accesso delle donne all’interruzione della
gravidanza.
È dunque una campagna ideologica di stampo democristiano costruita su
ribaltamenti e ambiguità: vi è ad esempio un martellamento costante e dai
tratti parossistici, per cui la salute e il mantenimento di uno stile di
vita “corretto” non sono finalizzati al benessere del singolo individuo in
quanto tale ma alla preservazione del suo potere riproduttivo: il soggetto
scompare, viene meno, e ciò che resta di lui è la sua fertilità e la sua
preservazione:
«Fin dall’adolescenza la funzione riproduttiva va difesa evitando stili di
vita scorretti e cattive abitudini (come ad esempio il fumo di sigaretta e
l’alcool), particolarmente dannose per gli spermatozoi e per gli ovociti. È
essenziale inoltre evitare, fin dall’infanzia, l’obesità e la magrezza
eccessiva e la sedentarietà, oltre a fornire strumenti educativi ed
informativi agli adolescenti per evitare abitudini che mettono a rischio di
infezioni sessualmente trasmesse o gravidanze indesiderate [ibidem].»
L’obesità e l’anoressia – considerati alla stregua di comportamenti
“scorretti” – vanno evitate perché potrebbero mettere a rischio il potere
riproduttivo dei soggetti, e non vanno analizzate e trattate come
espressioni di disagio sociale. Tutte queste tematiche, che rappresentano
aspetti preoccupanti della contemporaneità, vengono rimossi dal ministro
della salute (!) che si preoccupa invece di promuovere una campagna da cui
l’individuo ne esce espropriato del proprio corpo e limitato nella
costruzione di sé, nella libera ricerca del piacere e del piacersi, e
piegato al solo compito della procreazione “per il bene della comunità”.
Inoltre l’assillante richiamo del Piano alla salute e alla sua tutela cozza
nei fatti con i pesanti tagli alla sanità portati avanti da questo come dai
precedenti governi. Senza dimenticare inoltre che proprio questo impianto
ideologico rafforza il sostrato culturale dei rapporti patriarcali tra
uomini e donne, e dunque, in ultima istanza, legittima la violenza che
sulle donne viene scatenata quando non rispondono al modello “di servizio”
e si sottraggono al dominio maschile.
A questa logica bigotta, opportunista e complice di un sistema oppressivo e
patriarcale noi opponiamo con forza il nostro programma:
- *Lavorare meno, lavorare tutti, e redistribuire il lavoro esistente fra
tutti e tutte a parità di salario. *
L’autonomia economica di ogni individuo rappresenta da un lato la rottura
con il sistema capitalista fondato sul profitto e l’espropriazione umana,
dall’altro è un principio fondamentale per garantire la costruzione libera
della propria soggettività e del proprio percorso di vita, ed è dunque un
presupposto indispensabile, specialmente per quanto riguarda le donne, per
la liberazione dall’oppressione familiare e dalla dipendenza dal marito.
- *La genitorialità deve essere considerata una libera scelta fra altre
possibili, e non un destino biologico e morale, un presunto dovere nei
confronti della comunità, né tantomeno un privilegio “naturale” della
coppia eterosessuale. *Con questo spirito di superamento dell’ideologia
della famiglia “tradizionale” riconosciamo il diritto alla genitorialità
tanto al singolo individuo quanto alla coppia omosessuale.
- *Liberazione sessuale significa anche liberare la sessualità dei soggetti
dal destino ideologico della procreazione e della maternità.* È per questo
che l’aborto deve essere libero e gratuito, e deve essere abolita
l’obiezione di coscienza. Inoltre, la contraccezione deve essere garantita
a prezzi popolari.
- *La liberazione delle donne e delle minoranze sessuali e di genere si
iscrive in un processo rivoluzionario di rottura con la morale e con
l’organizzazione economica e politica della società attuale*, e dunque
rivendichiamo come passaggio imprescindibile l’abolizione unilaterale del
Concordato fra Vaticano e Stato, l’esproprio senza indennizzo di tutte le
grandi proprietà immobiliari ecclesiastiche e in definitiva l’abolizione di
tutti i privilegi fiscali, giuridici, normativi, assicurati alla Chiesa
cattolica, a partire dalla truffa dell’8 per mille e dall’insegnamento
religioso confessionale nella scuola pubblica.
Porteremo queste riflessioni e queste rivendicazioni in piazza il 26
novembre alla manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne,
appuntamento a cui partecipiamo con le nostre posizioni indipendenti e con
la volontà di promuovere la costruzione di un movimento delle donne
realmente radicale e di opposizione all’oppressione di genere e sessuale,
così come di rottura con la proprietà privata come principio morale e
organizzativo della società capitalista-patriarcale.
Note
(1)
http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=2083
(2) Emblematica in questo senso la locandina ufficiale della giornata
Fertility day, in cui si invitano i cittadini ad evitare i “cattivi
compagni” mostrando l’immagine di una famiglia eterosessuale bianca e
felice contrapposta a quella di un gruppo di persone straniere intente a
drogarsi.
Partito Comunista dei Lavoratori Commissione contro le oppressioni di genere
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