[Redditolavoro] Dalla parte dei lavoratori francesi

Partito Comunista dei Lavoratori pclavoratoribologna at gmail.com
Sat May 28 01:08:45 CEST 2016


Dalla parte dei lavoratori francesiScioperi e proteste bloccano la Francia



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Blocco delle otto raffinerie petrolifere francesi. Blocco dei porti di Le
Havre, Saint Nazaire, Marsiglia. Sciopero a tempo indeterminato delle
ferrovie a partire dal 31 maggio, e dei trasporti pubblici a Parigi dal 2
giugno. Sciopero del traffico aereo dal 3 al 5 giugno.
Lo scontro sociale in Francia sulla legge El Khomri si radicalizza. È
passato dalle giornate di mobilitazione nazionale scaglionate nel tempo a
una possibile dinamica di sciopero generale.

Con l'elevarsi del livello di scontro si alza la posta in gioco.
Hollande e Valls sembrano aver tagliato i ponti alle proprie spalle, sotto
la pressione incalzante della borghesia francese. La Medef (Confindustria
francese) che già ha denunciato i "cedimenti" del governo ai sindacati per
le modifiche apportate al testo originario della legge, ha minacciato di
rompere con l'esecutivo in caso di ulteriori concessioni. Le Camere del
Commercio e la Federazione delle imprese delle costruzioni hanno chiesto al
governo la mano pesante per ripristinare l'ordine. Il gruppo Total ha
minacciato di revocare i propri piani di investimento in Francia nel caso
di un prolungamento dei blocchi e degli scioperi. La destra gollista
denuncia l'incapacità del governo di ripristinare “l'autorità” e invoca
l'intervento poliziesco.
Hollande e Valls hanno risposto alle pressioni impugnando la bandiera della
fermezza. Prima hanno fatto ricorso al famigerato articolo 49 della
Costituzione che consente di aggirare il voto parlamentare per decreto. Poi
hanno inviato la polizia a sgomberare la raffineria in sciopero di
Fos-sur-Mer, per demotivare la continuità della lotta. La parola d'ordine
è: la legge sul lavoro non sarà ritirata. La speranza del governo è che
l'esibizione della fermezza favorisca il riflusso del movimento, come era
avvenuto nel 2010, sotto Sarkozy, nello scontro sulle pensioni.

Sul versante opposto, il gruppo dirigente della CGT si gioca nello scontro
il proprio prestigio e il proprio peso politico, minacciati sia
dall'intransigenza di Valls, sia dalla concorrenza della CFDT. Il nuovo
segretario CGT, Martinez, non è certo un rivoluzionario. Ma intende
difendere la forza contrattuale della burocrazia che dirige. Oltreché la
propria autorevolezza nei rapporti interni alla CGT, instabili e
burrascosi. Da qui il cambio di marcia e l'accelerazione della
mobilitazione. La parola d'ordine della generalizzazione degli scioperi sta
in questo quadro. Come le relazioni ostentate col movimento Nuit Debout e
la piazza giovanile. La speranza della burocrazia CGT è che la minaccia
della ingovernabilità del conflitto possa indurre il governo ad arretrare,
senza essere costretta a proclamare un vero sciopero generale. Dicendo al
governo che il suo braccio di ferro “è pericoloso”, la burocrazia segnala
in forma contorta alla borghesia francese che vuole evitare una dinamica
incontrollabile, ma che per questo ha bisogno di un passo indietro del
governo.

Ma la situazione si regge sul crinale di un equilibrio instabile, che
esclude il pareggio. O la dinamica aperta con lo sciopero delle raffinerie
e dei trasporti si estende alle fabbriche in direzione di uno sciopero
generale che paralizza l'intero paese, getta sul piatto della bilancia la
forza di massa di quasi venti milioni di salariati, polarizza e salda
attorno a sé il movimento studentesco e giovanile; oppure il movimento di
sciopero è destinato a ripiegare sotto l'effetto congiunto della
repressione e dello scoramento.

La parola d'ordine dello sciopero generale sino al ritiro della legge,
combinato con l'occupazione delle fabbriche e la loro difesa organizzata
contro la gendarmeria, è la parola d'ordine del momento. La parola d'ordine
da agitare in ogni luogo di lavoro, in ogni sindacato, in ogni piazza. È
l'unica via per piegare il governo. Ma è anche la via che aprirebbe in
Francia una crisi rivoluzionaria, di enorme impatto in Europa e nel mondo.
È la ragione per cui la burocrazia sindacale non vuole compiere quel passo.
È la ragione per cui i rivoluzionari sono chiamati a rivendicarlo.
I marxisti rivoluzionari francesi sono oggi ovunque al loro posto di
combattimento. A loro va il nostro sostegno e il nostro abbraccio. 'Fare
come in Francia' è oggi la parola d'ordine del PCL.
Partito Comunista dei Lavoratori


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