<div dir="ltr"><h1 class=""><span style="color:rgb(204,0,0)">Dalla parte dei lavoratori francesi</span></h1><h2 class="">Scioperi e proteste bloccano la Francia</h2><p><img src="cid:ii_ioqc7j8a0_154f477871c6fcf2" height="294" width="471"><br><img src="cid:ii_ioqc83o71_154f477eef40983c" height="315" width="471"><br></p><p class="">Blocco delle otto
raffinerie petrolifere francesi. Blocco dei porti di Le Havre, Saint
Nazaire, Marsiglia. Sciopero a tempo indeterminato delle ferrovie a
partire dal 31 maggio, e dei trasporti pubblici a Parigi dal 2 giugno.
Sciopero del traffico aereo dal 3 al 5 giugno.
<br>Lo scontro sociale in Francia sulla legge El Khomri si radicalizza. È
passato dalle giornate di mobilitazione nazionale scaglionate nel tempo
a una possibile dinamica di sciopero generale.
<br>
<br>Con l'elevarsi del livello di scontro si alza la posta in gioco.
<br>Hollande e Valls sembrano aver tagliato i ponti alle proprie spalle,
sotto la pressione incalzante della borghesia francese. La Medef
(Confindustria francese) che già ha denunciato i "cedimenti" del governo
ai sindacati per le modifiche apportate al testo originario della
legge, ha minacciato di rompere con l'esecutivo in caso di ulteriori
concessioni. Le Camere del Commercio e la Federazione delle imprese
delle costruzioni hanno chiesto al governo la mano pesante per
ripristinare l'ordine. Il gruppo Total ha minacciato di revocare i
propri piani di investimento in Francia nel caso di un prolungamento dei
blocchi e degli scioperi. La destra gollista denuncia l'incapacità del
governo di ripristinare “l'autorità” e invoca l'intervento poliziesco.
<br>Hollande e Valls hanno risposto alle pressioni impugnando la
bandiera della fermezza. Prima hanno fatto ricorso al famigerato
articolo 49 della Costituzione che consente di aggirare il voto
parlamentare per decreto. Poi hanno inviato la polizia a sgomberare la
raffineria in sciopero di Fos-sur-Mer, per demotivare la continuità
della lotta. La parola d'ordine è: la legge sul lavoro non sarà
ritirata. La speranza del governo è che l'esibizione della fermezza
favorisca il riflusso del movimento, come era avvenuto nel 2010, sotto
Sarkozy, nello scontro sulle pensioni.
<br>
<br>Sul versante opposto, il gruppo dirigente della CGT si gioca nello
scontro il proprio prestigio e il proprio peso politico, minacciati sia
dall'intransigenza di Valls, sia dalla concorrenza della CFDT. Il nuovo
segretario CGT, Martinez, non è certo un rivoluzionario. Ma intende
difendere la forza contrattuale della burocrazia che dirige. Oltreché la
propria autorevolezza nei rapporti interni alla CGT, instabili e
burrascosi. Da qui il cambio di marcia e l'accelerazione della
mobilitazione. La parola d'ordine della generalizzazione degli scioperi
sta in questo quadro. Come le relazioni ostentate col movimento Nuit
Debout e la piazza giovanile. La speranza della burocrazia CGT è che la
minaccia della ingovernabilità del conflitto possa indurre il governo ad
arretrare, senza essere costretta a proclamare un vero sciopero
generale. Dicendo al governo che il suo braccio di ferro “è pericoloso”,
la burocrazia segnala in forma contorta alla borghesia francese che
vuole evitare una dinamica incontrollabile, ma che per questo ha bisogno
di un passo indietro del governo.
<br>
<br>Ma la situazione si regge sul crinale di un equilibrio instabile,
che esclude il pareggio. O la dinamica aperta con lo sciopero delle
raffinerie e dei trasporti si estende alle fabbriche in direzione di uno
sciopero generale che paralizza l'intero paese, getta sul piatto della
bilancia la forza di massa di quasi venti milioni di salariati,
polarizza e salda attorno a sé il movimento studentesco e giovanile;
oppure il movimento di sciopero è destinato a ripiegare sotto l'effetto
congiunto della repressione e dello scoramento.
<br>
<br>La parola d'ordine dello sciopero generale sino al ritiro della
legge, combinato con l'occupazione delle fabbriche e la loro difesa
organizzata contro la gendarmeria, è la parola d'ordine del momento. La
parola d'ordine da agitare in ogni luogo di lavoro, in ogni sindacato,
in ogni piazza. È l'unica via per piegare il governo. Ma è anche la via
che aprirebbe in Francia una crisi rivoluzionaria, di enorme impatto in
Europa e nel mondo. È la ragione per cui la burocrazia sindacale non
vuole compiere quel passo. È la ragione per cui i rivoluzionari sono
chiamati a rivendicarlo.
<br>I marxisti rivoluzionari francesi sono oggi ovunque al loro posto di
combattimento. A loro va il nostro sostegno e il nostro abbraccio.
'Fare come in Francia' è oggi la parola d'ordine del PCL.</p>
<h5 class=""><span style="color:rgb(255,0,0)"><font size="4">Partito Comunista dei Lavoratori</font></span></h5><p><img style="margin-right: 0px;" src="cid:ii_ioqc9vx92_154f4793445857fc" height="141" width="141"><br><br></p><p><font size="4"><a href="http://www.pclavoratori.it">www.pclavoratori.it</a> - <a href="mailto:info@pclavoratori.it">info@pclavoratori.it</a></font><br></p><p></p><p><br></p><p><br></p><p><br></p></div><div id="DDB4FAA8-2DD7-40BB-A1B8-4E2AA1F9FDF2"><br>
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<td style="width:470px;padding-top:20px;color:#41424e;font-size:13px;font-family:Arial,Helvetica,sans-serif;line-height:18px">Questa e-mail è stata inviata da un computer privo di virus protetto da Avast. <br><a href="https://www.avast.com/sig-email" target="_blank" style="color:#4453ea">www.avast.com</a> </td>
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