[Redditolavoro] Fw: tre testi base per questo 8 marzo

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Tue Mar 8 11:33:49 CET 2016


MFPR - in questo 8 marzo affermiamo nei paesi imperialisti nel fuoco della lotta di classe e in stretto legame con le masse, la linea e la pratica del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario



Che nell'8 marzo al centro delle mobilitazioni siano le donne proletarie, le operaie, le lavoratrici più sfruttate, discriminate, oppresse! Con la forte denuncia delle loro condizioni che ogni giorno vanno peggiorando, ma soprattutto con le lotte, le varie forme di protesta, di ribellione a tutto questo, che anche in questo anno si sono espresse.
Un 8 marzo del femminismo proletario rivoluzionario.

In chiaro legame, continuità con il significato storico di questa data che ha le sue radici nelle operaie sfruttate, in sciopero e uccise dai padroni delle fabbriche, e che è nata nel movimento comunista internazionale che, nel 1921 con Clara Zetkin, decise di adottare l'8 marzo come giornata internazionale delle operaie, poi divenuta giornata di tutto il movimento di lotta delle donne.

In chiaro legame con la battaglia attuale delle donne, a livello nazionale e internazionale, nei paesi imperialisti, come il nostro, e nei paesi oppressi dall'imperialismo; donne sempre in prima fila, dovunque si lotta, contro i padroni, i governi, lo Stato moderno fascista, l'imperialismo, i suoi uomini ed i suoi eserciti stupratori, i regimi reazionari e massacratori, contro “gli uomini che odiano le donne”; per porre fine a questo sistema sociale borghese, in cui la maggioranza delle donne sono doppiamente sfruttate e oppresse, schiacciate nella loro dignità, i loro corpi violentati, uccisi, un sistema che non esita a reprimere con doppia ferocia, con odio e violenza sessista, le donne che si ribellano e combattono in armi.

Un 8 marzo contro il femminismo borghese che vuole invece un misero potere e meschini miglioramenti per sé, mentre sempre più la maggioranza delle donne vive una condizione da “moderno medioevo”.

Le donne proletarie devono prendere nella loro mani la lotta per il loro destino e una vera liberazione, ed essere un riferimento di tutte le donne oppresse, assumendone tutti i bi/sogni.

In questa battaglia, lo sciopero delle donne è un'arma pratica, per tradurre oggi nei fatti il protagonismo delle proletarie, operaie, lavoratrici, disoccupate, immigrate, per unire le loro lotte singole e imporre, far diventare egemone il punto di vista generale, le doppie ragioni delle donne, l'intreccio tra le ragioni di classe e di genere.

Le donne hanno bisogno di autorganizzarsi e lottare in maniera anche separata dal movimento di lotta generale, per darsi forza, coraggio, rompere i freni, pratici e ideologici, le tante forme di oppressione sia esterne, sia familiari, le doppie catene, per scatenare la ribellione delle donne come forza poderosa della rivoluzione dei proletari e dei popoli in ogni parte del mondo.
Chi nega questo, anche se parla di “rivoluzione”, vuole impedire il vento dirompente, di trasformazione, pratico, teorico, ideologico che la “rivoluzione nella rivoluzione” delle donne, la maggioranza delle masse, porta nella battaglia generale.

In questo, lo sciopero delle donne è una tappa importante.

Abbiamo fatto un primo riuscito sciopero delle donne il 25 novembre 2013, in questi 2 anni abbiamo portato avanti l'organizzazione e la mobilitazione delle donne, iniziative verso le fabbriche e posti di lavoro di donne, da Palermo a Taranto, a Milano, a Melfi, ecc. fino alla novità della marcia dell'11 e 12 dicembre; anni in cui sempre più si sono fatte sentire e vedere le lotte, le proteste delle operaie, delle braccianti, delle lavoratrici immigrate, delle precarie.

In questo 8 marzo facciamo un secondo sciopero delle donne, e cominciamo una marcia che via via unisca e arrivi a tutte le realtà delle lavoratrici.

Le donne proletarie in questo 8 marzo rilanciando la loro battaglia e la loro sfida, si uniscono alle donne combattenti, dall'India, alla Palestina, al Kurdistan, alla Turchia, ecc., e sono al fianco delle donne costrette a fuggire dalle guerre, dai regimi assassini.

Infine, diciamo chiaro: Noi siamo contro chi vuole cancellare l'8 marzo.
Lo vogliono cancellare i padroni, il governo perchè giustamente temono che dietro le “mimose” appaia lo spettro della lotta rivoluzionaria delle donne; ma lo vogliono cancellare anche coloro, spesso femministe piccolo borghesi, che irridono questa data storica delle donne e contribuiscono così a cancellare il suo carattere proletario, rosso e rivoluzionario.
Noi invece è questo 8 marzo che rivendichiamo!

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
mfpr.naz a gmail.com
Pubblicato da maoist a 09:55 Nessun commento:   Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su Pinterest 
l'appello del Movimento femminista proletario rivoluzionario per lo sciopero delle donne viene raccolto da un numero sempre maggiore di proletarie, precarie, disoccupate perchè è giusto!
PERCHE' UN NUOVO SCIOPERO DELLE DONNE


La condizione delle operaie, delle lavoratrici più sfruttate viene taciuta, non se ne parla, al massimo compare in qualche statistica di inserti dei giornali, o in qualche inchiesta scoop, che resta appunto solo uno 'scoop' (normalmente, devono morire le lavoratrici perchè appaiano sui giornali, o entrino in qualche reportage). Eppure le lavoratrici stanno subendo attacchi come non mai, sono le prime vittime delle politiche del padronato, del jobs act del governo Renzi.
Ma non se ne deve parlare. Perchè la loro condizione mette a nudo tutto il sistema di sfruttamento e oppressione, sul luogo di lavoro e fuori, fatto di attacchi alle condizioni di lavoro, discriminazioni, fino ai ricatti sessuali.
Gli stessi sindacati confederali, tacciono o parlano solo quando la condizione delle donne esplode, spesso tragicamente, come le braccianti quest'estate; non organizzano le lotte, anzi le impediscono - la Fiom al massimo esce ogni tanto con qualche utile inchiesta, ma poi frenano le lavoratrici che agiscono, come alla Sata di Melfi, e fa di una questione di dignità, un misero punto di una inutile piattaforma.
MA LE LAVORATRICI NON NE POSSONO PIU'!
Le operaie della Sata di Melfi, come degli altri stabilimenti Fca, sono stanche dopo poche ore di lavoro, esaurite dalla fatica. Nelle brevi pause di 10 minuti devono decidere se andare nei bagni lontani, dove devono sbrigarsi anche nei giorni del ciclo, o mangiare un panino; i turni stressanti, i ritmi e i carichi di lavoro attaccano anche la loro salute riproduttiva; gli ultramoderni sistemi di intensificazione del lavoro di Marchionne (Ergo Uas) portano per le operaie ad una condizione da medioevo. Devono poi sentirsi anche offese, umiliate, se chiedono una tuta blu per evitare l'imbarazzo di macchie nel periodo delle mestruazioni. Quando escono sfinite dalla fabbrica, nei giorni di riposo – dicono le operaie - non possono riposarsi, perché a casa ricominciano con le faccende domestiche, i figli, ecc.




Le braccianti dicono: “Ci sentiamo le schiave del terzo millennio”. Sono pagate poco più di venti euro al giorno, per dieci, dodici ore di lavoro, anche 15 nei magazzini; sono a nero o con una busta paga falsa, per un lavoro massacrante, in piedi sotto tendoni dove d'estate si arriva a 50 gradi, respirando prodotti tossici, o piegate per ore ed ore. Sono selezionate come schiave dai caporali o dal moderno e “legale” caporalato delle agenzie interinali, per i superprofitti delle grandi aziende; devono lavorare sotto gli occhi di una “kapò” che decide anche quando possono andare a fare pipì, ma dietro un albero; le più giovani subiscono anche i ricatti, molestie, fino alle violenze sessuali di caporali e padroni. E poi, stanno morendo di fatica, come Paola e le altre di quest'estate.
Le lavoratrici delle Coop, sempre sotto la mannaia del licenziamento, con salari sempre più tagliati, che non possono ammalarsi. Ricattate, molestate e costrette a lavorare con ritmi disumani per aziende con milioni di fatturato; sempre rimproverate, minacciate di trasferimento per punizione. Lavoratrici\madri discriminate e lasciate a casa senza paga perché non servono più (colpevoli di avere figli piccoli). Dove le operaie vengono molestate sessualmente e licenziate se si ribellano (come le operaie della coop. della logistica Yoox Mr Job di Bologna).
Ci sono le ultraprecarie lavoratrici delle pulizie, dal nord al sud, sempre a rischio licenziamento, da appalti ad appalti sempre più al massimo ribasso, lavorano per misere ore e ancor più miseri salari, troppo spesso neanche pagati
E c'è l'ultimo “anello della catena”, le migranti, le "schiave della monnezza", come le lavoratrici di Monselice (PD) licenziate dalla coop perché protestano per le condizioni inumane di lavoro. Donne marocchine, piegate otto ore sui rifiuti a caccia della plastica riciclabile. Un business ecologico fondato sullo sfruttamento selvaggio delle donne migranti. E devono sopportare anche insulti razzisti e ricatti brutali.
ECC, ECC, ECC...
Sono solo alcune delle tante realtà simbolo della condizione delle donne lavoratrici, in cui è in atto da parte dei padroni, a volte multinazionali, un “moderno medioevo”, che ogni giorno mostra l'intreccio tra attacchi di classe e attacchi schifosi in quanto donne. Una condizione che non ha respiro, perchè la pesantezza, il ricatto della condizione sui posti di lavoro viene portato in casa e la pesantezza in casa, i problemi della maternità, dei figli, della mancanza di servizi sociali, ecc. pesano come altrettanti macigni sulle condizioni e le stesse possibilità di lavoro per le donne.
Una condizione che il governo Renzi ha peggiorato due volte: con il Jobs act ha istituzionalizzato la precarietà a vita, il libero licenziamento che per prima colpisce proprio le donne, spesso con la scusa della maternità; poi con la miseria dei bonus, ha scaricato ancora di più sulle donne il peso/mancanza dei servizi sociali.
Ma in alcune delle realtà che abbiamo riportato, vi è anche altro. Vi è la ribellione, a volte lotte, scioperi, proteste delle lavoratrici: dalla battaglia contro le tute bianche a Melfi delle operaie, alla denuncia coraggiosa delle braccianti, alla protesta delle operaie di Bologna contro i licenziamenti e i porci padroni, alla forte lotta delle immigrate.
Ma queste lotte e tante altre delle donne ancora non hanno vinto.
Le lotte delle operaie, delle lavoratrici più sfruttate non escono dall'isolamento, le donne operaie, le lavoratrici non sono unite, autorganizzate in una battaglia nazionale, che deve porre con forza la condizione delle donne, di doppio sfruttamento e di oppressione, che sta in ogni lotta singola ma va oltre le singole lotte, perchè richiede un cambiamento a 360°.
L'ARMA CHE ABBIAMO E DOBBIAMO USARE E' LO SCIOPERO DELLE DONNE!
La situazione oggettiva mostra con mille fatti che è tempo di dire “Basta”, che è tempo di un nuovo forte sciopero delle donne. Ancora non c'è una altrettanta coscienza soggettiva, ma occorre cominciare.
Questo sciopero delle donne, il secondo dopo quello del 25 novembre del 2013, ha al centro proprio le operaie, le lavoratrici più sfruttate e oppresse. Che tutte le altre donne si uniscano!
In primo luogo le lavoratrici della scuola che hanno fatto grandi lotte e nello sciopero del 2013 furono grandi, scendendo in lotta in 12 mila.
Ma sono le lavoratrici delle fabbriche, delle campagne, dei luoghi di lavoro più “neri”, le immigrate schiavizzate quelle che mostrano fino a che punto arriva il moderno medioevo del sistema del capitale che si prende e distrugge tutta la vita, a 360°, e che è il capintesta del maschilismo/sessismo organizzato, istituzionalizzato.
L'8 marzo cominciamo la marcia dello sciopero delle donne. Esso deve continuare anche dopo l'8 marzo, perchè via via diventi grande e si estenda dappertutto. Costruendo insieme, nello sciopero, una rete delle realtà di lavoro delle donne, delle lotte, e una piattaforma dal basso.


L'8 marzo NON MIMOSE MA SCIOPERO!



Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

pc 8 marzo - scioperiamo e manifestiamo per la nostra piattaforma!
la nostra piattaforma riprende i punti della piattaforma dello sciopero del 2013, su cui in questi due anni è proseguito il lavoro, in particolare tra le lavoratrici, precarie e disoccupate, e gli obiettivi presenti nelle denunce e mobilitazioni più recenti delle donne proletarie, dalle operaie, alle braccianti, alle lavoratrici immigrate, ecc.





- Lavoro per tutte le donne
- Trasformazione a tempo indeterminato dei contratti precari – No Jobs act
- NO a discriminazioni salariali, pari salario per pari lavoro
- Meno orario e aumento delle pause
- Riduzione dei ritmi e dei carichi di lavoro, come difesa anche della nostra salute
- Riposo sabato e domenica o 2 gg consecutivi nelle aziende a turnazione continua
- Turni che non aggravino la condizione delle donne
- Condizioni di lavoro e ambienti di lavoro (compreso servizi igienici) a tutela della salute, anche riproduttiva, delle donne e della dignità delle lavoratrici, richiesta agli Enti ispettivi di una verifica generale, sotto il nostro controllo!
- NO al caporalato in agricoltura
- No all'uso di prodotti tossici durante il lavoro nei campi, strutture mediche vicino ai luoghi di lavoro
- Allontanamento dai luoghi di lavoro per tutti coloro – capi, padroni, ecc. - responsabili di molestie, ricatti, violenze sessuali, atteggiamenti razzisti; tutela delle lavoratrici denuncianti
- Nei passaggi di appalti o ditte, automaticità del passaggio delle lavoratrici con conservazione dei diritti acquisiti – nei rapporti part time, orario non al di sotto di 30 ore settimanali
- Salario minimo garantito per tutte le donne
- Divieto di indagine sulla condizione matrimoniale, di maternità, di orientamento sessuale, nelle assunzioni o licenziamenti
- NO a discriminazioni sul lavoro legate allo stato familiare, di maternità, di razza
- Diritto di cittadinanza e uguali diritti lavorativi, salariali e normativi per le immigrate
- Abbassamento dell’età pensionabile delle donne, come riconoscimento del doppio lavoro
- Assemblee sindacali retribuite delle donne in più rispetto a quelle stabilite
- Donne dappertutto, nelle Rsu, Rls, decise dalle lavoratrici
- Assemblee sindacali retribuite delle operaie in più rispetto a quelle stabilite
- Estensione dei permessi retribuiti per malattia dei figli oltre i 3 anni di vita dei bambini, per entrambi i genitori.
- Socializzazione/gratuità dei servizi domestici essenziali, asili, servizi di assistenza per anziani, ecc
- Nessuna persecuzione delle prostitute, diritti di tutte ai servizi sociali e al salario minimo garantito
- Difesa e ampliamento del diritto di aborto, obbligatorietà di interventi di interruzione gravidanza in tutte le strutture pubbliche, abolizione dell’obiezione di coscienza, consultori laici gestiti e controllati dalle donne
- Accesso gratuito per le donne ai servizi sanitari
- Interventi contro i denunciati per violenze, stalking, maltrattamenti - Divieto di permanenza in casa, se familiari o conviventi

- Procedura d’urgenza nei processi per stupro e femminicidi e accettazione delle parti civili di organizzazioni di donne, con patrocinio gratuito per le donne





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