[Redditolavoro] Le elezioni spagnole e la crisi di Podemos
Partito Comunista dei Lavoratori
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Thu Jun 30 10:37:40 CEST 2016
Le elezioni spagnole e la crisi di Podemos
29 Giugno 2016
Il PPE è il vincitore delle elezioni spagnole. Ha accresciuto
considerevolmente il proprio bottino elettorale, nonostante gli scandali
che l'hanno colpito, a scapito principalmente della formazione populista
moderata di Ciudadanos. Parallelamente il PSOE ha sventato, contro tutti i
pronostici, l'annunciato sorpasso di Unidos Podemos, che ha perso circa un
milione di voti rispetto alle precedenti elezioni del 20 dicembre.
La combinazione di questi due dati è indicativa. Misura la pressione del
fattore Brexit sul voto spagnolo. Un settore significativo di piccola
borghesia e di popolo, spaventato dall'onda d'urto dell'uscita inglese
dalla UE, ha ripiegato sul “voto sicuro” a favore dei vecchi partiti
tradizionali. Il primo ministro uscente Rajoy, in particolare , è stato il
principale beneficiario di questo effetto, che rivela un possibile risvolto
stabilizzatore della Brexit.
Ma il voto interroga l'intero corso politico di Podemos. Pablo Iglesias ha
recitato nella sua parabola politica tutte le parti in commedia, con una
disinvoltura trasformista imbarazzante. Alle elezioni di dicembre cercò una
virata al centro, rifiutando il blocco con Izquierda Unida (“sinistra e
destra sono categorie superate”) e puntando a fermare la concorrenza di
Ciudadanos. Da qui il passo del gambero del suo stesso programma riformista
originario verso proposte sempre più minimaliste e compatibili, incluso il
rifiuto della rivendicazione democratica elementare della Repubblica. Da
qui soprattutto la proposta di governo rivolta al PSOE, assieme alla
formazione di giunte comuni col PSOE in diverse amministrazioni locali,
cittadine e regionali. Fallita l'ambiziosa operazione, Iglesias ha puntato
sulla convocazione di nuove elezioni per realizzare il sorpasso sul PSOE
come “primo partito della sinistra spagnola”. Da qui la svolta verso il
blocco con Izquierda Unida, rifiutato a dicembre. Ma soprattutto una nuova
autorappresentazione pubblica di Podemos come “la nuova socialdemocrazia”,
l'esaltazione di Zapatero, il recupero esplicito del compromesso storico di
Berlinguer, quale cornice di riferimento per un nuovo patto di governo col
PSOE. Il tutto combinato con la rivendicazione della patria, l'ossequiosa
reverenza verso le strutture dello Stato e della monarchia, e persino in
alcune dichiarazioni l'esaltazione del peronismo argentino. Un autentico
campionario di cultura camaleontica, che peraltro ha apertamente teorizzato
il populismo come nuovo riferimento storico della sinistra (sulle orme del
filosofo argentino Laclau).
Incoraggiato dai sondaggi, Iglesias puntava davvero al successo, al punto
da indossare i panni di primo ministro in pectore durante tutta la campagna
elettorale. E a rimorchio di Iglesias si è mossa non solo Izquierda Unida,
ma tanta parte dei partiti della Sinistra Europea e i loro intellettuali di
riferimento, tutti prodighi di ammirazione e riconoscimenti verso Pablo, la
sua “genialità”, la sua “creatività”, la sua “straordinaria capacità
comunicativa”, e via lodando.
Prima Tsipras, ora Iglesias: la sinistra riformista è sempre alla ricerca
di nuove stelle comete cui appendere le proprie illusioni.
Disgraziatamente, la realtà, prima o poi, presenta regolarmente il conto.
Una campagna aclassista rivolta alla “gente” non ha motivato i lavoratori.
Non è un caso se Podemos ha registrato la maggiore caduta proprio nelle
città amministrate col PSOE. I fatti dimostrano che non è un trasformismo
furbesco al servizio di una prospettiva ministeriale compromissoria che può
cambiare i rapporti di forza in Spagna, neppure sul terreno elettorale. Può
cambiarli solo la forza della mobilitazione di classe e di massa. Quella
stessa mobilitazione che nel 2011 sospinse la nascita e l'ascesa di
Podemos, e che Podemos negli anni successivi ha contribuito a liquidare per
rimpiazzarla con la corsa ministeriale.
*Al tempo stesso, proprio l'esperienza spagnola conferma una volta di più
che l'opposizione di massa ha bisogno per vincere di una direzione nuova,
coerentemente classista e anticapitalista, la sola che può portare al
potere le aspirazioni progressive degli sfruttati e degli indignados.*
Partito Comunista dei Lavoratori
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