[Redditolavoro] carceri e sbirri assassini

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Wed Jan 6 08:29:12 CET 2016


Alba: legionella in carcere, detenuto ricoverato in coma farmacologico



Il Sappe denuncia: "Non è il primo caso in quella struttura e siamo rimasti in emergenza"

Resta ancora in coma farmacologico il detenuto del carcere di Alba ricoverato l’altra notte all’ospedale San Lazzaro dopo aver contratto la legionella. L'ultimo in ordine di tempo dei casi riscontrati visto che negli ultimi mesi ad avere contratto la malattia erano stati anche un agente di polizia penitenziaria e un altro detenuto.
"Non è il primo caso alla casa di reclusione di Alba. Abbiamo più volte sollecitato l’Amministrazione penitenziaria a fare verifiche della struttura a salvaguardia del personale e della popolazione detenuta. Non abbiamo mai ottenuto risposte concrete - afferma Vincente Santilli, segretario regionale del Sappe in Piemonte-. E' paradossale e sorprendente che per una struttura così venga addirittura richiesto al personale di Polizia Penitenziaria che vive in caserma il pagamento dell'alloggio''.

E mentre  la prognosi del detenuto a fine pena ricoverato la mattina di Capodanno resta riservata arrivano le accuse del Sappe: "La situazione nelle carceri resta allarmante: altro che emergenza superata", denuncia il Segretario Generale del Donato Capece. "Dal punto di vista sanitario è semplicemente terrificante: secondo recenti studi di settore è stato accertato che almeno una patologia è presente nel 60-80% dei detenuti. Questo significa che almeno due detenuti su tre sono malati. Tra le malattie più frequenti, proprio quelle infettive, che interessano il 48% dei presenti. A seguire i disturbi psichiatrici (32%), le malattie osteoarticolari (17%), quelle cardiovascolari (16%), problemi metabolici (11%) e dermatologici (10%). Altro che dichiarazioni tranquillizzanti, altro che situazione tornata alla normalità".
Conclude Capece: "La Polizia Penitenziaria continua a ‘tenere botta’ alle emergenze penitenziarie. Ma è sotto gli occhi di tutti che servono urgenti provvedimenti per frenare la spirale di violenza che ogni giorno coinvolge, loro malgrado, appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria nelle carceri italiane e le costanti problematiche del settore".



LA REPUBBLICA PIEMONTE - TORINO

Inchiesta Tso, Soldi ammanettato anche durante la rianimazione



Chiusa l’indagine per i quattro indagati di omicidio colposo. Le testimonianze raccolte dagli investigatori tra i medici del Maria Vittoria

Ammanettato anche al pronto soccorso, mentre i medici dell’ospedale Maria Vittoria tentavano l’ultima, disperata, rianimazione. Andrea Soldi, il paziente psichiatrico, morto il 5 agosto durante un Tso a Torino non solo è arrivato coricato a pancia in giù e ammanettato, ma anche al pronto soccorso gli agenti della polizia municipale, indagati dalla procura di Torino per omicidio colposo assieme allo psichiatra che ha richiesto l’intervento, si rifiutarono di togliere le manette all’uomo.

Nei giorni scorsi, il pm Raffaele Guariniello, come uno degli ultimi atti prima della pensione, ha chiuso l’indagine per i quattro indagati e ora dalle testimonianze raccolte dagli investigatori tra i medici del Maria Vittoria emerge un comportamento quanto meno strano da parte dei tre agenti del “nucleo mirati” dei vigili urbani: per più di un minuto i “civich” si rifiutarono di togliere le manette a soldi e anche se i dottori chiesero due volte che fosse liberato questi tergiversarono, nella versione fornita dagli agenti perché non si trovava la chiave, e solo quando un medico alzò la voce finalmente tolsero a Soldi le manette.

L’uomo però era già in arresto cardiaco, secondo le consulenze raccolte dalla procura a causa della manovra con cui fu prima immobilizzato e poi caricato sull’ambulanza, e le operazioni di rianimazione dei sanitari si rivelarono vane. La catena di errori, che parte, secondo l’accusa, dalla scelta dello psichiatra di richiedere un trattamento sanitario obbligatorio senza autorizzazione del sindaco nei confronti di un paziente che non si mostrava violento, è continuata sia durante l’intervento in piazza Umbria che all’ospedale e la responsabilità per gli investigatori ricadrebbe sia su chi l’ha fisicamente ammanettato che su chi “guidava” le operazioni.

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