[Redditolavoro] Ilva - uno sciopero senza futuro

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Tue Feb 9 17:46:23 CET 2016



Ilva, otto ore di sciopero per dire no allo spezzatino
Otto ore di sciopero in tutti gli stabilimenti del gruppo Ilva. L’hanno deciso per domani i sindacati dei metalmeccanici. Lo sciopero è stato annunciato dal leader Fiom Landini, secondo il quale è necessario puntare al “mantenimento dell’integrità del gruppo e degli attuali livelli occupazionali”
NOVI LIGURE – Otto ore di sciopero in tutti gli stabilimenti del gruppo Ilva. L’hanno deciso per domani, mercoledì 10 febbraio, i sindacati dei metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil. Lo sciopero è stato annunciato dal segretario generale Fiom Maurizio Landini, secondo il quale è necessario “fare assumere al governo decisioni coerenti con la dichiarazione della strategicità della produzione siderurgica in Italia, di cui l’Ilva è parte fondamentale”, oltre a puntare al “mantenimento dell’integrità del gruppo e degli attuali livelli occupazionali”.

Domani scadrà il termine per le manifestazioni di interesse a rilevare o affittare il gruppo Ilva da parte di cordate imprenditoriali italiane o straniere. Il timore è che gli stabilimenti del gruppo vengano ceduti separatamente, facendo dell’Ilva uno “spezzatino” in cui a rimetterci sarebbero tutti: la competitività dell’azienda, i lavoratori coinvolti, il Paese intero che perderebbe uno dei primi gruppi siderurgici a livello europeo.

Per scongiurare questa ipotesi domani scenderanno in piazza i dipendenti Ilva di Taranto, Novi Ligure, Racconigi, Marghera e dell’indotto. Ci saranno solo virtualmente, invece, i colleghi di Genova Cornigliano, che nelle scorse settimane hanno già scioperato per quattro giorni.
A Novi l’astensione dal lavoro inizierà con un presidio davanti alla portineria dello stabilimento di strada Boscomarengo alle 6 del mattino e prevede 8 ore di sciopero su tutti i turni.

“Il futuro della siderurgia italiana e dell’Ilva passa soprattutto dal mantenimento di tutti i siti produttivi, legati da una logica industriale inscindibile, a meno di promuovere spezzatini non convenienti a nessuno se non a quelli che mirano a comprare quote di mercato”, dicono i rappresentanti locali di Fiom, Fim e Uilm. Si spiega solo così, secondo i sindacati, “un bando di vendita che lega il futuro acquirente al mantenimento, non di tutti, ma di un numero adeguato di dipendenti in relazione al piano industriale presentato”.

Futuri acquirenti di cui inizia a delinearsi l’identikit. Secondo indiscrezioni di stampa, infatti, il gruppo Marcegaglia dovrebbe presentare al più tardi oggi la sua manifestazione di interesse per l’acquisizione (anche sotto forma di affitto) degli asset aziendali dell’Ilva. Le prossime 24 ore saranno decisive e i gruppi interessati dovranno calare sul tavolo le proprie carte.

Intanto il problema dell’acciaio ha portato Italia, Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Lussemburgo e Polonia a lanciare un appello alla Commissione europea perché reagisca al “dumping” attuato dalla Cina sulla siderurgia, sostanzialmente accusata di vendere sottocosto pur di far fallire le imprese europee. Bisogna “utilizzare tutto gli strumenti disponibili”, affermano in una lettera congiunta i ministri dell’Industria dei vari Paesi, tra i quali anche Federica Guidi.

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