[Redditolavoro] Trivelle: solo il rilancio di una mobilitazione di massa può dare prospettiva alle ragioni referendarie
Partito Comunista dei Lavoratori
pclavoratoribologna at gmail.com
Thu Apr 21 10:51:57 CEST 2016
Trivelle: solo il rilancio di una mobilitazione di massa può dare
prospettiva alle ragioni referendarie
*Quattordici milioni di votanti contro i petrolieri e il loro governo sono
tutt'altro che un dato trascurabile. Ma il miracolo della vittoria
referendaria del 2011 contro la privatizzazione dell'acqua pubblica non si
è ripetuto. *Era prevedibile. Non solo il tema di scontro era meno
direttamente percepibile da una fascia ampia di elettorato popolare. Ma il
contesto politico è diverso. Nel 2011 lo scontro referendario aveva un
raccordo diretto con anni di mobilitazione di massa antiberlusconiana e con
un appuntamento elettorale diffuso, che trascinò la partecipazione. Oggi il
referendum aveva come sfondo la prolungata disattivazione dell'opposizione
sociale, per responsabilità delle direzioni del movimento operaio e
sindacale, e il governo aveva peraltro ben provveduto ad evitare la
“pericolosa” combinazione con le elezioni amministrative. Lo scandalo di
Tempa Rossa, con la pubblica evidenza delle commistioni dei petrolieri col
proprio comitato d'affari, ha sicuramente favorito nell'ultima fase una
politicizzazione positiva dello scontro, trascinando una estensione della
partecipazione al voto. Ma non tale da poter capovolgere un rapporto di
forze, nella situazione data, obiettivamente impari.
Il Capo del governo, sondaggi alla mano, aveva cinicamente investito
nell'astensione, per poterne rivendicare il merito. Lo sproloquio recitato
a reti unificate dopo cinque minuti dalla chiusura delle urne ha mirato a
trasformare l'insuccesso del referendum nella vittoria del capo. *Un
capolavoro di ipocrisia e di doppiezza:* chi ha cancellato lo Statuto dei
Lavoratori, imponendo la libertà del licenziamento arbitrario, si è
dichiarato “solidale con i lavoratori” per la difesa di un posto che
nessuno insidiava; chi ha garantito concessioni eterne ai suoi amici
petrolieri si è dichiarato “portavoce” delle energie rinnovabili; chi ha
operato per svuotare la partecipazione al referendum si è dichiarato
massimo difensore del referendum, ed anzi “vicino” a chi è andato a votare
disobbedendo al suo invito. Il perché di queste contorsioni è molto
semplice.* Renzi vuole evitare ogni possibile consolidamento del blocco
elettorale di 14 milioni di votanti in un blocco politico contro il governo
capace pesare sul referendum istituzionale di ottobre. L'unico referendum
che interessa il Capo: il plebiscito chiamato a incoronarlo Bonaparte. *Per
questo ha operato da subito per disgregare quel blocco. La campagna
referendaria per la svolta istituzionale ha conosciuto ieri, col discorso
di Renzi, il suo pubblico esordio. Con tutta la sua volgare demagogia.
*Ma una riflessione di fondo si impone a sinistra. L'esperienza ha
dimostrato una volta di più che l'arma referendaria non può rimpiazzare la
mobilitazione di massa e di classe.* Le direzioni politiche e sindacali
della sinistra italiana che si affidano alla stagione referendaria dopo
aver silenziato la mobilitazione contro il Jobs Act e il movimento di massa
nella scuola, si sono assunte una responsabilità pesante. Senza un forte
rilancio della più ampia mobilitazione sociale contro governo e padronato
non solo non si offrirà alcuna prospettiva alle ragioni del Sì del 17
aprile, ma si rischia seriamente di spianare la strada alla vittoria del
plebiscito reazionario del renzismo. Con un ulteriore pesante
deterioramento dei rapporti di forza politici e sociali, ad ogni livello.
Per questo il Partito Comunista dei Lavoratori, nel confermare il proprio
impegno unitario nel vasto fronte referendario - a sostegno di tutte le
ragioni progressive, sociali, democratiche, ambientali - si batterà nei
luoghi di lavoro, nei sindacati di classe, sul territorio, per una svolta
radicale di mobilitazione di massa. L'unica che può ribaltare lo scenario
politico e sociale e sbarrare la strada alla reazione.
Lo sciopero e le manifestazioni dei metalmeccanici del 20 aprile sono stare
concepite dalle burocrazie sindacali in funzione del recupero della
concertazione col padronato. La FIOM non fa oggi eccezione. Ma lo scontro
di fatto apertosi con il rifiuto padronale di rinnovare il contratto può e
deve essere trasformato nell'inizio di una mobilitazione vera, generale,
radicale, capace di aprire dal basso una nuova prospettiva. Il PCL porterà
questa proposta nelle manifestazioni dei lavoratori in continuità con la
propria battaglia nelle fabbriche e nei sindacati. Contro i padroni, contro
il governo. Per una lotta che vada sino in fondo.
Partito Comunista dei Lavoratori
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