[Redditolavoro] Fw: SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! "LETTERE DAL FRONTE" DEL 05/09/12

bastamortesullavoro@domeus.it cobasta at libero.it
Thu Sep 6 09:18:14 CEST 2012



dalla rete nazionale sicurezza sul lavoro


SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! "LETTERE DAL FRONTE" DEL 05/09/12



INDICE



Grillo Peppone grillo at macchinistiuniti.it

IL SOCIALISMO NON E' UN'UTOPIA.....



Aldo Mancuso aldo.mancuso at asf.toscana.it

BOCCONIANI



Aldo Mancuso aldo.mancuso at asf.toscana.it

DA SAMBA: VECCHIE NOTIZIE "DAL FRONTE" - 4



Gambone fabio74_1 at libero.it

FINO IN FONDO: LA LOTTA ESPLOSIVA DEI MINATORI DEL SULCIS



Cobas Pisa confcobaspisa at alice.it

I COBAS REPLICANO ALLA CGIL SULLE CONCE



Carlo Soricelli carlo.soricelli at gmail.com

OSSERVATORIO INDIPENDENTE DI BOLOGNA MORTI SUL LAVORO: MORTI SUI LUOGHI DI
LAVORO NEI PRIMI 8 MESI DEL 2012



Cobas Ravenna cobasravenna at libero.it

CAMPAGNA NAZIONALE SU ILVA



Fabio Gambone fabio74_1 at libero.it

ZERO WASTE FLORENCE ALTERMEETING



Riccardo Antonini erreemmea at libero.it

STRAGE DI VIAREGGIO: INCONTRO-DIBATTITO IN VALLE DI SUSA



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From: Grillo Peppone grillo at macchinistiuniti.it

To:

Sent: Friday, August 24, 2012 9:17 AM

Subject: IL SOCIALISMO NON E' UN'UTOPIA.....



Da: Altervista

http://gek60.altervista.org/2012/08/0-di-disoccupati-e-15-euro-di-affitto-per-tutti-il-miracolo-di-marinaleda/



0% DI DISOCCUPATI E 15 EURO DI AFFITTO PER TUTTI: IL MIRACOLO DI MARINALEDA


Una insolita isola socialista che resiste alla crisi in Spagna. Come si vive
a Marinaleda (Andalusia) dove i lavoratori governano una città e quando
serve occupano le terre e fanno la spesa proletaria nei supermercati.

Juan Manuel Sánchez Gordillo, che ha dominato le prime pagine nei giorni
scorsi dopo aver condotto un "spesa proletaria" di cibo nei supermercati per
consegnarlo ai bisognosi insieme al Sindacato Andaluso dei Lavoratori (SAT),
è certamente un leader singolare all'interno della classe politica spagnola.

Eterodosso tra gli eterodossi, le sue azioni passate hanno attirato critiche
anche nei ranghi di Izquirda Unida di cui fa parte dal 1986 la sua
organizzazione nel quadro del Blocco Andaluso-IU.

Insieme a, Diego Cañamero, Sánchez Gordillo è stato un leader storico del
Sindacato dei Lavoratori del Campo (SOC), la spina dorsale della corrente
SAT. Inoltre, dal 1979 è il sindaco di Marinaleda, una piccola città di
circa 2.600 abitanti tra Cordova e Siviglia (chiamata la "padella
dell'Andalusia" per il caldo, NdT) dove negli ultimi 40 anni ha esercitato
una egemonia autorevole ed assoluta. Il sostegno e l'impegno degli abitanti
del paese ha contribuito a lanciare un vero e proprio esperimento politico
ed economico, una specie di isola socialista nel mezzo della campagna
andalusa.

La rossa Marinaleda ha camminato attraverso la storia della Spagna, con la
transizione, con l'entrata in Europa e la caduta dell'Unione Sovietica, fino
al ventunesimo secolo. Infine, è arrivata la crisi economica e questa città
andalusa ha avuto la possibilità di verificare se la sua utopia particolare,
attuata in 25 chilometri quadrati, sia davvero un'alternativa ai mercati.

L'attuale tasso di disoccupazione a Marinaleda è pari a 0%. Gran parte degli
abitanti sono impiegati nella Cooperativa Humar - Marinaleda SCA, creata
dagli stessi lavoratori, dopo anni di lotta. Per molti anni, i contadini
hanno occupato le terre di Smoky, dove oggi sono organizzati in cooperativa,
e spesso sono stati sfrattati dalla Guardia Civil. Infine, nel 1992
raggiunto il loro obiettivo: "la terra a chi la lavora" e la proprietà
divenne della cooperativa. Sul loro sito web è scritto in chiaro che il suo
"obiettivo non è il profitto privato, ma la creazione di posti di lavoro con
la vendita di prodotti agricoli sani e di qualità".

Tutti gli stipendi della cooperativa sono uguali: circa 1.200 euro al mese.
Nei loro campi si coltivano fagioli, carciofi, peperoni rossi (pipas) e olio
extravergine di oliva, controllati dai lavoratori in tutte le fasi della
produzione. Il terreno, che si trova nella Vega Genil, di proprietà della
"comunità", e hanno anche una fabbrica di conserve, un mulino, serre,
strutture di allevamento e un negozio. I salari di tutti i lavoratori, non
importa quale sia la loro posizione, è di 47 euro al giorno, sei giorni alla
settimana, al ritmo di 1.128 euro al mese per 35 ore settimanali.

In alta stagione, il lavoro cooperativo impegna almeno 400 persone seguendo
il motto di "lavorare meno per lavorare tutti". In aggiunta, ci sono anche
persone che lavorano su piccoli appezzamenti di proprietà. Il resto dei
settori chiave dell'economia sono legati ad attività rurali, negozi, sport e
pubblica utilità. Praticamente tutti in città guadagnano lo stesso di un
lavoratore a giornata, circa 1.200 euro al mese.

In un'intervista pubblicata il mese scorso, Gordillo stesso ha spiegato come
la crisi stia colpendo Marinaleda. "Essa colpisce un po' i prezzi dei
prodotti agricoli e dei finanziamenti. Abbiamo problemi di liquidità, ma
stiamo vendendo buoni prodotti".

Così, "in termini generali, in agricoltura e nella produzione alimentare la
crisi si è sentita meno. Resta il problema delle persone che avevano
lasciato la campagna per andare lavorare nel settore delle costruzioni.
Quindi occorre mantenere l'occupazione lì, ma bisogna aumentarla.
L'agricoltura biologica offre più posti di lavoro rispetto ai tradizionali,
questo è vero. Certo per salvarla dalla situazione di crisi e l'aumento dei
prodotti agricoli, si è cercato uno scambio orizzontale, con un dialogo di
cooperazione e relazioni di cooperazione con gli altri paesi hanno
esperienze di questo tipo".

La questione delle abitazioni

Di fronte al "boom immobiliare" e la speculazione che ha colpito il mattone
in Spagna negli ultimi decenni, Gordillo ha deciso di mandare Marinaleda
esattamente nella direzione opposta.

Si può avere una casa in buone condizioni, di 90 mq e con terrazza, per 15
euro al mese.

L'unica condizione è che, secondo la filosofia assemblearia e orizzontale
che guida tutte le sue attività, ogni persona dovrebbe aiutare la
costruzione della vostra casa.

L'amministrazione offre terra e fornisce materiali per la costruzione di
alloggi, da parte degli inquilini stessi che pagano qualcuno per
sostituirli. Così, come ci sono professionisti pagati per consigliare i
residenti e svolgere i compiti più complicati. Inoltre, come misura per
incoraggiare la collaborazione, i futuri inquilini non saranno quale delle
case che si costruiscono sarà in futuro la sua.

"Quando si lavora, per la costruzione della casa si pagano 800 euro al mese
e si riserva la metà per pagare la casa," dice Juan José Sancho, un abitante
di Marinaleda che, nonostante i suoi 21 anni, fa parte del "gruppo di
azione" ed è responsabile, attraverso il gruppo, di gestire gli affari
pubblici della città. Secondo lui, "questa misura è stata presa per non
speculare sulle case vuote".

La scuola e l'educazione

"Dove prima gran parte dei lavoratori a giornata riusciva a malapena a
scrivere, oggi c'è una scuola materna, una scuola e un istituto. Sia la
scuola materna che la scuola dispone di un servizio mensa che costa solo 15
euro al mese. Tuttavia, come ha raccontato Sancho, "il tasso di disaffezione
alla scuola è un po'' alto, perché la gente vede che la casa e il lavoro
sono assicurati, molti non vedono la necessità di adoperarsi negli studi.
Uno dei punti su cui abbiamo bisogno per migliorare".

L'impegno e la consapevolezza politica tra gli abitanti di Marinaleda è
superiore a qualsiasi altra città della zona, ed "è anche qualcosa che è
molto presente tra i giovani", secondo Sancho. "Qui tutti i giovani hanno
idee politiche. Tuttavia, il nostro impegno è di gran lunga inferiore a
quello dei nostri genitori che hanno dato tutto per avere questo". Oggi
"abbiamo tutti i bisogni soddisfatti e la gente si adagia un po' ".

La partecipazione politica

I pilastri su cui poggia il modello economico Marinaleda sono l'uguaglianza
e la partecipazione del popolo. E questi principi sono estesi a tutti i
settori della vita, anche politica. Non esiste la polizia e le decisioni
politiche vengono prese in una riunione in cui tutti i residenti sono tenuti
a partecipare.
D'altra parte, "c'è una 'task force', che affronta le questioni più
pressanti della giornata. C'è un gruppo di eletti, sono persone che vogliono
aderire volontariamente per condividere le attività necessarie alla
popolazione", dice Sancho. "Si tratta di un gruppo eterogeneo, siamo più o
meno lo stesso numero di uomini e donne". Tuttavia, una cosa che hanno in
comune tutte le persone coinvolte in esso e che appartengono al "movimento"
e, come segnala il sito di Marinaleda, "il partito (UI), l'unione (SAT) e la
città fanno parte di un tutto. L'assemblea ha deciso e il partito e il
sindacato, si associano per applicare tale decisione nella città".

Per quanto riguarda le tasse, "sono molto basse, le più basse in tutta la
regione", spiega Sancho. I bilanci sono discussi in pubblico e la gente in
assemblea approva. Poi, la discussione si sposta quartiere per quartiere,
nelle assemblee dei "vecinos" (inquilini, residenti, NdT), ed è questo che
decide ciò che viene investito ogni euro.

Ambiente

Seguendo la indicazioni del coordinamento internazionale Via Campesina, alla
quale il SAT aderisce, è lavorare la terra in modo "ecologico, al 100% una
agricoltura pratica", come la cooperativa annuncia sul suo sito web. "Nella
cooperativa si è sempre cercato di promuovere l'agricoltura manuale, per
creare più posti di lavoro e di essere più ecocompatibili", dice Sancho.
Inoltre, "sono stati rimossi i rifiuti e tutte le discariche di rifiuti
adottano impianti di riciclaggio". Gli obiettivi dell'Ayuntamiento
(Municipio) è ora quello installare un proprio punto verde nella cittadina.



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From: Aldo Mancuso aldo.mancuso at asf.toscana.it

To:

Sent: Tuesday, August 21, 2012 8:55 AM

Subject: BOCCONIANI



La specialità del Bel Paese è sempre più evidente: non c'è angolo del Mondo
Globale dove ciarlatani e truffatori godono di privilegi potere denaro e
impunità come "Nel Paese delle Meraviglie Governato dai Tecnici".

Che ci azzeccano i Bocconiani con Scienza Conoscenza Saperi Metodo
Scientifico Ricerca Scoperta Verità? Le sciocchezze sparate a raffica
(ministre ministri e sottoministri a difesa dei privilegi tecnici
arraffati...) non bastano a pensionare la bufala dell'eccellenza degli
economisti, degli specialisti-maghi-sacerdoti del mercato, di quelli che
celebrano i riti dei nuovi sacrifici umani in nome dell'Assoluto delle
modernità globalizzata: il Mercato? Che ci azzecca l'Economia con la
Scienza? Lo deve ufficializzare babbo natale che Aziendalizzazioni
Liberalizzazioni Privatizzazioni sono Furti che tutelano la libertà di caste
cosche cricche e corporazioni (riunite nel cupolone classe dirigente)?
Sacrifici per dipendenti pensionati precari disoccupati per chi non ha
niente da sacrificare e assegno di senatore al presidente tecnico: che ci
azzecca la Costituzione? Così si garantisce il frutto della resistenza, la
Costituzione antifascista?

Depredare i Servizi Pubblici è lo sport praticato dai Truffatori papponi:
merito della ciurmaglia tecnica è rinnovare il ricordo degli eroici
ciarlatani del cinema antico, quelli che cercavano di far soldi rifilando
agli sprovveduti pozioni miracolose in grado di curare ogni malanno...?

DIFESA DELL'ARTICOLO 18? Chi l'ha vista in 64 anni la tutela dei Diritti dei
Lavoratori. Chi li ha visti i Diritti dalla Costituzione antifascista'? Chi
l'ha visto IL LAVORO della Costituzione del '48? Chi ha visto all'opera la
Magistratura della Costituzione, quella in cui i magistrati applicano norme
e leggi che non la sbeffeggiano? Il lavoro che umilia ferisce mutila uccide
segna il bel paese malgrado l'impegno di pubblici ministeri e giudici, di
tutti quelli che contano? (. "ma mi faccia il piacere".).

Dal fascismo all'antifascismo senza cambiare l'organizzazione della vita e
del lavoro, senza il passaggio dal Sistema Autoritario-Gerarchico alla
Società dell'Eguaglianza dei Diritti e della Dignità di Tutte le Persone:
chi è responsabile del mancato passaggio dal fascismo all'antifascismo? I
lavoratori, i dipendenti fannulloni, i pensionati, i precari, i disoccupati,
quelli che arrivano e non arrivano al 27, gli emarginati, i mutilati dal
lavoro, i disabili, i giovani, i vecchi, gli immigrati, gli emigrati, i
clandestini, gli stranieri, quelli contro la TAV, quelli che manifestano,
gli uccisi senza colpa, quelli che affollano le carceri, quelli massacrati
dalla polizie di stato perché manifestavano, quelli dei forconi per non
morire, i colpevoli di "omessa rivolta"...?

Grazie al "miracolo della caduta del prosciutto" crescono quelli che hanno
consapevolezza che l'economia di mercato libero-liberista e l'economia di
mercato pianificata sono solo due forme della società autoritaria, quella
divisa in chi sta sopra e chi sta sotto, quella che non ha nulla da spartire
con la COSTITUZIONE REPUBBLICANA ANTIFASCISTA. Cresce la consapevolezza che
la sovranità del mercato è saccheggio senza fine del pianeta, esplosione
della disuguaglianza, guerre di sterminio, riduzione ad idiozia
dell'umano... mentre la sovranità della Costituzione è il passaggio dal
fascismo all'antifascismo, dal dominio degli uni sugli altri alla
fratellanza solidarietà degli uguali, dall'ordine autoritario del comando e
della gerarchia alla comunità di persone tutte egualmente libere e
dignitose...

Che differenza c'è tra la celebrazione dei tecnici bocconiani al governo è
tributare onori a quelli che la Costituzione antifascista anziché applicarla
l'hanno affossata?



Aldo Mancuso



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Da: Aldo Mancuso aldo.mancuso at asf.toscana.it

Data: 24/08/2012 9.13

A:
Ogg: DA SAMBA: VECCHIE NOTIZIE "DAL FRONTE" - 4



PREMESSA

Ricevo da Aldo Mancuso alcune notizie dal fronte di guerra degli omicidi sul
lavoro.

Sono notizie pubblicate da SAMBA, Associazione Salute Sicurezza Ambiente di
Firenze.

Da una prima lettura sembrano notizie recenti (l'assenza di tutela anche
all'interno delle cooperative, la correlazione tra infortuni e logica del
profitto, l'ipocrisia e la falsità dei politici sul tema della sicurezza sul
lavoro) e anche l'analisi è attualissima (la mancanza di sicurezza in nome
del profitto, l'inadeguatezza delle ASL, la connivenza dei partiti e dei
sindacati col potere economico).

Leggendole con più attenzione ci si accorge invece che sono notizie che
risalgono al 1999 o addirittura prima. La storia si sta ripetendo
praticamente immutata, a dimostrazione che la guerra condotta da
imprenditori e dalla gran parte delle istituzioni (compresi partiti e
sindacati) contro la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini,
in nome del profitto economico e del potere, va avanti ininterrotta da
sempre.

Altre vecchie notizie dal "fronte" sono state pubblicate nelle mie
precedenti nuove "Lettere dal fronte".

Marco Spezia



LA COOPERATIVA UCCIDE

Trent'anni, albanese, emigrato "regolare", tra due settimane doveva sposare
una livornese ma "non ce l'ha fatta". Dicono cosi - con feroce ipocrisia -
quelli che addossano ai lavoratori la colpa degli infortuni sul lavoro. Si
chiamava Gentian Gyoka e il lavoro assassino se l'è portato via ieri, nel
cantiere navale ex Fratelli Orlando di Livorno, ora gestito da una
Cooperativa.

Dipendeva da una ditta esterna che gli ha dato il lavoro, ma gli ha preso la
vita. Eseguiva lavori appaltati dalla Coop alla ditta "del suo padrone".

Lavoratore subordinato, lavorava in altezza e una caduta dall' alto lo ha
ucciso .

Nei cantieri dell' edilizia tradizionale, delle Grandi Opere, nei cantieri
navali è frequente morire per una caduta dall'alto, perche il parapetto non
c'e, le aperture, le buche, non sono coperte, non si usano le cinture di
sicurezza, perche le scale o i pavimenti sono scivolosi e per tante altre
cause - tutte ben note - che il datore di lavoro (padrone o coop che sia) ha
l'obbligo di rimuovere (per prevenire gli infortuni): si lavora per
guadagnare da vivere, non per morire ammazzati dal lavoro.

Ma il padrone è troppo occupato, deve pensare al mercato, alla competizione,
alla concorrenza, al profitto, ai soldi. E poi, "ha già dato" il lavoro,
Cosa si pretende di più? Tutti quelli che si ammalano, si "rompono" o
muoiono di lavoro, devono pure ringraziare!

Chi deve ringraziare Gentian Gyoka morto ammazzato dal lavoro nel cantiere
navale dei Fratelli Orlando il cui nuovo padrone è una Coop?



MARMO ASSASSINO?

Il marmo non ammazza i lavoratori, i padroni sì. Nelle cave questa schifosa
verità è nota da sempre. E' anomalo assassinare due cavatori, due giovani
lavoratori? No, è normale! E dopo le stragi tutti a far propaganda e
scaricabarile, a raccontare balle sull'irresponsabilità generale o, come in
questo caso, sulle responsabilità di un singolo padrone "anomalo", pescato
con le mani nel sacco.

Ma non è proprio l'ora di finirla con tutti questi sagrestani che vogliono
far credere che le condizioni sociali non c'entrano nulla con le stragi del
lavoro?

A che serve la disoccupazione se non a rendere disponibile la manodopera per
ogni tipo di lavoro, anche per i più sudici e rischiosi? Che alternativa
avevano i due giovani operai uccisi? Che alternativa hanno i lavoratori
costretti ad accettare il lavoro assassino? Quando il mercato, la
concorrenza, i profitti sono i soli valori che contano è possibile
meravigliarsi se i padroni non si fermano davanti a niente?

E i compari dei padroni? Si indignano, "denunciano" il mancato rispetto del
divieto d'uso della cava dettato dall'ASL, dicono che non potevano fare di
più. E mentono. Dovevano fare di più: la cave pericolosa dovevano
sequestrarla, toglierla dalle grinfie del padrone assassino. Tutti i farisei
che in questi anni sono andati in giro predicando che il "626" cambiava le
regole della sicurezza del lavoro migliorandola con la partecipazione, la
concertazione, la collaborazione, hanno seminato al solo fine di ottenere
l'impunità perpetua per i padroni.

Quella cava la ASL la doveva sequestrare: come si fa a contare sul senso di
responsabilità dei padroni per garantire la vita dei lavoratori? L'obbligo
dell'organo regionale di controllo è ancora quello di tutelare i diritti dei
lavoratori alla salute, alla sicurezza, alla vita; il "626" non ha varato
alcuna immunità per le omissioni della ASL. Anche se lo sfruttamento delle
cave sembra proprio un esempio antico di privatizzazione (ai padroni i
profitti dallo sfruttamento delle montagne "pubbliche", ai lavoratori il
danno). L'interrogativo è sempre lo stesso: perché non si ferma il lavoro
assassino?

Non c'è dubbio o ipocrisia che tenga: tutte le cave pericolose vanno
sequestrate, tolte di mano ai "legittimi proprietari" e chiuse. Non c'e
nemmeno bisogno di inventarsi gli esperti in "oro bianco" per capire quali
sono le cave pericolose; i cavatori conoscono bene il pericolo, sia quando
deriva dalle condizioni della cava sia quando è frutto di ritmi e
organizzazioni del lavoro da massimo sfruttamento possibile.

E chiuse la cave pericolose aumenteranno i disoccupati. E quelle dove i
lavoratori riusciranno ad imporre la riduzione dello sfruttamento le
chiuderanno i padroni perche non realizzano il massimo profitto, e
aumenteranno ancora i disoccupati.

Non ce che dire, la Toscana del duemila è proprio un gran bel mondo!

Due giovani vite spezzate. Dall'avidità, dalla compiacenza, dallo squallore
della vita per il mercato unico globale: i ricchi e i potenti di tutto il
mondo si sono uniti, e la strage di lavoratori continua.



MUSSIATE

"Quando si supera una certa soglia di incidenti, di morti e feriti - ha
detto l'onorevole Mussi - non si può più dare la colpa al caso, alla sorte,
alla sfortuna. Ci sono cause precise, come dimostrano quei Paesi nei quali
imprese e lavoratori hanno cominciato a collaborare".

Così Fabio Mussi alla manifestazione di Toscana Democratica al Metropolitan
di Piombino (Il Tirreno, 13/12/00).

Noi di SAMBA non c'eravamo e il rammarico è grande quando si mancano
occasioni come queste. Se ci fossimo stati avremmo implorato l'indignato,
furente compagno Fabio Mussi (cosi raccontato quelli che c'erano) di dirci
qual è questa "soglia certa di incidenti, feriti e morti" generati dalla
fatalità, dal caso. Anche per dare una parola di speranza ai lavoratori
vivi: noi lottiamo per un mondo in cui il numero di lavoratori da
sacrificare alla nobiltà del lavoro (non allo squallore del profitto) sia
certo; un mondo in cui la concertazione coi padroni darà garanzie assolute
che questa estrema soglia sia perennemente inviolata. E' sarà finalmente
pace, non più lavoratori massacrati dalla strage assassina, dalla bramosia
dell'arricchimento e del potere ma, come nel tempo antico, prede divorate
dal dio onnipotente e malvagio, il fato.

Non sappiamo cosa abbia detto ieri sera l'onorevole collega di Mussi, Cesare
Salvi, ma già in altre occasioni il ministro del lavoro ha espresso analoga
indignazione per la strage del lavoro e proposte misure che ben si intonano
con le accorate, profonde riflessioni mussiane: dobbiamo ridurre il numero
di incidenti sul lavoro, dobbiamo ridurre soprattutto il numero dei morti e
degli incidenti gravi. Solo cosi daremo un segnale di civiltà: se diminuiamo
del 10% i morti sul lavoro potremo dire che la Prevenzione degli infortuni
ha funzionato e la nostra coscienza tornerà serena.

E ai lavoratori che non rientreranno in questo dieci per cento e
continueranno a morire ammazzati dal lavoro e dai padroni? Diremo che il
Lavoro sicuro, la Prevenzione è sì un diritto... ma non per tutti?

Non che diminuire gli infortuni sia facile (a 5 anni dalla "626" e un anno
dope "CARTA 2000" i risultati della lotta (?) istituzionale alla strage
assassina sono sconfortanti), ma i numeri, si sa, sono più "malleabili"
della realtà (quanto di quel 4,6% speso per la Prevenzione dalle ASL
toscane, a detta dell'assessore Rossi, è frutto di artifizi contabili?).

Insomma sia per Salvi che per Mussi è vero che "si lavora per vivere, non
per morire ammazzati dal lavoro", ma... senza esagerare: i padroni
continueranno a produrre ricchezza (per se stessi), i lavoratori
continueranno ad essere massacrati dal lavoro, i controllori - quelli che
tutelano i diritti dei lavoratori - continueranno a guardare e la legalità
sarà sempre più il rigoroso rispetto delle leggi che tutelano l'interesse
dei ricchi, dei potenti, dei padroni, della classe dirigente.

Sara solo più frequente, affollata e drammatica l'ipocrita recita del
dolore, dell'indignazione ai funerali dei lavoratori uccisi.



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From: Fabio Gambone fabio74_1 at libero.it

To:

Sent: Tuesday, August 28, 2012 6:37 PM

Subject: FINO IN FONDO: LA LOTTA ESPLOSIVA DEI MINATORI DEL SULCIS



Da: Contropiano



Si sono barricati a 370 metri di profondità. Con loro hanno un quintale di
tritolo. I minatori di Nraxi Figus, in Sardegna, esigono garanzie. Perché il
lavoro continui è necessario un investimento di un milione e mezzo di euro e
l'impegno di Enel perché il costo dell'energia sia minore, in modo che
l'isola possa produrre a pari condizioni con il resto d'Italia. Ma tutti
temporeggiano.

Riesplode la protesta dei lavoratori sardi: questa volta sono i minatori
della Carbosulcis. Hanno occupato la miniera di Nuraxi Figus, situata
nell'area sudoccidentale dell'isola e sono scesi a 370 metri di profondità
perché gli venga riconosciuto il diritto al lavoro. All'ingresso della
miniera i cumuli di carbone appena estratto impediscono l'accesso alle auto.
È custodito nella miniera anche un quintale di tritolo.

In Sardegna ormai le forme di lotta diventano sempre più radicali: o si
occupa l'isola dell'Asinara (gli operai della Vynils), o si blocca l'accesso
all'Aeroporto di Elmas (i lavoratori dell'Alcoa), o si scende nelle miniere
a centinaia di metri di profondità come fanno attualmente i minatori.
L'obiettivo è sempre il solito: conservare le attività produttive per
tutelare il diritto alla sopravvivenza di migliaia di cittadini.

Ma la classe dirigente, in primis il governo e la giunta regionale, che
dovrebbero rispondere a queste esigenze si mostrano sempre più insensibili e
disinteressate. Temporeggiano sulle risposte da dare e sulle decisioni che
invece andrebbero prese con la massima tempestività. La politica del rinvio
è quella prevalente, così si arriverà alle scadenze in cui gli
ammortizzatori sociali non avranno più efficacia.

Attualmente i minatori di Nuraxi Figus hanno deciso l'occupazione per
ottenere il finanziamento del progetto che prevede l'integrazione della
miniera con la centrale di stoccaggio dell'anidride carbonica nel
sottosuolo. C'è una ragione precisa in questa lotta, fra pochi giorni si
terrà al ministero dello Sviluppo economico un incontro sulla vertenza
Sulcis dove si affronteranno per l'ennesima volta i problemi legati alle
aziende in crisi: Alcoa, Eurallumina, Portovesme srl e Carbosulcis. I
lavoratori vogliono perciò tenere alta la tensione perché il governo non
rinvii ulteriormente decisioni che sono improrogabili. Se questo incontro
dovesse chiudersi ancora con un nulla di fatto l'intera area del Sulcis
sarebbe destinata a subire una crisi irreversibile: una decina di migliaia
di lavoratori, compresi quelli dell'indotto, rimarrebbero senza lavoro con
l'aggravante di trovarsi in un territorio fortemente devastato dagli effetti
delle lavorazioni dei materiali inquinanti.

Il progetto integrato rivendicato dai minatori necessita di un investimento
di un miliardo e mezzo di euro da distribuire in 8 anni; è fondamentale
anche l'impegno dell'Enel nella fornitura di energia per tutte le aziende
del Sulcis. L'abbassamento dei costi dell'energia è essenziale perché
qualsiasi attività produttiva possa realizzarsi in Sardegna in condizioni
paritarie con le imprese che operano in altre aree geografiche. I costi dei
trasporti risultano infatti insopportabili per chiunque intenda promuovere
processi di industrializzazione.

I minatori che hanno occupato Nuraxi Figus sono consapevoli di questo e si
dichiarano determinati nel condurre la lotta sino in fondo: "Andremo avanti
ad oltranza - dicono - il carbone è strategico così come lo è l'alluminio.
Non si può pensare di chiudere le fabbriche senza provocare gravi
conseguenze". E chiedono che la vertenza del Sulcis abbia la stessa dignità
di quella dell'Ilva di Taranto, senza per questo dar vita ad iniziative
campanilistiche.

Nella conduzione di questa lotta le organizzazioni sindacali sono impegnate
in modo unitario. "Non è pensabile, dicono, che davanti ad una crisi di
questa portata i lavoratori e con loro le diverse organizzazioni sindacali
si mobilitino separatamente. Se facessero così renderebbero lo scontro col
governo ancora più difficile, si andrebbe incontro ad una sconfitta sicura".

È di questo avviso anche Francesco Garau, segretario del sindacato dei
chimici della Cgil. Il progetto integrato con la centrale di stoccaggio
dell'anidride carbonica nel sottosuolo è indispensabile. Non solo, dice
Garau, verrebbe garantita la produzione senza rischio di inquinamento, ma
potremmo incrementare notevolmente la stessa passando dalle attuali 300.000
tonnellate alle 800.000 previste. Questa sarebbe un'ottima soluzione perché
permetterebbe la produzione a costi ridotti dell'energia elettrica. Ne
trarrebbero vantaggio le stesse aziende che attualmente rischiano la
chiusura definitiva a causa dei costi elevati delle'energia. È inspiegabile
che il governo non si attivi per rendere praticabile questa soluzione. In
realtà si tratterebbe di applicare la normativa prevista per la produzione
delle energie rinnovabili, come l'eolico o il fotovoltaico.

Ma forse hanno ragione coloro che sostengono che bisogna alimentare altre
proteste prima che il governo si renda conto dello stato di crisi che vive
la Sardegna.



Marco Ligas

Fonte: www.ilmanifesto.it



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From: Cobas Pisa confcobaspisa at alice.it

To:

Sent: Thursday, August 30, 2012 10:52 AM

Subject: I COBAS REPLICANO ALLA CGIL SULLE CONCE



I Cobas replicano alla Cgil sulle conce.

Alle redazioni locali giornalistiche.



La recente approvazione dell'accordo quadro del settore conciario apre
alcuni e inquietanti interrogativi. Già nella premessa, le associazioni
imprenditoriali rivelano il vero interesse dell'accordo: sollecitare
l'immediato intervento della Regione sulla questione Tubone, un progetto
nato con il solo scopo di annacquare gli scarichi conciari con oltre 20
milioni di metri cubi d'acqua proveniente dai sistemi di depurazione della
Valdera e della Valdelsa. Come nella vicenda ILVA, sono gli interessi
padronali a farla da padroni, certi del consenso esplicito/acritico dei
sindacati concertativi che continuano a tacere sui veleni in nome di quella
assurda mentalità del "Lavoro purché sia".

E' utile ricordare che le concerie lavorano "legalmente" solo sulla base di
una deroga provinciale che fissa nel 2015 la scadenza ultima per mettersi a
norma. L'accordo diventa perciò la moneta di scambio per scaricare quasi per
intero sulla collettività (meno del 7% saranno gli oneri a carico degli
imprenditori) i 130 milioni di euro previsti dal progetto.

Più che condividere tali premesse (come leggiamo nell'accordo), Cgil Cisl e
Uil dovrebbero mettere al primo posto la salute dei lavoratori e della
popolazione del comprensorio, chiedendo incentivi per le produzioni meno
inquinanti e indicando limiti certi da non oltrepassare.

Il secondo aspetto salutato in maniera entusiastica dai sindacati firmatari
è l'avvio della previdenza integrativa per i lavoratori del conciario.

Non si capisce il perché di tanto entusiasmo se si considera che l'andamento
medio dei fondi pensione di categoria è stato di gran lunga più basso
rispetto a chi ha scelto di tenere il TFR in azienda.

Secondo i dati forniti dall'istituto di vigilanza (COVIP), il rendimento
medio di tutti i comparti è stato nel 2011 dello 0,1%, a fronte del 3,5%
guadagnato da chi ha lasciato il TFR in azienda.

Tutto questo nonostante un contributo aziendale ai fondi pensione che varia
dall'1,2 all'1,5% della retribuzione lorda. Continuare a sponsorizzare tali
forme speculative porta alla inevitabile commistione degli interessi del
lavoro con quelli speculativo/finanziari, questione inaccettabile per un
sindacato.

Come COBAS abbiamo sempre contrastato la truffa dei fondi pensione (e con
noi 3 lavoratori su 4) e crediamo che la difesa dei diritti e dei salari dei
lavoratori non possano prescindere dalla rivendicazione di un sistema
previdenziale pubblico universale, solidale e dignitoso. Come Cobas pensiamo
che il sindacato non possa identificarsi con i datori di lavoro perchè la
difesa degli interessi dei lavoratori stride con quella dei profitti
aziendali, profitti ai quali Cgil Cisl Uil legano una parte significativa
del salario



Per il Cobas lavoro privato toscana.

Giovanni Rubattu e Federico Giusti



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From: Carlo Soricelli carlo.soricelli at gmail.com

To:

Sent: Saturday, September 01, 2012 9:56 AM

Subject: OSSERVATORIO INDIPENDENTE DI BOLOGNA MORTI SUL LAVORO: MORTI SUI
LUOGHI DI LAVORO NEI PRIMI 8 MESI DEL 2012



Dal primo gennaio ad oggi 31 agosto sono morti SUI LUOGHI DI LAVORO 422
lavoratori (tutti documentati), oltre 840 dall'inizio dell'anno se si
aggiungono i lavoratori deceduti in itinere o sulle strade. L'Osservatorio
considera "morti sul lavoro" tutte le persone che perdono la vita mentre
svolgono un'attività lavorativa, indipendentemente dalla loro posizione
assicurativa e dalla loro età. Molte vittime non hanno nessun'assicurazione
e muoiono svolgendo l'attività in "nero".

I MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO PER CATEGORIA. Il 30,8% delle vittime sono in
agricoltura, di queste la metà schiacciati dal trattore (già 82 dall'inizio
dell'anno). Edilizia 28,9% sul totale, in questa categoria il 30% delle
morti è causata da cadute dall'alto. Industria 16,1%, quest'anno quasi la
metà di queste morti sono state provocate dal terremoto in Emilia. Servizi
5,8%. Autotrasporto 5,1%, Il 3% Esercito Italiano (Afghanistan). Il 2,7%
nella Polizia di Stato (tutte le morte in servizio sulle strade). Il 13,3%
dei morti sui luoghi di lavoro sono stranieri. Eta' delle vittime: il 4,9%
hanno meno di 29 anni, dai 30 ai 39 anni il 14,1%, dai 40 ai 49 anni il
24,48%, dai 50 ai 59 anni il 15,7%, dai 60 ai 69 anni il 9,5%, il 12,8% ha
oltre 70 anni. Del 16,5% non siamo a conoscenza del'età.

Morti sui luoghi di lavoro nelle regioni e province.La regione Lombardia ha
già 50 morti e la provincia di Brescia con 15 morti risulta seconda per
numero di morti se si esclude la provincia di Modena che ha tantissimi
lavoratori morti per il terremoto, come negli ultimi anni Brescia è sempre
ai vertici in questa triste classifica delle province con più morti
suiluoghi di lavoro. L'Emilia Romagna ha 49 lavoratori morti di cui 17
deceduti sotto le macerie del terremoto del 20 e 29 maggio, province di
Modena 16 morti e di Ferrara e Bologna 7 morti, Reggio Emilia 5 morti, Parma
e Piacenza 3 morti. La Toscana registra 28 morti (36 con i morti in mare
sulla Costa Concordia affondata sulle coste dell'isola del Giglio), dei due
fratelli del peschereccio affondato al largo di Livorno e di un sub), la
provincia Firenze 5 morti, Livorno 5 morti e di Pisa 4 morti. Il Piemonte
registra 31 morti , la provincia di Torino risulta in questo momento con 17
vittime la prima in Italia per numero di morti. Campania 31 morti, provincia
di Salerno 12 morti, di Avellino 9 morti. Calabria 17 morti, con la
provincia di Reggio Calabria con 5 morti. Veneto 23 morti con la province di
Verona 6 morti, Treviso 5 morti, Vicenza 4 morti. La Sicilia 28 morti, con
la province Palermo e Catania con 5 morti, Agrigento, Trapani e Messina 4
morti. Lazio 17 morti con la province di Frosinone con 6 morti e di Roma e
Viterbo con 5 morti. Puglia 19 morti, province di Bari 9 morti e di Brindisi
4 morti. Abruzzo 19 morti con la province di Chieti con 9 morti e di Pescara
con 7 morti.Trentino Alto Adige 16 morti, provincia di Bolzano 10 morti e di
Trento 6. Liguria 13 morti, con la provincia di Genova con 6 morti. Marche 8
morti con la provincia di Ancona con 4 morti. Friuli Venezia Giulia 11
morti, Pordenone 4 morti Udine 3 morti. Basilicata 6 morti, 4 morti nella
provincia di Matera 2 in quella di Potenza . Umbria 9 morti, provincia di
Perugia 8 morti. Sardegna 9 morti, Molise 4 morti. Val D'Aosta 1 morto.

Non sono segnalati a carico delle province i lavoratori morti che utilizzano
un mezzo di trasporto e i lavoratori deceduti in autostrada: agenti di
commercio, autisti, camionisti, ecc.. e lavoratori che muoiono nel percorso
casa-lavoro / lavoro-casa. La strada può essere considerata una parentesi
che accomuna i lavoratori di tutti i settori e che risente più di tutti gli
altri della fretta, della fatica, dei lunghi percorsi, dello stress e dei
turni pesanti in orari in cui occorrerebbe dormire, tutti gli anni sono
percentualmente dal 50 al 55% di tutti i morti sul lavoro. Purtroppo è
impossibile sapere quanti sono i lavoratori pendolari sud-centro nord,
centro-nord sud, soprattutto edili meridionali che muoiono sulle strade
percorrendo diverse centinaia di km nel tragitto casa-lavoro, lavoro-casa.
Queste vittime sfuggono anche alle nostre rilevazioni, come del resto
sfuggono tanti altri lavoratori, soprattutto in nero o in grigio che muoiono
sulle strade e non solo. Tutte queste morti sono genericamente classificate
come "morti per incidenti stradali"

Nel 2011 ci sono stati più di 1170 morti, di cui 663 sui luoghi di lavoro +
11,6% sul 2010. Per approfondimenti sui lavoratori morti per infortuni sul
lavoro nel 2011 andare nella pagina dell'1 -1 e 3- 1 del 2011
dell'Osservatorio. Ci sono cartine geografiche con il numero di morti sui
luoghi di lavoro per ciascuna provincia italiana e grafici inerenti all'età,
professione e nazionalità dei lavoratori vittime d'infortuni mortali.

Sono 82 dall'inizio dell'anno i suicidi legati alla crisi economica di cui
siamo a conoscenza. Ci sono imprenditori che non riescono a pagare le tasse,
lavoratori che hanno perso il lavoro o dipendenti di aziende in crisi.
Queste tragedie non si possono considerare infortuni sul lavoro, ma hanno
per la loro drammaticità un forte impatto sociale



Carlo Soricelli

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

http://cadutisullavoro.blogspot.com



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From: Cobas Ravenna cobasravenna at libero.it

To:

Sent: Saturday, September 01, 2012 11:44 AM

Subject: CAMPAGNA NAZIONALE SU ILVA



Il coordinamento nazionale dello Slai Cobas (CNSC) per il sindacato di
classe questa volta si è riunito a Taranto, il 31 agosto, per mettere al
centro la mobilitazione sulla vicenda Ilva, come importante ed esemplare
questione nazionale nello scontro di classe tra operai, masse popolari
contro padroni, governo e stato.

In questa riunione il Coordinamento nazionale ha deciso una campagna
nazionale sull'Ilva. Segue il comunicato.



Lo Slai cobas per il sindacato di classe, lancia una campagna nazionale a
sostegno della lotta degli operai dell'Ilva e a sostegno delle masse
popolari di Taranto per il lavoro e la salute contro padron Riva e lo Stato
dei padroni.

Questa campagna tocca le principali città del nord e del sud e ha
l'obiettivo di una mobilitazione nazionale che sfoci in una manifestazione
nazionale a Taranto, da organizzare insieme a tutte le organizzazioni
sindacali di base e di classe e a tutti gli organismi che si occupano della
lotta sulla sicurezza sul lavoro e il diritto alla salute degli operai e
della popolazione; nonché a tutte le forze politiche di diverso orientamento
che affermino con chiarezza che nocivo è il capitale e non le fabbriche e
gli operai.

Il Coordinamento nazionale Slai cobas svilupperà questa campagna attraverso
volantinaggi, presidi, assemblee, incontri nazionali, mozioni e ogni altra
forma di comunicazione.

In questo quadro il CNSC presterà particolare attenzione ai siti Ilva su
scala nazionale nelle fabbriche siderurgiche importanti nel nostro paese,
quale Dalmine, Marcegaglia, e promuoverà un'iniziativa di lotta presso la
sede nazionale dell'Ilva di Milano.

Il CNSC come parte della Rete nazionale per la sicurezza sui posti di
lavoro - che ha già realizzato una campagna sulle morti sul lavoro all'Ilva
e una manifestazione nazionale a Taranto il 18 aprile del 2009, che dai
Tamburi ha invaso la città con operai, lavoratori, cittadini e organismi di
lotta di varie città italiane - convocherà una riunione della Rete nazionale
per la sicurezza a Roma nel corso delle prossime settimane, perché la Rete
assumi la sua funzione di centro, unità e raccolta di questa campagna in
continuità e sviluppo di tutta l'attività che la Rete sui diversi fronti ha
svolto in questi anni.

Il CNSC promuove per i primi di novembre (data provvisoria) un Convegno
nazionale a Taranto per approfondire tutti gli aspetti della questione Ilva,
all'interno della lotta più generale della classe operaia dei lavoratori e
delle masse popolari contro padroni e governo, al servizio della costruzione
del sindacato di classe e di massa alternativo ai sindacati confederali e
sindacati autonomi, necessario oggi più che mai all'Ilva come alla Fiat,
come in tutto il mondo del lavoro.

Il CNSC esprime il massimo appoggio agli operai precari, disoccupati dello
Slai cobas per il sindacato di classe a Taranto che stanno conducendo una
coraggiosa battaglia per affermare in fabbrica e in città l'autonomia
operaia, il fronte unito popolare contro le tendenze aziendaliste e
l'ecologismo ambiguo che vuole la chiusura delle fabbriche invece che la
lotta in fabbrica per fabbrica messa a norma, e una città risanata e
salvaguardata.



Coordinamento Nazionale Slai Cobas per il sindacato di classe

TARANTO - 30/08/12



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Da: Fabio Gambone fabio74_1 at libero.it

Data: 04/09/2012 9.26

A:

Ogg: ZERO WASTE FLORENCE ALTERMEETING



15-16-17 SETTEMBRE 2012: ZERO WASTE FLORENCE ALTERMEETING



Si svolgerà a Firenze dal 15 al 17 settembre 2012 lo "Zero Waste Florence
Altermeeting".

Saranno presenti oltre 50 relatori da tutta Italia tra attivisti, sindaci e
assessori, esperti e speakers internazionali tra cui il professor Paul
Connett.

Lo scopo  del meeting è  quello di far conoscere esperienze virtuose e buone
pratiche contenute nel progetto internazionale Rifiuti Zero e anche di
avanzare un modello di gestione dei rifiuti alternativo a quello basato
sull'incenerimento degli stessi che "contemporaneamente" verrà promosso
dall'incontro mondiale di ISWA (International Solid Waste Association)
durante gli stessi giorni a  Firenze presso il Palacongressi.

Saranno tre giorni dedicati alla difesa della salute, della sostenibilità
ambientale contro lo spreco e alla difesa dei beni comuni oltre che alla
promozione di una economia locale  basata sul riutilizzo, il riciclo e su
cicli produttivi puliti.



Per adesioni, iscrizioni e logistica: 338 28 66 215



Scarica il programma definitivo all'indirizzo:

http://ambientefuturo.org/wp-content/uploads/2012/08/programma-altermeeting.pdf



Per info:

Rossano Ercolini ambientefuturo at interfree.it

Joan Marc Simon jm.simon at no-burn.org



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Da: Riccardo Antonini erreemmea at libero.it

Data: 05/09/2012 7.37

A:

Ogg: STRAGE DI VIAREGGIO: INCONTRO-DIBATTITO IN VALLE DI SUSA



Giovedì 6 settembre alle ore 21.15, presso il campeggio NoTav a Chiomonte in
Valle di Susa si terrà l'incontro-dibattito su "Sicurezza in ferrovia e
strage di Viareggio del 29 giugno 2009".








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