[Redditolavoro] prol com su elezioni
procomta
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Mon May 14 15:45:45 CEST 2012
dal blog
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NOTA SULLE ELEZIONI NAZIONALI E LOCALI
Le elezioni amministrative hanno avuto per tanti versi dei risultati non
scontati. Sono tali, ad esempio, il crollo verticale del PdL, di cui ci si
aspettava un calo ma non un crollo, a cui si è aggiunto il calo consistente
della Lega certamente atteso dopo l'emergere della corruzione così sfacciata
del suo vertice, in primis del suo capo, ma non a questo livello; non era
scontato neanche il mancato avanzamento dell'UDC di Casini che doveva
comunque godere della crisi dei due partiti della maggioranza e del suo
aumentato peso politico per il governo Monti. Invece questa tornata
elettorale è risultata pagante per il PD che, pur avendo avuto anch'esso un
calo, rispetto ai crolli e mancati avanzamenti risulta oggettivamente ancora
più il primo partito e oggi il partito perno del governo Monti.
Il governo Monti risulta indebolito, soprattutto per il crollo del PdL e il
mancato avanzamento del partito di centro. Quindi l'indebolimento è sul
piano politico, di tenuta e contraddizioni interne, ma non più di tanto sul
piano generale. Se si pensa a quello che succede in Francia con Sarkozy, il
governo Monti pur indebolito sopravvive bene a queste elezioni.
I problemi veri che queste elezioni mostrano non dipendono tanto dal governo
Monti, ma da un'onda più strutturale nel paese che il governo non ha certo
frenato, vale a dire l'astensionismo e il voto di protesta. Astensionismo e
voto di protesta non sono tanto voti contro il governo Monti, ma per così
dire voti anti sistema, nella forma attuale con cui questo anti sistema
viene percepito da larghe masse, cioè anti partitocrazia, anti corruzione,
anti politica nel senso della politica omologante che i principali partiti
in parlamento vanno facendo; una protesta che, certo, la crisi economica non
ha fatto che rendere più radicale, e questo sia in settori della classe
operaia e masse popolari più povere, sia in settori trasversali di piccola e
media borghesia.
In questo senso l'aumento dell'astensionismo dentro l'onda lunga, si è
alimentato anche di ragioni specifiche, la crisi di PdL e Lega, la delusione
di questo elettorato che rimane complessivamente di orientamento cultural
politico di destra e che quindi non poteva spostare il suo voto verso forze
che apparivano a "sinistra"; questo dato è riuscito ad essere così
consistente da contrastare l'obiettiva riduzione dell'astensionismo che si
produce normalmente nelle elezioni amministrative per effetto del fatto che
riguardano problemi molto vicino ai cittadini, i candidati sono conosciuti
ed esiste quindi un voto di amicizia, di conoscenza, di parentela, di
speranza di piccoli favori, tutte cose favorite da un sistema elettorale
diverso da quello nazionale, in cui, per dirla chiaramente in forma
eufemistica, i cittadini elettori possono scegliere i candidati col sistema
delle preferenze. Ciononostante, ripetiamo, l'astensionismo è cresciuto. E
c'è in questo un dato di nazionalizzazione del voto locale che va tenuto in
conto.
Così come è un dato di questa nazionalizzazione il voto di protesta
indirizzatosi verso Grillo, una sorta di unico candidato o super candidato,
virtuale e reale nello stesso tempo in queste elezioni.
Le dimensioni di questo voto di protesta in alcune città è stato davvero
consistente, quasi a prefigurare la nascita di una nuova forza
parlamentare-extra parlamentare che entra nel gioco della politica.
Una prima attenzione va fatta nel non equiparare tout court i cittadini che
hanno votato questa lista ai candidati di questa lista e a Grillo stesso.
Ciò che li unisce è la protesta anti partitocratica, una visione nazionale
della piccola e buona amministrazione in materia di scelte ecologiche,
rifiuti, traffico, ecc. Sotto questo aspetto si tratta di un voto di
protesta come immagine, ma molto moderato e di proposta nella sostanza, che
solo il sistema partitocratico e le preoccupazioni della borghesia e del suo
regime, oltre che un certo modo di gestire i mass media e la rete internet,
rende quasi "antagonistico e alternativo".
La parte non moderata e non di proposta è Grillo stesso a rappresentarla con
le sue posizioni, con il suo modo di interpretare il personaggio, fatte di
populismo demagogico, contrapposizione netta, contenuti ideologici che ne
fanno un candidato di destra. Giustamente lui dice: "guardate che se non
vanno a me i voti andrebbero ai nazisti".
Civettare con Grillo è un discorso idiota, stupido e non ha niente a che
fare con gli interessi di classe e l'alternativa di classe. Ma chiaramente
di questo non se ne può fare una colpa a Grillo quanto alle forze politiche
proletarie che evidentemente non riescono in nessuna maniera tuttora né a
costruire movimento reale di opposizione, né ad influenzare in misura
significativa le forme e i contenuti della protesta.
Assenti e presenti in forme entrambe negative sono le forze sindacali. I
lamenti verso la politica del governo Monti che colpisce duramente gli
interessi operai e popolari vanno insieme ad una politica di concertazione
di cui gli sciopericchi della Cgil sono parte e non certo alternativi;
mentre nelle fabbriche il cammino epurativo imposto dal fascismo padronale,
che comporta anche la "cancellazione" della Fiom come ventre molle del
dominio padronale e possibile canale della lotta dei lavoratori, si muove a
lato del sistema politico (l'elemento concertativo della Cgil è dato dal suo
sostegno senza alcun tentennamento al PD, Camusso e Bersani sono la stessa
cosa, solo due ruoli diversi, e un sindacato di lotta e di governo è solo la
forma della conciliazione di classe).
La posizione del sindacalismo di base, poi, sul piano politico è ancora più
debole della pur generosa resistenza che viene fatta sul piano sindacale, e
anche in questa campagna elettorale l'inesistenza del sindacalismo di base e
di classe come soggetto politico, con l'unica eccezione, tuttora molto
minoritaria, dello slai cobas per il sindacato di classe, è sotto gli occhi
di tutti.
In sostanza, un voto che indebolisce il governo ma non rafforza ancora
l'opposizione, una protesta che si esprime ma che
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