[Redditolavoro] LA “SVALUTAZIONE” DEL GRILLO
Partito Comunista dei Lavoratori
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Mon May 14 15:00:51 CEST 2012
LA “SVALUTAZIONE” DEL GRILLO
(12 Maggio 2012)
Trascinato dal successo elettorale, Beppe Grillo si compiace, invaghito,
delle attenzioni del Time, e comunica direttamente con la stampa
finanziaria internazionale. Ai suoi candidati locali impone l'autocensura
mediatica, pretendendo per sé il monopolio della comunicazione pubblica (
che le “odiate” TV gli hanno in realtà regalato per mesi, oltre ad averlo a
suo tempo “inventato” con Pippo Baudo). E a sé rivendica la prima pagina di
Bloomberg.
Per dire cosa? Per dire che “occorre uscire dall'Euro, tornare alla Lira,
svalutarla del 50%, e così rilanciare le esportazioni italiane”. “Sarà un
bagno di sangue, ma è l'unica via” assicura Beppe.
Non sappiamo misurare la “consistenza” di questo pronunciamento, provenendo
da chi solo 5 mesi fa, quando Monti volava nei sondaggi, dichiarava di “non
poter parlar male di Monti”, cioè del massimo sacerdote dell'Euro. Ma è
indubbio che l'uscita di Beppe ha provocato un dibattito serio.
Naturalmente tutti i partiti dei banchieri che hanno già tirato la volata
elettorale al Grillo per mesi con il solo fatto di attaccarlo, non hanno
perso l'occasione per rilanciare l'accusa di “incompetenza economica”,
“irresponsabilità” ecc. In particolare, un partito come il PD, che è nato
per candidarsi a rappresentanza politica centrale del capitale finanziario
( e che non a caso è sul libro paga del Monte dei Paschi) ha subito sentito
il dovere di presentarsi come scudiero dell'Euro e della Unione Europea,
denunciando Grillo come “inaffidabile”, e presentandosi come garante della
“governabilità”.. del capitale. Tutto regolare.
Noi che invece non abbiamo altro interesse che quello dei lavoratori e
degli sfruttati, che non abbiamo mai simpatizzato per Monti, che non
abbiamo mai lodato il banchiere Profumo, muoviamo a Grillo un'obiezione
opposta. Non quello di essere “inaffidabile” (a giorni alterni)) per i
banchieri e per gli industriali, ma di essere inaffidabile ( sicuramente e
sempre) per gli operai e la popolazione povera che le banche e gli
industriali opprimono.
Infatti, un puro ritorno dell'Italia alla lira, una pura uscita dell'Italia
dall'euro, DENTRO IL QUADRO CAPITALISTICO, comporterebbe in sé un salto
ulteriore dell'impoverimento di salari e stipendi, una ulteriore
polverizzazione dei risparmi dei ceti popolari, un'ulteriore mazzata sui
costi dei servizi e sulle tariffe per la maggioranza della società
italiana. Le classi dominanti potrebbero cavarsela come sempre: con le armi
della speculazione, del traffico delle monete, dell'esportazione di
capitali, e persino, in qualche caso, delle esportazioni più competitive
care a Grillo ( salvo la contraerea prevedibile delle misure protezioniste
degli altri Stati capitalisti). Ma per i proletari sarebbe davvero “un
bagno di sangue” come lo stesso Beppe si è lasciato scappare: perchè è
sulle loro spalle che le classi proprietarie scaricherebbero l'intera
operazione. Del resto: c'è da stupirsi se settori minoritari ma reali della
borghesia, e proprio tra l'altro i loro ambienti più reazionari,
vagheggiano da tempo la soluzione proposta dal Grillo? Basta sfogliare
l'antologia della Lega Nord , per ritrovare la suggestione di un Italia
capitalista ( o di una ..”Padania” capitalista) affrancata dalla “tirannia
dell'Euro” di Bruxelles. Per fare solo un esempio, Maurizio Belpietro ha
ufficializzato il 12 Maggio la rivendicazione dell'”uscita dall'Euro” con
un editoriale a tutta pagina sul proprio giornale reazionario “Libero” (
finanziato dai faccendieri Angelucci). Alcuni circoli padronali del Nord
Est, in particolare, fortemente gravati dalla crisi, ma proiettati sui
mercati asiatici e balcanici, sognano la terra promessa del ritorno alla
lira come occasione di propria ripresa e arricchimento. Cosa hanno a che
fare le ragioni del lavoro con gli interessi di questi sfruttatori?
L'impostazione di Grillo va allora esattamente capovolta, se si vuole
partire dagli interessi dei lavoratori. Solo una rottura anticapitalista,
solo il rovesciamento della dittatura degli industriali e dei banchieri,
solo un governo dei lavoratori e della popolazione povera, potrebbe fare i
conti con l'Unione Europea, dal versante delle ragioni degli sfruttati e
degli oppressi. Cancellando il debito pubblico verso le banche ( con la
salvaguardia dei piccoli risparmiatori); nazionalizzando le banche sotto
controllo dei lavoratori e senza indennizzo per i grandi azionisti;
unificando gli istituti di credito in una unica banca pubblica sotto
controllo sociale; espropriando la grande industria e le grandi catene
commerciali, sotto il controllo dei lavoratori; introducendo il monopolio
del commercio estero; riorganizzando da cima a fondo l'intero funzionamento
dell'economia e della società finalmente liberate dall'oppressione del
capitale finanziario, e quindi libere di definire democraticamente un piano
di scelte razionali suggerite dai bisogni della maggioranza. Certo, questo
governo, e questo programma, romperebbero unilateralmente con l'Unione
Europea delle banche, le sue imposizioni, i suoi fiscal compact, i suoi
memorandum. E in questo quadro affronterebbe liberamente la scelta della
moneta. Ma potrebbe fare tutto questo avendo tagliato le unghie al capitale
in funzione della difesa dei salariati. Avendo tagliato alla radice il
potere della speculazione dei ricchi contro i poveri. Avendo messo al posto
di comando chi non ha mai comandato: i lavoratori e la popolazione povera.
E muoverebbe da questa postazione conquistata per appellarsi, con la forza
del proprio esempio, alla ribellione dei lavoratori di tutta Europa: in
funzione di quella prospettiva di unificazione europea che gli Stati
capitalisti, in perenne competizione tra loro, non sono in grado di
realizzare (e neppure di perseguire, se non sulla pelle dei salariati), e
che invece solo le classi lavoratrici rovesciando il potere degli
industriali e dei banchieri potrebbero costruire davvero ( Stati Uniti
Socialisti d'Europa).
Ma questa prospettiva non può interessare il pensiero di Grillo, e la sua
brillante operazione di marketing elettorale un tanto al chilo. Come non
può interessare i ricchi evasori di Cortina che Grillo difende, o i suoi
estimatori iperliberisti alla Pannella. Questa prospettiva può interessare
solamente chi non ha altre ragioni da difendere che la liberazione degli
sfruttati. Chi si presenta davanti ai cancelli delle fabbriche, partecipa
agli scioperi, si batte nelle strade e nelle piazze contro il potere. Chi
vive insomma la lotta di classe nel mondo reale e nell'interesse del
lavoro, non chi usa il mondo virtuale della rete internet nell'interesse
dell'impresa Casaleggio e dall'alto della villa di Sant'Ilario.
*PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
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*SEZ. PROV. DI BOLOGNA*
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