[Redditolavoro] Fw: sentenza fiat di pomigliano
procomta
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Tue Jun 26 15:02:18 CEST 2012
dal blog
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La sentenza del Tribunale di Roma della Giudice Barontini che impone alla
Fiat di Pomigliano di riassumere immediatamente 145 operai della Fiom ha
messo a nudo in forma efficace e anche originale la discriminazione
scientifica delle assunzioni nella nuova Fabbrica Italia di Pomigliano. Una
pulizia etnica antisindacale, antioperaia, e antidemocratica che non ha
precedenti nel nostro paese ed è difficile da ritrovare anche in altri paesi
imperialisti.
Ha messo a nudo la fabbrica dei mostri che Marchionne ha costruito, con gli
operai resi automi, sudditi e macchiette, al servizio del profitto.
Gli operai di Pomigliano dello Slai cobas in maniera più continua e
sistematica hanno denunciato e combattuto questa logica, cominciata ancor
prima che la Fabbrica Italia, con le epurazioni e lo stabilimento ghetto di
Nola. Allora la Fiom taceva e acconsentiva. Poi il ciclone Marchionne ha
scatenato la sua offensiva producendo quello che la sentenza della giudice
ha messo a nudo.
La gioia, la commozione e l'orgoglio di aver resistito che ha preso gli
operai interessati alla sentenza, noi la comprendiamo e la condividiamo ed è
simile a quella dei tre operai della Fiom della Sata licenziati e poi
vincenti in tribunale, poi nuovamente tenuti fuori e nuovamente vittoriosi
nel tribunale che ne ha imposto il reintegro immediato sul posto di lavoro,
ma tuttora fuori dalla fabbrica.
La Fiat ha reagito con il solito odioso livore annunciando l'immediato
ricorso e quindi la chiara intenzione di non fare realmente rientrare questi
operai. Al suo fianco sono scesi in campo subito gli industriali torinesi,
quei luridi fascisti compari di Biagi, Sacconi e Tiraboschi, che hanno
subito parlato di colpo alle possibilità di fare industria in questo paese e
di magistratura e sindacato praticamente come dei mali.
Ma dove è esplosa la reazione più rabbiosa è nelle fila dei sindacalisti
asserviti al padrone che tanto hanno fatto in questi mesi per essere ammessi
come servi alla gestione del piano. Questi sono arrivarti a parlare di
"sentenza discriminatoria" ai loro danni, di sentenza che imporrebbe
all'azienda di assumere quelli con la tessera della Fiom, e che quindi ora
si attiveranno ancor più di prima anche sul piano giudiziario per impedire
l'attuazione di questa sentenza. Reazioni vergognose che suscitano giuste
indignazioni, tra gli operai esclusi e tra tutti coloro che li hanno
sostenuto, ma sono una solare e ostentata evidenziazione di cos'è la
fabbrica neocorporativa e fascistizzante nel piano Marchionne, nell'adesione
progressiva dei padroni a questa logica, nell'edificazione di uno Stato e di
un regime che ne dia fondamento stabile.
A fronte di questo, lontani dalla realtà appaiono le reazioni della Fiom, di
Landini e di tutto l'arco che pur condivide e sostiene la sentenza e la
battaglia degli operai di Pomigliano. Sembrano gli unici che non vogliono
capire qual'è la realtà e la portata dello scontro in corso.
"In Fiat si ricomincia da tre: diritti, democrazia, lavoro", scrive la Fiom
nazionale. "A ripristinare la verità ci ha pensato il tribunale di Roma",
"La sentenza del tribunale riporta la Costituzione e le leggi dentro i
cancelli della Fabbrica Italia P e riconsegna i lavoratori la libertà di
iscriversi al sindacato che si sceglie e ad essere assunti indipendentemente
da quale tessera sindacale si ha o da quale accordo si firma o non si firma".
Dire questo significa ingannare i lavoratori!
Perchè non ricomincia un bel niente nella Fiat Pomigliano con questa
sentenza, come purtroppo non è ricominciato ancora un bel niente con la
sentenza che ha reintegrato i tre attivisti licenziati della Sata. E'
dichiarare "vittoria" quando la guerra ancora non si è vinta e in certi casi
è ancora all'inizio. Il fascismo padronale non accetta le sentenze, conta
anch'esso su giudici e ancor più sullo Stato, su leggi al servizio del
capitale, sull'esercizio della forza del ricatto e sul comando del capitale,
per continuare per la sua strada, per proseguire nella sua guerra, per
rafforzare il suo esercito, rappresentato soprattutto dalle organizzazioni
sindacali firmatarie, e impedire, quindi, che gli operai rientrino e la
marcia venga fermata e invertita.
Landini insiste, poi, che il governo, il parlamento, le forze politiche
intervengano immediatamente per ripristinare in tutti gli stabilimenti del
gruppo Fiat l'esercizio delle libertà sindacali e dei diritti delle persone
che lavorano e per rendere certo il futuro industriale, produttivo e
occupazionale del gruppo Fiat in Italia. Landini non sa o fa finta di non
sapere che governo, parlamento e forze politiche sono tutte dalla parte
della Fiat e contro questa sentenza; che Monti è uomo Fiat ancor più di
Berlusconi; che in parlamento se c'è qualcosa che unisce veramente
saldamente Bersani e Alfano è quella di essere rigorosamente dalla parte
della Fiat e di Marchionne.
Questa linea e queste posizioni sono compagni di strada del fascismo
padronale e non mettono in condizione gli operai , anche quando sono
determinate, orgogliose, combattive di condurre questa battaglia per
vincerla.
Per vincere questa battaglia bisogna fare la guerra e se vanno usate tutte
le armi disponibili, una di esse è principale: gli operai riammessi devono
rientrare in fabbrica con la lotta e con la forza, accettando lo scontro con
l'azienda, i capi, i suoi guardiani, col sindacalismo di regime, con lo
Stato e le sue forze repressive. E' in questa lotta che gli operai possono
verificare chi è realmente dalla loro parte e chi no. E' questo il segnale
indispensabile che può riaprire i giochi, nell'interesse della classe
operaia, delle libertà sindacali, delle libertà democratiche.
Ma tutti coloro che non sono Fiom non possono pensare che facendo la stessa
cosa salvano la loro anima, così come chi si limita in questo scontro ad
appoggiare e stare a guardare, esaltare e coltivare gli elementi tuttora
fragili di spontaneità operaia.
proletari
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